FILOSOFIA BIOPROGRESSIVA E ATTACCHI A SLOT 0.022”:

CONCETTI E MATERIALI PER UNA SISTEMATICA MULTIFORME

 

di Giulio Palladino

odontoiatra, libero professionista

in Eboli (SA)  

e-mail: iulio@virgilio.it - http://web.tiscali.it/biortho

Riassunto

     L’avvento delle apparecchiature preregolate più moderne e il progresso delle tecniche ad arco continuo e dei materiali disponibili non possono essere ignorate dall’ortodontista che utilizza tecniche segmentate. In particolare, la metodica MBT, lo straight-wire di “terza generazione”, con le sue caratteristiche di semplicità, predicibilità e standardizzazione, potrebbe integrare le biomeccaniche ortodontiche bioprogressive in molti casi.

 

Parole chiave:

     Filosofia bioprogressiva, Arco diritto, Tecnica MBT, Tecnica Bidimensionale

 

Introduzione

     La Bioprogressiva è una filosofia ortodontica in base alla quale è possibile correggere le alterazioni dentali e scheletriche in modo efficiente, “biologico” e “progressivo” e con risultati stabili. A più di quaranta anni di distanza dai suoi primi passi, questo sistema di princìpi costituisce un corpus dottrinale solido in quanto a saggezza, organicità  e rigore scientifico per l’ortodontista del nuovo millennio.

     Nelle intenzioni di R. M. Ricketts non ci fu mai la volontà di stilare una rigida sequenza di materiali e di tecniche, ma di definire piuttosto dei princìpi-guida, qualunque fosse stata poi la biomeccanica utilizzata: impiego di un sistema diagnostico e terapeutico accurato, controllo del torque durante tutte le fasi del trattamento, ancoraggio corticale e muscolare, spostamento dei denti in qualsiasi direzione attraverso un’adeguata applicazione della forza, modificazioni ortopediche, risoluzione dell’overbite prima dell’overjet, utilizzo di archi sezionali, ipercorrezione, sblocco dell’occlusione, efficienza di trattamento.

     Dal punto di vista biomeccanico, la scelta dello slot 0,018 non fu effettuata in modo casuale ma nacque dalla necessità di mantenere il livello di forze all’interno dei limiti biologici del legamento parodontale impiegando fili più sottili. L’arco di utilità in elgiloy blu e i sezionali 0,016 x 0,016 sono alla base della biomeccanica standard della filosofia bioprogressiva.

     L’avvento delle apparecchiature preaggiustate più moderne e il progresso delle tecniche ad arco diritto e dei materiali disponibili non possono, secondo il parere di chi scrive, essere ignorate tout court dall’ortodontista che utilizza tecniche segmentate, nell’ottica di una sempre più obbiettiva semplificazione delle biomeccaniche che, quando possibile, non può che giovare nella pratica clinica di tutti i giorni. Non a caso qualcuno ha scritto che “condurre un trattamento ortodontico è come riparare un orologio al polso di un uomo mentre corre sotto la pioggia”…

     Le tecniche ad arco continuo, in particolare la metodica MBT, con le sue caratteristiche di semplicità, predicibilità e standardizzazione,  possono integrare le biomeccaniche ortodontiche bioprogressive nella maggior parte dei casi di pazienti in crescita, normo o ipodivergenti: lace-backs, bend-backs e tie-backs sono generalmente più semplici da gestire alla poltrona di sezionali, archi di arretramento e anse di chiusura. Eppure, in altri casi (pazienti adulti, forte controllo della verticalità, intrusione assoluta dei settori frontali), il ricorso alla segmentazione e all’uso di archi di utilità o simili (“tre pezzi” di Burstone) per intrudere selettivamente i settori anteriori è l’opzione terapeutica più corretta ed auspicabile.

