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 Chronology

 

UN "VERO"  MATRIMONIO
di Giuseppe Messina
     Foto di Stéphane Malysse

 

 

L'episodio è stato raccontato anche dalle cronache locali: un vero matrimonio in Manicomio!.

Lei era piccola nemmeno un metro e 50, lui alto robusto, l'esatto opposto, si erano conosciuti in un piccolo comune della provincia, dove risiedevano alcuni parenti di lei ed era scoppiato l'idillio.

Tutto in piena regola: l'abito era stato confezionato dal laboratorio di ricamo, la sala ricreazione era stata, per l'occasione, trasformata in sala ricevimenti, la chiesa addobbata a dovere, dolci, torta e rinfresco erano tutti di produzione interna.

Lo sposo si presentò puntuale, mentre la sposa, anche in manicomio, ritardò un poco per abbigliarsi al meglio.

La piccola chiesetta dell'ospedale non si riuscì a contenere se non i parenti, le ammalate cui la sposa era più legata e qualcuno del personale, molti di noi restammo fuori avvicinandoci soprattutto in occasione del fatidico “sì” (cui seguì uno spontaneo e sincero applauso) e della bellissima omelia di padre Giustino.

All'uscita dalla cerimonia un lungo corteo accompagnò gli sposi fino alla sala addobbata da fiori e drappi e lì cominciarono i bagordi che si protrassero per ore, anche dopo che gli sposi si erano allontanati per la loro agognata “luna di miele”.

Un vero matrimonio in manicomio!

Gli sposi, un po' come tutti, erano visibilmente commossi, lei soprattutto non diceva una parola, sorrideva a stento e lasciava trasparire una sincera emozione dietro qualche lacrima che ogni tanto asciugava con un fazzolettino di pizzo regalatole da una paziente morta pochi giorni prima. Lui aveva un fare guascone, il faccione rotondo e le guance arrossate, il carattere allegro e un po' eccentrico, il vestito aderentissimo, lo facevano apparire simile ad un personaggio dei fumetti.

Mentre lo sposo beveva l'ennesimo “bicchierino”, la sposa aprì le danze in un impacciatissmo valzer con il Direttore dell'Ospedale.

Fuori, nei reparti tutto sembrava essersi conformato alla festa: le urla dei malati che accompagnavano tutti i giorni e le notti magicamente scomparvero, a tutti coloro che non avevano potuto essere presenti fu servita una cena “particolare”, tutti i viali erano puliti ed ordinati come avveniva quando vi era la visita di qualche celebrità.

Anche i cani di R. parteciparono al banchetto, disciplinatamente in attesa che lo stesso portasse loro i resti per festeggiare.

Due persone in là con gli anni, lei ricoverata in Ospedale psichiatrico, lui onesto artigiano: un vero amore sbocciato teneramente tra due persone del tutto diverse anche fisicamente, ma talmente affiatate fin dal primo giorno, da suscitare tenerezza quando, all'incrociar degli sguardi, si poteva chiaramente percepire il grande sentimento che li legava.

Lei non aveva mai ripudiato la sua condizione ed il luogo che l'aveva ospitata, lui, pur di averla, l'aveva accettata così com'era, non si era vergognato di nulla, neppure di sposarsi in un luogo tanto chiacchierato.

Due belle figure che ancora oggi vivono il loro ménage serenamente in quel piccolo paesino della provincia di Reggio Calabria.