Biblioteche pubbliche sul Web

 

Fra i compiti della biblioteca pubblica in Internet c'è quello di costituire da

servizio di snodo tra globalismo e localismo: non solo quindi accesso locale

alla rete mondiale, ma strumento di valorizzazioni delle specificità locali.

Susanna Giaccai

 

La costruzione di ipertesti inrete è una operazione piuttosto

semplice che consente di organizzare la propria informazione

interna in modo facilmente consultabile da parte dell'utente

Susanna Giaccai

 

Durante il convegno «La biblioteca pubblica all'ingresso del XXI secolo. Nuovo ruolo e nuovi servizi», tenutosi alla biblioteca comunale di Bagno a Ripoli il 26 e 27 Marzo 1999 sotto il patrocinio della regione Toscana e del comune di Bagno a Ripoli, l'intervento di Riccardo Ridi ha sottolineato in particolare quanto Internet stia divenendo uno strumento di lavoro e di ricerca di rilevanza sempre più marcata e soprattutto di mediazione dei flussi informativi. Si rende sempre più evidente, dunque, il ruolo attivo che dovrebbero assumere le biblioteche pubbliche, non solo come luoghi in cui è possibile accedere alla consultazione di Internet (ruolo sempre più scontato) ma come soggetti principali della rete in qualità di gestori dell'informazione. La tendenza deve essere dunque quella di focalizzare l'attenzione sui criteri di gestione e costruzione dei siti Web al fine di fornire un servizio utile. Le biblioteche cioè dovrebbero segnalare informazioni pratiche attinenti al loro esercizio e alla realtà cui sono legate e, soprattutto, costituirsi quali portali d'accesso verso altre fonti d'informazione, o indirizzi scelti di particolare rilievo (per esempio di formazione professionale, di legislazione, ecc.), e fornire repertori, anche ragionati, di links. La biblioteca dovrebbe svolgere infine, con le tecniche adeguate, i compiti che sono propri di un Virtual reference desk.. Nell'intervento che segue, Riccardo Ridi affronta nello specifico alcuni concetti chiave dei nuovi indirizzi orientati alla telematica delle biblioteche.

 

[1] Globalismo.

 

Può sembrare paradossale, ma sono proprio le piccole biblioteche di ente locale quelle che dovrebbero con maggiore urgenza affrettarsi a collegarsi a Internet. Per esse investire le risorse economiche e umane necessarie per tale collegamento sarà sicuramente un affare ottimo e in proporzione più conveniente che per le grandi biblioteche universitarie e nazionali, perché:

 

a) la quantità di documenti e dati di cui si accresce l'offerta informativa fornita agli utenti è in proporzione tanto maggiore quanto più è ridotta la collezione dei documenti posseduti localmente.

 

b) le informazioni disponibili gratuitamente in Internet sono in gran parte più adatte per servizi informativi di base che per biblioteche di ricerca, che sfruttano maggiormente cd-rom e banche dati commerciali in linea di taglio accademico.

 

c) il bibliotecario che lavora da solo ha più bisogno degli altri di sentirsi parte di una comunità professionale, anche virtuale, di colleghi con cui confrontare non solo tecniche ma anche valori. Le risorse professionali disponibili in rete, e in particolare le liste di discussione come AIB-CUR, possono aiutarlo a raggiungere questo obiettivo.

 

[2] Localismo.

 

Se, invece di duplicare in tanti gli stessi sforzi, le biblioteche si spartissero in modo più razionale le informazioni da offrire sul Web, collegando insieme tutti i piccoli tasselli, emergerebbe un quadro complessivo molto più utile e completo di quello attuale. Ad esempio, la biblioteca digitale di cui tanto si parla sorgerebbe molto più facilmente nel nostro paese se ogni piccola biblioteca cominciasse a sperimentare la digitalizzazione e la pubblicazione su Web dei suoi fondi di interesse locale, piuttosto che aspettare qualche gigantesco progetto globale, nazionale o europeo.

 

[3] Incunaboli Web.

