STAMPA
- articoli 381- 400
(23 febbraio 2002 - 1 marzo2002)
400. Le avvelenano il cane sotto casa
PONTE A ELSA. Una polpetta avvelenata, forse con stricnina, ha ucciso un esemplare di boxer femmina di 3 anni. È successo in un condominio di via Caduti di Cefalonia a Ponte a Elsa. Una denuncia contro ignoti è stata presentata ai carabinieri dai proprietari dell'animale.
Olivia, questo il nome del cane, è morta nella notte dopo alcune ore di agonia. Ha mangiato il boccone letale appena uscita di casa verso le 23. Inutili i tentativi del padrone di farglielo rimettere. Appena rientrata nell'abitazione il boxer ha iniziato a sentirsi male, ha vomitato per ore. Poi è deceduto.
Lo hanno trovato la mattina. «L'episodio accaduto ad Olivia deve servire da monito - è l'appello di Linda Pagliaro -. C'è qualcuno nella zona che non vuole i cani. È vero, ci sono animali che danno noia e lasciano escrementi ovunque, ma il nostro boxer non procurava alcun fastidio.
E poi se vengono messe in circolazione queste polpette
avvelenate i pericoli oltre che per i cani possono esserci anche per i
bambini».
Il Tirreno (on line) - 1 marzo 2002
399. Strage di gatti in via Monte Grappa. I dieci animali sono stati uccisi con un potente veleno nascosto nel cibo
SULMONA. Avvelenati i gatti di un intero quartiere. In tre giorni una decina di gatti sono morti dopo aver mangiato polpette di carne miste a veleno per topi. A fare l'atroce sc operta sono stati i proprietari dei felini quando, rientrando nelle rispettive abitazioni hanno trovato gli animali ancora ansimanti sul pianerottolo di casa.
A nulla sono valse le immediate cure alle quali hanno sottoposto i loro gatti, ne hanno sortito effetti i consigli del veterinario interpellato per telefono. Gli animali dopo un'agonia di alcune ore sono morti sotto gli occhi disperati dei loro padroni. L'incredibile e barbaro episodio si è verificato tra via Montegr appa e via Corvi, e ora si cerca il responsabile del gesto.
Ieri mattina infatti, i proprietari dei gatti hanno raggiunto la caserma dei carabinieri e hanno fatto una denuncia contro ignoti, dando però precise indicazioni su quello che potrebbe essersi macchiato del vile avvelenamento. "E' dal 96 che nel quartiere vengono presi di mira i nostri gatti", afferma una delle persone che hanno sottoscritto la denuncia davanti ai carabinieri.
"Un anno fa accadde la stessa cosa: una dozzina di animali furono prima avvelenati e poi gettati nel cassonetto dell'immondizia. Si salvò solo il mio gatto che ho poi, sottoposto ad analisi del sangue. Il responso fu che qualcuno tentò di ucciderlo con un derivato del decumarolo, lo stesso veleno per topi usato per avvelenare tutti gli altri animali.
" Un particolare questo che potrebbe costare caro al responsabile della strage di gatti. Gli investigatori infatti hann o avviato controlli tra i rivenditori del particolare prodotto proprio per scoprire se tra gli acquirenti del veleno figura anche la persona sospettata. "Sappiamo chi è che avvelena i nostri gatti. Lo fa da sei anni" conclude un'altra signora di via Montegrappa, "Ma adesso ha superato ogni limite e non gli daremo tregua fino a quando non sarà punito".
Il
Centro (web) - 1 marzo 2002
c.l.
398. Avvelenano il cane e poi rubano l'oca. Disperata la padrona di Caterina: «Ormai sarà finita in padella»
LEVICO. Questa è la storia dell'oca Caterina, del suo caro amico il cavallo Antares, degli altri animali che abitano in un maso, lassù sulla collina di Levico, lungo la strada che porta al forte. E' anche la storia di Lucia e Pierluigi, che nel maso abitano da cinque anni con i loro due figli, dopo averne trascorsi diversi in pianura.
Per finire, è la storia di affetti e di crudeltà. Una storia che, forse, avrebbe ispirato Walt Disney, maestro di struggimenti e suggestioni. L'oca Caterina stava per compiere cinque anni. Era arrivata al maso con un'altra oca ed un oco. Che lì si sarebbero trovati bene l'avevano capito subito. C'era quello spazio tutt'intorno alla casa, c'era il bosco poco distante e seducenti cespugli che costeggiavano la stradina sterrata.
I "padroni" certo non avrebbero dato preoccupazioni: erano due brave persone, che si sarebbero presi cura di loro e di tutti gli altri ospiti del maso. Che erano tanti: c'erano le mucche con i loro vitellini, c'erano un cavallo, le capre, i cani, le galline. E lassù, poco sopra la c asa, le api, generose fattrici di profumato miele. E difatti la vita al maso scorreva felice, giorno dopo giorno, in quell'incedere rassicurante dei riferimenti che si consolidano.
L'oca Caterina era ben presto diventata la "star" della piccola fattoria. Non perché si desse delle arie, per carità. Era quel suo temperamento a renderla speciale. Era vivace, amava la libertà ma era molto legata alla sua casa: girellava spesso nella zona intorno al maso, tanto che o ramai tutti nei paraggi la conoscevano. "Ciao Caterina", la salutavano quando capitava di incontrarla sulla stradina del forte. Era curiosa, l'oca Caterina, e coraggiosa.
