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LA RELAZIONE ANALITICA.
DA FERENCZI ALLA TEORIA DEL CAMPO.
Seminario con J.M.L. Cabré organizzato dalla Società italiana di Psicoterapia Psicoanalitica (S.I.P.P.) a Roma il 22 marzo 2003.
Resoconto di Giuseppe  Leo.

       

 

 

Jorge Luis Martin Cabré è analista di training della "Asociacion Psicoanalitica de Madrid"(componente dell'I.P.A.) e ordinario della "Sociedad Espanola de Psiquiatria y Psicoterapia del nino y dell'adolescente". Durante l'interessante ed intenso seminario ha illustrato dapprima i propri riferimenti culturali e formativi. E' stato allievo di Leon Grinberg, mentre i Baranger (Willy e Madeleine) sono stati i suoi riferimenti immediati nella teorizzazione del concetto di "campo analitico". <<L'idea centrale sulla quale entrambi gli autori (i Baranger, N.d.R.) basarono la teoria del campo psicoanalitico è che l'analisi si deve esprimere "non come una situazione dove una persona è di fronte ad un'altra indefinita e neutrale, ma come una relazione tra due individui strettamente uniti, complementari e coinvolti nello stesso processo dinamico">>(Baranger,W.eM.,1961-62,"La situacion psicoanalitica como campo dinamico" cit. da Cabré).

Un concetto chiave dei Baranger è poi quello di "fantasia inconscia bipersonale", per cui non ci solo gli elementi transferali che l'analista deve interpretare, ma anche quella <<fantasia inconscia che si genera nella realtà psichica tanto del paziente quanto propria, come conseguenza dell'interscambio dei processi dell'identificazione proiettiva ed introiettiva e delle controidentificazioni che si instaurano con le loro funzioni,limiti e caratteristiche diverse sia nel paziente che nell'analista>>(Cabré).

Ripercorrendo a ritroso la storia della psicoanalisi, Cabrè risale alla prima concezione della relazione analitica ad opera di Freud.Fu nel lavoro del 1910 "Le prospettive future della terapia psicoanalitica" che Freud utilizzò per la prima volta il termine di "Gegenubertragung" che fu tradotto in "controtransfert". Cabré richiama l'attenzione su come le traduzioni, alterando l'accezione semantica originale di una parola, condizionino gli orientamenti dottrinari successivi. Infatti la particella tedesca "gegen" non è traducibile, a suo parere, con "contro", non dà nell'idioma originale un'idea di contrapposizione, ma più correttamente significa "al di là di". D'altro canto Strachey nella sua traduzione inglese aveva reso il "Bewaltigung" originario freudiano con "overcome", che non rende l'idea freudiana che è quella di elaborare il controtransfert e non semplicemente superarlo. Ciò, secondo Cabré, ha portato generazioni passate di analisti ad avere una concezione  del controtransfert puramente negativa (un ostacolo da superare, da vincere appunto) e non "esplorativa" (qualcosa da studiare ed elaborare). Già Freud usa la parla "einstalt" riferendosi al controtransfert come qualcosa che si installa DENTRO l'analista per effetto della relazione col paziente, cosicché già in Freud l'analista non è un freddo osservatore, ma bensì un osservatore partecipante alla relazione col paziente. Inoltre, per la prima volta, Freud enunciava il carattere intrusivo che certi fenomeni psichici hanno nell'installarsi nell'inconscio dell'analista. Alla luce di una serie di episodi riguardanti  allievi di Freud (si pensi al caso Jung-Spielrein) in cui la relazione analista-analizzato si era trasformata in relazione erotica, Freud scrisse una lettera a Ferenczi in cui diceva che il problema del controtransfert era il più importante della tecnica psicoanalitica, ma che di esso si dovesse dibattere non pubblicamente, bensì mediante delle comunicazioni private ("solo in copia") tra addetti ai lavori.D'altro canto anche Freud segnalò, in una lettera a Jung, una situazione pericolosa che lo aveva riguardato, una "narrow escape" (quando Freud usa l'inglese è spesso per accennare a qualcosa di inquietante) a cui per fortuna scampò, ma che, a suo parere, costituì un incidente benefico, in quanto attraverso tali fatti l'analista si forma una "pelle dura".

Dopo "Al di là del principio di piacere", con l'introduzione della pulsione di morte, Freud ha la necessità di modificare la tecnica psicanalitica. In particolare si rende necessaria una riformulazione del concetto di ripetizione che non può più essere sovrapposto a quello di resistenza, ma diventa un fenomeno analizzabile, affrontabile dal punto di vista analitico. Allora Freud proporrà un premio per un lavoro concernente il nesso tra teoria e tecnica psicanalitica. Sarà Ferenczi a vincerlo con un saggio scritto insieme a Rank "Prospettive di sviluppo della psicoanalisi (1924)". Come testimoniano le lettere tra Ferenczi e Rank, la preparazione di questo lavoro impegnò i due autori per ben tre anni, dal 1921 al 1924. Intanto, nello stesso anno, Rank pubblica "Il trauma della nascita" che suscita polemiche invidiose in Abraham ed Eitingon, in quanto per loro Rank minerebbe con tale contributo i fondamenti stessi della psicoanalisi. Abraham, inoltre, teme che Ferenczi e Rank, col loro scritto, mettano l'accento sugli "Erlebnis", sui vissuti, e che ciò potesse pericolosamente modificare la tecnica psicanalitica.

