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LA
SHOAH E LA DISTRUTTIVITA' UMANA. Incontro con A. A. Semi. |
Recensioni bibliografiche 2003 | Resoconto di Giuseppe Leo della relazione presentata da
A. A. Semi a Lecce sabato 8 maggio 2004 presso l'Auditorium del Museo S.
Castromediano.
Il presente resoconto è stato visionato ed autorizzato dal dott. Semi. |
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News del 2003 | ||||||
Recensioni dalla stampa 2003 | ||||||
Rivista Frenis Zero |
Antonio
Alberto Semi si è Laureato
in Medicina
e Chirurgia con il
massimo dei voti all`Universita`
degli Studi di Padova il 24 luglio 1969, è diplomato
Specialista in
clinica delle malattie nervose e
mentali all`Universita`
degli Studi di Pisa il
19 Dicembre 1972. E’ Membro
Ordinario e Didatta della
Societa` Psicoanalitica Italiana , Full
Member della
International Psycho-Analytical
Association ,Socio corrispondente
dell`Istituto Veneto
di Scienze Lettere ed
Arti dal 1992, Membro effettivo dello Ateneo Veneto dal 1994, Consigliere
Accademico dello stesso dal 1999, Presidente dell’ Istituto Cesare
Musatti (Onlus) di Venezia dal 1998 ed è stato Presidente del Centro
Veneto di Psicoanalisi (della SPI) dal 2003 al 2004. Per
quanto riguarda l’ attivita` scientifica e didattica: -
dall`ottobre 1969
al marzo
1974 Assistente nei Servizi Psichiatrici di Venezia-Centro
(diretti dal Prof.G.Sacerdoti); -
dal marzo 1974 per
vincita di pubblico concorso Aiuto nei medesimi Servizi fino all`agosto
1979; -
dal 1980
esercita la
professione di
psicoanalista a
Venezia -
dal 1980 al 1986 Professore a contratto presso la Scuola di
Specializzazione in
Psichiatria dell`Universita`
di Padova (diretta dal Prof. L. Pavan) per l`insegnamento di Psicoterapia
I; -
nel 1988-89
Professore a contratto nell`ambito dell`insegnamento
di "Teoria e tecnica del colloquio" per il Corso
di Laurea
in Psicologia
annesso alla
Facolta` di Magistero dell`Universita` di Padova -
e` stato
Segretario scientifico
del Centro
Veneto di Psicoanalisi (sezione
locale della Societa`
Psicoanalitica Italiana) e
membro della
Commissione Scientifica Nazionale della
medesima Societa` dal settembre 1986 al settembre 1988 -
nel 1991-92 Professore a contratto di Psicologia Dinamica al Corso di
Laurea in Psicologia presso
la Facolta`
di Lettere
e Filosofia
dell`Universita` di Trieste in
base ad un
contratto sostitutivo (ex art.100). -
Vice-presidente della Società Psicoanalitica Italiana dal 1992-93 al
1993-94. -
Direttore della Rivista di
Psicoanalisi - organo della Società Psicoanalitica Italiana - dal
1993 al 1997 -
Membro del Comitato di Bioetica della ULSS n.11 (Venezia) dal luglio 1996
al luglio 2000 -
Membro del Comitato Scientifico del International Symposium on
Psychoanalysis and Art organizzato dalla International Psychoanalytical
Association (Firenze, 1997) -
Membro della redazione di Le fait de
l’analyse (Parigi) dal 1997 -
Membro dello European Editorial Board dello International
Journal of Psycho-Analysis (Londra) dal 1998 al 2002
- Membro del Program Committee dell’International
Psychoanalytical Congress (IPA) Santiago, 1999 -
dal 1976 collabora come opinionista a “Il Gazzettino”. -
Membro della redazione di penser/rêver (Paris, Mercure de France)
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Maitres à dispenser | ||||||
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Il
Prof. Semi esordisce nella sua relazione intitolata "Shoah: la
distruttività umana" approfondendo il significato del 'ricordare', i
suoi legami col 'pensare', quindi la diversa portata che il 'ricordare'
può avere se da 'ricordare individuale' diventa 'ricordare insieme'.
