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Figlio di un contrabbassista,
studiò il violoncello fin da fanciullo, e a 16 anni già si esibiva in
pubblico.
Nel 1757 si recava a Roma per terminare gli studi, subito dopo a Vienna, e
nel 1761 rientrava a Lucca, dove nel 1764 diveniva primo violoncello
nell’orchestra.
A Firenze costituì dopo qualche anno il primo quartetto stabile di cui si
conservi memoria, e nel 1767 conosceva a Cremona G. B. Sammartini, il
grande sinfonista milanese.
Dal 1768 al ‘72 tiene concerti in Spagna col violinista Manfredi (che già
aveva fatto parte del quartetto), e qui ottiene il posto di compositore e
violoncellista da camera dell’Infante Don Luigi.
A Madrid rimase tutta la vita, ma non ebbe fortuna negli ambienti della
corte, tanto che solo da Federico il Grande poi‚ ricevette, fino al
1797, una pensione che gli derivò dall’aver dedicato al re di Prussia
molte composizioni.
Con l’arrivo di Luciano Bonaparte le sue condizioni andarono incontro a
un momentaneo miglioramento, ma egli finì i suoi giorni nella più
squallida miseria.
Le opere
di Luigi Boccherini
Boccherini è l’ultimo
rappresentante della gloriosa tradizione strumentale italiana del ‘700.
In un periodo in cui su tutti i teatri d’Europa imperava l’opera
italiana, in cui la gloriosa scuola di Corelli, di Vivaldi,
di Tartini trovava seguaci sempre più rari, Boccherini tenne fede
incrollabilmente al genere strumentale, a cui dedicò la maggior parte
della sua attività, lasciando nel campo vocale solo pochi lavori
teatrali, qualche oratorio e alcune cantate.
Egli può essere considerato come un tipico esponente del rococò
settecentesco, ma non gli si possono disconoscere alcuni tratti che
denotano una sensibilità già aperta agli sviluppi posteriori della
musica: è il romanticismo che fa capolino in certe vibrate linee
melodiche dei suoi archi, o almeno è la scuola classicistica di Vienna
che trova in lui, che pure non conosceva la produzione di Haydn
e di Mozart, un corrispettivo inaspettato.
Violoncellista di grandissima classe oltre che compositore stimato dai
contemporanei, egli introdusse una serie di importanti innovazioni nella
tecnica del suo strumento, e i suoi undici concerti per violoncello e
orchestra (non tutti di sicura attribuzione) costituiscono una pietra
miliare nel quadro dello sviluppo della tecnica violoncellistica.
Lasciò 30 sinfonie: tuttavia la parte più notevole della sua opera sta
nella produzione cameristica, che comprende 16 sestetti, 113 quintetti per
archi e numerosi altri per vari complessi strumentali, 102 quartetti per
archi e altre composizioni per diversi strumenti.
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