STAMPA - articoli 1001-1020
(30 aprile 2003 - 8 maggio 2003)

     


 

 

 

1020. Un «bollettino» degli avvelenati.

 

 

 

Si diffonde a macchia d’olio la moda criminale dei bocconi avvelenati sparsi sul terreno.

Continua la moria di cani vittime di questa pratica incivile senza che si riesca a trovare traccia dei responsabili.

Gli ultimi casi domenica scorsa, nel pomeriggio, tra il Corno d’Aquilio e il Corno Mozzo, vicino al Pazzo Fittanze.

Due cani sono rimasti avvelenati durante una passeggiata e sono morti, l’ultimo l’altro ieri sera, dopo due giorni di agonia. La proprietaria Adriana Labots, abitante a San Pietro in Cariano.

E salgono così a otto, negli ultimi due mesi, i casi di avvelenamento di cani nella zona del Passo Fittanze. Ma se gli ammazza-cani continuano a colpire, appaiono anche le prime timide forme di autodifesa.

Da qualche giorno, all’esterno della farmacia di Badia Calavena è apparso infatti un cartello con la scritta: «Bocconi avvelenati in zona: Gamberi, Polatti, Tiglio, Cunegatti».

«Un amico», racconta Francesco Infanti, titolare della farmacia, «ha visto morire il suo cane al ritorno da una passeggiata sulle colline di Badia. Il veterinario gli ha confermato che l’animale era stato avvelenato, probabilmente da un boccone incontrato durante la passeggiata.

Il proprietario del cane ha ritenuto suo dovere informare la popolazione del pericolo e mi ha chiesto di esporre il cartello». La segnalazione serve sia per mettere sull’avviso gli altri proprietari di cani sia per avvertire i bambini che vanno a giocare all’aperto e possono incontrare i bocconi avvelenati.

Un pericolo di cui gli ignoti avvelenatori non sembrano minimamente preoccuparsi. «Adesso i bambini giocano all’aperto» continua Infanti, «e la naturale curiosità verso oggetti sconosciuti può esporli a dei pericoli».

Alla caserma dei carabinieri di Badia l’ultimo esposto per fatti analoghi risale a gennaio e l’indagine dei militari non ha dato esiti concreti. Il comandante della stazione invita comunque a segnalare gli eventuali episodi, soprattutto a riferire: «Se si notano persone con qualcosa in mano, o che compiano gesti in qualche modo sospetti.

La segnalazione è doverosa, ma è importante anche fornire qualsiasi elemento che ci permetta di avviare le ricerche».

Un altro caso di avvelenamento è avvenuto 10 giorni fa a Lovati, una contrada di Vestenanova: la vittima è stato Yuri, un meticcio di un anno, incrocio fra un huskie e un pastore tedesco, che aveva ingoiato un’esca imbottita di un forte antiparassitario. E a Vestenavecchia, nello stesso Comune, si era da poco verificata una strage di otto cani, sempre avvelenati.

Domenica, come detto, altri due casi. Una delle due vittime è Simba, un cane di tre anni, del peso di 55 chili, incrocio fra un alano e un pastore tedesco. Simba è morto martedì sera, dopo due giorni di agonia: aveva ingoiato del diserbante.

La proprietaria, Adriana Labots, olandese, conosciuta come «Dia» a San Pietrio in Cariano dove abita con il marito Federico Benini, racconta con angoscia la perdita di Simba, che aveva raccolto cucciolo al canile.

«Con alcuni amici», spiega, «domenica abbiamo fatto un’escursione sul Corno d’Aquilio e nel pomeriggio eravamo tra il Corno Mozzo e al Passo delle Fittanze. Intorno alle 15 eravamo seduti per una sosta e ho visto Simba con le bave alla bocca, tutto tremante. Ho pensato subito a un’indigestione, visto che aveva corso tutto il giorno e aveva bevuto acqua fredda.

Ma le condizioni peggioravano e quindi ci siamo rivolti al nostro veterinario, dopo aver trovato chiuso l’ambulatorio di quello più vicino, a Negrar».

Il veterinario ha trovato tracce di veleno e ha somministrato al cane una flebo. «Poi l’abbiamo portato a casa», continua Dia, «ma ha vomitato e ha avuto diarrea e convulsioni tutta la notte.

Altre flebo non sono servite. Simba è morto martedì sera. Il veterinario ci ha detto che domenica un altro cane che aveva passeggiato vicino al Passo Fittanze è morto avvelenato.

Io mi chiedo come si possa gettare del veleno per uccidere degli animali. Non auguro a nessuno di veder morire così il proprio cane».

In due mesi, otto cani avvelenati nella zona del Passo Fittanze e tra il Corno d’Aquilio e Corno Mozzo, di cui cinque morti. «I sintomi sono stati gli stessi», dice Stefano Quaranta, il veterinario a cui si è rivolta Dia Labots, «avvelenamento da organofosforici e carbammati, sostanze presenti nei diserbanti e nei prodotti antiparassitari usati nei campi.

Difficile pensare che siano esche per uccidere animali selvatici; più probabilmente sono dispetti ai padroni dei cani».


L'Arena-8 maggio 2003

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1019. Veleno antigatti nei giardini. «Le palline azzurre somigliano a gomme; e se un bimbo le mangia?»

 

 

 

Dossobuono (Verona). Trovano delle palline azzurre nel giardino del condominio dove abitano, in via Centurare 28a, a Dossobuono.

Le credono di gomma da masticare e invece scoprono, dopo averle fatte analizzare, che sono un potente topicida messo da ignoti per uccidere i gatti.

A fare l’amara scoperta sono state Cristina Guerra, 30 anni, grafica, e Chiara Coatti, 17 anni, studentessa.

