Chiedi alla polvere

Nell'immaginario collettivo, un archivio, inteso nel senso tradizionale del termine, si configura di solito come un ammasso di carte polverose, che ingombrano inutilmente locali che potrebbero meglio esser destinati ad altri usi. E l'archivista è per lo più assimilato a una figura di anziano e noioso custode di queste carte o a una vestale gelosa del sacro fuoco, generalmente infastiditi dai ricercatori e tanto più dai cittadini comuni, che vengono a turbare la loro quiete chiedendo di consultare i preziosi materiali di cui solo le loro esperte mani sono degne. Proprio per sfatare questa concezione, che vede l'archivio come qualcosa di statico, e fare in modo che le carte rimangano 'vive', toccate da nuove mani e lette da nuovi occhi, è necessario promuovere gli archivi e, la miglior fonte di promozione, è la conoscenza di quello che vi si conserva. Per questo bisogna che gli essi siano dotati di quelli che in gergo si definiscono strumenti di corredo e che altro non sono che gli inventari.

Da tempo la Provincia di Firenze accoglie nella sua collana "Cultura e Memoria" gli inventari degli archivi di enti locali. Molti dei comuni dell'area fiorentina con i quali la Biblioteca di Sesto collabora, per i progetti di cooperazione fra biblioteche e valorizzazione del patrimonio archivistico, avevano già provveduto in questo senso. A Sesto invece, un inventario davvero degno di questo nome, che fosse un punto di riferimento, un prezioso strumento di lavoro per i ricercatori ma anche per i cittadini interessati a vario titolo alla storia della città, mancava. Così, mettendo a frutto il mio vecchio diploma di archivista, conseguito nel lontano 1980 presso l'Archivio di stato di Firenze, ho pensato che fosse giunto il momento di colmare questa lacuna.

Dato che la parte più antica dell'archivio storico, quella preunitaria, è conservata presso la Biblioteca pubblica dove lavoro, ho iniziato nel periodo estivo, quando la pressione del lavoro quotidiano si allenta, ad inventariare queste antiche carte. Riordinare un archivio è un po' come fare un puzzle, uno di quei puzzle con tanti pezzi. Dapprima non si sa da che parte cominciare, poi si dividono i pezzi per colore, per forma, si incastrano piano piano l'uno dopo l'altro e alla fine, come per magia, il quadro si completa. In un archivio i pezzi si ordinano cronologicamente ed in relazione all'ente che li ha prodotti. È quindi necessario conoscere la storia delle antiche istituzioni che si sono avvicendate sul territorio e la complessa organizzazione periferica dello Stato toscano.

L'archivio preunitario del comune di Sesto Fiorentino conserva i documenti dal 1400 fino all'Unità d'Italia. Una fonte per la storia della comunità, di primaria importanza, ma spesso di difficile consultazione. Predisponendo l'inventario dell'archivio, pubblicato dalla casa editrice Olschki, l'obiettivo principale è stato quindi quello di realizzare uno strumento di lavoro per agevolare le ricerche degli studiosi e anche di tutti i cittadini curiosi della storia e delle tradizioni locali. Vi sono puntualmente descritti gli atti della Lega, poi Comunità, di Sesto (1446-1808), del periodo francese Mairie (1808-1814), della Comunità dalla Restaurazione all'Unità d'Italia (1814-1865) ed anche alcune carte della Podesteria, che sono nella quasi totalità depositate presso l'Archivio di Stato di Firenze. A questi si aggiungono due archivi aggregati: uno dell'Opera di S. Maria delle candele (1493-1876), che aveva il compito del mantenimento della fabbrica della pieve di S. Martino a Sesto e dell'assegnazione delle doti alle fanciulle bisognose, l'altro delle Deputazioni dei fiumi, poi consorzi idraulici (1784-1932), predecessori del Consorzio speciale di bonifica della piana di Sesto, tuttora esistente. Documenti quest'ultimi, del tutto inesplorati e di grande rilievo per lo studio di questa parte del territorio sestese da sempre oggetto d'interesse.

Nel volume l'analitica descrizione delle unità archivistiche è preceduta da una ricca introduzione, che illustra le vicende storiche che le carte hanno subito nel tempo fino ad assumere l'assetto attuale, e studia le relazioni con le strutture istituzionali che le hanno prodotte, senza mai perdere di vista il complesso quadro dello Stato toscano. Con particolare attenzione viene ricostruito lo stretto legame con la Cancelleria di Fiesole, presso il cui archivio gli atti della Comunità di Sesto furono conservati fino al 1866. Solo in quest'epoca, infatti, con l'entrata in vigore della legge per l'unificazione amministrativa del 1865, furono definitivamente abolite le Cancellerie e trasferiti nelle relative sedi municipali i documenti delle varie comunità che avevano fatto parte di quella circoscrizione. Tornarono così a Sesto, come già era avvenuto transitoriamente nel periodo francese, i documenti conservati presso la biblioteca e descritti nel volume in esame.

Tuttavia l'inventariazione dell'archivio storico non sarebbe completa senza le carte che compongono il cosidetto archivio postunitario, cioè i documenti dal 1865 al secondo dopoguerra. Il prossimo traguardo da raggiungere a breve scadenza è infatti la pubblicazione, nella stessa collana e per i tipi dello stesso editore, dell'inventario dell'archivio postunitario al quale già da tempo sta lavorando, da me coordinata, una borsista esterna con la supervisione della Soprintendenza archivistica. Così, finalmente dotato di efficaci strumenti di ricerca, l'archivio potrà conquistare nuovo pubblico: non solo i ricercatori e gli studenti universitari da sempre fruitori degli archivi, ma anche gli studenti medi per i quali si possono individuare speciali percorsi didattici, come già nel 1996 in occasione della mostra Possidenti, contadini, artigiani che, attraverso i materiali degli archivi storici comunali, ricostruiva uno spaccato della popolazione fra Settecento e Ottocento. E la sfera di utilizzazione dei documenti d'archivio pùo essere ulteriormente allargata agli scrittori, agli artisti in genere. Quanti romanzi, quanti testi teatrali si ispirano a carte d'archivio? Basti pensare ad alcuni classici come Hugo, Stendhal o anche a scrittori contemporanei come la Yourcenar e Sciascia, ma senza andare troppo lontano anche gli attori del teatro della Limonia, in occasione dell'inaugurazione di piazza Ginori, hanno tratto una piece teatrale da un'antica petizione popolare conservata in archivio. Molteplici sono quindi le possibilità di interazione con altre realtà, basta saperle individuare e superare i problemi di gestione che alle volte restringono il campo di azione degli archivi.

Sara Pollastri

 

 

Sara Pollastri è bibliotecaria presso la Bilioteca Pubblica di Sesto Fiorentino. Archivista, ha curato per l'editore Olschki il volume L'archivio preunitario del Comune di Sesto Fiorentino, Firenze, 1999.

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