SILVIO BERLUSCONI INDEGNO DI GUIDARE L'EUROPA

Il Primo Ministro Italiano non è uomo degno di rappresentare l'Unione Europea.

Il primo luglio l'Italia assume la Presidenza di turno dell'Unione Europea. Si tratta di sei mesi per i quali, in normali circostanze, non ci sarebbe affatto da sprizzare eccitazione, ma le circostanze attuali non sono esattamente normali. Da un punto d vista politico, l'Europa è divisa. Sul piano economico arranca. La guerra in Irak ha lacerato le relazioni con il suo principale alleato, gli Stati Uniti. Dieci nuovi arrivati stanno per entrare nel club e, se l’Unione allargata non si vuole trovare paralizzata, bisognerà trovare un accordo su una nuova Costituzione. Questo è più di ogni altro, il tempo della chiarezza, dell'abilità diplomatica e dell'esercizio di quell'autorità morale che scaturisce da un rispetto incondizionato. Può l'Italia offrire questo tipo di leadership? Anzi, può offrirla il suo Primo Ministro, Silvio Berlusconi?

La nostra risposta è no. Due anni fa, mentre Mr Berlusconi era in piena campagna elettorale abbiamo spiegato perché pensavamo che egli non fosse degno di tale responsabilità. Sostenemmo che, oltre ai molti conflitti di interesse fra i suoi affari personali e gli affari di Stato che sarebbero sorti se egli fosse stato eletto, egli era anche sotto tremenda pressione dovendo rispondere di numerosi e gravi accuse penali. Nonostante non sia stato tuttora condannato in via definitiva per nessuna di tali accuse, egli è ancora ben lontano dall'aver allontanato ogni preoccupazione circa la sua rettitudine.

Una delle ragioni che ci spingono ad affermare ciò, è rappresentata dal modo in cui i processi contro Mr Berlusconi si sono conclusi. La maggior parte dei proscioglimenti non sono dovuti ad ineccepibili assoluzioni basate sulle prove, ma all'intervento della prescrizione prevista dall'ordinamento italiano, o a recenti modifiche legislative chiaramente concepite per soccorrere il Primo ministro nella sua posizione di imputato. Queste leggi, imposte a tappe forzate in un parlamento dominato da una maggioranza berlusconiana, comprendono una legge sulle rogatorie internazionali (con effetti su almeno uno dei processi di Berlusconi), un provvedimento per la depenalizzazione di alcuni tipi di falso in bilancio che li ha trasformati da illecito penale in illecito civile (il che gli ha risolto altri tre processi) e una legge fatta apposta per pemettere a un imputato di richiedere lo spostamento del processo a una diversa giurisdizione in costanza di "legittimo sospetto" sull'imparzialità del tribunale competente (cosa che potrebbe essere utilizzata per rinviare all’infinito i processi e così aiutare gli imputati a far scattare i termini della prescrizione). Quest'ultima legge è stata invocata da Berlusconi senza successo nell'unico processo sopravvissuto, e ciò spiega perché egli abbia dovuto comparire davanti alla giustizia questa settimana per negare l’accusa di aver corrotto dei giudici nel 1985.

Il fascino dell'immunità

Quel processo durerà parecchi mesi, fino a tutto il periodo della Presidenza Italiana dell'UE e con grande probabilità, sulla base di quanto abbiamo visto questa settimana, esso diventerà terreno di contesa fra l'attuale Primo Ministro e uno dei suoi predecessori, Romano Prodi, che attualmente è il Presidente della Commissione Europea. Ma più che di ciò, gli alleati di Mr Berlusconi sembrano preoccupati per l'eventualità di una sentenza di condanna. La scorsa settimana, uno dei suoi più cari amici e alleati politici, Cesare Previti, è stato condannato a 11 di prigione per corruzione. Adesso si comincia a discutere della possibilità che il parlamento approvi una legge per garantire l'immunità da inchieste penali per le "alte cariche dello stato". Questa legge potrà anche alleviare il disagio dei sostenitori italiani di Mr Berlusconi. Essa non avrà invece alcun effetto per migliorare in senso lato la sua reputazione all'estero.

Il Parlamento farebbe invece meglio a rivolgere la propria attenzione ai conflitti d'interesse di Mr Berlusconi. Essi sono stati fonte d'imbarazzo sia reale che potenziale fin dalla sua prima presidenza del Consiglio nove anni fa, e appare incredibile che si sia riusciti ad arrivare alle elezioni del 2001 senza garantirne una soluzione, se non altro per pura decenza. Ma Mr Berlusconi trova difficile distinguere fra la proprietà e il proprietario. Oggi, a quasi due anni di distanza dal suo ritorno alla carica di Primo ministro, la ripetutamente promessa legge per regolare il conflitto d'interessi attende ancora di entrare in vigore. Nel frattempo però mentre Mr Berlusconi esercita una enorme influenza sulla Tv pubblica Rai, la sua famiglia non si è ancora disimpegnata dal controllo delle tre principali stazioni televisive private italiane.

Mr Berlusconi pretende di essere vittima di un complotto comunista (del quale pare faccia parte anche The Economist, che egli ha citato in giudizio per diffamazione), e accusa il potere giudiziario di persecuzione nei suoi confronti. Certo, alcuni magistrati italiani saranno anche di sinistra; sarebbe strano se così non fosse in un Paese in cui la parzialità politica permea da lungo tempo quasi ogni istituzione pubblica. Ma in Italia ci sono anche magistrati di destra e in ogni caso è possibile avere opinioni politiche e al tempo stesso dispensare giustizia imparzialmente. Se Mr Berlusconi è davvero vittima di un complotto, allora deve mostrare al mondo le sue prove. Il modo più corretto di farlo, per un uomo nella sua posizione, è quello di rassegnare le dimissioni dalla carica che ricopre e difendersi nel processo. Se e quando avrà pienamente riabilitato il suo nome, gli Europei potrebbero sentirsi tranquillizzati dal fatto che sia lui a parlare in nome dell’Europa.

The Economist 08/05/2003

Versione italiana tratta dal sito Opposizione civile