Home page 

Biblioteca on-line

Chronology

 

L'ACCOMPAGNAMENTO E LE TERAPIE NELLA CLINICA E NELLA TEORIA.
INCONTRO CON BERNARD GOLSE.
                                                                                                                                                       Egon Schiele, "Madre e bambino", 1912 (dalla mostra "La creazione ansiosa da Picasso a Bacon", Verona, 13.09.03-11.01.04)
A margine del Congresso "L'accompagnamento tra felicità dimenticata e guarigione impossibile"  (Padova, 28-29 novembre 2003)
Resoconto  e traduzione dal francese di Giuseppe  Leo.

  In occasione del Convegno Internazionale "L'accompagnamento: tra felicità dimenticata e guarigione impossibile", organizzato a Padova nei giorni 28 e 29 novembre 2003 dal Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione (Prof.ssa G. Fava Vizziello) dell'Università di Padova, è stato possibile ascoltare relazioni e dibattiti, su numerosi temi cruciali della psicoterapia dell'età evolutiva, che hanno coinvolto nomi prestigiosi del panorama nazionale ed internazionale (tra gli altri Daniel stern, Elizabeth Fivaz-Depeursinge, Pierre Ferrari, Sylvain Missonier, Bernard Golse, Simona Taccani, ecc.).

Riportiamo di seguito un resoconto della relazione di Bernard Golse dal titolo "L'accompagnamento e le terapie nella clinica e nella teoria". Bernard Golse è pediatra, pedopsichiatra e psicanalista, 'chef de service' di Pedopsichiatria allo 'Hopital Necker-Enfants Malades' a Parigi e Professore di Psichiatria dell'età evolutiva all'Università 'René Descartes' (Paris V). Dopo studi di linguistica, ed una tesi sull'approccio alle psicosi precoci, ricoprì dal 1983 al 1993 l'incarico di 'médecin-chef' dello 'hopital de jour' per bambini autistici e psicotici che Michel Soulé (anche lui atteso a Padova, ma purtroppo assente per motivi di salute) aveva creato all'Istituto di Puericultura a Parigi. Il suo campo di ricerche si è concentrato sullo studio dei processi arcaici di funzionamento psichico, sullo sviluppo precoce della 'semiotizzazione' e della simbolizzazione nel bambino, sulle relazioni tra musica ed origine del linguaggio.  Attualmente è membro del 'Conseil Superieur de l'Adoption', membro dell'esecutivo della IACAPAP (Associazione Internazionale di Psichiatria del bambino e dell'adolescente e delle professioni connesse) e membro fondatore dell'AEPEA (Associazione Europea di Psicopatologia del bambino e dell'adolescente).

 

 

  Foto: Serge Lebovici

Con Serge Lebovici (vai al forum su di lui su CarnetPsy), accanto al quale ha lavorato per molti anni, ha fondato nel 1994 il gruppo francofono di studi e di ricerche nel campo della salute mentale del lattante, gruppo ufficialmente affiliato alla WAIMH (Associazione Mondiale per la salute Mentale del bambino piccolo). In questo ambito, ha partecipato a numerosi gruppi di ricerca internazionali tra cui uno sull'impatto dell'osservazione diretta del lattante sulla psicoanalisi e sugli psicoanalisti. Attualmente Golse promuove tutta una serie di ricerche di Psichiatria Perinatale, nell'ottica di un'integrazione tra le acquisizioni delle neuroscienze e della psicologia dello sviluppo, senza rinunciare ai fondamenti della riflessione metapsicologica. Infine, egli fa parte del comitato editoriale della rivista 'Psychiatrie de l'Enfant', è condirettore con Gilbert Diatkine e Philippe Jeammet della rivista 'Le fil rouge', e co-fondatore (con il compianto S. Lebovici) della raccolta multimediale 'A l'aube de la vie'.

Il resoconto ha cercato di mantenere il più fedelmente possibile, nella traduzione in italiano, il tono colloquiale in prima persona dell'intervento di Golse, davvero esemplare per chiarezza e capacità di farsi seguire anche da un vasto pubblico di professionisti della salute mentale dell'età evolutiva.

