Le tradizioni della settimana santa


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    In passato la vita bittese era particolarmente legata alla Pasqua. "Su mercuris de lissu" , il mercoledì delle Ceneri , con l'imposizione del "Mamentamo" , cioè le sacre ceneri , segnava l'inizio del periodo di preparazione spirituale e materiale. Nella domenica delle Palme immancabile l'appuntamento in chiesa con i ramoscelli d'ulivo. Dopo la Benedizione, una volta tornati nelle loro case, gli anziani e i giovani fidanzati iniziavano un lavoro di intaglio sui fuscelli d'ulivo più spessi e creavano piccoli capolavori a forma di cuoricino, donati alle proprie fidanzate come pegno d'amore.
Altre volte avevano la forma del giogo, "sos jualeddos",che venivano donati ai bambini per custodirli come dei portafortuna. Usanza diffusa tra gli anziani era quello di osservare la direzione del vento al momento della lettura del passio perché secondo loro sarebbe stato presente per il resto dell'annata agricola. Il lunedì si iniziava la preparazione del pane che si sarebbe consumato nei giorni della Pasqua . Il pane aveva forme particolari. Il principale era "su pane pintu"o "ispianatasa"
O "pane modde ", di forme rotonde e spesse un centimetro. Sulla superficie venivano fatti dei disegni, quasi dei ricami, eseguiti con "su pintapane" , uno stampino in legno. Altro tipo era "su pane a melas", rotondo come una ciambella, con incisioni che ricordano un pentagono e un esagono eseguite "a resoglia". Questi erano pani salati. Quelli dolci avevano altri nomi:"sas panuscras ", simili "ispianatas","su cocconeddu e sisula ",a forma di anelli intrecciati. Una particolarità:"sas ispianatas" e "sas panuscras " erano bagnate nell'acqua prima di essere infornate: questo lavoro si chiamava "ischaddare": Diverse erano però le motalità perché "sas ispianatas " venivano bagnate con acqua freschissima in modo che sulla loro superficie ci fossero tante piccolissime bollicine, "su pipirinu". "Sas panuscras " erano bagnate invece dall'acqua bollente e la loro superficie era lucida e liscia. Non mancava l'uovo pasquale: non era di cioccolato, ma un uovo rivestito di pane. Le forme erano diverse:" corveddos, sos puzzonedos, sos pisckes, sa borsetteddas". Venivano regalati ai bambini. Ma le faccende non impedivano di partecipare alle funzioni religiose. Il lunedì, il martedì e il mercoledì "sos uffissos " , funzioni di preparazione . il giovedì con la solenne messa in coena domini venivano "legate" le campane che avrebbero ripreso a suonare solo la domenica. La sera, con l'esposizione dell'eucarestia in "su sepolcru", iniziava il giro delle sette chiese. Un particolare da ricordare era quello "de sos laoreddos" ciottole con dentro del grano germogliato. Venivano preparati qualche mesi prima mettendo in ambiente buio il grano perché germogliasse. Era l'unico abbellimento del sepolcro. Il venerdì iniziava con una "mesu missa", cioè una liturgia della parola senza la parte dedicata all'eucarestia, vista la ricorrenza.
Ma le persone anziane, non capendone il significato, dicevano che si celebrava "sa mesu missa Ca si b'est postu su diaulu" e non era stato possibile proseguire. Dopo di che "sas kertas", cioè una via crucis nelle strade del paese con l'Addolorata alla ricerca del figlio. In questa occasione venivano eseguiti antichi canti in sardo. Qualche madre che aveva perso un giovane figlioseguiva questa processione scalza e con i capelli sciolti, "iscurta e ischinta", in segno di patimento,quasi a voler dividere il proprio dolore con quello della madonna.

 

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Maria Giovanna Rusta