Emile
Zola
(1840-1902) fu il principale esponente del Naturalismo
francese. La sua prima opera naturalista è Thérèse
Raquin (1867), un romanzo che suscitò molto scandalo alla sua
pubblicazione e nei confronti del quale la critica rivolse pesanti e
velenose accuse. E’ la storia di una donna, Thérèse, che
insoddisfatta del marito, debole e malaticcio, spinge l’amante a
ucciderlo, gettandolo nel fiume. I due assassini però, ossessionati dal
loro atto efferato, si tolgono la vita.
Fra
il 1871 e il 1893 compose la sua maggiore opera, il ciclo dei Rougon-Macquart, storia naturale e sociale di una famiglia sotto il
secondo impero, venti romanzi nei quali,
analizzando le vicissitudini di diversi
membri di una famiglia radicati in vari strati sociali, fornisce una
panoramica della società francese di fine ‘800, con una precisa e
particolareggiata ricostruzione di spazi, costumi e modi di vivere,
riguardanti vari tipi di ambienti: mondani, aristocratici, politici,
artistici, letterari, del teatro, del giornalismo, i sobborghi, i
mercati generali, la Borsa, le campagne e le miniere. L’atteggiamento
ideologico di Zola in questi romanzi è da un lato violentemente
polemico e critico verso la corruzione e l’avidità dei ceti dirigenti
e verso l’ottusità interessata della piccola borghesia, dall’altro
pieno di interesse per i ceti subalterni, operai, artigiani, contadini,
di cui sono denunciate con vigore le condizioni subumane di vita. Egli
non idealizza gli ambienti popolari, anzi ne riproduce anche gli aspetti
più ripugnanti e fu questo che gli assicurò fama e ricchezza anche se
attraverso lo scandalo suscitato tra i moralisti e i benpensanti.