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ASCOLTARE CON TUTTI I SENSI
INCONTRO CON SALOMON E ANNA TAQUINI RESNIK.
        
A margine del Congresso "L'ascolto psicoanalitico nella consultazione" organizzato dalla Società italiana di Psicoterapia Psicoanalitica (S.I.P.P.) a Napoli il 7-8 novembre 2003.
Resoconto di Giuseppe  Leo.

   Incontrare Salomon Resnik ed Anna Taquini a Napoli, nel corso del Congresso Nazionale della S.I.P.P.  il 7 e 8 novembre 2003, è stata  un'esperienza che personalmente resterà indimenticabile,  data la ricchezza degli stimoli e dei contributi che questi due personaggi della psicoanalisi internazionale sono in grado di veicolare nei loro seminari. Un congresso che gli organizzatori, tra cui ricordo M. Ciambelli, M.L. Califano, S. Milano,  M. Paganoni, S. Sommaruga, G. Marano, A. Zard, M. Vigorelli, G. Starace, P. Valerio nonché la Presidente nazionale delle S.I.P.P. Marysa Gino, hanno efficacemente incentrato sul tema dell'ascolto psicoanalitico nelle sue varie declinazioni in relazione alle varie tipologie di 'settings'.

La relazione dei coniugi Resnik si intitolava "L'ascolto in tutti i sensi" e si strutturava integrando felicemente una 'snella' parte teorica con una casistica personale su cui gli autori si sono maggiormente soffermati.

Riferendosi ad un testo di Salomon Resnik ("Persona e psicosi", edito in Italia da Einaudi, 1976), in cui veniva affrontato il tema del 'linguaggio del corpo' nella terapia psicoanalitica di pazienti schizofrenici, gli autori citano Freud quando questi afferma che l'Io è soprattutto un Io corporeo, per cui la superficie dell'apparato psichico normalmente corrisponde alla superficie del corpo, e tale coincidenza  viene abolita, come S. Resnik ha evidenziato sin dai suoi primi lavori, nella psicopatologia dell'immagine corporea e cioé nell'ipocondria, nella psicosi schizofrenica, nel delirio di grandezza (délire d'enormité du corps - sindrome di Jules Cotard) e nel delirio di 'negazione somatica' o più correttamente 'autoscopia esterna negativa' (Cotard)1.

<<Avere un corpo - dice Merleau-Ponty - vuol dire essere guardati, guardarsi (in-sight: prospettiva interiore), essere visibile>>. Il corpo è il <<luogo>> o lo spazio abitato dal mondo interno e attraverso il quale quest'ultimo si mette in rapporto con il mondo esterno. Noi siamo <<ancorati>> nel corpo, direbbe Merleau-Ponty; ma essere ancorati può significare essere integrati nel proprio corpo, o anche esservi prigionieri (claustrofobia del corpo); o addirittura, si può scappare dal vissuto del proprio corpo, per ancorarsi altrove, in un altro corpo (identificazione proiettiva patologica).

A questo punto della relazione, gli autori analizzano il rapporto che intercorre in psicoanalisi tra il corpo (inteso come 'corpo vissuto' Leib piuttosto che come corpo fisico Korper) e comunicazione in terapia, e quindi il parlare e l'ascoltare. <<Il fenomeno acustico è vecchio quanto il sistema visivo ma sicuramente il naso, l'odore è ancora più primitivo, ed è presente anche nel mondo animale. Freud privilegia l'ascolto già dall'inizio del suo lavoro con Breuer. Soltanto che il suo ascolto è un ascolto visivo. E' proprio in L'Io e l'Es (1923), dove privilegia l'io corporeo e la coscienza come superficie dell'apparato mentale, Freud accentua l'importanza del sensorio e del processo percettivo>>. 