Sapeva fare la guardia al maso meglio del più attento dei cani di casa. Era amica di tutti ma chi le aveva rubato il cuore era il cavallo Antares: praticamente suo coetaneo, di razza araba, di pelo screziato, bianco e grigio. Si erano intesi subito. Passavano tanto tempo assieme, a spasso nei pr ati, tra i colori e i profumi della natura, attraverso le sue stagioni. Erano diventati così amici che, alla sera, l'oca Caterina entrava nel recinto del cavallo Antares, cenava con lui.
Poi gli saliva sulla groppa e si addormentava beata, il suo
respiro un tutt'uno con quello del suo possente amico.
Certo, la vita, anche lassù al maso, non era sempre semplice o gioiosa. Come
quella volta che l'oco aveva infilato la testa nel recinto di un cane, rimanendo
azzannato. Op
pure quando l'altra oca della fattoria era stata assalita dalla
faina ed aveva trovato la morte.
Un giorno era anche accaduto che uno dei cani, nel suo girovagare, avesse raccolto un boccone di cibo avvelenato. Se n'era andato anche lui, dopo aver sofferto molto a causa della stricnina che c'era in quel boccone. Mai nessuno, però, avrebbe potuto immaginare che un giorno anche l'oca Caterina sarebbe stata vittima della crudeltà dell'uomo. Una settimana fa, era di prima matt ina, era uscita dal maso, decisa a concedersi la consueta passeggiata.
A metà mattina Lucia si era dovuta allontanare da casa: sarebbe
comunque tornata di lì a poco. E così è stato.
Al rientro, i suoi amici animali l'hanno accolta festosamente come sempre.
Tutti, tranne l'oca Caterina. Sono passate le ore ma lei non tornava a casa.
L'hanno cercata dappertutto.
Finché è arrivata la sera, a dare certezza ad un doloroso sospetto.
L'oc a Caterina era stata rubata, con una destinazione facilmente intuibile. Ora al maso sono tutti più tristi. Il cavallo Antares soprattutto. Lui si guarda tutt'intorno, annusa l'aria. Ma lei non tornerà. Alla fattoria ne arriveranno altre di oche. A nessuna di loro verrà più dato un nome.
L'Alto Adige (web) - 1 marzo 2002
397.
Bocconi avvelenati uccidono due cani. Morto un setter, un bracco è grave
dopo aver ingerito carne mista a erbicidi. Inquietante episodio alle porte di
Avesa.
Nel mirino gli esemplari da caccia. I carabinieri di Parona indagano per individuare
gli autori del gesto.
I cani di Avesa, in particolare quelli da caccia, sono in pericolo. Negli ultimi tre giorni, infatti, sono stati seminati dei bocconi avvelenati lungo la strada del Monte Ongarine. Un setter è rimasto ucciso, un bracco sta lottando disperatamente contro la morte. I fatti sono circoscritti a una fetta di collina piuttosto ristretta.
Via Monte Ongarine è la strada che dal centro del paese sale ai «busi», le paretine di calcare dove ci sono anche le palestre di roccia. Il setter abitava proprio i n quella strada. Sabato scorso, in compagnia del padrone, è andato a passeggiare lungo i sentieri che portano alle grotte. Ma camminando ha mangiato qualcosa che lo ha avvelenato. La corsa disperata dal veterinario è servita a salvarlo.
Ma l’altro giorno lo stesso cane è rimasto vittima di nuovo degli ignoti attentatori. Stavolta si trovava all’interno del recinto dell’abitazione, in via Monte Ongarine. Qualcuno deve aver lanciato dei pezzi di carne o delle polpette al di là del recinto e stavolta i micidiali bocconi non hanno dato scampo all’animale. Poche ore più tardi, la stessa sorte è toccata a un bracco che abita poco distante.
Anche Len, questo il nome del bracco, è stato avvelenato nel recinto di casa. I suoi padroni, Luigi e Anna Zampieri, lo hanno portato d’urgenza dal veterinario: «Per ora è salvo», commenta Luigi Zampieri, «ma la sua vita è appesa a un filo. Sta molto male, continuiamo a fargli flebo, speriamo che se la cavi».&n bsp;
Sugli autori del gesto, il signor Zampieri non si sbilancia: «E chi può dirlo? Di certo i bocconi avvelenati sono stati lanciati nel recinto dove Len ha la cuccia. Il nostro cane non esce mai: qui ha spazio in abbondanza ed è tutto recintato. Non posso pensare che sia stato un incidente, tanto più che poco distante è morto un altro cane per lo stesso motivo».
Ieri ad Avesa è stato diffuso un volantino che mette in guardia i possessori di animali da questi avvelenamenti. Ma non può trattarsi di episodi accidentali? Maurizio Poccobelli, veterinario, è convinto di no e ha una teoria precisa su quanto accaduto: «Non è facile reperire stricnina, formaldeide e altre sostanze simili che sono, per i cani, micidiali. È molto più facile, invece, acquistare erbicidi e anticrittogamici. Sono convinto che una di queste sostanze abbia avvelenato il bracco».
