Era una città fenicio punico - romana fondata dai fenici
intorno al 814 a.C. nei pressi di capo San Marco, porto naturale riparato
dai venti, poteva essere raggiunta dalle navi con qualsiasi condizione di
tempo. Sotto i Cartaginesi (509 a.C.) ed i Romani (238 a.C.) la città raggiunse
il massimo splendore. Con la caduta dell'impero romano e le invasioni dei vandali, che
dominavano il mediterraneo gli abitanti di Tharros si ritirarono all'interno e la
città venne abbandonata. Resta un sito molto importante da visitare soprattutto dal
punto di vista archeologico - urbanistico. L'origine dell'abitato è fenicio (VIII sec.a.C.), presso un preesistente insediamento
nuragico
che era posto sul colle a sinistra della strada, detto di Muru Mannu); i fenici utilizzarono
Tharros come roccaforte marittima sulla rotta mediterranea; fu amministrata da sufeti
(magistrati) e commerciò con l'Etruria e la Grecia (la considerazione deriva dalle cospique
ceramiche ritovate); gli scavi per riportare alla luce la città iniziarono nel 1956; ciò
nonostante è evidente che ancora una buona parte dell'insediamento giace sotto la sabbia,
che l'ha ricoperto certamente già pochi secoli dopo l'abbandono.
La città era protetta da mura e si estendeva sul lato orientale della collina che regge
la torre di S.Giovanni, con forma allungata da nord a sud. Dal posteggio si sale per un tratto
di "cardo"(via lastricata) fino alle rovine (a sinistra, tombe a sarcofago semisepolte nella
sabbia e pochi resti dell'acquedotto). Risalendo il colle Muru Mannu nel Cardo Maximus, la
via d'accesso principale alla città, lastricata di basalto e con canale di scolo delle
acque in ottimo stato di conservazione, si raggiunge il tempio di Demetra e Core e il
tophet punico, l'area per i sacrifici dei giovinetti e degli animali, tipico rito della
religione di quel popolo, presso le mura (spesse 6m.,V-IV sec.a.C.) della città, dove si
vedono due splendide porte d'accesso al fossato, a sua volta difeso da mura in basalto,
utilizzato successivamente come necropoli in età romana imperiale, tombe a sarcofago
e a cupa (in muratura), queste ultime molto belle e ben conservate.
Raggiungendo il settore centrale degli scavi, si incontrano case punico-romane, tabernae
(botteghe) e il tempio punico delle semicolonne (IV-II sec.a.C.) che è un esempio unico
nel suo genere; era dotato di cisterna per l'acqua e costituito da un sacello e un'edicola
(scomparsa); con materiale di spoglio vi si sovrappose successivamente un tempio romano
(età tardorepubblicana). Presso il mare si trovano le terme I (II sec.d.C.) o piccole terme,
in parte trasformate in chiesa cristiana nei secoli successivi. Oltre le cisterne diventate
nell'alto medioevo aree cimiteriali si trova il bel battistero precristiano (VI sec.), di cui
si nota la fonte esagonale, in basalto.
Costeggiando la riva del mare superando due colonne con capitelli di età augustea ed una
bella piazza lastricata di trachite, troviamo le terme II o grandi terme, le più
importanti della città, riutilizzate come cimitero in età medioevale; erette sotto
l'imperatore Settimio Severo, constano di apodyterium (spogliatoio), un vasto frigidarium
con una piscina rettangolare e una semicircolare, un tepidarium e tre calidaria. Poco più
distante delle terme si trova il piccolo tempio detto delle iscrizioni puniche
(sorto nel III sec.a.C.,fu modificato in età romana imperiale), dove era custodito
un cospicuo tesoro sacro.
Situata presso l'abitato di San Giovanni e presso le rovine di Tharros, la piccola e
bianchissima chiesa è una delle testimonianze del passaggio dei bizantini in Sardegna,
tra il VI e l'VIII secolo. La struttura esterna, a croce greca, è del VI secolo, mentre
l'interno fu terminato attorno al Mille.