Per Resnik il prototipo dell'immaginario è visivo. Quando Freud descrive i sogni parla di 'pensieri visivi' e quando illustra con uno schema grafico l'apparato mentale (vedi figura sopra) , anche se concettualmente egli privilegia il versante uditivo e la memoria uditiva, inconsciamente sembra privilegiare la visione ed il visivo, tant'è vero che la forma del disegno ricorda quella dell'occhio, un occhio tagliato trasversalmente. <<Freud come medico ha in mente l'idea dell'occhio clinico e anche dell'intuizione (avere naso)>>.

Ora, per Resnik, già nel temine usato da Freud di Horkappe, che nell'edizione inglese suona "the ego wears a cap of wearing", si intravede il rapporto inscindibile tra l'ascolto e la superficie corporea. <<Il concetto di superficie del corpo come equivalente alla maschera (phersu= persona) dell'apparato mentale diventa il luogo in cui le percezioni interne ed esterne si trovano>>. D'altro canto già nella tesi sull'afasia Freud aveva studiato le basi neuro-fisiologiche dell'ascoltare in tutti i sensi e le sue implicazioni psicopatologiche.

Ma quali implicazioni questo ascoltare in tutti i sensi ha nella situazione terapeutica e nel  transfert?

                                                                                                                                  Christian Schad, "Ritratto di Roger Money-Kyrle" (1926) (dalla mostra "La creazione ansiosa da Picasso a Bacon", Verona, 13.09.03-11.01.04)

Rifacendosi a Roger Money-Kyrle, il transfert può essere concepito come una riattualizzazione di vecchi mal-intesi, di vecchi ascolti mal-ascoltati, ma anche di cose viste mal-viste. Il transfert può avere anche una connotazione 'paranoide' ed in tal caso il paziente ha bisogno di tutti i sensi per controllare l'analista, ma anche l'analista 'paranoide' può far ricorso ad essi per controllare troppo il suo paziente. <<Alcuni pazienti parlano troppo piano, per indurre l'analista ad avvicinarsi; talvolta il paziente può parlare senza molta emozione e in modo soporifero per anestetizzare o addormentare l'analista, quindi allontanarlo o ipnotizzarlo per tenerlo alla sua mercé. In queste condizioni i pazienti tendono ad introdursi dentro lo spazio mentale dell'analista per sapere cosa pensano o depositare in lui quello che li disturba. L'analista diventa contenitore, oggetto depositario delle proiezioni evacuative del paziente. In situazioni regressive molto intense tutte le aperture del corpo (naso, occhio, ano), assumono una componente orale attraverso la quale il paziente cerca di incorporare il massimo di quello che l'analista dice o dà. Un paziente accompagnava i suoi desideri di 'suzione auditiva' con un forte rossore dell'orecchio dal lato da cui parlavo. Questa somatizzazione dimostra il carattere corporizzato dell'orecchio e dell'ascolto>>.

Il caso di David (un paziente schizofrenico ), quello di Paul (un bambino autistico di sette anni) e quello di Fabien (uno schizofrenico cronico di 50 anni con molteplici trattamenti con analisti 'illustri' alle spalle) vengono quindi illustrati come materiale clinico da cui gli autori traggono spunti teorici di riflessione sul transfert nel trattamento di soggetti psicotici. Per Rosenfeld, che è stato l'analista di Salomon Resnik, lo psicotico, nel transfert, teme di con-fondersi con l'analista (transitivismo). <<Appena lo schizofrenico avvicina un oggetto con amore o con odio, si confonde con questo oggetto, il che è dovuto non soltanto all'identificazione per introiezione, ma anche a impulsi, a desideri e fantasmi d'introdursi con prepotenza all'interno dell'oggetto con la totalità o con parti di se stesso per controllarlo>>3. E, reciprocamente, anche l'analista può entrare in con-fusione col paziente: <<non parlo tanto di controtransfert dell'analista, ma piuttosto della persona che è analista e che può reagire come da persona a persona, da paziente a paziente, da bambino a bambino: doppio transfert. >> Grinberg ha, d'altro canto, descritto la controidentificazione proiettiva.