 

PRIMA PARTE

<<Accompagnamento e guarigione riguardano non solo i bambini, ma anche gli adolescenti. Un primo esempio clinico è dato dai prematuri: cosa divengono i bambini prematuri? In Francia abbiamo parlato molto della sindrome dell'ex-prematuro, e ci siamo accorti col tempo che questi bambini con la loro instabilità, con le loro difficoltà di apprendimento non colpivano tanto per delle ricadute fisiche - a meno che non vi fosse stata una prematurità grave da un punto di vista medico - ma quello che concorreva a questa sindrome era dato piuttosto da difficoltà interattive molto precoci che bisognava appunto accompagnare in quanto se la madre, alla quale si ridava in mano un bebé ancora così fragile, veniva supportata nelle sue azioni, le conseguenze strumentali per il bambino si sarebbero rivelate di gran lunga meno pesanti sul lungo termine.  La nascita di un bambino prematuro per i genitori è qualcosa di molto difficile su un piano narcisistico, evoca sentimenti di autocolpevolizzazione come spesso viene verbalizzato dai genitori. François Ansermet ha molto riflettuto sul concetto di trauma 'filio-parentale': cosa nella narratività dei genitori viene ad essere bloccato, viene ad essere paralizzato a causa di questo evento. A Parigi, in collaborazione con ..... Albert ed anche con Losanna, abbiamo approntato uno studio sulla narratività dei bambini ex-prematuri, li abbiamo rivisti all'età di due anni e mezzo- tre anni: ci siamo accorti che più il ricoveri di questi bimbi era stato lungo, più il loro attaccamento diventava forte. Cos'è che ha reso il loro attaccamento così importante ? E' stata la qualità delle cure che è stata loro prestata, è stato l'ausilio che si è dato ai bambini ? Ebbene, non sempre tutto ciò garantisce una buona premessa per la loro vita futura.

  Padova, 28.11.03. Da sin. a destra: G. Fava-Viziello, E. Fivaz-Depeursinge,  D. Stern , B. Golse e S. Taccani (da sinistra a destra).

La storia di Alexandre, già riportata nel libro "Nascere e rinascere in rianimazione" che ho scritto con altri autori, è significativa come esempio di questi traumi precoci, pur non trattandosi di un caso di prematurità. E' un bambino che alla nascita ebbe il fratello gemello ricoverato per una displasia bronco-polmonare molto grave per cui fu sottoposto subito dopo la nascita a tracheotomia. Quindi i due gemelli erano stati separati non appena nati. Alexandre non ha riportato delle conseguenze neurologiche col tempo, ma ha avuto un'evoluzione molto contrastata. Ci siamo chiesti se fosse un bambino autistico, ma poi ci è parso che così non fosse. Alla fine il bambino si è ristabilito, ma ci siamo chiesti da cosa non fosse riuscito a guarire, forse ha avuto una 'gemellarità' dolorosa, perché i due bambini erano così diversi tra di loro, non è riuscito forse a guarire dell'angoscia materna così catastrofica, sebbene giustificata per degli eventi così gravi.

Un altro caso clinico appartiene a quella categoria dei cosiddetti 'bambini dati per morti'. Essi hanno una ripresa in termini di sviluppo molto difficile, molto complessa, perché tutto avviene come se il bambino immaginario, il bimbo narcisistico, il bimbo mitico, il bimbo fantasmatico fosse stato definitivamente danneggiato nella testa dei genitori, e come se un meccanismo stentasse a riprendere, a riproporsi, come se ci fosse un vero e proprio blocco.

Allora, cosa dobbiamo accompagnare ? Chi dobbiamo accompagnare? E come farlo? Un altro problema che ho incontrato in ospedale dove c'è un reparto di cardiologia infantile, è stato quello di rispondere alla richiesta dei cardiologi di aiutarli a sostenere bambini che avevano subito un trapianto di cuore precoce. Era stato constatato che fino all'età di latenza, fino ai 9-10 anni, tutto era sembrato procedere bene, ma all'adolescenza si era verificato uno scompenso della funzionalità cardiaca che era stato del tutto imprevedibile, e che i cardiologi non erano riusciti, a dire il vero, a capire. Quindi non solo uno scompenso psichico, ma, beninteso, uno scompenso fisico, della funzionalità cardiaca in dei ragazzi che erano stati dichiarati guariti in infanzia. Allora, cosa non era guarito?