Il cane, per ora, è salvo: «Esiste un antidoto specifico per questi vel eni. L’ho somministrato subito e ha dato buoni risultati. Il cane non è ancora fuori pericolo ma confido che potrà farcela». I sintomi di avvelenamento da erbicidi e anticrittogamici sono ben chiari: «Queste sostanze causano il blocco di un enzima, la colinesterasi, e di conseguenza l’animale va incontro a spasmi muscolari violenti che possono determinare la morte per blocco respiratorio. In più intossicano il fegato e i reni. La morte può arrivare in poco tempo».
Ad Avesa la notizia si è già diffusa: «Non è la prima volta che prendono di mira i nostri cani», spiega la proprietaria di Camilla, un setter. «L’anno scorso i bocconi avvelenati erano stati sparsi a Costagrande. Quest’anno addirittura in paese». Nel mirino sono finiti i cani da caccia. Entrambi gli animali avvelenati dividono il recinto con cani di altra specie che sono rimasti invece illesi. Sarà solo un caso? La risposta la potranno dare, forse, i carabinieri di Parona, che indagano sulla vicenda.
L'Arena il Giornale di Verona (web) - 28 Febbraio 2002
396. Il killer dei cani colpisce ancora. In pochi mesi venti morti sospette, ma sono un centinaio i casi aperti
BRONI. Oltre una ventina di cani uccisi a Broni, Montalto e in
altri centri collinari. Ma si indaga sulla morte in questi anni di circa
un centinaio di animali.
Un copione agghiacciante che potrebbe avere come protagonista un maniaco, un
folle serial killer di cani da caccia, randagi o di razza. In pochi giorni come
detto altri nuovi casi.
L'esame autoptico effettuato su un meticcio ucciso l'1 febbraio ha rivelato un «quadro clinico compatibile con evento traumatico acuto». Una lunga serie di cani uccisi. Il corpo esanime di un altro cane è stato rinvenuto pochi giorni dopo quello del meticcio e si è attualmente in attesa dei risultati dell'autopsia, ma si presume che l'animale sia stato anche in questo caso avvelenato.
Un terzo cane è invece scomparso senza lasciare alcuna traccia
ed i proprietari pensano ormai al peggio.
Nei mesi scorsi, altri cani sono presumibilmente caduti nella trappola di bande
di teppisti o forse, come si sospetta, di un unico folle.
Episodi tristemente analoghi fanno ripensare agli avvelenamenti che si sono
verificati la scorsa estate a Broni, in via dei Mille (nel centro della città)
e nella zona circostante, quando un miscuglio mortale di stricnina e veleno
per volpi, crudelmente confezionato in un involucro di cibo per animali, ha
stroncato la vita di un pastore tedesco.
Un altro cane della medesima razza era stato, invece, soccorso e curato in tempo ed è riuscito a sopravvivere, malgrado il micidiale cocktail ingerito. I due cani sono stati volutamente avvelenati ed il rituale è stato compiuto dalla stessa persona che, già negli anni scorsi, aveva attirato i cani nella sua diabolica rete. A Broni sono stati registrati episodi d'inequivocabile interpretazione e riconducibili, presumibilmente, ad una stessa persona.
L'allarme è stato lanciato quando un veterinario bronese è dov uto intervenire d'urgenza per cercare di salvare due pastori tedeschi, le cui condizioni di salute apparivano gravissime. Il veterinario è riuscito a guarire uno dei due sfortunati animali, grazie ad un intervento chirurgico ed alla somministrazione di farmaci. Per l'altro cane il veleno è stato invece fatale.
Il pastore tedesco è stato quindi sottoposto ad un esame autoptico, per fare chiarezza sulle misteriose ed inquietanti circostanze della morte. Il verdetto è stato agghiacciante: l'autopsia ha rivelato tracce di stricnina e veleno per volpi, che sarebbero stati nascosti in invitanti bocconi di carne.
I due cani erano di proprietà di famiglie residenti in via dei Mille: questa zona era già stata teatro di vicende analoghe, che hanno indotto i carabinieri di Broni ad indirizzare i sospetti su un'unica persona. Le ipotesi circa l'identità dell'autore di questi gesti erano state avvalorate anche dal rinvenimento di bocconcini di carne avvelenati. Cani attirati in una trappola mortale ed uccisi: il copione è sempre lo stesso.
Coincidenze? I carabinieri di Broni stanno indagando per fare chiarezza su questi ultimi, inquietanti episodi e per capire a cosa sono dovuti questi decessi in modo da collegarli, eventualmente, a fatti già avvenuti nei dintorni. Si parla come detto di un centinaio di casi. Le indagini faranno luce sulla natura dei decessi, che potrebbero avere un nesso con gli avvelenamenti della scorsa estate.
Gli animi sono in fermento anche nella fascia collinare di Montalto Pavese e limitrofi, dove sono scomparsi diversi cani da caccia probabilmente finiti nel mirino di ladri. Non sono state rinvenute le carcasse degli animali e gli episodi non dovrebbero quindi essere collegati, ma si tratta comunque di atti riprovevoli. Il malumore serpeggia nelle colline come a Broni, dove i cittadini vogliono giustizia per i propri animali che hanno trovato una morte tanto assurda quanto inspiegabile.