In "Persona e psicosi" Resnik affermava che comunicare significa mettere in comune, legare, stabilire un rapporto con. La con-fusione dei limiti e il transitivismo sono l'espressione del rifiuto di <<essere con>>, cioé del legame, e anche della distanza che implica ogni rapporto interpersonale.

Per Resnik nella terapia con lo psicotico, così come coi bambini, il terapeuta non può entrare in contatto con l'Io del paziente senza far ricorso alle proprie parti infantili atte a creare un clima ludico che dovrebbe caratterizzare l'incontro. Bisognerebbe ASCOLTARE IL CLIMA della seduta di cui sono responsabili tanto il paziente quanto l'analista (ecologia del transfert). Il clima della seduta <<è in se stesso  un linguaggio. L'atmosfera di una seduta è una realtà corporale, respiratoria e linguistica che parla per colui che l'ascolta o la sente: la relazione dei sensi è essenziale. La maniera di respirare, di parlare e di intervenire condiziona l'ecologia del transfert. Le sedute, proprio come la vita, possono essere respirabili o irrespirabili, e le realtà tollerabili o intollerabili. Si può così parlare di "inquinamento del transfert".

Nella terapia del paziente psicotico, come afferma anche Marion Milner4, è possibile che i limiti tra mondo interno ed esterno vengano confusi, ed a ciò fa anche riferimento Bion quando parla, in uno dei suoi ultimi lavori, della possibile sovrapposizione di spazi, e forse anche di tempi.

Anche in una recente conferenza tenuta a Venezia5, Salomon Resnik ha fatto riferimento a ciò. 

Per concludere, un frammento dell'analisi di Fabien. Questo paziente schizofrenico di 50 anni, che  si faceva accompagnare in seduta da un infermiere, e che era stato trattato da svariati analisti, anche da Lacan, un giorno cominciò a parlare in un modo che a Salomon Resnik sembrò 'imitare' quello di Lacan. 

Allora Resnik gli disse che trovava interessante parlare con Lacan, ma che aveva perduto il suo paziente. 

<<Dov'è, lei lo sa?>>  chiese Resnik.

Ed il paziente: <<Sì, non è lontano, sta passeggiando in Boulevard saint-Germain (vicino allo studio di Resnik). Va a trovare il suo vecchio analista>>

Resnik:<<Lei è una personalità multipla>>.

Fabien:<<Sì>>, risponde sorridendo.

Resnik:<<O piuttosto, Lei è un insieme di personaggi, fra i quali il vero Fabien si perde>>.

E Salomon Resnik così conclude:<<Fabien ed io ci perdiamo spesso nella foresta del transfert, e ci ritroviamo in spazi e luoghi della mente inattesi>>.

 

 

Le fotografie originali sono di Giuseppe Leo e sono state scattate alla mostra di Anish Kapoor che, negli stessi giorni del congresso, si svolgeva al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

NOTE :

