Malcolm Ingram è "Consultant
Psychiatrist" presso il "Southern General Hospital"
di Glasgow, nonché "Former Lecturer" in "Psychological
Medicine" alla Università di Glasgow.
Una sua 'psico-biografia' è contenuta nel sito web del "Royal
College of Psychiatrists".
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C'è stato sempre un interesse aneddotico per la
coesistenza tra 'grandi spiriti e follia', e per gli aspetti di
familiarità sia della genialità sia della malattia mentale, ma è
solo in anni recenti che sono stati condotti studi sistematici su
gruppi di artisti particolarmente dotati, specie scrittori.
Essi sono significativi per il nostro argomento.
Riassumendo, tali studi mostrano che tali gruppi
presentano un'incidenza molto alta di psicosi maniaco-depressiva,
specie di disturbo bipolare. La schizofrenia è completamente
assente. Nelle famiglie di questi individui particolarmente dotati i
parenti presentano una frequenza alta di tratti di
creatività, ed alta incidenza di disturbi dell'umore. Questi tassi
di incidenza sono più elevati nei figli ma sono anche significativi
nei genitori degli individui creativi.
Il più suggestivo di questi studi è quello di
Andreasen (1987), che per 15 anni studiò i membri della facoltà
universitaria iscritti al 'workshop' di scrittura creativa
all'Università dello Iowa. Tutti erano scrittori distinti, alcuni
erano nomi di pubblico dominio. Lo studio esaminò 30 scrittori
creativi, 30 controlli, confrontati per intelligenza e classe
sociale, nonché i parenti di primo grado di entrambi i gruppi.
Gli scrittori avevano una frequenza
significativamente elevata di disturbi mentali, in prevalenza
affettivi, con una tendenza ad avere attacchi di tipo bipolare.
C'era inoltre una più alta prevalenza di disturbi affettivi e di
creatività nei parenti di primo grado degli scrittori (rispetto ai
controlli), suggerendo ciò che questi tratti si muovono
insieme in queste famiglie e che essi possono essere correlati tra
di loro geneticamente. Sia gli scrittori che i controlli avevano QI
superiori alla media, anche se gli scrittori mostravano migliori 'performances'
nei subtests del vocabolario (alla WAIS), confermando ciò
precedenti osservazioni circa il fatto che l'intelligenza e la
creatività sono abilità mentali tra loro indipendenti.
I dati statistici dettagliati sono risultati
fortemente significativi. Se viene considerato ogni tipo di disturbo
dell'umore, lo 80% egli scrittori aveva sofferto di un attacco in
qualche periodo della loro vita, in confronto col 30% dei controlli.
Il 13% aveva avuto degli attacchi di gravità moderata sia di mania
che di depressione, il 30% ne aveva avuti di gravità elevata
('gravità moderata' significa che avevano richiesto un qualche tipo
di trattamento farmacologico, 'gravità elevata' indica che avevano
richiesto il ricovero in ospedale). I rispettivi valori per i
controlli erano dello 0% e del 10%. Nessuno del gruppo aveva
sofferto di schizofrenia. Degli scrittori il 37% aveva avuto
depressione maggiore (17% nei controlli), il 30% alcoolismo (7% nei
controlli), ed il 7% abuso di sostanze (uguale percentuale nei
controlli).
Dei parenti Andreasen scrive:<<Le famiglie
degli individui affetti furono valutati sia in relazione alla
creatività che alla malattia mentale>>. La creatività
risultò di gran lunga più estesa di quella specificamente
letteraria, includendo elevate capacità nell'arte, musica, danza, e
matematica, suggerendo ciò l'esistenza di un fattore legato alla
familiarità piuttosto che all'influenza di fattori sociali.
La studiosa trovò che la maggior parte degli
scrittori scrivevano quando il loro umore era normale, e non quando
era esaltato o depresso.
Varie critiche sono state mosse a questo lavoro,
specificamente è stato contestato il fatto che queste correlazioni,
osservate nel campo della scrittura creativa, non necessariamente
valgono per la creatività in generale, essendo la categoria degli
scrittori alquanto indefinita e confusa. Andreasen rispose alle
critiche dicendo che gli scrittori hanno uno stile cognitivo in
grado verosimilmente di generare sempre nuovi eventi nella loro vita
- essi sono curiosi, capaci di assumersi dei rischi, avventurosi, e
rifiutano di vedere il mondo in modo convenzionale. Tale stile può
manifestarsi già nelle loro famiglie e renderli creativi.
Altri studi comprendono quello di Kay Jamison su
47 importanti scrittori ed artisti britannici. Di questi lo 87%
erano maschi, la loro età media era di 53 anni. Il 38% era stato
trattato per disturbi affettivi. Gli scrittori avevano la più alta
frequenza di problemi psichiatrici, con i poeti in testa alla
classifica. La metà dei poeti avevano avuto trattamenti per
depressione, come i due terzi dei drammaturghi. Il 20% dei biografi
ed il 13% dei pittori erano stati trattati per depressione, per lo
più con psicoterapia, suggerendo ciò sintomi più lievi.
Dell'intero gruppo, un terzo dei 47 soggetti aveva
gravi oscillazioni dell'umore. Il 17% dei poeti era stato trattato
per mania. I biografi riportarono nessuna oscillazione patologica
dell'umore.
Tali studi mancano di gruppi di controllo, per
ovvie ragioni- gli artisti di genio sono rari. Si sono fatti
tentativi per ovviare a tale problema studiando le biografie, e
confrontando gli individui creativi nelle arti con quelli che
avevano avuto successo negli affari, nelle scienze ed in altri campi
della vita pubblica.
Arnold M. Ludwig ha pubblicato un esteso
repertorio biografico di 1005 famosi artisti, scrittori ed altri
professionisti del '900. Egli trovò che gli artisti e gli scrittori
avevano una frequenza di psicosi, tentativi di suicidio, disturbi
dell'umore ed abuso di alcool e droghe due o tre volte maggiore di
quella dei personaggi di successo negli affari, nelle scienze e
nella vita pubblica. Trovò che i poeti del campione avevano avuto
più spesso episodi maniacali ed erano stati ospedalizzati, ed
avevano i più alti tassi di suicidio.
tutto ciò si adatta bene al caso di Virginia
Woolf - e dei suoi parenti. Ella discendeva da una lunga schiera di
scrittori, alcuni di talento come suo padre. Ma egli era anche un
eccezionale pioniere dell'alpinismo, sua sorella Vanessa era una
pittrice di talento, ed uno dei fratelli uno dei primi
psicoanalisti.
Virginia Woolf aveva un disturbo affettivo, e
c'era una lunga storia familiare in tal senso sia dal lato materno
che paterno. La relazione non chiara tra i suoi attacchi ed i
periodi creativi è stata già sospettata, e diventava completamente
improduttiva in termini di scrittura quando era ammalata, sebbene
fosse convinta che le idee per la maggior parte dei libri, talora
scritti anni dopo, le venissero durante prolungati episodi
maniacali. Si potrebbe arguire che i suoi grandi anni di
produttività facessero seguito ai più seri e pericolosi 'breakdowns'
dal 1912 al 1915.
La qualità mistica di certi suoi scritti ed
alcuni dei suoi sintomi meno tipici hanno a volte portato al
sospetto che fosse affetta da schizofrenia. La schizofrenia è
tipicamente una malattia cronica, che intacca il pensiero,
l'originalità e l'iniziativa. Il fatto che sia così rara in autori
che esercitano la loro professione, conferma la diagnosi di
distrurbo affettivo in Virginia Woolf.
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