E proprio Moro, uno dei due gattini di Chiara, da una settimana manca da casa con grande dolore della proprietaria.

Ma la cosa più preoccupante è che le palline, messe intenzionalmente o finiteci per caso, sono state trovate anche nel giardinetto di un appartamento dello stesso condominio dove vive una famiglia con un bambino di sei anni.

«Non vogliamo pensare», dicono le due donne, «cosa poteva succedere se il piccolo, scamb iatele per caramelle, le avesse mangiate».

«All'inizio quando ho visto le palline», racconta Cristina Guerra, "ho pensato che si trattasse di fertilizzanti. Poi un giorno la mia gatta ne aveva una in bocca. Così insospettita, l'ho portata ad analizzare ed ho scoperto che si trattava di veleno". Lo scopo, a detta di Cristina e Chiara, è quello di far fuori i loro gatti.

"Qui in giro c'è qualcuno a cui danno fastidio e ha minacciato di farli fuori. Ma altri condòmini non la pensano così. Anzi sono affezionati ai nostri gattini". E allora perché tanta cattiveria?
"Dicono che sporcano, che dobbiamo tenerceli chiusi in casa. Io abito al pianterreno e ho un piccolo giardino privato. Ho provato a recintarlo tutto, ma i gatti scappano. Non posso tenerli in gabbia.

Allora si chiamerebbero canarini. Mi sono rivolta ai vigili, ai carabinieri per denunciare il veleno. Ma mi hanno risposto che non possono farci nulla che tutti gli animali vanno tenuti in casa. Ho potuto sporgere solo una denuncia contro ignoti, nonostante la presenza del veleno".

Adesso però Cristina vive nel terrore di non vedere ritornare i sui gattini, Missi e Luna.
"Luna ha solo tre zampette e si muove poco, ma Missi fa come tutti i gatti.

Va a farsi i suoi giri e poi torna a casa". Cosa che invece non ha più fatto Moro, il gatto di Chiara. Ha la voce che trema mentre ne parla e racconta che già una volta il suo gattino era tornato a casa con una mandibola rotta per una scarpata. "Almeno però era tornato.

E' un animale castrato e di solito i gatti castrati non stanno via più di un giorno. Per questo temo che dalle minacce si sia passati ai fatti. Anche i miei genitori sono sconvolti da quanto sta succedendo".

In una prossima riunione condominiale, torna a spiegare Cristina, c'è all'ordine del giorno la regola di tenere tutti gli animali chiusi in casa. "Sono molto preoccupata" conclude con amarezza. "O mi libero dei gattini, ma è impensabile, o sarò costretta a cambiare casa.

Sperando che nel frattempo chi mette il veleno pensi a quello che sta facendo e ai danni che può provocare".


L'Arena-7 maggio 2003

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1018. Killer dei gatti randagi.

 

 

 

Se nell'Egitto dei faraoni erano venerati come divinità, all'ex ospedale psichiatrico di Voghera qualcuno ha deciso che i gatti sono dei nemici pericolosi da eliminare.

Una strage - denuncia l'Enpa - iniziata un paio di settimane fa e annunciata da biglietti anonimi intimidatori.

«Eppure - lamenta Grazia Centelli, responsabile dell'Ente protezione animali - quelle povere bestiole non fanno male a nessuno, sono tutte curate, sfamate dai nostri volontari e sterilizzate per evitare una crescita incontrollata della colonia». Ieri, gli animalisti hanno presentato un esposto-denuncia al commissariato di polizia.

L'Enpa ha allegato alla denuncia anche uno dei biglietti intimidatori, che era stato infilato sotto la porta del ricovero coperto per i felini all'ex Op di viale Repubblica. Il testo si commenta da sè: «Se i gatti si mettono sopra le macchine saranno ammazzati uno ad uno...».

C'è chi dalle minacce, purtroppo, è già passato ai fatti. «Sono spariti molti animali negli ultimi quindici-venti giorni - denuncia Grazia Centelli - Questa non è solo crudeltà gratuita, ma anche ignoranza».

L'Enpa combatte da tempo una battaglia silenziosa, ma tenace, per la salvaguardia della colonia felina dell'ex Psichiatrico.

Altro che amici a quattro zampe: l'intolleranza nei confronti dei gatti è esplosa periodicamente, ne sono prova «le carcasse da noi ritrovate, che evidenziavano - racconta sdegnata Centelli - traumi multipli, probabilmente riconducibili a una morte percosse».

Quale il «peccato» ritenuto meritevole della pena capitale? «Il solo fatto che alcune bestiole si appostano sulle auto parcheggiate. Ma che male possono fare? - sbotta la responsabile Enpa - Che danno possono arrecare?». Tutt'al più, una spruzzatina di pipì da parte degli esemplari maschi più giovani, che vogliono lasciare la propria traccia. Anche fosse, basta per scatenare una caccia forsennata?

Una caccia che rischia di mettere a repentaglio l'esistenza dell'antica colonia felina dell'ex Op. I gatti gironzolavano fra i padiglioni e nei lunghi viali alberati anche quando lo psichiatrico era ancora aperto.

Ci sono rimasti quando la legge Basaglia ha portato alla chiusura dei manicomi e buona parte del vecchio ospedale ottocentesco è stato abbandonato a se stesso. In questi luoghi dimenticati e un po' spettrali, che cadono lentamente in rovina (a proposito, che fine hanno fatto gli svariati piani e progetti di recupero?), i gatti sono una nota di simpatia e allegria.

I volontari Enpa si prendono amorevolmente cura di loro, li accudiscono, li sterilizzano, gli portano il cibo ogni giorno. Dunque, che fastidio possono dare? Perchè stanarli, torturarli, ucciderli? «C'è un accordo preciso fra noi e l'Asl - ricorda Centelli - che impegna l'Enpa a monitorare e a gestire la colonia, in ottemperanza alla legge 281/91.