1 J. Cotard, "Maladies cérébrales et mentales", J.-B. Bailliére et Fils, Paris, 1891.<<Nel 1861 Baillarger aveva attirato l'attenzione su una forma particolare di delirio ipocondriaco con sentimenti di distruzione e di non-esistenza degli organi (contenuti corporei) che egli aveva riscontrato nella paralisi progressiva e che riteneva caratteristico e quasi esclusivo di questa malattia. Nel 1880, Cotard presentava alla Societé médico-psychologique una comunicazione nella quale dimostrava l'esistenza di un delirio ipocondriaco particolare in una forma grave di melanconia ansiosa. Poco più tardi, nel 1882, ne faceva uno studio completo chiamandolo <<delirio delle negazioni>>.Cotard definì questo delirio come uno stato particolare caratteristico di certe gravi forme di melanconia ansiosa con tendenza alla cronicità. Egli descrive sei sintomi principali che sono: ansietà melanconica, idea di dannazione, di possessione (demonopatia), tendenze al suicidio, alle mutilazioni volontarie, analgesia, idee ipocondriache di non-esistenza e di distruzione di diversi organi, di tutto il corpo, dell'anima, di Dio..., e infine idee d'immortalità e di enormità. Régis propone di chiamare questo gruppo di sintomi <<sindrome di Cotard>>. L'elemento fondamentale della sindrome di Cotard è il <<delirio delle negazioni>> che si manifesta in due modi: sia come atteggiamento negativo che si esprime in una tendenza oppositiva e sistematicamente contraddittoria (negativismo), sia come convinzione particolare di sentimenti di cambiamento, distruzione, assenza, non-esistenza. Séglas distingue dapprima le idee di negazione della personalità corporea o fisica nella quale l'esistenza degli organi viene negata: delirio ipocondriaco delle negazioni, poi le idee di negazione della personalità psichica (nè pensieri, né idee), e infine le idee di negazione del mondo esterno: non esistono né persone né cose.>> (da S. Resnik, Persona e psicosi, Torino, Einaudi, 1976).

<<E' interessante notare che persona (lat.), derivato dall'etrusco phersu, significa, prima di tutto, maschera di teatro, secondariamente personaggio; phersu corrisponde al greco pròsopon, volto, da cui deriva prosopeion, maschera. La maschera è legata alla persona come l'ombra al corpo. L'ombra del corpo, la maschera del corpo, il <<costume>> - dice Artaud - dà ad ogni attore doppio corpo e doppie membra; l'artista rivestito dal suo costume sembra non essere ormai altro a se stesso che la propria <<effigie>>.  L'individuo, come l'attore, cerca di offrire allo sguardo una immagine, cerca di materializzarsi in quanto personaggio attraverso la cristallizzazione di una <<vocazione>> nel comportamento.>> (da S. Resnik, Persona e psicosi, Einaudi, Torino, 1976)

3  H. Rosenfeld, "Transference phenomena and transference analysis in an acute catatonic schizophrenic patient" (1952), cit. da S. Resnik in "persona e psicosi", 1976.

4 M. Milner, "The role of illusion in symbol formation", in "New Directions in Psychoanalysis", edited by M. Klein, Maresfield Library, London, 1985.

  5   S. Resnik, "Ricordi del presente. Luci ed ombre della memoria".

 Salomon Resnik 'on the web':

1) S.Resnik "Conversation avec Enrique Pichon Riviere" sul    sito     de               l'Association  Franco-   Argentine de Psychiatrie et de Santé Mentale

2) Intervista di Luciana Sica su 'La Repubblica' "Al Grand Hotel dei matti" (Sito italiano per la filosofia)

3) Resnik e Panza sulla psicoantropologia delle demonopatie

4) Resnik al Festivalletteratura

Curriculumvitae di S. Resnik:

 

Psicoanalista e psichiatra ,membro della International Psychoanalytic Assicciation , ha studiato in Argentina , per poi proseguire la sua formazione a Londra con Melanie Klein , Rosenfeld , Bion e Winnicot . Attualmente esercita la professione a Parigi , e periodicamente a Venezia , dove tiene Seminari di ricerca  e formazione per psichiatri , psicologi , educatori presso il Centro Internazionale Studi Psicodinamici della Personalità , di cui è Presidente . E’ molto noto anche in Italia , in particolare per la sua esperienza terapeutica e i suoi studi sulla psicosi .

Oltre a numerosissimi lavori pubblicati in diverse riviste internazionali , ha pubblicato anche in italiano diversi libri , tra cui ricordiamo :

“Il teatro del sogno” (1982) – Bollati Boringhieri

“L’esperienza psicotica” (1986)

“Spazio mentale:sette lezioni alla Sorbona” (1990)

“Sul fantastico” (1993,1996)

e ha curato il volume collettivo “Dialoghi con la psicosi”(1989)

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