FORUM:

DIBATTITO
ED APPROFONDIMENTO

 

In questa area presenteremo, di volta in volta, il contributo libero di tutti coloro
che sentono il bisogno di dibattere ed approfondire le tante facce
che compongono questo inquietante e drammatico fenomeno.

Questo è anche uno spazio a disposizione di tutti coloro che hanno subito l'insulto infame dell'uccisione
di uno o più esseri amati - che erano parte della loro vita - e che non intendono rassegnarsi
con accettazione passiva a questo orrendo comportamento criminale, ormai così diffuso.

 

Il primo contributo che apre questo FORUM è quello contenuto nel messaggio inviatoci da Lucia Elena Lepri
il 16/3/2003 (messaggio n. 200).

Da Lucia Elena, con la quale abbiamo stabilito un rapporto di stima e di amicizia, ci attendiamo
presto nuovi contributi e stimoli alla discussione.

Tutti coloro che volessero prendere parte a questo dibattito,
a proposito di quanto affermato da Lucia Elena,
oppure con altri contributi nuovi,

SONO PREGATI DI INVIARE UNA E-MAIL AL NOSTRO SOLITO INDIRIZZO
SPECIFICANDO NEL SOGGETTO:
"SPAZIO FORUM"

barbi@dicos.unifi.it

 

 

 


 

 

CONTRIBUTO n. 1

 

Lucia Elena Lepri (Pg)

16/03/2003

 

Caro sig. Barbi

le scrivo perché ho bisogno di comunicare a qualcuno, che sia in grado di poter capire, che cosa vuol dire vergognarsi di appartenere al genere umano. Di appartenere alla stessa razza di coloro che non si fanno scrupolo di mettere nei boschi bocconi avvelenati per uccidere tassi, volpi, faine, donnole e qualsiasi altro animale che inconsapevolmente spinto dalla fame o dalla semplice curiosità possa inghiottire una di queste bombe.

E perché tutto questo? Per difendere una proprietà e un diritto che questi animali non sono in grado di riconoscere all'uomo, una proprietà e un diritto che essi violano o ledono senza colpa, o meglio ancora senza consapevolezza, perché l'unico territorio che essi sono in grado per istinto di riconoscere e difendere è il loro e quello degli animali simili a loro, e per farlo raramente arrivano ad uccidere.

Che cosa ne penserebbe un contadino se venisse ucciso perché una volpe ha deciso quel giorno che l'insalata piantata in quel punto si trova nel suo territorio? Chi è l'uomo per decidere che da quel momento in poi, semplicemente perché ha acquistato una proprietà, questo suo diritto valga anche nei confronti degli animali? ha forse chiesto: - signora volpe è d'accor do che io acquisti questi terreno? E signor tasso lei è d'accordo? E lei signora faina? -

Perché poi un qualsiasi proprietario di un pollaio o qualche cacciatore decide di mettere del veleno? Per difendere forse ciò che ama o chi ama? No. Per rivendicare il suo diritto ad uccidere lui quel pollo, quella gallina o quel fagiano! Per fare in modo che nessun altro possa farlo al posto suo!

E l'altro chi è? Un essere che certamente non può recarsi ad un supermercato o da un macellaio, ma che ha biso gno di conquistarsi il boccone "sul campo"! Un contadino non avrebbe forse altri modi per difendere la sua proprietà? Non potrebbe questo intelligentissimo contadino migliorare la sua recinzione? No, perché è un uomo e l'uomo è la bestia che uccide per crudeltà e non per necessità! Sarebbe come se io per difendere la mia casa un bel giorno decidessi di piazzare delle mine antiuomo? Per vera necessità? No, per semplice prevenzione, perché preferisco fregare che essere fregata, ah ah perché io sono furba, e "a me nessuna mi frega!!".