La Provincia Pavese ( web) - 28 febbraio 2002
395. Strage di cani: ex poliziotto nel mirino dei carabinieri. Un giallo forse a soluzione
Zollino. Il giallo dei cani morti potrebbe avviarsi verso una
soluzione.
Le indagini dei carabinieri sembrano destinate a stringersi attorno ad un pensionato
del paese, infastidito, forse dall'abbaiare degli animali.
Potrebbe essere stato lui, un ex poliziotto di 63 anni, ad uccidere gli animali
confezionando micidiali polpette.
Le indagini dei carabinieri di Soleto, insieme con i militari
della Compagnia di Maglie, si sono messe in moto dopo la morte di una decina
di esemplari di cani di razza.
Il primo caso è passato inosservato. Poi se ne sono verificati degli altri.
Così sono cominciati a spuntare i primi sospetti e le denunce presentate ai
carabinieri hanno messo in moto le indagini.
Tutti i cani sarebbero morti a causa di un potente veleno, magari
nascosto fra la carne.
Il sospetto dei militari è che dietro la morte dei cani non vi sia una semplice
coincidenza.
Via via l'ipotesi di un killer ha preso sempre più consistenza fino a quando
i militari non sarebbero riusciti a stringere il cerchio intorno al poliziotto
in pensione. In attesa di chiudere l'indagine, i carabinieri stanno cercando
di stabilire la tecnica utilizzata per sopprimere i cani.
La Gazzetta del Mezzogiorno (web) - 28 febbraio 2002
394. Cani randagi avvelenati esposto di Tina Allia ai Cc. L'ultimo raid in contrada Calvario
GAGGI. Un vibrante grido d'allarme è stato lanciato da Tina Allia,
dopo l'ennesimo atto intimidatorio perpetrato ai danni d'ignari e indifesi cani
randagi.
Ben conscia di combattere u na battaglia che per molti sembrerebbe assurda,
la donna da sempre è una vera paladina degli animali, ed in modo particolare
dei cani randagi; alcuni mesi addietro, aveva realizzato un rifugio in aperta
campagna, precisamente in una zona demaniale ai confini tra il territorio di
Gaggi e Graniti, dove accudiva amorevolmente una decina d'animali, con grossi
sacrifici poiché ogni giorno si recava sul posto per portare loro il cibo.
Ma una mattina, la donna ha trovato una sgra dita sorpresa: tutti i cani erano riversi per terra morti, per cause non certamente naturali. Continuando, però, la sua personale battaglia, Tina Allia ha deciso successivamente di affittare un vecchio rudere in contrada Calvario, dove per qualche tempo hanno trovato rifugio due cani randagi.
"A parte qualche lamentela - afferma Tina Allia - da parte di alcune persone residenti nella zona, gli animali non avevano creato problemi a nessuno e mai avrei pensato di rivive re le stesse sensazioni a distanza di qualche mese". Due giorni fa, infatti, la donna ha trovato in fin di vita uno dei due cani ospitati in contrada Calvario: l'animale è morto tra le sua braccia, probabilmente dopo aver mangiato una polpetta contenente piccoli vetri.
Dopo l'ennesimo atto intimidatorio, Tina Allia ha deciso di presentare
una denuncia ai carabinieri.
La sua speranza è che tutto ciò non si verifichi più.
Alessandra Tamì
393. E' morto il cane avvelenato dal topicida. Vanificata dalle gravi lesioni interne la generosa donazione di sangue
MERANO. Hexe non ce l'ha fatta. E Shila sembra averlo capito,
a giudicare da quel suo sguardo malinconico.
A nulla è valsa la generosa donazione di sangue, a nulla l'impegno profuso dai
veterinari. Troppo gravi le lesioni interne provocate dal potente topicida.
Il bracco tirolese ha chiuso definitivamente gli occhi, ieri, tra le braccia
dei suoi proprietari.
Si è conclusa così, nel peggiore dei modi, questa favola moderna
che non ha mancato di destare forte commozione.
Il cuore della piccola Hexe non ha retto, proprio quando il quadro sanitario
pareva in procinto di prendere una buona piega. Consegnata moribonda alle cure
di Mauro Russo e Piervittorio Cantieri della clinica veterinaria di Marlengo
a causa dell'assunzione di un potente topicida che le aveva provocato una grave
emorragia polmonare, la situazione era parsa drammatica fin dal primo momento.
N on solo Hexe aveva urgente bisogno di una trasfusione per rimpiazzare
il sangue perduto, ma il suo cuore ad un certo punto si era anche arrestato
tanto da dover ricorrere alla defibrillazione.
All'appello dei veterinari aveva immediatamente e generosamente risposto Shila,
pastore tedesco addestrato per il soccorso su valanga, macerie e ricerche in
superficie, in forza alle unità cinofile della Croce rossa italiana.
Quel mezzo litro di sangue, trasferito dalla lupa della Cri al
bracco tirolese, pareva aver avuto un effetto miracoloso.
Hexe si era addirittura alzata sulle proprie zampe, salvo poi doversi riadagiare
a causa dell'eccessiva debolezza.
"Le ore immediatamente successive alla trasfusione - avevano comunicato
i veterinari - saranno decisive".
E purtroppo lo sono state, in senso negativo.
Dopo un primo miglioramento, il quadro clinico è andato via via peggiorando,
fino al dece sso del povero animale. Una storia triste, ma ricca di umanità. E
non è un controsenso, anche se stiamo parlando di animali.