La legge è dalla nostra parte, ed è anche dalla parte dei gatti». Guai a chi li tocca.


News internet
-7 maggio 2003

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1017. Da gennaio a oggi ci sono state 80 deuunce per bocconi avvelenati.

 

 

 

Le pagine del registro della polizia provinciale inquietano: da gennaio a oggi ci sono state 80 deuunce per bocconi avvelenati. Significa che un piccolo esercito di cani e gatti (ottanta, davvero tanti) sono stati uccisi da criminali che hanno seminato veleno un po' dappertutto.

Criminali, certo. Perché quei bocconi, è fin troppo ovvio temerlo, avrebbero potuto finire nel palato di chiunque: bambini prima di tutto.

E qualcuno ha mirato molto vicino all'infanzia: nel giardino vicino al chiostro dell'Istituto degl'Innocenti, in piazza Santissima Annunziata, sono stati avvelenati con del topicida ben sette gatti.

Le analisi dell'Istituto di tossicologia veterinaria dell'Università di Pisa non lasciano dubbi: topicida molto potente.

Da non confondere con quello diffuso dalla ditta che provvede alla deratti zzazione perché è di tipo diverso.
Topicida, veleno micidiale ma subdolo.

Come i veleni adoperati il 30 aprile a Tavarnelle Val di pesa per far fuori volpi e galline sul confine di un agriturismo. O a Barberino di Mugello e a Marradi.

Sono stati confezionati bocconi al topicida e al diserbante. Veleni subdoli, appunto. Motivo? Semplice: se polizia e carabinieri avessero rtrovato nelle auto di chi ha seminato i bocconi del diserbante o del veleno per topi non avrebbe potuto procedere. Se non con una semplice segnalazione.

La legge prevede invece provvedimenti immediati nel caso si scoprano tipi in possesso di stricnina o cianuro.
La polizia provinciale ha accentuato i controlli. Il pericolo è reale.

E ora scendono in campo anche la Regione e le organizzazioni animaliste e ambientaliste. Ieri è scattata la campagna contro i bocconi avvelenati lanciata dal presidente della commissione sanità del Consiglio Regionale, Federico Gelli, e dal presidente della commissione agricoltura, F abio Roggiolani.

Hanno aderito la Federazione toscana medici veterinari, Ambiente e Lavoro, Amici della Terra, Atuttoambiente, Enpa, Guida verde, Sos animali, Legambiente Lipu, Amici del cane e del gatto, Vas, Wwf.
Si prende spunto dalla legge regionale 39 del 2001 con la quale vennero inasprite le pene per i responsabili degli avvelenamenti.

La campagna, che ha visto come testimonial l'etologo Giorgio Celli, si compone di migliaia di manifesti, depliant, volantini che saranno distribu iti in tutta la Toscana. Una frase su tutte: «Con l'impegno di tutti è possibile fermare questa infamia nella nostra regione».

Categorico Giorgio Celli: «Non è da escludere che qualche bambino, magari durante i pic-nic, raccolga un'esca avvelenata e se la mangi. Pensate alle conseguenze. Per questo è necessario impegnarsi al massimo. E non basta sventare il pericolo: bisogna denunciare ogni episodio, mettere in guardia chi è nelle vicinanze».

Bocconi avvelenati come mine vaganti? Il risu ltato è sempre letale.


La Nazione-7 maggio 2003

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1016. ABBIAMO RACCOLTO 200 MILA firme per lanciare una campagna nazionale contro i bocconi avvelenati.

 

 

 

ABBIAMO RACCOLTO 200 MILA firme per lanciare una campagna nazionale contro i bocconi avvelenati» dice Ebe Dalle Fabbriche, presidente del Movimento UNA (Uomo, Natura, Animali).

Che aggiunge: «La petizione è stata inviata a tutte le prefetture d'Italia, e naturalmente anche a quella di Firenze, per chiedere un'attenzione particolare non solo nei luoghi in cui vengono seminate le esche, ma vogliamo che vengano compilati registri per conoscere a chi vengono vendute le sostanze velenose.

Stiamo preparando un'altra petizione per chiedere al governo di vietare la caccia dove vengano trovati animali avvelenati».


La Nazione-7 maggio 2003

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1015. Vaccino per le volpi: cani solo al guinzaglio, attenzione alle esche.

 

 

 

Il 13 e il 14 maggio verranno sistemate, nel territorio del Comune di Trieste, le esche per la vaccinazione orale delle volpi contro la rabbia.

In seguito a questa operazione, un’ordinanza del sindaco dispone fino al 29 maggio la limitazione, nella misura massima compatibile, della circolazione dei cani e dei gatti di proprietà.

In questo arco di tempo i cani, anche se muniti di museruola, non potranno circolare se non condotti al guinzaglio.

Il Comune avverte che in caso di ritrovamento le esche non devono essere toccate.

Un accidentale contatto richiede un accurato lavaggio con acqua e sapone, e la disinfezione delle mani rivolgendosi a un medico o al pronto soccorso.


Il Piccolo-7 maggio 2003

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1014. Il Valdarno nel mirino dei killer degli animali. «Mia figlia è finita in ospedale per lo choc».

 

 

 

In Valdarno i cani avvelenati dai bocconi killer sono oltre una ventina, anche se non tutti sono stati segnalati ai carabinieri che ovviamente stanno indagando su quella che è diventata un'autentica piaga nei mesi di marzo e sprile, quando cioè gli animali come volpi e faine stanno per mettere al mondo i propri cuccioli, e quando nei campi e nei boschi viene lanciata la selvaggina per il ripopolamento.

