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CIAK, SI GIRA! | ||
di Giuseppe Messina | ||
Foto di Stéphane Malysse |
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Di
episodi da raccontare in un film tragicomico, ne succedevano ogni giorno.
Dal
registro delle consegne degli infermieri: scrivere quante volte la paziente XY
va di corpo durante la notte. Resoconto: “la paziente xy durante la notte ha edificato
due volte”.
Oppure
la Capo Sala zelante: “dottore, come facciamo, è successo un guaio grosso,
hanno tolto i coloranti!”, “ e allora?”, impacciata, ma ferma “dottore,
ma non capisce, adesso le pillole sono tutte bianche e quelle infermiere che le
riconoscevano solo dal colore perchè non sanno né leggere né scrivere?”
Oppure
ancora dal registro: “sono venuti i parenti a prendere la paziente xy, hanno
preso e l'hanno lasciata in reparto”.
Ma
un giorno in ospedale si girò un vero film: Luigi Comencini, famoso regista,
girò alcune scene del film “Un ragazzo di Calabria” proprio in ospedale.
I
preparativi furono molto lunghi, giorni e giorni di prove tecniche e di
organizzazione: le stanze della direzione furono praticamente requisite ed
alcune di esse arredate alla bisogna.
Durante
le prove era un via vai di personale curioso, ammalati che si chiedevano cosa
stesse succedendo e altre persone che venivano da fuori attirate
dall'eccezionale evento..
Le
riprese effettive in manicomio duravano solo pochi minuti, alcune in esterno ed
altre in una delle stanze della Direzione, ma tutto si sviluppò febbrilmente
per alcuni giorni.
Il
regista scorbutico e irritante nei modi, spesso apostrofava attori e tecnici in
modo esagerato, al punto che Giusy, che assisteva alle riprese al mio fianco, mi
disse, come sempre sottovoce, “Dottore, pare Suor M. quando s'incazza!”