'Pensare' , come diceva Freud, è un'azione di prova che trasforma la
realtà psichica e consente una visione sempre diversa del nostro modo di
metterci in rapporto con gli altri, e questa dinamica trasforma anche la
realtà materiale. Il 'ricordare insieme', poi, è un qualcosa di
assolutamente particolare: quando ci troviamo tra parenti ed amici
l'aspetto particolare non è solo scoprire quanto i ricordi personali si
siano affievoliti o si siano diversificati o deformati col tempo, ma anche
quanto ciascuno di noi riesce a ritenere solo certi particolari, e magari
gli altri sono stati trasformati. Ma la cosa più rilevante che accade nel
'ricordare insieme' consiste nel crearsi di un certo clima emotivo, di una
comunanza affettiva, a volte anche ambivalente (in quanto magari si
ricordano, quando si sta insieme, anche i rancori passati) che diventa
simbolica di una comunità umana, in quanto si ha il senso di un gruppo
che si costituisce attraverso persone che hanno un itinerario di storie e vicende
diverse nel corso del tempo, ma che riescono lì in quel momento a
riconoscersi, a riunirsi.
Il ricordare insieme è la premessa necessaria inoltre per qualsiasi tipo di rito. La dimensione rituale è necessaria all'umanità. <<Ricordare assieme la 'shoah', cioè il tentativo mostruoso di eliminare un popolo e di eliminarlo scientificamente, mediante una pianificazione attenta, intelligente, condotta razionalmente sulla base di un pensiero ordinato e finalizzato>> dice Semi <<ha anche questa dimensione che è importante collegare. E' un rito molto umano, laico che ricorda che una determinata comunità umana ha fatto della distruzione uno dei propri scopi principali. E pensare >> continua Semi <<che questa comunità umana non era una comunità qualsiasi, ma era quella che in Europa, dal punto di vista della cultura e della scienza, era quella più sviluppata>>. Foto: una lezione di Karl Jaspers all'Università di Heidelberg (Archivio Univ. Heidelberg)
Per Semi si tratta di vedere onestamente la 'shoah' come conseguenza di una forma del pensiero, di una forma particolare di un certo pensiero che nel suo sviluppo conduce ad essa. E' inutile che cerchiamo di pensare, per Semi, che noi siamo diversi da quelli lì, dai nazisti, siamo fatti anche noi della stessa pasta di quelli lì, in realtà siamo fatti degli stessi mattoni. Il problema della distruttività e l'inutilità di pensarla per Semi nasce proprio da questa considerazione: proprio perché tutto ciò che attiene all'umanità non è estraneo a nessuno di noi, ciascuno di noi è continuamente interrogato dall'esistenza di qualcosa che chiamiamo distruttività. Dato che la 'shoah' è un fenomeno talmente complesso ed orribile, Semi si astiene dal poterlo interpretare: da psicoanalista cerca di mettere in luce alcuni elementi di interesse per la psicoanalisi, soprattutto si concentrerà nella sua esposizione su certi processi di pensiero. Di fronte ad un pensiero raffinato, cosciente e razionale spesso si rischia di non percepire il fatto che si tratta di un pensiero sostenuto inconsciamente da una formazione reattiva. La formazione reattiva è quel meccanismo di difesa che trasforma tendenze inaccettabili in altre di segno opposto. Ad esempio, Semi ricorda che il Terzo Reich varò una serie di disposizioni per la salvaguardia dell'ambiente e per la protezione degli animali che per quei tempi erano assolutamente anticipatori. Per Semi, se un pensiero basato sulla formazione reattiva fosse stabile, per quanto possiamo sempre pensare che sotto c'è qualcos'altro, potrebbe essere accettabile sul piano sociale; ma, siccome nelle vicende umane la stabilità non esiste, spessissimo all'interno di un modo di pensare costruito su questo meccanismo di difesa, la formazione reattiva, si insinua proprio ciò che era stato eliminato, rimosso dalla coscienza ed allora il pensiero 'reattivo' non risparmia dal ritorno del rimosso nel rimuovente.
Semi, come esempio di pensiero raffinato ed 'alto' basato sulla formazione reattiva, cita quello di Martin Heidegger.
