L’ARCO DI TRASLAZIONE

 

Roberto Martina, DDS

Sergio Paduano, DDS

JCO Nov 1997  Vol.XXXI  Num. 11

 

 

  La posizione finale degli incisivi superiori è critica per la funzione, l’estetica e la stabilità. Sfortunatamente, il movimento corporeo è difficile da ottenere con una retrazione su arco continuo a causa dell’insufficiente rapporto tra forza e momento della forza. In più, forze e momenti uguali ed opposti si scaricano sui denti adiacenti e sono spesso sovrastimati dai clinici.

  La segmentazione dell’arco può produrre un ottimo momento anteriore e una distribuzione delle forze più desiderabile tra i segmenti anteriore e posteriore dell’arcata mascellare. Tuttavia, quando si attiva il torquing sull’arco segmentato con un momento radicolo-palatale, si verifica una forza estrusiva come effetto collaterale indesiderato. La conseguente chiusura del morso è specialmente indesiderabile quando necessita l’intrusione degli incisivi inferiori contemporaneamente alla chiusura dello spazio anteriore.

  Questo articolo descrive un tipo di arco di utilità che può essere usato in Bioprogressiva o tecniche similari per retrarre gli incisivi superiori e simultaneamente torcarli e intruderli – o controllarne l’estrusione.

 

Il T.R.U.A.

 

  L’arco di traslazione è realizzato in TMA .016”x.022” per gli attacchi con slot .018”. Questo filo in beta-titanio possiede un modulo di elasticità che è circa due-quinti di quello di un filo in acciaio delle stesse dimensioni. Il basso modulo di elasticità implica tre vantaggi clinici:

  1. Ottimo range di lavoro;
  2. Ottimo ammontare di preattivazione possibile per raggiungere il rapporto momento-forza di 10 richiesto per il movimento di traslazione.
  3. Possibilità di un design dell’arco semplice.

  Il segmento anteriore del Trua è inserito nei brackets incisivi e i due segmenti buccali nei tubi accessori (gengivali) dei primi molari (Fig.1). Due anse, estese il più possibile verticalmente, connette i segmenti anteriore e posteriori. Le pieghe sul filo in TMA devono essere arrotondate onde evitarne la frattura.

  Un’attivazione distale di 2 mm su ognuna delle estremità dell’arco produce i 100 grammi di forza orizzontale necessaria per la retrazione degli incisivi (Fig.2). Per ottenere il rapporto momento-forza di 10, tuttavia, si richiede un momento di 1.000 g/mm. Questo è ottenuto inserendo un’attivazione di 3° ordine (torque radicolo-palatale) nel segmento anteriore dell’arco (Fig.3). La pinza De La Rosa conferisce una curvatura concava al segmento anteriore (attivazione di 3° ordine); l’allineamento dei segmenti posteriori è ripristinato chiudendo la piega mesiale alle anse o aprendo le anse stesse.

  Quando il segmento anteriore attivato è inserito nei brackets degli incisivi, i segmenti buccali si troveranno gengivalmente ai tubi molari (Fig.4). La forza intrusiva sui molari moltiplicata per la distanza interbrackets (circa 25 mm) determina l’ammontare del momento. Tuttavia, l’attivazione di 3° ordine dovrebbe produrre una forza intrusiva di circa 20g su ogni molare.

  Come reazione, una forza estrusiva della stessa intensità si manifesta sui denti anteriori. Per compensare questo effetto collaterale indesiderato, una piega di tipback – o, meglio, un arco – può essere inserita in ognuno dei segmenti buccali per produrre una forza intrusiva di 40g sugli incisivi (Fig.5). Il tip back o la curva può inotre produrre un momento radicolo-mesiale, corono-distale sui molari. Questo può essere distribuito all’intera unità di ancoraggio posteriore legando i denti posteriori tutti insieme con sezionali .017x.025 in acciaio e una barra palatale .036 in acciaio.

  L’iniziale rapporto momento-forza che impedisce il tipping mesiale dei denti posteriori aumenta gradualmente a causa della riduzione della forza di retrazione durante la chiusura dello spazio. Nello stesso tempo, l’effetto torquing sui denti anteriori tenderà ad aumentare. La forza orizzontale di retrazione non dovrebbe essere riattivata prima di sei settimane di intervallo per consentire gradualmente la sua riduzione e l’incremento del rapporto momento-forza.

 

Conclusioni

   Sebbene l’Arco di Traslazione sia facile da gestire clinicamente (Fig.6), il sistema di forze e momenti richiesto per la retrazione corporea degli incisivi è piuttosto complesso. La predicibilità di un sistema “staticamente indeterminato” come questo è limitata. E’ importante che il clinico controlli il paziente attentamente per aggiustare le attivazioni così da evitare movimenti dentari indesiderati, in quantità o direzione.