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INTRODUZIONE STORICA a "La rabbia come allarme e antidoto alla violenza" di Fiorella Tonello      
ELOGE DE LA COLLERE
di  Giuseppe Leo
Menis, thymos, cholos, orghé: rabbia, ira, indignazione, collera, risentimento pronto a vendicare l'oltraggio subito. L'antichità classica, specie dopo il V secolo a.C., ha coniato una tassonomia, o anche, una nosografia delle passioni connesse con l'aggressività. Il rapporto tra passioni e malattia, sin da Platone ed Aristotele, ma ancor più con gli stoici e Galeno, si fa sempre più intricato e stretto. E' fuori luogo qui insistere sulla complessa sistematizzazione filosofica e scientifica che ricevono le passioni dell'anima nell'antichità classica1 . Vegetti partendo dall' omerica ira di Achille (menis), mostra come l'evoluzione lessicale e concettuale dei vari termini designanti le passioni aggressive rifletta la costruzione storica di un Io che da una <<soggettività eroica>> si dota di una <<soggettività passionale>>. Anche l'evoluzione delle istituzioni politiche e giudiziarie nell' antica Grecia, rendendo la vita e l'incolumità individuale più sicura e meno esposta al rischio della vendetta personale, contribuisce ad una progressiva connotazione in senso "psicologico" di termini e concetti appartenenti alla tradizione mitologica. La patologizzazione (pathos, pathe) delle passioni (il caso dell'ira lasciava perplesso Cicerone) costituisce un ben definito processo culturale che trova i prodromi in Platone (Timeo, 87a), ed il suo apogeo nella teorizzazione stoica, per cui le passioni si impadroniscono dell'anima quando la razionalità perde il suo tonos (atonia). <<Per gli stoici, al contrario (di Platone e Aristotile, mia nota), la dinamica passionale è superiore al livello dell'Io (...) La passione non è dunque più integrabile nel processo di soggettivazione morale ma se ne richiede un'amputazione radicale perché l'io possa costruirsi secondo la norma della natura, che lo vuole soltanto razionale >> (Vegetti, op.cit.).

Le passioni aggressive vengono concettualizzate secondo differenti criteri. Ad es., secondo le modalità di insorgenza temporale, si distingue nell'ambito dell'ira (orghé):

1. Scatenarsi iniziale (thymòs)

2. Crescita (cholos), ribollire bilioso

3. Sfogo improvviso (pikria)

4. Risentimento inveterato (menis)

5. Rancore (kotos).

(dallo Pseudo-Andronico, tratto da Vegetti, op. cit.)

La teoria umorale connetterà gli elementi fisici (caldo/freddo; umido/secco) ed i quattro umori a "temperamenti", ciascuno dotato di una predisposizione pathos-logica ad una determinata passione. Questa tipizzazione "umorale" delle passioni aggressive, attraverso la mediazione dei filosofi del XVII secolo ( in primis Descartes e De La Chambre) e dei philosophes e alienisti del XIX secolo (tra cui ricordiamo il fondamentale saggio sulle passioni di Esquirol), giungerà fino ai nostri giorni. Per Descuret ("La medicina delle passioni", Milano, 1861) <<i sintomi dell'ira offrono nei diversi individui varietà notevoli, che, a quanto sembra, dipendono in gran parte dal predominio organico sotto cui vivono. Gli osservatori distinsero l'ira rossa o espansiva e l'ira pallida o spasmodica: ve nha una terza specie che partecipa di ambedue >>. Sull'importanza dei rapporti tra passioni e follia nel XIX secolo, ed in particolare in Esquirol, non ci possiamo qui dilungare: rimandiamo ad un futuro contributo. Ma ci preme sottolineare come ancora oggi utilizziamo delle scansioni e concettualizzazioni che trovano la loro ursprung nella teoria umorale classica. Come osserva Tonello, nella relazione che qui viene recensita, esiste una rabbia calda, <<per cui l'ostacolo (...) viene aggredito con un calore piacevole>> ed una rabbia fredda: <<man mano che diventa manifesta la natura frustrante dell'ostacolo, la tensione in atto (la orexis di Aristotele) del sè impegnato diventa dolorosa, e all'appetito caldo e distruttivo viene aggiunto il bisogno freddo di annientare>>. La rabbia persistente unisce l'appetito (caldo) con l'annientamento (freddo), e può dar luogo all'inibizione completa dell'appetito.

Sarebbe interessante, partendo da questo excursus sommario sul pensiero classico, giungere fino al XVII secolo, quando per la prima volta viene introdotto il termine passion nell'accezione psicologica che oggi conosciamo. Una fine disanima fenomenologica delle passioni, ed in particolare di quelle aggressive, viene condotta, più che da Descartes, da De La Chambre, il cui trattato "Les caracteres des passions" ci proponiamo di esaminare in una successiva pubblicazione.

 

1. Si rimanda alle segg. opere: M. Vegetti, "Passioni antiche: l'io collerico", in "Storia delle passioni" a cura di S. Vegetti Finzi, Laterza, Roma, 1995;  J. Pigeaud, "La maladie de l'ame", Paris, 1981.