Finora le indagini non sono approdate a niente, perché è difficile capire a chi possa tornare utile eliminare i cani dalla campagna, e molto spesso l'avvelenamento degli amici a quattro zampe provoca autentici traumi familiari.

Quello che ha colpito maggiormente è stato il caso di Alessandro Tognaccini, il reggellese che a metà aprile in un campo vicino a casa ha visto la sua Ginger, un ottimo esemplare di labrador, morire fra le braccia della figlia Virginia: «Fatti del genere — ricorda Tognaccini — possono avere conseguenze scioccanti quando ad essere coinvolti sono i giovani.

Basti pensare — sottolinea — che quando mia figlia si è trovata a salire a bordo della stessa auto utilizzata per soccorrere il cane si è sentita male, rendendo necessario il ricovero al pronto soccorso dell'ospedale di Figline a causa di una serie di disturbi causati dal trauma per la morte di Ginger».

Il comprensorio reggellese, per caratteristiche e morfologia, è più soggetto di altri a questo tipo di attentati. Tant'è vero che lo stesso Tognaccini, un anno prima e nello stesso posto situato poco distante dalla strada provinciale, aveva già avuto modi di denunciare l'avvelenemento del proprio cane.

Quando arrivano certe denunce logicamente anche i cacciatori vogliono dire la loro, e il presidente della Federcaccia reggellese, Angiolo Merli, ha ribadito che la categoria — alla quale peraltro appartiene anche Tognaccini — è estranea a questi fatti invitando comunque tutti al rispetto della legge regionale che fissa l'obbligo di tenere i cani al guinzaglio o con la museruola.


La Nazione-7 maggio 2003

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1013. Acquanegra, un altro cane avvelenato con i bocconi.

 

 

 

ACQUANEGRA. Torna l'incubo del boccone avvelenato per i cani: l'animale viene colto da tremori per tutto il corpo, si trascina le gambe posteriori e, alla fine, si verifica un leggero sanguinamento alla bocca.

E' morto così, dopo un paio d'ore di agonia, Tom, un meticcio di tre anni di proprietà di Gianantonio Brunelli, che risiede nella Cascina Zurino, proprio nel cuore della riserva di caccia denominata Brede-Zurino.

Il cane, che fa parte di un gruppo di animali usati per la caccia, era uscito martedì scorso per un giro all'intorno della cascina quando, poco dopo, già presentava una sintomatologia riconducibile all'avvelenamento.

Di quale esatto tipo di veleno si tratti dovrebbe accettarlo l'istituto zooprofilattico di Brescia, a cui il cane è stato inviato, ma l'ipotesi è che non si tratti di un sol tipo di sostanza ma, bensì, di un cocktail di più elementi fra i quali sembra ultimamente primeggiare un particolare tipo di diserbo per barbabietole.

Al di là del fatto di porre bocconi avvelenati vicino alle abitazioni, il problema pare non essere solo di Acquanegra dove, comunque, Tom non è la sola e la prima vittima.

Ma anche a Castelnuovo di Asola, dove, sempre in una zona di riserva, un altro cane, proprio alcuni giorni fa, ha subìto la stessa sorte.

Appena giungeranno dall'istituto Zooprofilattico i referti dell'analisi per confermare il caso di avvelenamento, il proprietario è intenzionato a presentare una denuncia contro ignoti.


Gazzetta di Mantova-7 maggio 2003

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1012. Animalista racconta:«Avvelenano i gatti e sporcano il rifugio».

 

 

 

SULMONA. Maleducazione e maltrattamenti sugli animali.

Un vero e proprio caso di inciviltà che vede "vittima" una donna sulmonese, Franca Ferroni.

Misteriosamente, da anni, scompaiono i suoi gatti e qualcuno getta, ogni giorno, rifiuti nel recinto che ospita le bestiole. «Ora basta», dice la donna, «sono pronta a denunciare gli autori di questi gesti barbari».

Ferroni aveva 35 gatti e li aveva sistemati in un pezzo di terreno poco distante dal condominio dove abita in via Sant'Antonio.

1500 metri quadrati, concessi in uso da due proprietari.

Ma, qualcuno, ha pensato di distruggere il rifugio.

I gatti da 35 diventano 20, poi 15 e ora ne restano solo 10.
«Alcuni di loro sono stati avvelenati», dichiara con un velo di commozione la donna e mostrando le certificazioni del veterinario, «altri malmenati e uccisi e altri ancora non so più che fine abbiano fatto».

La Ferroni, ha provveduto a sporgere denuncia all'Empa (Ente Nazionale Protezione Animali).
«Il proprietario del terreno mi ha chiesto di trovare un'altra sistemazione» prosegue amareggiata «ma la legge a tutela degli animali mi dà ragione. Allontanarli da quel posto costituirebbe un maltrattamento.

La legge» insiste «fa divieto di spostare dei soggetti dal loro habitat, inteso come luogo dove i gatti trovano abitualmente rifugio, cibo e protezione. Identificando come habitat aree pubbliche e private, quindi anche aree condominiali, siano essi cortili, garage o giardini.

Ma, ciò che più mi ha sconvolto», conclude Franca Ferroni «è l'insensibilità di alcune persone. Ora sono proprio esasperata e intendo denunciare tutto alle forze dell'ordine».


Il Centro-7 maggio 2003  

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1011. Fosso inquinato, ennesima moria di pesci.

 

 

 

A volte è bianca, a volte è viola, altre volte è "solo" oleosa.

L'acqua, unita a sostanze sospette, del fossato che esce dalla zona industriale di Zoppé, in via Palù, continua a provocare danni, anche visibili, all'ambiente circostante.