Alto Adige (web) - 26 febbraio 2002
Giorgio Pasetto
392. Stra ge di cani senza motivo
"Ho letto sul Carlino dei cani avvelenati e ho pensato subito
alla mia Cica: una mattina l'ho trovata stecchita.
Avevano messo nel giardino dei bocconi di cibo col veleno".
Il padrone di Cica ha chiamato ieri la redazione, ricordando quel dramma che risale al giugno scorso, avvenuto a Concadirame, proprio nella zona dove due settimane fa sono morti una decina di cani, uccisi da pol pette avvelenate.
"Pensavo che l'odioso atto commesso contro la mia Cica fosse
stato un fatto occasionale - dice - ora ho un altro cane e mi sono allarmato
venendo a sapere di questa strage". Il padrone di Cica, Claudio Ronda,
è il responsabile della compagnia di danza del Teatro Sociale.
Decise di trasferirsi da Rovigo a Concadirame per far vivere il suo cane in
uno spazio verde. E' andato ad abitare in una casa con giardino.
Cica, pastore maremmano femmina di 7 anni, non si è goduta a lungo il
nuovo habitat: è stata uccisa tre mesi e mezzo dopo il trasloco a Concadirame.
"Di giorno stava nel giardino recintato e chiuso con un cancello - racconta
Ronda - di notte la portavo nel garage, perché non disturbasse i vicini. Nessuno
si è mai lamentato. Non ho ricevuto nessun reclamo.
Siccome qualche volta scappava per i campi nei primi tempi, la
tenevo legata in giardino con una catena. L'ultima sera era tranquilla e l'ho
messa nel garage come al solito. La mattina era morta, già rigida. Ho avuto
subito un sospetto.
Guardando nel giardino ho trovato una grande quantità di bocconi che qualcuno
aveva depositato per terra proprio al limite della lunghezza della catena. Erano
impastati con una sostanza vischiosa.
Li ho portati alla Usl di Adria per farli analizzare e ho avuto
la conferma che contenevano veleno, anche se non è stato possibile identificare
quale. Qualcuno quel giorno aveva messo i bocconi avvelenati dopo aver scavalcato
il recinto approfittando del fatto che nessuno era in casa".
Ronda chiese in giro se erano accaduti già episodi simili. Qualcuno si meravigliò,
altri invece si ricordavano di qualche precedente.
Presenterà anche una denuncia alla polizia. Dopo l'atroce fine
di Cica, ha adottato un altro cane, un bastardino di dieci anni, Roco.
Dopo quello che ho letto sul giornale mi auguro che possa resistere - aggiunge
- però vorrei capire se si può avere la libertà di tenere un cane o no. Se si
deve stare nella paura che qualcuno te l'avveleni".
Preoccupato, ieri si è rivolto anche ai carabinieri di Rovigo
per saperne di più sulla strage di questi ultimi giorni.
Alcuni dei proprietari dei cani avvelenati a loro volta hanno sporto denuncia.
Di sicuro c'è che hanno ingerito pesticidi nascosti in polpette; lasciate come
esca per i campi da un serial-killer di animali.
Il Resto del Carlino (web) - 27 febbraio
2002
r. cal.
391. Spuntano a Monticino nuovi cani avvelenati e non mancano le leggende metropolitane
Mentre il Comitato, che a Monticino (170 abitanti) ha organizzato le ronde per cercare di difendere i propri cani dal maniaco che lancia bocconi avvelenati (una cinquantina gli animali colpiti negli ultimi tre anni, trenta quelli morti), aspetta i primi di marzo per avere finalmente un incontro in Municipio a Cesena con le autorità per programmare un piano di difesa, spuntano nuovi avvelenamenti.
Si tratta del padrone di un cane, sempre abitante a Monticino,
il cui animale è stato ucciso da un boccone letale qualche mese fa; ma l'uomo
non ha mai denunciato il fatto.
"I casi di cani avvelenati che non vengono segnalati sono diversi"
dice Moreno Guerra, il ventenne magazziniere di Monticino al quale in due anni
sono stati uccisi ben dieci cani.
Alcune volte dei cani n on sono stati denunciati all'anagrafe
canina, così i loro padroni non riferiscono alle autorità competenti tali fatti
per non essere multati.
"L'ultima volta che siamo riusciti a salvare tre miei cani che avevano
assaggiato una bistecca avvelenata piazzata come esca in un vigneto, ci siamo
accorti che spesso i bocconi proibiti vengono segnalati da un paio di picchetti.
Ciò significa che colui che li sistema, o ha dei cani a sua volta e vuole evitare
che ne possano diventare vittime, o ppure ripassa per vedere se i suoi turpi
obiettivi siano andati a segno.
Sicuramente non si tratta di abitanti della zona, qui tutti o
quasi abbiamo animali. Abbiamo anche già presentato alla Provincia la domanda
perché venga fissato il divieto di caccia".