     Data la natura frizionale della metodica MBT e l’esigenza di una sistematica di attacchi a slot 0.022, sembrerebbe logico dover rinunciare ai vantaggi dell’una o dell’altra metodica, a meno di non complicare il sistema di materiali utilizzati, poiché  un arco con uncini saldati 0.016” x 0.022”, arco di lavoro principale nello slot 0.018”, si defletterebbe troppo e scorrerebbe troppo poco nella fase di arretramento in massa del gruppo frontale.

     Ci proponiamo di aprire, con questa nota, la via ad una soluzione a questa incompatibilità. L’obiettivo è ottenere una configurazione di materiali idonea ad un doppio utilizzo: meccanica di scorrimento (in particolare: chiusura spazi con tie-backs su arco continuo in acciaio 0.019 x 0.025 e uncini saldati, come indicato da McLaughlin e Bennett) e meccanica segmentata (in particolare: impiego di ausiliari ed archi di utilità).

 

Discussione

     Secondo la tecnica bioprogressiva è fondamentale non perdere mai il controllo sul torque e sulle forze ortodontiche, soprattutto nelle fasi iniziali, quando si effettua l’intrusione degli incisivi, la preparazione dell’ancoraggio e la chiusura degli spazi di estrazione.

Esistono bande con triplo tubo superiore (cannula per TEO più doppio tubo) e doppio tubo inferiore che hanno il tubo principale di dimensioni 0.022” e quello ausiliario di 0.018”. Un possibile svantaggio di questa configurazione in bioprogressiva è che il tubo principale, più grande, progettato per fili più spessi, prevale sul tubo ausiliario, più piccolo, atto ad accogliere un arco di utilità fabbricato con un filo più leggero. Il controllo del torque sui molari di quest’ultimo viene in questo modo molto ridotto. Comunque è da segnalare la possibilità di utilizzare, con questi tipi di bande, la configurazione di attacchi bidimensionale (0.018 brackets frontali e 0.022 brackets postero-laterali) utilizzando per la meccanica frizionante MBT un arco di lavoro principale (in acciaio con uncini) leggermente ridotto a 0.018 x 0.025 rispetto allo standard (0.019 x 0.025). Il tutto conservando la facoltà di ricorrere ad archi di utilità e ausiliari fabbricati con fili di dimensioni standard (0.016 x 0.016 o 0.016 x 0.022).

     Una seconda eventualità è l’utilizzo di tubi  doppi di un’unica dimensione 0.022”. Il problema che si pone è che i fili e gli archi progettati per essere utilizzati con attacchi 0.018” si adattano anche agli attacchi 0.022” ma non sempre sono in grado di controllare il torque durante gli spostamenti. Se si utilizza un arco di utilità inferiore in Elgiloy Blu 0.016” a sezione quadrata inserito in tubi 0.022”, è possibile perdere il torque molare ed avere movimenti indesiderati.

     Se si attiva correttamente un arco di utilità 0,016” a sezione quadrata e lo si inserisce in un tubo 0,018”, si esplicano solo 28° dei 45° di torque radicolo vestibolare che sono stati introdotti.

     In un tubo 0,022” di deve inserire un arco 0,017 x 0,025 o un arco a sezione quadrata 0,019 per avere una perdita di torque rispettivamente di 18,7° e 18,8°, condizione molto simile, in definitiva, alla originale (17,1° di perdita di torque quando un filo quadrato 0.016” è inserito in un tubo 0.018”).

     Tenendo conto della diversa rigidità del filo, è possibile ottenere lo stesso grado di ancoraggio corticale introducendo, su di un arco di utilità realizzato in filo 0.017” x 0.025” o 0.019” a sezione quadrata, solo 30° di torque in luogo dei 45° propri del filo 0.016” a sezione quadrata. Questi valori angolari devono essere ancora ridimensionati nel caso si utilizzino bande e attacchi latero-posteriori totalmente preinformati come gli Hilgers o quelli di una qualsiasi tecnica straight-wire come i Roth o gli MBT.