L'ultimo episodio si è verificato lo scorso fine settimana quando sono stati rinvenuti, da un residente del luogo, oltre trenta pesci, morti invischiati in un liquido oleoso.

A segnalarlo è Costantino Lazzer che ha assistito allo spettacolo davanti a casa. «Non è possibile - spiega Lazzer - andare avanti così.

Quasi tutti i giorni l'acqua è colorata, ma in modo particolare è alla fine della settimana che vengono scaricate queste sostanze e non si riesce a capire da dove provengano.

Bisognerebbe che venissero effettuati dei controlli attraverso un'accurata analisi di quanto viene versato nel fossato in modo tale da poter risalire alla fabbrica che ne fa uso».

A peggiorare il problema è poi il fatto che alcuni animali che si cibano di pesci li mangiano, anche se sono morti, subendone pesanti conseguenze.

«Ciò che sconcerta - conclude Lazzer - è inoltre il fatto che in zona industriale non si vedono praticamente quasi mai le cisterne che vengono a prelevare eventuali rifiuti dalle aziende.

Da qualche parte bisogna pure che vengano eliminati!.

Anche a questo proposito sarebbe opp ortuno che gli enti competenti, ad iniziare dall'amministrazione, effettuassero dei controlli inerenti lo smaltimento dei reflui industriali».


IL GAZZETTINO -6 Maggio 2003

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1010. «Bocconi avvelenati ai cani».

 

 

 

Il Wwf di Brescia segnala la presenza di esche avvelenate sul Monte Orfano nei territori di Rovato, Erbusco e Zocco con moria di cani a passeggio.

L’ultimo caso risale proprio a ieri mattina in località Capanna degli Alpini di Rovato.

Si tratta di bocconi di grasso e carne della grandezza di un involtino nel quale è riposto del potentissimo veleno, probabilmente cianuro che provoca la morte del cane in pochi istanti, non lasciando alcuna speranza di intevrento per aiutare il povero animale.

Il Wwf informa che sono in corso esami di laboratorio per accertare il tipo di veleno impiegato nelle esche; sempre il Wwf consiglia ai proprietari a passeggio con il cane di mettergli la museruola.

«Un fenomeno questo dei bocconi avvelenati - lamenta il Wwf - che si ripete ogni anno su tutto il territorio della nostra provincia».


Brescia Oggi-1 Maggio 2003

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1009. Ormai le storie dei cani avvelenati dai bocconi killer.

 

 

 

Orma i le storie dei cani avvelenati dai bocconi killer si susseguono periodicamente, ma quella capitata al rignanese Cristiano Arnetoli con l'hobby dell' apicoltura è decisamente degna di rilievo, visto che assieme all'avvelenamento del cane hanno portato via anche trenta arnie piene di api.

Le vicende sono strettamente collegate, perché quando Arnetoli qualche sera fa si è recato nella zona di Donnini per controllare le sue casette (ognuna della quali costa fra i 100 e 150 euro) e si accorge che ne sono rimaste solo cinque, telefona alla moglie perché anche lei si renda conto dell'accaduto.

Così la signora raggiunge Donnini assieme a Bia, la bastardina di sei anni (nella foto con la figlia Federica) che comincia a correre nel prato dove prima c'erano le arnie.

Dopo l'ispezione i coniugi Arnetoli salgono in auto, dove poco dopo la cagnetta si sente male, tanto che i padroni ricorrono alle cure del veterinario che trovano a Ponte a Greve.

Ma la mattina succesiva le condizioni di Bia p eggiorano in maniera irreversibile, tanto che la bestiola deve essere soppressa.

Il veterinario ha recuperato il pezzetto di pollo avvelenato inviandolo a un laboratorio specializzato per stabilire di quale veleno si tratti, con la speranza di risalire all'avvelenatore.

Una volta conclusa la storia di Bia, Cristiano Arnetoli torna dalle sue arnie, ma si accorge che ce ne sono rimaste solo due perché qualche ladro esperto – e non può essere altrimenti – nel frattempo ha fatto man bassa anche del resto.

«Le cassette rimaste – dice Arnetoli – sono quelle più vecchie e bucate, ma anche da queste è stato rubato tutto quanto poteva essere utile alla produzione del miele».

Ovviamente le arnie erano piene di api, e da ogni cassetta si potevano ricavare una trentina di chili di miele.

Pertanto, oltre al danno morale, il rignanese ha subito un furto per circa 10.000 euro.


La Nazione-1 Maggio 2003

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1008. Bocconi avvelenati a Decimo. Nelle polpette c'era un topicida.

 

 

 

B occoni avvelenati: è scattata l'indagine dopo il ritrovamento a Decimo delle «polpette» di carne impastate con semi velenosi, che hanno oltretutto ridotto in fin di vita un cane trasferito alla clinica veterinaria.

Il comando di polizia municipale di San Casciano, titolare degli accertamenti, ha inviato agli istituti competenti i reperti per le necessarie analisi.

Da un primo esame sembra si tratti di topicida. Ma di questo veleno per topi ce n'era dav vero troppo, in quella macchia di campo adiacente alla strada: oltre che per i cani, poteva diventare pericoloso soprattutto per i numerosi bambini che tradizionalmente frequentano la zona vicina alla chiesa di Santa Cecilia.

Anche per questo, la polizia municipale manda il messaggio di condanna per gesti – il disseminare esche avvelenate - che mettono a serio repentaglio la vita stessa non solo degli animali, ma anche delle persone.

Ora, per proseguire nell'i ndagine, che è tesa – come spiega il comando – a risalire ai responsabili appunto del gesto, si dovranno attendere i responsi precisi delle analisi sul materiale repertato a Decimo.