Intanto spunta anche qualche leggenda che per ora resta metropolitana, non trovando conferma né nella popolazione né nelle forze dell'ordine: a Saiano una donna, alla quale sono stati uccisi dei cani co n esche killer, nella sua ossessiva ricerca dei colpevoli avrebbe notato nelle strade limitrofe una Panda verde dalla quale venivano lanciati bocconi micidiali
Il Resto del Carlino (web) - 26 febbraio
2002
390. Strage di cani: almeno dieci uccisi da polpette avvelenate
Una strage di cani: uccisi con i pesticidi. Attirati con
la classica trappola della polpetta avvelenata.
Uno dopo l'altro, nel giro di qualche giorno, nella campagna di Concadirame:
sono una decina i cani uccisi. Forse da qualcuno che si è vendicato in modo
così crudele perché andavano in giro tra gli orti. O per puro sadismo.
Non erano animali randagi. Almeno il padrone di uno dei cani sterminati ha presentato
denuncia ai carabinieri.
Altri stanno per farlo. La strage risale ad un paio di settimane
fa. Gli agguati col veleno sono stati tesi nella zona tra via Bissara,
via Ceresolo, via Baldi Valier.
L'entità della moria si è venuta delineando man mano che gli episodi si sono
sommati: la voce si è diffusa, destando impressione e anche allarme. Gli animali
appartenevano ad abi tanti della zona.
Uno di questi ha portato da un veterinario il suo cane, che presentava
i sintomi classici da avvelenamento.
La diagnosi ha dato la conferma: l'animale, che poi è morto, aveva ingerito
un potente pesticida, di quelli che si usano in agricoltura. Probabilmente era
stato nascosto in un alimento-esca lasciato in mezzo ai campi. Il caso
è stato portato a conoscenza del dirigente dell'ufficio veterinario della Usl
18, il dottor Silvio F ogato.
Questi poi si è informato in giro tra gli allevatori di Concadirame
ed ha scoperto che anche altri cani erano morti negli stessi giorni per avvelenamento.
Un killer misterioso sta seminando la campagna di polpette assassine.
Il veterinario della Usl ha consigliato ai proprietari di sporgere denuncia.
"E' bene che sia fatta piena luce su quanto è accaduto - sottolinea il
dott. Fogato - In gioco infatti non c'è solo la salute degli animali, ma anche
delle persone.
Venire a contatto con sostanze tossiche di questo tipo, in grado
di uccidere un cane, pur essere pericoloso anche per gli esseri umani. Pensiamo
a cosa potrebbe accadere ad un bambino se toccasse o mangiasse un boccone avvelenato".
Finora, per quanto ricorda il veterinario della Usl, non c'erano mai state stragi
così. Magari singoli animali presi di mira, cani o gatti, per far dispetto al
vicino di casa o di orto.
Casi comunque odiosi, ma non sistematici e ripetuti come in questa occasione.
Il risvolto preoccupante per la salute pubblica distingue il thriller di Concadirame
anche dalla vicenda di Costa, quando alla fine dell'anno si sparse la notizia
che alcuni cuccioli sarebbero stati uccisi da dei bambini con i petardi.
Il fatto non è stato ancora chiarito del tutto. I bambini indicati come responsabili
affermarono di aver solo messo un petardo nella carcassa di un cucciolo già
morto.
L'episodio fece lo stesso sensazione e l'associazione degli animalisti
organizzò in paese anche una fiaccolata di sensibilizzazione. La brutta storia
di Concadirame è ancora più inquietante.
Altri avvelenamenti non sembra siano stati segnalati negli ultimi tempi, ma
non si può stare tranquilli finché l'autore o gli autori della strage potranno
distribuire indisturbati le polpette.
Il Resto del Carli no (web) - 26 febbraio
2002
r. cal.
389. Shila dona il sangue al cane avvelenato. Trasfusione urgente per Hexe che ha ingoiato un potente topicida
MERANO. E' una storia da "Libro cuore", un commovente capitolo di solidarietà tra cani scritto domenica sera nella clinica veterinaria di Marlengo. Protagonisti Shila, pastore tedesco da soccorso delle unità cinofile della Croce rossa, e Hexe, un bracco tirolese in fin di vita per un avvelenamento da topicida.
Alle 18 e 30 l'urgente appello dei veterinari Mauro Russo e Piervittorio
Cantieri: serve sangue per una trasfusione urgente, questione di vita o di morte.
Immediata la disponibilità dei cinofili Cri, ed in particolare di Aldo Bertagnolli,
il conduttore di Shila.
Il tempestivo intervento consente a Hexe di superare una fase critica ma le
sue condizioni permangono gravissime.
Non ci vanno volentieri, i cani, dal veterinario. Fiutano aria
di sofferenza.
Ma sabato sera non c'è stato bisogno di anestetizzarla, Shila, per cavarle il
mezzo litro di sangue che poteva rappresentare la salvezza di quel bracco che
giaceva tramortito sul lettino.
Pareva capisse la portata del suo gesto e, docile, si è lasciata infilare la
grossa sonda nella vena. Tranquillizzata solo dal suo conduttore che la accarezzava
amorevolmente.
Hexe, una giovane femmina di bracco tirolese, era giunta poco
prima in condizioni disperate alla clinica veterinaria di Marlengo.
Da alcuni giorni manifestava sintomi di malessere, ma nelle ultime ore la situazione
era precipitata fino a farle perdere la stabilità sulle gambe.
Emorragia polmonare, è la diagnosi dei veterinari Mauro Russo e Piervittorio
Cantieri dopo aver letto le lastre.