Il 22 febbraio '03 mi trovavo a passeggiare in un bosco con i miei cani e vedo che il mio dalmata si ferma a mangiare qualcosa. Non prestando inizialmente molta attenzione all'accaduto e non per menefreghismo ma perchè la mia canina va purtroppo ghiotta di escrementi di lepre, dico purtroppo perché le leccate alla cacca non sono il massimo per me. Tornata a casa mentre i miei cani continuavano a giocare nel tappeto di fronte al camino, improvvisamente la mia canina è stata presa da una crisi che sul momento mi sembrò molto simile ad una crisi epilettica.

Presa dal terrore metto la mia canina in macchina e mi dirigo a casa del mio ragazzo il quale, vedendo lo stato confusionale in cui mi trovavo, si mette al volante e insieme ci precipitiamo dal veterinario della zona, il quale appena vede uno dei suoi attacchi subito dice che era stata avvelenata con della stricnina e che le crisi che lei aveva erano crisi tetaniche, che si scatenavano ad ogni minimo rumore o movimento.

Il panico, il dolore, la morte nel cuore.

Il veterinario mi dice con estrema dolcezza che difficilmente si sarebbe salvata. Non potevo credere che finisse tutto lì, non potevo credere che quello sarebbe stato l'ultimo giorno che avrei visto quello splendido musino che avevo visto per sei interi anni, tutti i giorni, non potevo credere che avrei perso il mio amore così, per la crudeltà dei miei sporchi simili, non volevo credere di aver perso così la mia compagna di vita.

Mia madre, medico, quel giorno si trovava a fare la guardia medica e subito, appresa la notizia, si precipita dal veterinario. Mia madre ama questa canina come fosse un'altra figlia. Pregavo il veterinario che la salvasse, lo pregavo che facesse qualcosa, pregavo di non abbandonarci. E così ha fatto, con un amore, con una cura, con una partecipazione che non credo siano ravvisabili in chiunque svolga la sua professione. Il dottore ha fatto tutto ciò che la medicina gli dava la possibilità di fare e ci disse che però l'unico che fosse in grado di salvarla era solo Dio.

Per tre lunghi giorni e tre notti abbiamo vegliato la nostra creatura, senza far rumore, al buio, in silenzio. E Dio ci ha guardate e ha deciso che quello non fosse il momento per Wolla di dover morire. Dio e l'amore, mio, di mia madre, del mio ragazzo, del veterinario, della fidanzata di questo e di tutte le persone che hanno pregato per lei, l'hanno salvata.

Un miracolo hanno detto tutti i veterinari ai quali abbiamo raccontato questa esperienza. Adesso, mentre scrivo Wolla è qui sul divano accanto a me, e tutte le volte che guardo i suoi occhi ringrazio Dio di aver salvato la vita anche a noi.

Noi siamo state fortunate ma non tutti lo sono e allora il mio abbraccio e il mio pensiero va a tutti quegli animali, che sono morti così, e a tutte quelle persone che hanno perso i loro compagni di vita così.

Ma con amore ancora più grande il mio pensiero va a tutti quei poveri animali selvatici che muoiono da soli, con gli occhi al cielo, senza avere accanto nessuno che li accompagni per mano incontro alla morte, e a questi animali vorrei dire che desidererei essere lì per chiedere loro perdono per quello che i miei simili fanno, per dire loro che li amo e che tutte le volte che uno di loro muore il mio grido di dolore si alza in cielo con loro.

 

Lucia Elena Lepri (Pg)

(wolla77@libero.it)

 

 


 

 

CONTRIBUTO n. 2

 

Lucia Elena Lepri (Pg)

27/04/2003

 


Caro dott. Barbi,

sono stata veramente felice di vedere le novità del sito, e molto triste nel leggere i nuovi messaggi.

Volevo informare tutti che nel giornale "il corriere dell'Umbria" è uscito, un pò di tempo fà, un articolo drammatico nel quale si denunciava la strage di cani che sta avvenendo a San Sepolcro per mezzo di esche avvelenate presenti anche nei prati fuori le mura.

Nel giornale "Prima Pagina" di Chiusi (Si), al quale avevo inviato la mia lettera, a Marzo si è parlato di altri casi di cani morti sempre a causa di bocconi avvelenati.