     Lo stesso dicasi per l’espansione da imprimere all’arco per controbilanciare il momento che produce il torque radicolo-vestibolare che da 15-20 mm può essere ridotta a 12-15 mm.

     Inoltre, un arco di utilità in elgiloy blu a sezione quadrata 0.016, attivato a intrudere di 15 mm, produce una forza intrusiva ideale di circa 150 g sui quattro incisivi. Lavorando con un arco dello stesso materiale di dimensioni 0.017 x 0.025 bisogna inserire un’elice per lato per produrre una forza intrusiva di intensità molto simile e che rispetti i limiti biologici della membrana parodontale. In alternativa si può usare il TMA senza elici, considerando però che, dato il basso rapporto carico-deflessione di questo materiale, si può avere in questo caso difficoltà ad applicare una forza di espansione molare sufficientemente elevata per stabilire l’ancoraggio molare corticale richiesto.

     E’ quindi possibile, con le dovute rettifiche, fare della buona ortodonzia bioprogressiva, e quindi della buona ortodonzia, anche adottando una sistematica a slot 0.022”. L’impiego di uno slot più grande, data la disponibilità oggi di diversi materiali con diversa elasticità (rigidità 1.19 per l’elgiloy blu, 1.00 per l’acciaio, 0.42 per il TMA e 0.26 per il Ni-Ti) non pregiudica il corretto impiego di forze leggere e “biocompatibili” e, per contro, consente di implementare i vantaggi e la semplicità operativa delle tecniche frizionali. Basti pensare alla possibilità, se lo si vuole, di retrarre il gruppo frontale con i tie-backs su archi continui rigidi muniti di uncini, propria della tecnica MBT. Ferma restando la possibilità di utilizzare, all’occorrenza, sezionali o archi con anse, spesso indispensabili e più indicate, in base al piano e alle esigenze di trattamento.

 

 Conclusioni

     La completezza dei principi bioprogressivi e la semplicità delle meccaniche ad arco continuo  forniscono uno strumento veramente potente e multiforme nelle mani dell’ortodontista moderno. Facendo riferimento alla meccanica MBT Versatile+ e cercando di implementare l’impiego di tie-backs su archi continui in acciaio con uncini con la possibilità di segmentazione ed utilizzo di ausiliari (primo fra tutti l’arco di utilità) possiamo riassumere quanto detto schematizzando così le diverse combinazioni di materiali (fili, attacchi e bande) esaminate:

 

 

Tubo ausiliario

Arco di utilità

Tie-backs su arco in acciaio con uncini

BRACKETS BIDIMENSIONALI

0.018

0.016 x 0.016 (*)

 

0.018 x 0.025

BRACKETS 0.022

MBT, HILGERS, ROTH

0.018

0.017 x 0.025 (**)

 

0.019 x 0.025

BRACKETS 0.022

MBT, HILGERS, ROTH

0.022

0.017 x 0.025

0.019 x 0.019 (**)

0.019 x 0.025

(*): in elgiloy blu o in acciaio

(**): in elgiloy blu o in acciaio con un elice per lato oppure in TMA

 

BIBLIOGRAFIA

 

  1. Preston CB, Kozlowsi J, Evans B, Adattamento della filosofia bioprogressiva all’uso di brackets con slot 0,022”, Semin Orthod 1998; 4: 238-245
  2. Hilgers JJ, Bioprogressive simplified. Nonextraction therapy, J Clin Orth 1987; 11: 794-804.
  3. Hilgers JJ, Bioprogressive simplified. Extraction therapy, J Clin Orth 1987; 12: 857-870.
  4. Ricketts RM, Bioprogressive therapy as an answer to orthodontic needs, Am J Orth 1976; 70: 241-268
  5. Mc Laughlin, Bennett, Trevisi, Meccaniche ortodontiche: un approccio sistematico, Mosby Italia 2001