ITINERARIO
TREKKING |
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ROCCA TANCIA (Monte S.Giovanni), POGGIO CATINO e CATINO
(Poggio Catino), ROCCABALDESCA (Salisano). Questo itinerario vi conduce in un
territorio della Sabina poco conosciuto, ma con pregevoli testimonianze storiche
e culturali. Da Rieti percorrendo
prima la S.P Tancia e poi quella per Monte S. Giovanni si giunge al bivio che
conduce a Poggio Catino. La strada sale fino ad una sella alla località Osteria del
Tancia; qui giunti è necessario girare a destra su di una stradina non
asfaltata che conduce a delle case isolate. |
La strada termina in corrispondenza di
una fontana da dove il sentiero continua nella direzione che avete tenuto con
l'auto. Giunti su una piccola dorsale, si può scorgere Rocca Tancia ormai
diruta che domina la valle. Da questa località sono numerose le possibilità
di escursione sia verso il gruppo del Tancia (1292 m. slm), che percorrendo
la sottostante valle Gemini. Si
continua dall'Osteria del Tancia in direzione di Poggio Catino; la strada è
tortuosa ma rivela un paesaggio ancora incontaminato. Giungendo al paese è facilissimo trovare
il castello di Poggio Catino le cui strutture sono adiacenti alla strada che
attraversa il centro abitato. Di li a
poco c'è Catino dove, dopo aver parcheggiato sulla piazza del paese, si può
risalire la scalinata che giunge fino alla cima del paese dove si trova il
castello di Catino. |
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La vista è suggestiva e viene agevolata ed
attratta da un paesaggio circostante molto bello. Si continua verso Poggio
Mirteto e poi in direzione di Salisano.
Qualche chilometro prima di giungere all'incrocio per il paese bisogna
girare sulla destra verso la centrale ENEL.
Si scende nella valle, dove su una collina si erge Roccabaldesca. I ruderi sono immersi nella vegetazione e
per giungervi è necessario farsi strada tra gli alberi e gli arbusti. Continuando in direzione di Salisano e di
Montenero si ritorna sulla strada provinciale percorsa all'inizio. |
Sul
Tancia nacquero nel X secolo due insediamenti fortificati a cavaliere della
strada di collegamento tra la valle del Tevere e la conca reatina nei pressi dell'importante
santuario in grotta di S. Michele Arcangelo, conteso a lungo ed aspramente
tra l'abbazia di Farfa ed il vescovo di Sabina. Il primo ad essere ricordato è il castello di Tancia, fondato
tra il 967 ed il 975. Non molto
tempo dopo, nel 988, compare nelle fonti anche il castello di Fatucchio,
sorto dirimpetto. La rocca di Tancia
venne poi in possesso dei Camponeschi una consorteria molto potente che
dominava i monti Sabini, ma, alla metà del XII secolo, fu ceduta nuovamente a
Farfa. Da allora il castello rimase
saldamente in mano al monastero sabino.
Nel Trecento, fu concesso in locazione, insieme al suo territorio,
alla nobile famiglia romana dei Toldelgariis, per passare agli Orsini alla
fine del secolo. Di questo abitato,
abbandonato nel Quattrocento, restano oggi soltanto alcune rovine dominate
dalla torre semidiruta. |
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Alla fine del XIII secolo signori del castello
divennero i Sant'Eustachio, potente famiglia della nobiltà romana, per
passare nel 1476 alla Camera apostolica, successivamente al comune di Rieti,
al mercante genovese Meliaduce Cicala, agli Orsini, ai Savelli, ai
Capizzucchi ed infine, agli inizi del Seicento, agli Olgiati. Il nucleo originario del castello si
trova in cima all'abitato, il cui tessuto urbanistico è abbastanza ben
conservato. Al suo interno svetta alta una torre
pentagonale bassomedievale impropriamente definita "longobarda". In gran parte è ancora visibile
l'apparato fortificatorio del castello ampiamente ristrutturato nel
Rinascimento. |
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Roccabaldesca sorge su di una altura alla
confluenza di due torrenti quasi all'imbocco della vallata che separa
Salisano da Mompeo. La rocca, il cui primo impianto risale alla metà del X
secolo, entrò a far parte, nel secolo successivo, del patrimonio farfense,
anche se con alterne fortune. Il nome attuale fu assunto agli inizi del
XII secolo, probabilmente dopo una ristrutturazione operata da un ignoto
Tebaldo. Nei primi decenni del XIV
secolo Roccabaldesca conobbe un nuovo slancio edilizio. Questi tentativi di rivitalizzare il
castello non riuscirono appieno nel loro intento. Infatti, per la marginalità dell'insediamento e per la
vicinanza di centri demici più dinamici, il castello fu abbandonato
definitivamente nei primi anni del Seicento.
Sono visibili alcune strutture del
castello, in particolare l'area della rocca ed il quartiere abitativo
sviluppatosi sulle pendici sudoccidentali dell'altura grazie
all'immigrazione, sullo scorcio del medioevo, di maestranze lombarde, oltre
ad alcuni pozzi per la conservazione dei cereali scavati nella roccia e ad un
mulino per la produzione dell'olio d'oliva riportati recentemente in luce
durante lavori di restauro e di consolidamento delle strutture murarie. L'ultimo breve tratto per raggiungere la rocca, circa 200 m,
deve essere percorso a piedi. -------------------------------- |