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Varco
la soglia in compagnia di DJ Gazza, di un Martini imbrillantinato
all’impossibile (per limitarmi a questo)… ma soprattutto di Alessio
Gatsby “Roaring Twenties” Gable, nuovo fashion leader in una Milano
sempre più frenetica nella ricerca del Definitive Style. Il vortice
impazzito di mode e ricontestualizzazioni, l’amato e odiato Street
Style, padre e padrone, Leviathan dotato di una intelligenza
imperscrutabile e dalle finalità oscure: l’irresistibile tiranno ha
determinato recentemente, nelle ragazze milanesi, una improvvisa passione
per tutto quanto sia anni Venti e Trenta. I Venti tornano a ruggire
all’ombra della Madonnina, la gioventù blasé reclama libagioni
interminabili per tutti, alla faccia del sindaco al quale mi permetto di
rivolgere un personale, educato moto di disgusto; ed ecco, quindi, la
Modern Solutions Crew presentarsi all’appello con tutte le carte in
regola (più qualche classico asso di picche).
Ma
dobbiamo fare un passo indietro.
L’aperitivo
musicale viene sagacemente ambientato al Loco Bar; in console, il nostro
Dj Gazza per l’elettronica e Dj Martin per la follia pura. Qui
incontriamo vecchie e nuove faces, ma soprattutto prendiamo contatto con
Mr.Buddy Calohun e la sua gang. Sixties e
Fifties, mods e rockers, casuals
e teds, lungi dallo schifarsi, si incontrano: sul terreno comune del Dj
set di Martini, a base di delirante New Wave italiana, più qualche Vasco
Rossi d’annata; ed irrigato di Spriz come al solito. E’ proprio qui
che comincia il trionfale viaggio di Alessio
al termine della notte: nel
suo completo nero, camicia nera con righina à la Marlowe, cravatta
candida e mancavano solo le scarpe bicolore, Ale scatena sentimenti
conturbanti ed atavici nelle ladies presenti.
“C’è
Clark Gable!!!”
Rutilante
una metà del cielo attacca a turbinare attorno ai suoi baffetti.
Possiamo
rifare un passo avanti.
Varcata
la soglia del Sakhalin, saranno le 11.37, noto compiaciuto che la barwoman,
memore di un precedente abboccamento, si precipita a confezionarmi un Bronx: questo cocktail classicamente americano e demodé è infatti la
bevanda del momento in una Milano che le ha viste tutte. Vermouth
rosso has got the power. Non
mancate di ordinarne uno, ben secco, la prossima volta. Capodanno: troppo
blasé per ricercare nottate di mondanità e grandeur (per quelle ci
riserviamo altre 363 notti l’anno, all’incirca), abbiamo scelto un
contesto intimo e raccolto, tra amici; abbiamo scelto di ascoltare la
musica che amiamo, il soul, il beat, lo
ska, suoni vecchi e confortevoli
proposti da Dj infallibili. I bravi cciagazzi della Blasé la fanno da
padroni, in un mondo in disfacimento, dai contorni via via più
sfilacciati; nelle vie di fuori, alcuni herberts locali lanciano bombe a
mano, mentre un tizio gioca col napalm al balcone del primo piano;
arrivano anche il Buddy e Jack e allora siamo al completo.
Non
resta che delirare a nastro, felici ed ebbri di speranze, almeno per
quanto mi riguarda, rimirandoci come di consueto nello specchio dietro il
bar, mentre Alessio troneggia, cullandoci nell’autocompiacimento,
veleggiando nel delirio di onnipotenza, coccolati da tutte le ragazze del
mondo finché, verso le due forse, i sogni vengono bruscamente uccisi, o
meglio si infrangono su di un candido decolleté; d’altronde sono fatti
per quello. Puntuale giunge un SMS del Dottore (in trasferta ai
Tropici),
a confermarmi laconico che a tutte le latitudini avviene più o meno lo
stesso.
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