Frattanto, non possono non tornare alla mente casi analoghi, purtroppo frequenti, accaduti lo scorso anno in una zona vicina a questa.

Cani uccisi o salvati in extremis dai veterinari dopo aver ingerito «polpette» al veleno. I casi accertati si erano concentrati nell'area compresa tra Cerbaia, Pisignano, Chiesanuova fino sul versante del Galluzzo.

Area vasta ma abbastanza omogenea, tanto da far pensare a una cattiva regia. L'episodio di Decimo resta isolato rispetto a quel contesto, anche per il tipo di veleno che sarebbe stato utilizzato.

Ma non per questo è meno inquietante. La polizia municipale, come si ricorderà, venne informata l'altra sera dal proprietario del cane che si era sentito male dopo aver trovato e mangiato una di queste polpette.

Subito intervenuti, gli agenti avevano trovato e repertato i «bocconi» di carne macinata con quei sospetti semi colorati dove effettivamente si annida il veleno pericoloso. Il fatto era accaduto in via Decimo a pochi passi dalla chiesa.

Risalire a chi ha disseminato le esche non è certamente facile, ma servirebbe a far capire, afferma il comando di San Casciano, che su episodi gravi come questi non viene lasciato nulla di intent ato.


La Nazione-1 Maggio 2003

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1007. Bocconi avvelenati, la strage riprende.Dall'inizio dell'anno sette vittime.

 

 

 

Ancora bocconi avvelenati a Scandicci. Gli ultimi casi, di cui si stanno ancora attendendo le analisi, risalgono alle ultime settimane ed hanno visto due pastori tedeschi vittime del vigliacco gesto.

Un problema serio, sul quale la Polizia provinciale sta indagando. Dal 31 gennaio all'11 marzo 2003, si sono registrati a Scandicci, escludendo gli ultimi due casi, ben cinque casi di sospetti bocconi avvelenati ai danni di quattro cani ed un gatto.

Due di questi casi hanno riguardatola zona di Roveta, dove è presente un'azienda faunistica che addestra una grande quantità di cani pregiati da utilizzare per le attività venatorie.

A gennaio e febbraio, due degli ultimi cinque casi hanno riguardato proprio due cani del centro di addestramento. Le analisi però, richieste come da prassi dalla Polizia provinciale, hanno dato esito negat ivo. Il contenuto gastrico infatti non ha evidenziato la presenza di stricnina.

I due cani presentavano comunque sintomi da avvelenamento anche se fortunatamente poi se la sono cavata. Il dirigente del centro di addestramento dei cani, come anche negli altri casi i cittadini interessati, hanno presentato querela contro ignoti.

Peggio è andata ad un altro cane che a gennaio è invece morto nella zona di Poggio Secco.

Il quarto caso ha riguardato un gatto in via De' Rossi, anche se i risultati delle analisi hanno lasciato il dubbio che potesse trattarsi di morte naturale. Infine l'ultimo ritrovamento è stato fatto vicino al corso della Pesa, nella frazione di San Vincenzo a Torri.

Un setter inglese in avanzato stato di decomposizione, del quale ancora si attendono i risultati delle analisi, effettuate presso l'Università di Pisa. “La situazione quest'anno – dice l'ispettore Quercioli della Polizia provinci ale – è molto meno peggio dell'anno scorso.

Nel 2002 il Comune di Scandicci era in prima linea per questo problema”.

Quest'anno invece, grazie anche al lavoro ispettivo fatto dall'apposito nucleo della Polizia provinciale, la situazione è meno grave. “Proprio in questi giorni – afferma l'assessore Cavaciocchi – è arrivato un volantino della Regione che invita i Comuni a sensibilizzare la cittadinanza su questo problema.

Cosa che faremo al più presto”.


La Nazione-1 Maggio 2003

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1006. Gallarate, gatti avvelenati. Misterioso killer.

 

 

 

GALLARATE (Varese ) — Poveri gatti! Randagi e sterilizzati. Di buono avevano un tetto.

Una colonia apposta per loro creata nei pressi del cimitero di Crenna e gestita da una signora cui l'Enpa aveva affidato i mici senza casa. E la tutrice si dava da fare.

Tutti i giorni cibi da leccarsi i baffi, cure per quelli ammalati, una grattatina sulla schiena a quelli che avevano voglia di far le fusa. Insomma una colonia di gatti felice che non dava fastidio a nessuno.

Almeno c osì tutti pensavano. Perchè invece a Gallarate c'è un killer di gatti. Odia i felini, non sopporta i loro miagolii e vorrebbe eliminarli. Ci ha provato.

Davanti alla colonia sono comparsi piatti di cibo succulento. Peccato fosse avvelenato. Un paio di gatti dal manto scuro, si sono lasciati tentare dal buon odore di pesce e, purtroppo sono rimasti stecchiti, con la bava alla bocca.

Subito è scattato l'allarme con la denuncia ai carabinieri che, al momento, non hanno molti elementi per individuare la persona che vorrebbe sterminare i gatti.

La tutrice degli animali dal canto suo ha intensificato l'azione di controllo.


Il Giorno
-30 Aprile 2003

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1005. Nella città di San Francesco quattro gatti uccisi con il veleno.

 

 

 

ASSISI (Perugia)– La morte di quattro gatti in due giorni spaventa la gente di via delle Sorgenti alle Viole di Assisi: «Si tratta di avvelenamento, non ci sono dubbi», dicono i testimoni.

Le vittime sono animali domestici, liberi per le vie della frazione assisana, ma tutti con un padrone.

Qualcuno è tornato agonizzante, uno strazio durato ore senza possibilità di salvezza. Il sospetto di avvelenamento è stato confermato dai veterinari.