 

Imparare a scrivere in HTML è abbastanza semplice e alla portata di ogni bibliotecario, soprattutto se ci si concentra sui contenuti informativi e la loro strutturazione piuttosto che sugli spesso inutili se non addirittura fuorvianti gadgets multimediali. Più difficile imparare a scrivere dei buoni ipertesti, comprensibili sia dagli utenti locali che da quelli remoti e capaci di sfruttare tutte le potenzialità di un nuovo medium come il Web. La maggior parte dei 'webbibliotecari' in circolazione sono degli incunaboli, ancora troppo dipendenti dal modello culturale del depliant o dell'affissione cartacea. L'impressione è confermata dall'analisi di 85 siti bibliotecari lombardi (di cui 17 di ente locale) che ho recentemente censito per conto della Regione Lombardia <http://www.cultura.regione.lombardia.it/regsrc/cens.htm>.Ecco alcuni esempi tratti dal censimento, di prossima pubblicazione:

 

•Il 40% dei siti non indica la data di aggiornamento. 11 siti, ormai probabilmente abbandonati, risultano non più aggiornati dal 1997. In controtendenza le biblioteche di ente locale: ben 14 su 17 (82,3%) indicano la data di aggiornamento, che oscilla fra agosto 98 e gennaio 99, con un solo caso risalente al gennaio 97.

 

•Solo 69 siti (81,2%) indicano l'orario di apertura della biblioteca. Dato sostanzialmente positivo, anche se risulta strano che quasi un quinto delle biblioteche (nessuna delle quali di ente locale) non inserisca sul proprio Web un dato particolarmente adatto per questo tipo di medium come l'orario di apertura.

 

•23 siti (27%) includono informazioni su prestito interbibliotecario e fornitura documenti attivi, mentre 14 (16,5%) le includono su quelli passivi. L'inversione dei dati rispetto a quanto ci si sarebbe potuti aspettare (il Web sembra fatto apposta per far sapere alle altre biblioteche le nostre condizioni per l'invio di nostri documenti) la dice lunga sull'ancora lenta assimilazione da parte delle nostre biblioteche della novità costituita da questo strumento di comunicazione. Invece di usare il Web per comunicare agli utenti remoti (che non so chi siano e quindi non posso raggiungere diversamente) cosa devono fare per ottenere i miei documenti, lo uso prevalentemente per comunicare agli utenti locali (noti e raggiungibili facilmente anche con altri strumenti) cosa devono fare per ottenere documenti di altre biblioteche.

 

•Solo 15 siti (17,6%) offrono informazioni sul servizio di accesso a Internet per gli utenti locali. Stranamente carente questo tipo di informazione, visto il particolare campione di biblioteche esaminate, che dovrebbero tutte avere notevole dimestichezza con la rete.

 

•Solo il 57,6% dei siti che offrono l'accesso ad un opac, singolo o collettivo, include informazioni su tale catalogo. Pochissime biblioteche indicano cosa effettivamente contenga l'opac, e in particolare da quale anno si è cominciato ad utilizzarlo per la catalogazione corrente.

 

•Pochissimi (9 pari al 10,6%) i siti con links a fonti Internet per lo staff, quasi esclusivamente di ambito biblioteconomico. La scarsità denuncia anche in ambiente Web il blando interesse per l'aggiornamento professionale riscontrabile in molte biblioteche reali.

 

•Solo 15 siti (17,6%) forniscono links al contesto territoriale, ma il dato migliora vistosamente concentrandosi sulle biblioteche di enti locali: 13 su 17 (76,5%).

 

•18 (21,2%) i siti con un contatore di accessi (particolarmente popolare fra le biblioteche di ente locale, che lo includono in 12 casi su 17, pari al 70,6%), ma solo 13 (15,3%, tutte universitarie) forniscono più articolate statistiche

 

•Nessun sito fornisce l'accesso a un archivio delle vecchie pagine. Anche questa carenza è particolarmente grave in un ambiente professionale che vede nella conservazione dei documenti uno dei propri cardini.

 

Riccardo Ridi

 

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