Venendo alla novità rappresentata dal lavoro del 1924, essa consiste in un ulteriore sviluppo della concettualizzazione del controtransfert da parte di Ferenczi. Già nel 1919 in "La tecnica psicoanalitica" egli aveva posto l'accento sulla necessità per l'analista di padroneggiare il controtransfert, individuando un pericolo sempre incombente nella "resistenza al controtranfert", <<in cui l'analista, per evitare il pericolo di non controllare i propri atti e discorsi nonché i sentimenti verso il paziente,"diventa troppo brusco e scostante nei suoi confronti in modo da intralciare o addirittura impedire la formazione del transfert">>(Ferenczi,op.cit.,1919, citato da Cabré).  In "Prospettive di sviluppo della psicoanalisi" (1924), Ferenczi ritiene che la cosa più importante da analizzare sia la coazione a ripetere ed il transfert, mentre in secondo piano pone la mera interpretazione dei contenuti e delle rappresentazioni inconsce del paziente. Egli parla del rischio di un"controtransfert narcisistico", per cui il paziente viene indotto, inconsciamente, dall'analista a portare il materiale a lui più gradito. Ciò può portare il paziente a evitare i sentimenti ostili, a rafforzare i suoi sentimenti inconsci di colpa, cosicché il processo di cura non avrà alcun progresso. Inoltre, l'analista può utilizzare le interpretazioni per "bombardare" il paziente in modo tale da bloccare qualsiasi possibilità di reazione e di rappresentazione, impedendogli di pensare liberamente.  L'accento viene posto sul qui ed ora dell'incontro tra il transfert del paziente ed il controtransfert dell'analista.

E' nel 1928 che Ferenczi scrive un'altra opera, tappa importantissima della sua evoluzione come teorico della psicoanalisi:"Elasticità della tecnica psicoanalitica". Fa il suo ingresso il concetto di empatia ("Einfuhlung"), cioè la capacità di "sentir-con", di immedesimarsi col paziente.<<Ancora oggi>> dice Cabré<<come psicoanalisti continuiamo a chiederci fino a che punto l'interpretazione psicoanalitica ricostruisca una realtà già data, un ricordo infantileche il paziente ripropone inconsciamente nella relazione con l'analista o quanto, piuttosto, entrambi costituiscano nella loro interazione una nuova verità in uno spazio narrativo inedito facilitato dalla relazione analitica>>.  L'interpretazione diventa frutto di una "cooperazione testuale", di un processo intersoggettivo che "crea" la situazione transferale. In ciò Ferenczi anticipa molti autori attuali come Ferro (1992) quando egli parla di "incontro mentale" tra analista e paziente che permetta una "realizzazione emotiva sino ad allora sconosciuta ed impensabile".

Nell'ultima parte del suo intervento, Cabré illustra un altro importantissimo contributo di ferenczi, questa volta alla teoria del trauma. L'opera in questione è "Confusione delle lingue tra adulti e bambini"(1932), opera rivoluzionaria ed "eretica", tanto che al XII Congresso Internazionale di Psicoanalisi di Wiesbaden qualcuno avvicinò Ferenczi invitandolo a  ritirare tale comunicazione (sembra che in cambio a Ferenczi fu offerta la "poltrona" di Presidente della Società Psicoanalitica Internazionale). Ferenczi non si fece intimorire dalle pressioni e presentò lo stesso il lavoro. In esso, Ferenczi attribuiva alla "confusione di lingue" tra bambino ed adulto un ruolo centrale nella spiegazione dell'etiologia traumatica.<<Il linguaggio della passione di un adulto (Leidenschaft) >> dice Cabré <<che manovra inconsciamente l'erotismo sia dell'amore che dell'odio, si scontra violentemente con il linguaggio della tenerezza del bambino (Zartlichkeit)>>. Ma c'è un secondo fattore che provoca nel bambino confusione ed angoscia. Quando egli si rivolgerà ad un altro adulto per dare un senso all'accaduto, e questo adulto risponde con il diniego, si comporta cioé come se nulla fosse accaduto al bambino.

L'aspetto più polemico del lavoro consisteva nell'esplicitazione da parte di Ferenczi che anche la relazione analista-paziente, in certe condizioni ("smania" interpretativa di certi analisti) può avere sul paziente analoghe dinamiche traumatogene (paziente quasi "abusato" emotivamente dall'analista). Si comprende bene allora come, per l'epoca, fossero destabilizzanti tali considerazioni. Tuttavia , fa notare Cabré, non ci fu mai una rottura vera e propria tra Freud e Ferenczi: proprio l'ultima lettera che Freud gli indirizzò (poco prima della morte di Sandor) testimonia che il maestro considerasse sempre salda l'amicizia tra loro due.