La grossolanità di certe sue affermazioni, quando ad es. parla della supremazia del popolo tedesco su tutti gli altri o della lingua tedesca come lingua superiore a tutte le altre perché l'unica che potesse permettersi di esprimere pensieri adeguati alla soluzione dei problemi dell'umanità, è da intendersi per Semi come l'espressione di ciò che covava nel suo animo. Illustrazione del libro di GÜNTHER Hans "Rassenfunde des Deutschen Volkes", München, Lehmanns, 1939.
<<Bisogna dire che uno dei difetti della politica del dopoguerra è consistito nel cercare di creare una barriera tra fascisti e nazisti da un lato e cultura e scienza dall'altra>> afferma Semi. Ed aggiunge: <<Si diceva che il fascista non poteva essere colto, che un intellettuale non poteva essere nazista, ed allora, per salvare il pensiero di Martin Heidegger o di Gentile in Italia, bisognava affermare che le opere di costoro non avevano a che fare con le loro scelte politiche. Ora se il pensiero potesse entrare da una parte, e la 'shoah' dall'altra, è come se un solo individuo potesse ospitare due sistemi di pensiero radicalmente differenti>>. Naturalmente, per Semi, non tutti gli intellettuali hanno avvallato questa operazione di scissione: bisogna dare atto a Benedetto Croce che già nel 1934, dopo aver letto il testo della Prolusione Accademica di Heidegger all'inaugurazione dell'anno accademico del 1933 all'Università di Friburgo, non si lasciò ingannare e lo giudicò, in tempi non sospetti, indecente e servile.
Ma l'atteggiamento dominante anche nell'ultimo dopoguerra è consistito nell'evitare di affrontare il dolore legato non solamente al conflitto, ma anche all'esame di realtà, perché la realtà così come può consentire il piacere, dice Semi, può anche provocare il dolore. Il prezzo di questa operazione di evitamento è stato altissimo perché ha portato a recidere dei legami, al rinnegarli in forma mentale, e quindi a rinunciare al comprendere, a tentare di passar sopra a certi particolari sgradevoli. In particolare, si manifestava un legame tra il pensiero ed un campo di concentramento, tra l'esaltazione delle radici e del sangue in una terra e l'espulsione da questa terra, al prezzo di moltissimo sangue, di un intero popolo e di tanti altri che potevano inquinare quella terra e quel sangue.
Per Semi è difficile per noi pensare come una persona che stimiamo, che è intelligente, che produce delle opere importanti, contemporaneamente possa produrre dei pensieri o addirittura dia luogo a delle azioni terribili. Semi cita l'esempio di Ezra Pound che è stato un grandissimo poeta, il quale non solo era un fascista convinto, ma un attivo propagandista del fascismo: partecipava a trasmissioni radio in inglese per convincere gli americani della bontà del regime fascista.
Perfino psicoanalisti tedeschi e svizzeri, persone che non avevano di che temere della propria carriera, diedero il loro appoggio al regime nazista. Semi aggiunge: <<Ci sono passi terribili di Jung in cui egli afferma che forse la nascita del nazismo insegnerà a Freud che l'inconscio ariano è diverso dall'inconscio ebraico, e quindi superiore>>.
Quello che fin qui Semi ha inteso dimostrare, partendo dallo sfondo rituale del ricordare insieme, è che un pensiero cosciente, invitato dal ritorno del rimosso e sostenuto da formazioni reattive che trasformano in pensieri accettabili dei pensieri inaccettabili, possa indurre anche degli ascoltatori, e quindi non solamente i loro fautori, ed anche ascoltatori non sospetti che si collocano cioé su un piano di valori 'elevati', a cercare di scindere il pensiero degli altri, salvando parti buone al prezzo però di denegare il loro collegamento con le parti cattive. Nell'esempio di Heidegger si può cominciare col distinguere il pensiero filosofico da quello politico, cercando di far vedere quest'ultimo come solo legato alla debolezza umana o ai desideri di assecondare il potere, e poi si può ottenere che il pensiero politico è irrilevante per comprendere l'opera filosofica, e a questo punto si è cancellata tutta una parte dell'opera di Heidegger.