Mai, prima d’ora, si eran o verificati episodi di tale ferocia nella città di San Francesco. «Chi può essere capace di tanta cattiveria?», dice una residente.

La tranquillità di Viole è spezzata e gli abitanti dicono: «Ci rivolgeremo ai carabinieri per sporgere denuncia a carico di ignoti, prima di assistere ad altri avvelenamenti».


Il Messaggero-30 Aprile 2003

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1004. Ancora il veleno per i cani. Un altro animale vittima delle esche, caccia a chi le distribuisce.

 

 

 

Vestenanova (Verona). Continuano a morire cani a Vestenanova.

L’ultimo nello scorso fine settimana e sempre per mano di ignoti che agiscono nell’oscurità.

Questa volta è accaduto in una contrada del capoluogo, ma è solo l’ultimo di un’altra serie, do po la strage di Vestenavecchia, che ne ha visti abbattuti ben otto.

Si chiamava Yuri. Viveva su un’altura che domina incontrastata la Valle d’Alpone con la sua padrona, Laura Caltran, infermiera quarantenne, che vive da sola in località Lovati, fino a qualche giorno fa con Yuri, il suo cane di appena un anno.

Un cane di grossa taglia.

Un meticcio la cui madre era un «malamuth» (huskie) e il padre un pastore tedesco.

Docile e giocherellone, Yuri amava l a compagnia dei bambini, era molto affezionato a Linda, la nipotina della signora Laura, e mai aveva avuto comportamenti scorretti e tali da attirarsi le ire di qualcuno.

«Ma da venerdì sera, dopo una breve uscita a qualche decina di metri da casa», racconta Laura, «Yuri si è presentato nel mio cortile già in condizioni pietose: si dimenava paurosamente rotolando per terra, incapace di controllarsi e di accettare le carezze che gli facevo nel tentativo di calm arlo: era impossibile tenerlo fermo.

Bave bianche gli uscivano dalla bocca insieme a mugolii per il dolore, che gli attanagliava le viscere, mentre soppraggiungevano crisi di tipo epilettico.

Sono riuscita a telefonare a un veterinario di turno che, sentendo la sintomatologia, mi ha comunicato che era già troppo tardi e nulla si poteva più fare per salvare la vita del mio cane».

In breve, conclude la signora Caltran, «come mi aveva anticipato il ve terinario, dalla bocca del cane ha cominciato a uscire sangue: la sua fine. In 20 minuti è passato da uno stato di ottima salute alla morte!» Secondo Laura Caltran il boccone ingerito da Yuri era proprio dosato per lui e non messo lì per caso.

Per avvelenare un cane di 50 chili non bastano né un veleno, né un dosaggio qualsiasi. Una mente malvagia, una mano esperta ancora una volta hanno progettato di uccidere. A questo punto sembra evidente che sono più d’uno gli uccisori di cani, in quanto agiscono in zone molto lontane.

«Questa volta però non mi arrendo», dice Laura Caltran. «Denuncerò il fatto alla Guardia Forestale, l’unica in grado di adoperarsi in controlli sul territorio rurale e siamo in tanti ormai ad essere stanchi di questa situazione.

Per quel che mi riguarda è il terzo cane che perdo a causa di avvelenamenti e vi assicuro che è una cosa troppo straziante vedere morire il proprio cane in modo così atroce».

A nord-est del centro di Vestenanova anche altri cani sono stati uccisi in aprile, con identiche modalità. Come la cagnolina dell’anziano Severino Dalla Verde, della contrada Pezzati, che in seguito alla morte del piccolo animale ha avuto un serio malore, con conseguente ricovero ospedaliero e che ancor oggi non sa darsi pace per la perdita della sua cagnolina.

Forse un’indagine, sul tipo di veleni usati per uccidere, potrebbe far risalire ai responsabili, dal momento che spesso si tratta di antiparassitari a uso agricolo per la coltura di particolari frutteti.

Lo conferma Cesare Lerco, veterinario di Illasi che ha preso in esame il caso e ha dichiarato trattarsi con assoluta certezza di Endosulfan Alfa e Beta, un antiparassitario che controlla le malattie del ciliegio e dell’albicocco.

Un veleno di prima classe, che richiede il patentino per poterlo acquistare e agisce sul sistema nervoso.

E i con tatti fra coloro che hanno subito queste uccisioni hanno messo anche in evidenza che questi eventi accadono sempre in giorni festivi, quando reperire un veterinario è quasi impossibile.

In attesa che si riesca a mettere fine a questa strage, unico e tempestivo antidoto, da tenere sempre a portata di mano, è una bottiglietta di acqua satura di sale, da far ingerire all’animale ai primi sintomi di avvelenamento.


L'Arena-30 Aprile 2003

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1003. Bocconi avvelenati, muoiono altri cani.

 

 

 

CASTEL DEL RIO (Bologna)- Periodicamente dobbiamo convivere con individui che non conoscono il rispetto e l’amore verso gli altri e che commettono atti veramente inqualificabili, inciviltà belle e buone che oltre a toccare gli uomini, cosa già molto grave, si dirigono anche sugli animali, che quasi mai possono difendersi.

E oggi siamo di fronte all’ennesimo caso di violenza: con un avvelenamento infatti si è spezzata la felice convivenza tra un cittadino di Castel del Rio, Pietro Perazzo e il suo cane Tissie, una femmina di pastore tedesco tranquilla e intelligente.

Un episodio che arriva dopo altre vicende analoghe che nei giorni scorsi hanno suscitato piuttosto scalpore a Castel San Pietro.

La disgrazia è avvenuta mercoledì 23 aprile, alle nove del mattino, quando qualcuno ha lasciato un’esc a avvelenata a poca distanza dalla casa dell’ uomo e per il povero animale non c’è stato nulla da fare, non è servita nemmeno la corsa dal veterinario.