Penso, poi, ai bambini autistici, chiedendomi: "quando un bimbo inizia ad entrare in questa patologia, cosa sognano i genitori?" "che guarigione sognano i genitori?". E' difficile per noi proporre a loro i nostri obiettivi, perché molti genitori sognano semplicemente che il loro figlio possa guardarli dritto negli occhi, è una cosa così piccola eppure così cruciale, perché tutti i bimbi sanno fare tranne loro. Essi sperano che il loro bimbo possa sognare, possa desiderare, amare, dire cose semplici ed anche complesse, ma che sembrano fuori dalla loro portata in quel momento. E  quando guariscono, quando stanno meglio, allora le cose non sono semplici come potrebbero sembrare. Mi è venuto in mente un bimbo, Gabriel, che ho rivisto molto recentemente e che adesso ha sette anni, per il quale, quando aveva 2-3 anni, avevamo pensato che si sarebbe 'insabbiato' in un tipo di autismo estremamente grave, senza ritorno. Ma i genitori sono stati formidabili, sono stati in grado di seguire una terapia importantissima, applicata anche alla scuola, un trattamento molto intenso, e, recentemente quando l'ho visto, è il primo bimbo ex-autistico per il quale ho pensato che fosse completamente guarito. E' difficile pensarlo per un bimbo che è stato autistico, ma avevo voglia di pensare che fosse guarito, e sentivo che così era. Ma perché Gabriel era tornato a vedermi? Aveva chiesto semplicemente alla mamma di poter tornare a vedermi perché voleva rivedere le persone che si erano occupate di lui all'inizio, quindi le persone che lavorano nella nostra Unità Diurna, rivedere me stesso, persone che se ne erano occupate quasi in senso materiale. E proprio discutendo con lui, che tra l'altro adesso parla molto bene, e studia anche molto bene, è bravo a scuola, è tornato a dirci, a modo suo, che  l'amnesia infantile stava sopravvenendo, vale a dire che stava sopravvenendo una guarigione normale  e questo movimento così importante per lui però lo spaventava, perché l'avrebbe tagliato fuori dalla sua storia precoce. Quindi, anche qui la guarigione, quando essa esiste, pone tutta una serie di problemi: allora da cosa non bisogna guarire per non perdere il filo conduttore della propria storia personale? E' una questione enorme.

  "Philophobia" (2002) di Luigi Presicce (dalla mostra "Delirio", Trani 14.11-14.12.03)

Si potrebbe sottolineare tutta la questione degli abusi sessuali. Sappiamo quali ricadute enormi hanno in quanto possono paralizzare da un punto di vista psichico i bambini, paralizzarli a lungo. Per superare questo trauma anche qui bisogna guarire, bisogna forse dimenticare: cosa bisogna fare per non esserne paralizzati.

Una serie di domande importantissime, quindi: cosa dimenticare? Da cosa non si guarisce? Cosa non è veramente guarito? Accompagnare chi e cosa?Dobbiamo guarire oppure dimenticare? (...).  Se  guarigione vi è, questa è difficile da valutare, soprattutto nei bambini, soprattutto nei neonati perchè da un punto di vista dei sintomi è una questione molto ambigua. Da un punto di vista strutturale, poi, è altrettanto complesso in un neonato, in un bimbo che sia molto piccolo il poter vedere quali sono tutti gli sconvolgimenti strutturali che avvengono sul piano fenomenologico o del malessere esistenziale. Quindi, non sempre è facile ottenere delle prove, una 'evidence based medicine'.

Qualche riflessione anche sul termine accompagnamento. E' vero che questo dipende molto dai contesti culturali, linguistici, ma in Francia il concetto di accompagnamento non è così ben visto. In quanto ci sono delle associazioni che scattano e che pongono dei problemi nei confronti della psicoterapia. Si parla molto di accompagnamento per quanto riguarda le cure cosiddette palliative, vale a dire l'accompagnamento dei malati in fase terminale, con tutto ciò che questo termine può comportare di nobile ma anche di disperato.

                                                                                                                     "S" (2000) di Margherita Manzelli (dalla mostra "La creazione ansiosa da Picasso a Bacon", Verona, 13.09.03-11.01.04)

 

E quindi questo stesso termine applicato poi alla psicoterapia crea dei problemi ovviamente. E' vero che possiamo conservare nel campo delle sofferenze psichiche e fisiche il desiderio di aiutare anche quando non si abbia l'illusione di guarire, e può essere una materia condivisa con la psicoterapia. A volte sappiamo che certi bambini non guariranno, ma possiamo avere il desiderio di guarirli comunque. Per quanto riguarda le cure palliative, dunque, esse non hanno una ricaduta necessariamente positiva sul termine accompagnamento.

                                                                                                             "Grande testa tragica" (1942) di Jean Fautrier (dalla mostra "La creazione ansiosa da Picasso a Bacon", Verona, 13.09.03-11.01.04)