Ma per Semi questa operazione è fallimentare e pone le premesse per un ritorno massiccio del rimosso, cioé della distruttività, che si cerca di mettere da parte. In più, questo tipo di atteggiamento mette in luce la componente distruttiva che c'è in ciascuno di noi, perché distrugge l'integrità dell'evento, ad es. l'integrità di Heidegger come soggetto pensante, cercando di salvarne una certa parte. <<Tanto più dobbiamo fare attenzione a questa tendenza a scindere ed a eliminare, quanto più l'elemento 'diabolico' dell'ideologia nazista consisteva proprio in una ricerca di purezza, da ottenersi eliminando l'altro, sentito o costituito come diverso da sé, e quindi pericoloso per sé>> aggiunge Semi. Questa ricerca di purezza si concretizzò in due progetti che solo la sconfitta militare impedì di realizzare: il primo era quello di un grande museo a Praga, dedicato alla scomparsa 'razza ebraica', il secondo invece era il progetto chiamato Lebensborn, finalizzato a selezionare un 'ceppo ariano puro'. Entrambi questi progetti vanno visti asssieme nell'ambito della politica razzista del terzo Reich, poiché erano finalizzati a creare una 'purezza'. <<La scienza, la filosofia, le discipline, tutto quello che chiamiamo LA CULTURA in certe situazioni appaiono superflue. Finita la guerra, anche se Heidegger veniva allontanato per qualche anno dall'Università, non cascava il mondo. Ma per quanto riguarda la SCIENZA, il discorso è stato molto diverso. Della scienza abbiamo bisogno, anche quando non la amiamo. Certamente gli Alleati non amavano gli scienziati tedeschi, durante e anche dopo la guerra, ma chiusero un occhio per potersene assicurare i servizi>> argomenta Semi. La 'shoah' è stata attuata con metodo razionale, c'era dietro uno sforzo scientifico e tecnologico che la sosteneva. E la ragione, la ragione sostanziata dal metodo scientifico, è stata centrale nella 'shoah'. Allora possiamo chiederci a cosa serva la ragione se può essere piegata a realizzare un tale orrore. E tutti i nostri sentimenti 'sanamente narcisistici' che ad es. sono coinvolti nel nostro sentirci capaci di pensare, ecc. vengono umiliati dalla lezione del nazismo, poiché non solo si è dimostrato che la ragione non serva a nulla - constatazione che facciamo quotidianamente quando non riusciamo ad affrontare ed a risolvere razionalmente un problema - , ma che anzi possa essere messa al servizio di altre parti di noi stessi che acquistano il diritto di usare la ragione per asservirla ad altri scopi. In questo, per Semi, sta la differenza tra la 'shoah' e tutti gli altri genocidi e le stragi che sono stati attuati nel secolo scorso. Solo nel terzo Reich si è avuta una programmazione intelligente e razionale, metodica e scientifica, finalizzata ad una soluzione finale che avrebbe dovuto condurre all'eliminazione totale di un popolo. La scienza si basa comunque sull'analisi, sullo spezzettamento, sull'isolamento del singolo fenomeno da studiare e, se possibile. da riprodurre. Per Semi, la scienza consapevole ha sempre la capacità di distinguere tra quello che è l'artefatto di laboratorio e il fenomeno come accade in natura; l'isolamento è sempre necessario alla conoscenza ma non rispecchia fedelmente come si verifica un fenomeno naturale. Se però l'isolamento di un pezzo si accompagna all'eliminazione del resto, si ha un'immagine parziale e falsificata della realtà. La scienza adotta utilmente una tecnica che prende la parte per il tutto, ma lo fa strumentalmente e non pretende comunque di identificare i propri costrutti con la realtà fenomenica. La 'shoah', che come abbiamo visto è stato il prodotto di un 'procedimento razionale' che ha usato metodi scientifici allo scopo però di eliminare un intero popolo, può essere quindi concepita per Semi come il frutto di una distorsione dell'uso del metodo scientifico.
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A
questo punto Semi si pone la domanda da dove provenga la DISTRUTTIVITA'.
Ed ancora prima, se esista una distruttività o se invece la
distruttività sia una conseguenza manifesta di un insieme di
processi psichici prevalentemente inconsci. Queste domande riguardano il
livello della psicologia individuale: bisognerà poi chiedersi come sia
avvenuto il fenomeno sociale del successo di tale tendenza
individuale.