Probabilmente causata dall'assunzione di un potente topicida.
Non c'è tempo da perdere.
I veterinari intervengono chirurgicamente per drenare l'accumulo ematico: quasi
un litro di sangue, la metà di quello contenuto nel corpo di Hexe.
Il continuo stillicidio dalla lesione polmonare ha abbassato la pressione oltre
ogni limite, occorre una trasfusione urgente. Co me fare? Per i cani, e gli
animali in genere, non esiste un equivalente dell'Avis.
Il pensiero dei veterinari corre subito alle unità cinofile della
Croce rossa: se intervengono con tempestività ad ogni richiesta d'aiuto, sicuramente
non saranno insensibili a quest'appello.
Ed infatti, dopo pochi minuti, Aldo Bertagnolli e la sua Shila varcano la soglia
dell'ambulatorio di Via Palade.
Nel frattempo i veterinari sono sempre più indaffarati attorno alla povera
Hexe. La cagnetta è andata in arresto cardiaco ed il defibrillatore ha fatto
il miracolo.
Il cuore ha ripreso immediatamente a battere.
Mezzo litro di sangue viene trasferito dal pastore tedesco al bracco tirolese,
ed i benefici effetti non tardano a farsi sentire. Hexe, rinvigorita, riesce
addirittura a rialzarsi sulle zampe, ma le forze le vengono meno ed è costretta
a riadagiarsi.
Una piccola battaglia per la sopravvivenza è stata vinta, ma la guerra contro
i devast anti effetti del potente topicida è ancora lunga ed il risultato molto
incerto.
L'anticoagulante contenuto nel veleno non consente la cicatrizzazione
della lesione polmonare, ed il sangue continua a defluire. La situazione è grave,
disperata. La sorte di Hexe è appesa ad un filo.
Comunque la vicenda vada a concludersi, e ci auguriamo per il
meglio, da protagonisti e testimoni verrà sempre ricordata come un commovente
esempio di abnegazione.
Un altruismo a 360 gradi quello di Shila, pronta ad intervenire in soccorso
degli umani e dei suoi simili.
Alto
Adige (web) - 26 febbraio 2002
Giorgio Pasetto
388. Ambientalisti in «battuta» sul Montello ma nessuna traccia di esche a vvelenate
VOLPAGO. Sono arrivati in una trentina da tutta la provincia,
si sono riuniti nel piazzale della chiesa di Volpago e da lì sono partiti per
il Montello a caccia dalle esche avvelenate che fanno strage di cani, gatti
e animali selvatici in genere.
Erano gli attivisti della Lav e dell'Adaa, che per il secondo anno consecutivo
hanno messo in piedi l'operazione di bonifica del Montello dalle esche agli
antiparassitari.
La battuta non ha portato alla scoperta di bocconi avvelenati,
ma gli «animalisti» non sono convinti che sia indice di un mutato atteggiamento
di chi sparge esche avvelenate in giro per il territorio della provincia.
«Non abbiamo trovato nulla di rilevante se non uno stato di abbandono del Montello
- spiega Elena Gray - il fatto che non abbiamo trovato bocconi avvelenati può
essere dovuto al fatto che c'è stato maltempo. Ad ogni modo, torneremo dopo
la metà di marzo per un'altra battuta di bonifica sul Montello».
Infatti non hanno dubbi che di esche avvelenate il Montello abbondi.
«Lo scorso anno - dicono i volontari - nelle notti di luna si poteva vedere
una splendida coppia di tassi attraversare i sentieri del Montello, poi c'è
stata la semina di bocconi e più nessuno ha visto quelle povere creature».
Ma con cosa vengono avvelenati tali bocconi?
«Un intero anno di analisi condotte sui bocconi rinvenuti nella provin cia o estratti dai corpi degli animali uccisi e fatte eseguire da laboratori diversi - spiegano gli attivisti della Lav - ha fatto scartare la presenza di stricnina, veleno letale in brevissimo tempo, mentre è stata riscontrata quasi sempre la presenza di antiparassitari ad altissima concentrazione».
La tribuna di Treviso (web) - 25 febbraio
2002
e.f.
387. Stop ai bocconi avvelenati
ROVERETO. Il problema dell'avvelenamento di animali con esche
e bocconi sparsi anche nei pressi di zone abitate riemerge periodicamente.
Se ne parla per qualche giorno, spinti dall'emotività di un cane morto sotto
gli occhi del padrone o del rischio corso da un bambino sorpreso dai genitori
mentre maneggia una polpetta alla stricnina, poi si dimentica.
E in zone non più periferiche (Noriglio, Moietto, svariate frazioni sul Baldo) corvi, volpi, gatti, tassi e cani continuano a morire. L'ultima denuncia venne dal Moietto: un cane, Berry, conosciutissimo a tutti i frequentatori della zona, morì tra le braccia del padrone per un boccone avvelenato. Un gruppo di persone, che per evitare sospetti di protagonismo si firma semplicemente «gli amici», ha deciso di non dimenticare.
E sta raccogliendo firme in calce a una lettera/petizione per il sindaco Maffei, al quale si chiede un impegno più costante ed intenso nel controllo del territorio, in modo da sconfiggere il malcostume delle esche avvelenate e allontanare il pericolo, sempre più immediato, anche per i frequentatori «umani» delle zone verdi ai margini della città.