Tissie è stata presa da terribili convulsioni e ha iniziato a sbavare dalla bocca.Il rispetto e la docilità di questo esemplare che non si allontanava mai dal proprio padrone neanche quando doveva aspettarlo fuori da un negozio in cui già sapeva di non poter entrare, l’aveva resa amata dagli abitanti del paese che non le risparmiavano carezze.

E’ però evidente che qualcuno ha riversato il suo odio verso questo lupo indifeso, violando le norme che regolano la convivenza civile ma soprattutto il rispetto dovuto a tutti, soprattutto agli animali che in molti casi sono superiori all’ uomo.

E, come se non bastasse, qualche ora dopo Tissie (nella foto), è morto anche suo figlio Artù, un altro bellissimo esemplare di pastore tedesco che viveva a poca distanza, in un’altra abitazione.

Il padrone che si sta gradualmente abituando a questa assurd a scomparsa, non cerca però vendetta.

“Sono uscito dall’ambulatorio e mi sono ritrovato in paese - racconta -. Mi sono sorpreso a domandarmi: ma chi è questa gente, queste persone con cui vivo da 23 anni, che nascondono tra loro e forse tollerano dei mostri capaci di azioni come queste? I cacciatori, dicono, o i tartufai.

La rabbia è tanta, il disgusto ancora di più. Ma io che tento di essere un non violento respingo questi sentimenti. Non cerco vendetta. Non metterò taglie sulla testa di ness uno.

Vorrei soltanto non provare mai più quei sentimenti di estraneità e di disgusto”.Insomma, niente odio.

E un appello ai cacciatori. “Chiedo solo di non tollerare più che pochi individui confusi gettino il discredito su di loro.

Chiedo loro di isolare questi folli, far loro sentire il peso della loro disapprovazione”.


Corriere di Romagna-30 Aprile 2003

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1002. Avvelenata Tissie 'cagna buona'.

 

 

 

«Hanno ammazzato la mia Tissie».

E' distrutto dal dolore Piero Perazzo, il padrone di Tissie, una femmina di pastore tedesco uccisa una settimana fa a Castel del Rio da un'esca avvelenata a base di esteri fosforici.

L'episodio purtroppo non è nuovo alla cronaca, che conta già numerosi casi di avvelenamento di cani su tutto il territorio imolese.

Questa volta è farne le spese è stata Tissie, vittima inconsapevole di una polpetta avvelenata che qualcuno ha abbandonata a poche decine di metri da casa.

«Aveva la bava alla bocca e atroci convulsioni — racconta il padrone —. Nemmeno la corsa disperata all'ambulatorio veterinario è servita a salvarla.

Ma chi sono questi mostri capaci di azioni come queste? I cacciatori, dicono, o i tartufai.

La mia rabbia è tanta, il disgusto ancora di più. Chiedo alla gente di Castel del Rio di lottare perchè non si possa mai più dire che questo è un paese "dove si ammazzano i cani".

Forse così il fantasma di Tissie, cane buono e dignitoso, si placherà e potrà riposare in pace».


Il Resto del Carlino-30 Aprile 2003

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 1001. Bocconi avvelenati ai cani.

 

 

 

TORTONA. Negli ultimi tempi sono diventati sempre più frequenti i casi di animali domestici avvelenati nell'area del parco dello Scrivia tra Tortona e Castelnuovo.

Un paio di giorni fa un cane è morto dopo due giorni di agonia per accertato avvelenamento, dovuto probabilmente all'ingerimento di bocconi a base di esteri fosforici.

L'avvelenamento è avvenuto nei pressi di un centro ippico che la bestiola frequentava abitualmente.

Sulle ragioni che spingono irresponsabili a seminare nel parco trappole di questo genere sono state formulate varie ipotesi, ma si pensa che i bocconi avvelenati siano piazzati da cacciatori che temono di vedersi privati di selvaggina da inseguire nell'attività venatoria.

Forte la denuncia da parte delle associazioni animaliste.

Antonella Rangon, presidente dell'Enpa di Tortona, avverte come sia di fatto impossibile impedire episodi di questo genere, se non attraverso la denuncia all'opinione pubblica: «Probabilmente l'obiettivo è ripopolare la zona di selvaggina, impedendo che altri animali vadano a cattuararla.

L'unica cosa che posiamo chiedere ai possessori di cani avvelenati è di sporgere denuncia contro ignoti. E' uno strumento che avrà pochi effetti pratici, ma non si può fare molto di più».

La denuncia degli animalisti si spinge anche contro altre crudeltà verso gli animali. «Nei giorni scorsi una femmina di setter è stata buttata da un'auto in corsa con la museruola e una zampa amputata.

Fortunatamente qualcuno l'ha raccolta e condotta al canile, altrimenti sarebbe morta di fame e sete. Il cane proveniva da un allevamento, e si tratta di una specie molto utilizzata dai cacciatori».

Se poco possono fare le associazioni, si spera che l'appello venga raccolto dalle autorità o dai politici.

Della questione si è occupato il consigliere provinciale Alessandro Scaccheri, che ha presentato un'interrogazione al fine di conoscere quali siano le attività poste in essere dalla Provincia, per monitorare, prevenire e reprimere tale fenomeno.

Scaccheri ha dichiarato: «Questi deprecabili casi di avvelenamento di animali domestici mi preoccupano non solo per la loro crudeltà, ma anche perché, da notizie di stampa, risulta che i bocconi avvelenati vengano talvolta distribuiti all'interno di giardini, con evidente grave pregiudizio per l'incolumità dei cittadini e degli animali di loro proprietà».


La Provincia Pavese-30 Aprile 2003

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