Il primo punto: esiste la distruttività oppure è l'effetto manifesto di una serie di processi psichici prevalentemente inconsci? Semi confessa di essere combattuto nel dare una soluzione a questo problema. Ma il metodo scientifico deve essere pur sempre capace di distinguere le cause dagli effetti. E' l'effetto che ci spinge a ricercare la causa, ma dobbiamo pur sempre stare attenti a non rovesciare i termini causali di un processo. Per quanto riguarda la distruttività, saremmo tentati a pensare che siccome c'è stata la distruzione, c'è la distruttività. Spesso, sostiene Semi, siamo portati a costruire un sostantivo per credere che dietro di esso ci sia una sostanza.
In realtà, puntualizza Semi, quando parliamo di PULSIONE ci riferiamo ad un COSTRUZIONE IPOTETICA NECESSARIA, che non ha mai la possibilità di una verifica diretta nella realtà. La pulsione di morte è sì distruttiva, ma è un modo per rendere pensabile una tendenza generale a ROMPERE I LEGAMI. La pulsione di vita è un modo di teorizzare, al contrario, la tendenza a costruire dei legami.
<<Nel "Disagio della civiltà" (1927) Freud è lì per descrivere questa tela costruita su due tendenze che sono diverse a seconda dell'oggetto su cui si applicano>> precisa Semi. Quindi per Semi conviene seguire la seconda risposta al quesito di cui sopra. Ma, se veniamo al nazismo ed all'idea della purezza, che urgenza c'era alla sua base perché questo ideale abbia avuto conseguenze così mortifere? Il concetto di 'puro' è stato accostato al razzismo da Benedetto Croce nel 1932: "il razzismo è la teoria che esalta le caratteristiche di una razza per mantenerla pura". Poiché anche i genetisti affermano che il 98% del nostro patrimonio genetico è identico a quello dello scimpanze, pensare una purezza del corpo, non contaminato da mescolanze, è un assurdo dal punto di vista scientifico, ma è un pensare un corpo in termini di 'corpo fantasmatico'. Per semi due sono i 'fantasmi' che sottendono l'idea di 'purezza'. Il primo fantasma consiste nell'annullamento della mescolanza dei gameti nella generazione umana, che significa ANNULLAMENTO DEL PADRE che induce mescolanza nel corpo della madre. Il secondo fantasma è che padre e madre devono essere uguali per non mescolarsi e rimanere 'puri', e quindi non rendersi 'impuri' a vicenda. Quindi DINIEGO DELLE DIFFERENZE che spinge a tendenze perverse. Questi fantasmi sono sostenuti, da un punto di vista economico, dalla preminenza di esigenze narcisistiche rispetto a quelle libidico-oggettuali.
L'idea di purezza che dà del piacere ci porta ad indagare il nesso tra corpo e purezza. Il corpo è contemporaneamente una parte di noi ed un nostro oggetto, siamo ed abbiamo un corpo. Il corpo, in altre parole, configura un esterno che fa parte dell'interno. E' un oggetto percettivo, ma anche soggetto della percezione stessa. Esso può avere un ruolo transitivo (grazie all'esperienza del corpo dell'altro) oppure un ruolo affermativo (esperienza del proprio corpo). Eliminando l'altro, avvertito come residuo della completezza del proprio corpo, divenendo autosufficiente, il soggetto finisce per impedire a se stesso il riconoscimento dell'altro. Nel corso dell' adolescenza di un individuo, se ci sono stati problemi di questo genere, per Semi questo è accaduto per una precaria elaborazione del Super-Io. Ci può essere una correlazione tra 'idea di purezza', 'fantasma di uguaglianza dei genitori' e mancata elaborazione del complesso edipico: significativamente, Hitler non ha glorificato (come invece hanno fatto molti dittatori) i suoi genitori forse per occultare, dice Semi, la propria origine da genitori DIVERSI. Tuttavia, opportunamente Semi richiama la necessità che queste ipotesi esplicative psicoanalitiche non possono pretendere di applicare alla realtà sociale la psicologia individuale. In conclusione, <<la nostra ottica psicoanalitica è necessariamente limitata. Altri fattori potenti devono concatenarsi tra di loro per determinare fenomeni sociali e politici così importanti e devastanti come quelli che hanno portato alla 'shoah'. In conclusione, Semi ritorna all'importanza della dimensione del 'ricordo' e dell''affetto' (nel ricordare): << senza ricordo non si dà ragionamento>> afferma <<e senza affetto non si dà possibilità di critica>>.
