Rete Lilith. La telematica per gli archivi storici delle donne e il software Isis/Arka

 

Nel femminismo italiano e internazionale è sempre stato vivo e articolato il dibattito sui temi della storia e della memoria, che ha attraversato i confini delle discipline storiche e si è intrecciato strettamente con la discussione politica, specialmente nel corso degli anni Ottanta. Queste tematiche hanno alimentato il contemporaneo 'movimento dei centri', la nascita, cioè, dalla fine degli anni Settanta in poi, di numerosi centri delle donne in città grandi e piccole. Essi sono stati eredi e continuatori, in forme diverse tra loro, e rispetto al passato, delle energie politiche e pratiche del femminismo

I centri oggi sono una realtà importante, estremamente variegata: ci sono librerie, riviste, associazioni, centri di studio di dipartimenti universitari, cooperative di ricerca e di lavoro, biblioteche, case antiviolenza, associazioni storiche, ma rinnovate, come l'Udi, associazioni interculturali per donne immigrate, Ong; e, collegati in vario modo alle istituzioni pubbliche, centri donne di comuni grandi e piccoli, comitati di pari opportunità.

Questa rassegna, per quanto incompleta, dimostra la flessibilità e creatività organizzativa delle donne, che ha permesso di attraversare gli anni del 'grande freddo' e di mantenere una vivace e autonoma presenza politica e culturale.

Una delle 'invenzioni' dei centri, contestuale allo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche e telematiche, è stata la creazione della Rete Lilith, formalizzata come associazione di associazioni nel 1993, ma attiva in Italia dagli anni Ottanta. La Rete è una struttura nuova, non gerarchica, elastica quel tanto da permettere l'espressione in autonomia di ogni realtà, nata con lo scopo di coordinare e mettere in relazione persone e iniziative, potenziare risorse, accrescere visibilità e influenza. Le sue attività hanno prodotto come risultati la base dati bibliografica su cd-rom e telematica, che cataloga le pubblicazioni delle donne, ospitata dal Serverdonne , il Thesaurus Linguaggiodonna, la cooperazione in progetti europei, l'attività di formazione di base su discipline biblioteconomiche, documentalistiche ed informatiche.

Reti della memoria

Nell'ambito di questa realtà è nata la riflessione sulla 'vocazione archivistica' dei centri come luoghi di raccolta e conservazione ed enti custodi delle testimonianze del movimento delle donne, e di singole donne, e come autori di una ricca produzione documentaria.

Un gruppo di lavoro su queste tematiche nasce nella Rete nel 1994, e conclude nel 1996 un primo censimento del posseduto documentario dei centri della Rete stessa e di altri enti conosciuti. I risultati della ricerca sono pubblicati nel volume Reti della memoria. Censimento di fonti per la storia delle donne in Italia, a cura di O. Cartaregia e P. De Ferrari, Genova, CDLC - Rete Lilith, 1996, che contiene anche alcuni interventi di archiviste e storiche (Linda Giuva, Lucia Motti, Roberta Fossati, Fiorenza Taricone e altre) sui problemi delle fonti delle donne negli archivi. Le aggregazioni documentarie censite allora (circa 80) si presentavano in una varietà di tipologie di cui le più comuni erano:

1. Fondi o sezioni di fondi d'archivio in senso proprio, sia di singole donne sia di associazioni e gruppi tuttora esistenti.

2. Raccolte documentarie, di audioregistrazioni e videoregistrazioni, di fotografie e manifesti, anche frutto di ricerche specifiche .

3. Archivi di gruppi e collettivi femministi, attivi negli anni Settanta, versati direttamente dalle autrici ai Centri delle donne nati in seguito, perché li conservassero e li rendessero consultabili. Sono ora fondi aggregati a quelli propri degli enti che li conservano, anche se in certi casi si sono verificati confusione e mescolamento di documenti; l'ordinamento di questi fondi o spezzoni è talvolta cronologico, talvolta tematico o per tipologie documentarie. Sono assenti in genere documenti di tipo amministrativo, e rare sono le carte private.

4. Un'altra tipologia, che non tratteremo in questo scritto, è rappresentata dagli archivi delle associazioni storiche delle donne, sia di quelle del primo novecento (CNDI, FILDIS, Unione femminile) che del secondo dopoguerra (UDI, CIF), che hanno caratteristiche diverse e diverse vicende di conservazione e fruizione .

