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Chronology

SOTTO UN MARE TEMPESTOSO.

La storia psichiatrica di Virginia Woolf.

di Malcolm Ingram

(traduzione in italiano di Giuseppe Leo)

 

Introduzione.

 

Virginia Woolf occupa un posto unico, controverso nella letteratura del ventesimo secolo. Fu acclamata durante la sua vita come romanziere e saggista; dopo la morte forse è più apprezzata come scrittrice di diari ed epistolari, nonché come oggetto di biografie, ricordi e tesi di laurea - la cosiddetta industria Bloomsbury. Negli Stati Uniti compare prevalentemente negli studi sul femminismo.

Insieme al marito fu una figura centrale del gruppo di Bloomsbury, che comprendeva scrittori come Lytton Strachey, artisti come sua sorella Vanessa e Duncan Grant, il critico d'arte Clive Bell, e persino un economista, Maynard Keynes, coniugato con una ballerina. Virginia proveniva da  famiglie distinte sia da parte paterna che materna. La prima moglie di suo padre era una figlia di Tackeray. Suo padre, Sir Leslie Stephen, era il fondatore ed editore del Dizionario Biografico Nazionale, era un importante uomo di lettere, ed un noto alpinista. Sua sorella era un artista, un cugino uno dei primi psicanalisti inglesi. Suo marito Leonard, un rispettato giornalista e romanziere di sinistra, non fu eclissato dal suo successo. Insieme fondarono la "Hogarth Press", le cui pubblicazioni comprendevano opere di TS Eliot e la prima traduzione completa delle opere di Freud.

Il gruppo di Bloomsbury, disse Dorothy Parker, comprendeva membri che avevano  Le loro relazioni furono complicate, promiscue, e spesso omosessuali o bisessuali. Essi scrivevano su se stessi e sui loro amici in modo eccessivamente disordinato e circostanziato, dapprima nei loro diari e lettere, poi nelle loro memorie.La stessa Virginia Woolf fu una prolifica corrispondente e scrittrice di diari  per la maggior parte della sua vita, e suo marito pubblicò diversi volumi di memorie.

Di conseguenza, le sue condizioni di mente e di salute nell'arco dei 59 anni di vita sono notevolmente ben documentati. Tuttavia la domanda "Era matta?" ancora preoccupa molti attuali critici letterari. Lei certamente pensava di sì. Nelle sue lettere e nei suoi diari spesso usava la parola, scrivendo in maniera realistica:"quando ero matta". Era una visione condivisa col marito Leonard, con la sua famiglia, e con suo nipote e biografo ufficiale Quentin Bell. I suoi contemporanei, amici e parenti, conoscevano, e registravano la sua instabilità, ed i suoi episodi passati di malattia e di "overdose" non costituivano dei segreti durante la sua vita, o immediatamente dopo il suo suicidio. I più esperti specialisti londinesi furono spesso consultati, la esaminarono e la curarono, e non avevano alcun dubbio che fosse mentalmente malata.

Eppure ancora oggi i critici letterari sono divisi in due partiti. Ci sono quelli che accettano la visione ricevuta da lei stessa, dalla sua famiglia, e dai suoi medici, visione proposta da Quentin Bell, suo nipote, nei due volumi della sua biografia "ufficiale"; e quelli che invece respingono tutto ciò. Questo secondo gruppo comprende critici con vari interessi personali, che credono che sulla base di uno studio della sua vita e della sua opera si possano "capire" i suoi sintomi. Avendo così agito per propria soddisfazione, essi credono di aver giustificato la sua follia. Essi credono che una persona i cui sintomi - o almeno il loro contenuto- possano essere compresi, non è matta. Nei termini di Karl Jasper, essi confondono Verstehen con Erklarung; fallendo nel rendersi conto che capire il contenuto di un sintomo o una malattia psichiatrica non spiega la forma della malattia.

Molte di queste "comprensioni" riguardano la sua storia di abuso sessuale durante l'infanzia, e tentano di correlare ciò con la sua malattia da adulta. Altri, con conoscenza maggiore della letteratura che non della vita o della psichiatria, affermano che lei fosse non del tutto "realmente" malata.

Pochi psichiatri qualificati hanno commentato la sua storia psichiatrica, forse perché trovano ben poco da obiettare nella visione ortodossa che lei soffrisse di psicosi maniaco-depressiva. E con ciò, sebbene alcuni degli eventi datino quasi un secolo, la documentazione incomparabile fornita dalla sola paziente, confrontata colla sua intelligenza, e la sua abilità di trasmettere sottigliezze nell'ambito dei propri sentimenti, illumina sui rapporti tra umore e creatività.

Le fonti originali verranno citate estensivamente. E' sembrato ragionevole prestar fede alle trascrizioni ed ai commenti fatti a quel tempo. Per prendere un solo esempio - suo marito Leonard Woolf, durante la sua (di Virginia, n.d.t.) lunga e grave malattia nel 1915 fece delle annotazioni brevi, criptiche, ma quotidiane sui sintomi ed il decorso. In un'aula di giustizia una tale registrazione, fatta all'epoca dei fatti, avrebbe un gran peso. Ma non per alcuni critici, che dicono che i commenti del marito vanno trattati con cautela a causa di incomprensioni maschili, ed a causa del desiderio del marito, conscio oppure no, di dominare sua moglie. Le note di suo marito e di altri possono essere confrontate, e la loro consistenza può essere valutata.

Non c'è dibattito alcuno a proposito del suicidio di Virginia. Esso si mostrerà utile per cominciare dalla fine della sua vita, poi per andare indietro nell'esame degli episodi più gravi della malattia nel corso della sua vita. In seguito, esamineremo la sua infanzia, la sua personalità, e la storia familiare, al fine di esplorare la loro rilevanza nella sua storia di malattia.