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l'edizione italiana di: S. Freud e S. Ferenczi, Lettere 1908-1914, Raffaello Cortina Ed., Milano, 1993. E' direttore della
collana "Freud focus" della stessa casa editrice. Ha curato le Opere
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di cui ha anche scritto la Introduzione
(pp.9-46).
E’ autore anche di numerosi
saggi contenuti in libri: (1987). Psiche ed
energia nucleare.
In: Riccardo Calimani,
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bambino disabile e la sua comunità. Marsilio, Venezia. (1995). Psicoanalisi
e conflitto etnico. In: G. Sacerdoti e A. Racalbuto,
(a c. di.) Tolleranza e
intolleranza, Bollati Boringhieri, Torino. (1996).
Il segreto del corpo: la regressione. In: M. Ciambelli, F. Oneroso, G.
Pulli (a c. di), Il segreto e la psicoanalisi, Gnocchi, Napoli. (1996).
Alle fonti dell'ambiguità sterile e di quella creativa. In: Giuseppe
O. Longo e C. Magris, Ambiguità, Moretti & Vitali editori, Bergamo. (1997a). Prefazione
a Correale A. e Rinaldi L. (a c. di) Quale
psiconalisi per le psicosi?, Cortina, Milano. (1997b). Vuol
dire che bisogna sospendere il giudizio Postfazione a: Schön A., Vuol
dire, Bollati Boringhieri, Torino. (1997c). Differenze
teoriche, indifferenza alla teoria, differimento del pensiero. In:
Sacerdoti G. e Racalbuto A. (a c. di) Differenza,
indifferenza e differimento, Dunod, Milano. (1999a). Isteria
e disturbi psicosomatici. (in coll. con Patrizio Campanile) Cap. IV di
: Psicoanalisi e psichiatria a
c. di G. Berti Ceroni e A. Correale, Cortina Editore, Milano. (1999b). Gnoseologia
psicoanalitica e disagio nella civiltà. In: Enigmi
della cultura e disagio nella civiltà a c. di R. Contardi e E.
Gaburri, Boringhieri, Torino. (1999c). Rappresentazioni
della parola, della cultura e
degli affetti in psicoanalisi. In: La
sfida dell’altro a c. di M. Galzigna, Marsilio editore, Venezia. (1999d). Il
sogno altrui: un interrogativo sull’individuo. In: Il
sogno cent’anni dopo a c. di S.Bolognini, Bollati Boringhieri,
Torino. (2003). Illusione e
suggestione. e Illusione e verità:l’onestà intellettuale tra
realtà storica e mito. In: L’illusione: una certezza a c. di
A. Saraval, Raffaello Cortina Editore, Milano. (2004a). L’onestà
intellettuale e il problema della verità tra realtà storica e mito.
In: Verità storica e psicoanalisi, Borla, Roma. (2004b). Trasformazioni
in atto nel soggetto contemporaneo. In: Luderin P. e Boni M. (a c. di)
Foto di gruppo con autoritratto da giovane. Cafoscarina Editrice,
Venezia. (2004c). (con Patrizio
Campanile) Teoria dell’isteria e isteria della teoria. In:
Albarella C. e Racalbuto A. (a c. di) Isteria. Monografie
della Rivista di Psicoanalisi, Borla, Roma.
4. Conferenze e Relazioni a Congressi
(1982). Sentimenti di continuita` e discontinuita` in rapporto ad
immagini di
conoscenza e
di terapia.
Comunicazione al Panel
"Continuita` e discontinuita`
tra aspetti
terapeutici e
conoscitivi in
diverse situazioni
analitiche" -
V Congresso
nazionale della
Societa` Psicoanalitica
Italiana, Roma, 29 maggio - 1giugno 1982.
(1986). Colloquio
e teorie.