L'opinione pubblica, se dovutamente informata e stimolata, ne parla, le associazioni animaliste ne parlano, le leggi contro simili crudeltà ci sono, gli organi competenti al controllo ci sarebbero, e allora io mi domando perchè ancora quando si denuncia un caso del genere la comprensione è tanta ma l'azione poca?
perchè le autorità giudiziarie informate del fatto non si adoperano per stimolare il Comune e la Forestale per fare in modo che siano intensificati i controlli almeno nelle aree dove questi fenomeni si sono verificati?

Solo una risposta mi so dare: non importa niente a nessuno!

A nessuno tranne a tutti coloro che condividono i nostri sentimenti, tranne a tutti coloro che leggendo i messaggi su questo sito non riescono a trattenere le lacrime, tutti coloro che leggono il linguaggio universale dell'amore verso essere indifesi
che altro non fanno nella vita che darci gioia e amore.

A Marzo ho scritto al sindaco di Città della Pieve per informarlo che nel suo Comune si sono verificati casi di avvelenamento, l'esimio signor sindaco neanche si è degnato di rispondermi, ho aspettato un mese, e adesso è venuto il tempo che io guardi in faccia questa persona, il caro "primo cittadino" (se è così il primo, figuriamoci i "secondi").

Adesso mi trovo a Siena e penso di tornare a Città della Pieve fra due settimane e la prima cosa che farò sarà quella di parlare con il sindaco, anche in un bar se lo trovassi là.

Tanti saluti e a presto

Lucia Elena

(wolla77@libero.it)

 

 

 


 

 

CONTRIBUTO n. 3

 

Lucia Elena Lepri (Pg)

23/07/2003



Caro dott. Barbi,

ho letto gli ultimi messaggi inviati al sito.

Non sopporto il sentimento di impotenza che mi pervade quando leggo nuove notizie di scempi del genere.
Impotenza che non mi è propria ma che nasce dall'inerzia altrui.
Ho letto di tutte le denunce che sono state fatte e ho visto che nessuno ha avuto la gioia di vedere che giustizia è stata fatta.

E' molto di moda in questo periodo la parola "pacifismo", moltissime sono le bandiere arcobaleno che sventolano dalle finestre, e molti sono quelli che giustamente dicono no alle guerre.
Bene.

Voglio però ricordare a tutti che la guerra non è solo quella che si mette in atto con le armi, la guerra non è solo quella di cui si parla alla televisione, la guerra è anche quell'azione clandestina e impunita che fa vittime sacrificali che solo pochi piangono, quella che nel nostro paese dilania i cuori di centinaia e centinaia di persone che perdono dei "familiari" senza che per questo venga mosso un dito.

La guerra è anche quella fatta di grida silenziose di esseri innocenti che muoiono tra le nostre braccia senza avere glorie e onori.

La morte è il prezzo che loro pagano per essere nostri fedeli compagni di passeggiate, di bagni o di semplici giochi in giardino.

Se facciamo un elenco dei nomi di tutti gli animali che sono stati uccisi da "bombe" al veleno,
non saremmo forse di fronte ad un "bollettino di guerra"?

Allora quello che io dico è questo: è giusto volere la pace per le guerre che si combattono fra uomini,
ma è anche giusto combattere la guerra che silenziosa e vigliacca perdura incontrollata e inascoltata all'interno di quello che è considerato un paese "in pace".

Non sarebbe possibile organizzare un incontro tra le persone che hanno scritto per cercare, tutti insieme,
di fare qualcosa per fermare queste nefandezze?
Ognuno potrebbe esprimere le sue idee e forse qualche idea potrebbe essere proposta a chi avrebbe il dovere di intervenire.

Da bambina mi dicevano che l'unione fa la forza, mi piacerebbe crederci!

Cordiali saluti
Lucia Elena Lepri

(wolla77@libero.it)

 

 

 

 


 

 

   (torna alla pagina d'inizio)