Le vicende storiche delle aggregazioni femministe si riflettono sulle modalità di produzione, tipologia e ordinamento dei documenti che si sono conservati. La fitta trama di relazioni, fusioni e scissioni, nascite e dissoluzioni dei collettivi femministi italiani, l'influenza di alcuni centri di elaborazione politica (Milano, Roma, Padova, etc.) testimoniata dalla diffusione capillare di alcuni documenti chiave, la presenza di documenti europei e americani, tradotti o in lingua, il rapporto inscindibile tra fondi personali e fondi di collettivi, e tra fondi documentari e collezioni bibliografiche, caratteristiche che accomunano gli archivi delle donne a quelli di altri movimenti politici contemporanei, non facilitano la loro descrizione secondo le categorie archivistiche tradizionali. Inoltre, sotto il profilo del 'contenuto' e della 'forma' dei documenti, il femminismo ha trasformato profondamente il linguaggio e l'espressione simbolica delle donne, con l'introduzione di parole inconsuete in certi campi, soprattutto di contaminazioni tra parole del privato e del pubblico, tra parole del corpo e della cultura, e di neologismi che rappresentano realtà e modi di essere nuovi per le donne. L'attenzione concentrata sul tempo presente e il rifiuto di organizzazioni strutturate ha prodotto documenti di difficile datazione e localizzazione, tipologie documentarie ibride, contaminanti generi e stili espressivi diversi.

Il punto di vista di genere

I documenti del femminismo quindi, per essere valorizzati come fonte per la storia dei movimenti politici recenti e per la storia delle trasformazioni sociali, vanno trattati intersecando le acquisizioni delle discipline archivistica, documentalistica e bibliotecaria. Le stesse discipline vanno utilizzate mantenendo fermo un solido 'punto di vista di genere', che si è definito come un atteggiamento critico verso la presunta 'neutralità' di linguaggi tecnici e specialistici (ad esempio, le tecniche di soggettazione e indicizzazione), che cancellano la specificità sessuata femminile in categorie in realtà maschili, ma con pretesa di valenza 'neutra' universale .

Anche la teoria archivistica si presta a spunti molteplici di critica e di riflessione . Negli archivi, pubblici e privati, antichi e moderni, è difficile rilevare la presenza femminile. Raramente il ricercatore o la ricercatrice trova indici o altri strumenti che tengano conto della sessuazione dei generi; la presenza di carte femminili all'interno dei fondi non viene segnalata; l'intestazione delle unità al «nome del personaggio più famoso» (padre, marito, maestro) oscura i contributi delle donne; i loro stessi nomi e cognomi subiscono oscillazioni e incertezze anche nei documenti originari, nelle genealogie, raramente risolti in «liste d'autorità» che permettano identificazioni più certe. Queste e altre difficoltà sono dovute alle ricerche ancora troppo limitate sulle fonti femminili negli archivi storici, e scontano il sessismo patriarcale di tutta una cultura millenaria (di cui gli archivi sono l'ovvio riflesso).

Peraltro gli archivi, specificamente i femminili, patiscono spesso un penoso stato di incuria, se non di distruzione vera e propria a causa di abbandoni, trasferimenti, perdite, per la scarsità delle risorse materiali e, talvolta, della sottovalutazione della loro importanza storica.

Una nuova mentalità

Il lavoro della Rete si propone di creare una sensibilità specificamente archivistica e una cultura di base adeguata nei confronti delle fonti documentarie di cui i Centri sono autori e depositari . Per molti anni, finora, la mentalità prevalente è stata quella del Centro di documentazione: il documento viveva solo nell'oggi, e valeva solo per il suo contenuto intrinseco. Acquisire una sensibilità archivistica significa capire il valore informativo del contesto storico, geografico, cronologico di creazione del documento, del legame che in un archivio vincola i documenti tra loro, e li rende significativi al di là del loro contenuto (ma senza per questo svalutarlo); significa anche avere una diversa consapevolezza nei confronti della propria o altrui produzione: l'archivio corrente non è solo un deposito di carte, da far fuori il più presto possibile quando non servono più; si tratta di fare selezione e scarto con criterio, ponendosi dal punto di vista di chi, in un futuro anche lontano, potrà interrogare quella documentazione (forse unica superstite testimonianza di un aspetto della nostra vita presente). Come pagavano la luce e il telefono i collettivi femministi dei primordi? Dove trovavano i soldi per il ciclostile, la carta, i viaggi? Risposte che possiamo dare quasi solo attraverso le fonti orali, perché negli archivi troviamo un gran numero di volantini e manifesti politici, ma nessuna fattura commerciale. Considerando significative queste assenze, così come la presenza di documentazione sostanzialmente pubblica, abbiamo delle conferme o disconferme dell'idea che le femministe avevano di sé, del rapporto con il tempo, con il passato e con il futuro, con il pubblico e il privato; possiamo scavare più a fondo nella nostra storia.

L'applicativo Arka

Uno strumento importante, al pari della formazione archivistica, è il software per la descrizione informatica del materiale d'archivio. In questi anni il gruppo di lavoro, con il contributo specifico di Graziella Casarin, ha prodotto ARKA, applicativo del software di information retrieval CDS/ISIS, distribuito dall'Unesco e molto diffuso in biblioteche e archivi di tutto il mondo. ARKA esiste nella versione per Isis/Dos e, recentemente, per Windows (Winisis).

Sulla base delle indicazioni contenute nelle ISAD (International Standard of Archival Description) e della letteratura di riferimento , e tenuto conto delle caratteristiche tecniche del software in dotazione, ci siamo orientate verso un modello di descrizione 'a livelli', che presentasse caratteristiche di flessibilità e facilità di impiego, in relazione a materiali anche molto eterogenei.