Conferenza al
Dipartimento di
psicologia dello sviluppo
e della
socializzazione dell`Universita`
degli Studi
di Padova, 8 novembre 1986
(1987). Ironia e litote
nel discorso
psicoanalitico. Relazione
al Convegno Nazionale "Simbolo tra Pathos
e Logos.
Pato-logia e
logo-patia", 12-13 settembre 1987.
(1988a).
I
sogni di Nabucodonosor.
Relazione al Convegno Nazionale
su "Il
sogno nella Bibbia", 7-8 maggio 1988 (1988b).
Il corpo teorico. Relazione al Convegno "Psicologia
e Medicina", organizzato dall`Accademia Patavina
di Scienze Lettere
e Arti in collaborazione con la Facolta` di
Medicina ed
il Dipartimento
di Psicologia
generale dell`Universita` di Padova; 3 giugno 1988. (1988c).
Cultura
e nostalgia:
l`esilio della
psicoanalisi. Relazione
al Convegno
"Nostalgia, strategia psicoanalitica ed esperienza
estetica", svoltosi a Bergamo il 15 ottobre 1988. (1990).
Liberta` e determinismo in psicoanalisi. Relazione
al Convegno in onore di Cesare Musatti organizzato dal
Dipartimento di
Psicologia Generale dell`Universita` di Padova
e dall`Istituto di
Psicologia della
Facolta` di Lettere
e Filosofia dell`Universita` Statale di Milano il 23 e 24 marzo
1990. (1995). La psychanalyse et l'image de l'Europe. Seminario al Convegno su
"L'Europe e son image" del Laboratoire de Psychologie Sociale de
l'Université de Tours. (1996). Differenze
teoriche, indifferenza per la teoria, differimento del pensiero.
Relazione al III Colloquio psicoanalitico di Venezia della Società
Psicoanalitica Italiana. (1997). Rappresentazioni
della parola, della cultura e degli affetti in psicoanalisi. Relazione
al Convegno "I Linguaggi della follia", Venezia, S.Servolo. (1997). Pensare
il corpo a cent'anni dallo Entwurf.
Relazione al convegno su: "Cent'anni di psicoanalisi: una
riflessione in occasione del centenario della nascita di Cesare Musatti",
organizzato dall'Ateneo Veneto, dal Centro Veneto di Psicoanalisi, dalla
Association Psychanalytique de France all'Ateneo Veneto il 25 ottobre
1997. (1998) La necessité d’un pleonasme
partiel. Conferenza alla Journée Scientifique de l’Association
Psychanalytique de France (APF) sur Trajets
du devenir conscient. Parigi,
dicembre 1998. (1999) Violence,
passion, écriture et théorie. Relazione principale al Congresso
Europeo di Psicoanalisi, Berlino, marzo 1999. (2001)
Malaise
de la Théorisation. Conferenza alla Université Libre de
Bruxelles (8 marzo 2001). (2002)
Il tempo
per sè.
Relazione al Convegno su “Professioni intellettuali e qualità della
vita”, Ordine dei Medici, Palazzo Ducale, 11 maggio 2002. (2002b)
Tornare in un luogo nuovo. Relazione principale al Congresso
Nazionale della Società Psicoanalitica Italiana, Trieste, giugno 2002. (2003 a) Introduzione
all’incontro su “La guerra” organizzato dal CVP, 28 giugno 2003. (2003
b) Essere psicoanalista per me oggi (relazione al CVP del 20
settembre 2003). (2003 c) Inconscio
oggi. Relazione al Convegno del CNP e dell’Istituto di Studi
Filosofici (Napoli, Nov.2003). (2003 d) Crisi della
coscienza e adolescenza attuale. Relazione al Convegno ESU del 19
novembre 2003, Venezia. (2004
b) Teatro esterno e teatro interno. Conferenza del 13 febbraio 2004
al Laurentianum, Mestre. (2004c) Prolegomeni
alla questione del corpo. Conferenza del 15 maggio 2004 all’Istituto
nazionale di training della SPI, Bologna. (2004d) Disagio nella civiltà e scrittura psicoanalitica. Conferenza al Congresso nazionale del 15 settembre 2004 a Trieste per il cinquantenario della Rivista di psicoanalisi. |
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