ARKA consente una descrizione informatizzata dei fondi di archivio, articolata su sette (possibili, non obbligatori) livelli gerarchici, dal fondo alle serie (e sottoserie), alle unità archivistiche (e sottounità) alle unità documentarie, collegati automaticamente tra di loro mediante un sistema di codici. Tre maschere per l'inserimento dati consentono una descrizione appropriata per ogni livello, evitando la ridondanza, e permettono l'accesso ai fondi e alle sottounità attraverso molteplici chiavi. I documenti singoli possono essere descritti a loro volta per mezzo di tre specifiche maschere, per manoscritti o inediti, per monografie o NBM, per spogli di periodici. Si sta pensando a nuove maschere, per fotografie, per grafiche e per audiovisivi, tutti materiali, questi, frequenti negli archivi. È possibile svolgere ricerche su un singolo fondo, oppure trasversalmente in tutta la base dati.

Le informazioni si distribuiscono su tre aree:

1. Area dell'identificazione dell'unità di descrizione: campi che consentono l'accesso per denominazione dell'unità, per provenienza, arco cronologico, localizzazione dell'archivio e così via.

2. Area del contesto: nota storica, nota biografica, ordinamento, consultabilità, mezzi di corredo, ecc.

3. Area del contenuto semantico: abstract o sommario, parole chiave (del Thesaurus Linguaggiodonna), e indici di nomi di persona, ente, luogo geografico, cronologici. La descrizione semantica è usata solo per le serie, le unità archivistiche e i documenti.

Arka per Winisis

La versione di Arka per Windows presenta un'interfaccia utente completamente rinnovata. I formati di visualizzazione sfruttano molte delle nuove funzioni di Winisis, soprattutto quelle che permettono di stabilire links tra i records.

I codici univoci, che creano la struttura logica gerarchica di Arka, permettono, partendo da un record di qualunque livello, di passare alle unità superiori o inferiori con un clic del mouse.

Sul display vengono visualizzate automaticamente le denominazioni delle unità 'contenenti' quella descritta nel record, e le denominazioni (o titoli) di quelle immediatamente 'contenute'. Cliccandole, si apre il record corrispondente; da questo si può continuare a sfogliare il fondo, o ritornare al record precedente. Il fondo diviene pertanto completamente navigabile come un ipertesto. Questa possibilità è funzionale alla consultazione di un fondo d'archivio, perché rende percepibile in modo intuitivo la sua organizzazione logica in unità 'contenenti' e 'contenute', disposte in vari livelli. Inoltre permette di accedere alle informazioni registrate nei livelli più generali, o viceversa di 'aprire' una unità e 'vedere' cosa contiene, anche senza dover passare alla interrogazione con le funzioni di ricerca.

Un'altra delle nuove opzioni di Arka per Winisis è quella di poter allegare ai records, files prodotti in qualunque formato (testi, immagini, audio, video e così via). Il file può essere anche un indirizzo Internet, verso cui viene lanciato il collegamento; la rete diventa quindi una possibile immensa risorsa di materiali da allegare ai records del database, con moltiplicazione delle potenzialità informative.

Conclusioni

Le descrizioni informatizzate degli archivi e i siti Internet dove risiedono basi dati e altre risorse informative sta creando un nuovo tipo di strumento di corredo, che si affianca ai tradizionali: guide, inventari, indici, repertori e così via.

ARKA è insieme una guida ai fondi d'archivio, ognuno descritto nel suo contesto di provenienza. È un inventario, sommario o analitico, a seconda del livello di descrizione che si applica; si può stampare e sottoporre a editing secondo ogni esigenza, ed è un data base, che consente ricerche per ogni tipo di accessi, comprese parole chiave per il contenuto semantico dei documenti e indici di vario tipo. ARKA si affianca ad altri database archivistici, rispetto ai quali presenta il vantaggio di una grande potenza e velocità di ricerca, e della possibilità di essere personalizzato a piacere dagli utenti, secondo le esigenze di descrizione dei propri archivi. L'obbiettivo, per il prossimo autunno, è di pubblicare sul Cd-Rom e in Internet una prima base dati archivistica, che raccolga i fondi di alcuni centri che già stanno lavorando con Arka; ma l'ambizione è costruire una rete telematica di archivi delle donne, favorire le ricerche storiche, mettere in comune e sviluppare strumenti, linguaggi, saperi, conoscere donne di altre culture e tradizioni, trasmettere conoscenze e coscienze alle nuove generazioni.

Paola De Ferrari

 

Paola De Ferrari, genovese, ha lavorato per molti anni nel settore librario. Attiva dall'inizio nel movimento delle donne, fa parte oggi della Rete Lilith, di cui coordina il gruppo di lavoro sugli archivi. Si occupa anche di formazione. Ha curato con Oriana Cartaregia nel 1996 il libro Reti della memoria. Censimento di fonti per la storia delle donne in Italia. Frequenta la scuola d'archivio dell'Archivio di stato di Genova.

 

 

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