«Chiediamo di intensificare immediatamente e costantemente - si
legge nella petizione - nel corso di tutto l'anno, i controlli ad ogni livello,
per prevenire ogni atto che provoca crimini contro la natura, e in particolare
per impedire l'odioso fenomeno degli avvelenamenti di animali domestici e selvatici,
tramite bocconi mortali, crudelmente predisposti.
Dato che uno degli ultimi casi di avvelenamento, nel Comune di Rovereto, è avvenuto
nei pressi di un Campo sportivo, è evidente il potenziale pericolo anche per
i bambini.
Ed evidenti sono pure gli effetti devastanti che tale subdola
violenza, nella sua triste corsa, provoca sulla sensibilità delle persone, instaurando,
tra l'altro, un clima di sospetto, che compromette gravemente la reciproca fiducia».
Alcune persone si stanno muovendo direttamente in città per raccogliere firme
in calce a questo documento, che è stato distribuito anche negli ambulatori
e nelle sale di attesa dei veterinari cittadini.
Le firme sarebbero già parecchie, ma la raccolta continua. Per arrivare dal
sindaco con una richiesta forte, anche se forse difficile da soddisfare adeguatamente.
Alto Adige
(web) - 25 febbraio 2002
386. Strage di cani e gatti: polpette alla stricnina. Brescello, sono 30 i c asi dall'inizio dell'anno e tutti nella stessa zona
BRESCELLO. Strage di cani e gatti tra Brescello e Boretto.
Da circa un anno si susseguono nella zona morti sospette, 30 quelle denunciate:
con animali che scossi da fremiti terribili si dibattono nei cortili - nei quali
vivevano tranquillamente fino a qualche minuto prima - sotto gli occhi impotenti
dei padroni, anziani o bambini.
Uccisi da polpette alla stricnina abbandonate nei campi.
La tecnica è sempre uguale: un bastone conficcato a terra, con all'estremità
infilata una «polpettina».
L'ultimo caso ha indignato i proprietari, che hanno deciso di far luce sul decesso
del loro cane e affidato la bestiola all'istituto sieroterapico dell'università
di Parma, per l'autopsia.
Sicuro il verdetto, secondo il veterinario che ha assistito l'animale:
è stata stricnina.
La strage è iniziata a metà gennaio, con la morte di d ue cani all'associazione
ippica «Boretto Po» (un terzo animale è stato salvato). Poi, giovedì, in via
Finghè, in una famiglia muore un cagnolino, all'improvviso in modo atroce.
Nella casa di fronte, muore un gatto; prima che il sole tramonti le due famiglie
contano 4 gatti morti e il cane.
A poca distanza, e stesso giorno, Omar Zanoni seppellisce tre
pastori tedeschi, morti insieme; un quarto lotta tra la vita e la morte.
Venerdì, stessa storia: un altro gatto morto i n Via Finghè e Zanoni che assiste
al decesso del quarto pastore tedesco.
Prima di sera muore un gatto.
La Gazzetta
di Reggio (web) - 24 febbraio 2002
Donato Ungaro
385. Torna l'ipotesi del lancio di bocconi avvelenati. Cani rapiti e poi uccisi. Triste catena di episodi a Montalto Pavese e Broni
MONTALTO. Cani cercansi. Il comune collinare ed i centri limitrofi
sono stati caratterizzati dalla misteriosa scomparsa di numerosi cani da caccia.
Gli episodi che si sono verificati in questi ultimi mesi sembrano confermare
l'ipotesi di furto: nel mirino dei ladri sono finiti diversi cani appartenenti
ad abitanti di Montalto Pavese, Borgo Priolo e Finitimi.
"Nel mese di ottobre - racconta G.S., montaldese - erano scomparsi i miei quattro cani francesi, durante una battuta di caccia al cinghiale. Non so come possa essere successo, ma in questa zona sono accaduti fatti simili e sono spariti tantissimi cani".
La testimonianza di C.C., residente a Montalto, sostiene questa
tesi: «Anche il mio cane è scomparso - afferma - e credo proprio si sia trattato
di un furto. Ultimamente, nel nostro territorio sono spariti troppi cani e non
credo sia una semplice coincidenza».
Episodi analoghi hanno caratterizzato anche il territorio di Borgo Priolo, dove
erano scomparsi alcuni amici a quattro a zampe. A.P., residente nel centro collinare,
ha perduto due segugi da caccia, madre e figlia.
«Tenevo i cani in cortile - racconta - e portavano il collare
con il numero di telefono. Si allontanavano durante le battute di caccia, ma
sono sempre tornati. Lo scorso anno, mi è stato rubato un setter inglese che
apparteneva ad un amico e lo custodivo nel mio cortile».
«Quando si apre il periodo della caccia - dicono sconsolati i protagonisti di
questi episodi - è una prassi quasi normale e sono sottratti moltissimi cani».
Chi è vittima di questi furti, oltre al fatto economico (si tratta
di cani addestrati) subisce una perdita molto dolorosa.
Episodi inquietanti si stanno verificando anche a Broni, dove alcuni cani hanno
trovato la morte per cause ancora da accertare. L'esame autoptico cui sono stati
sottoposti gli animali potrà fare chiarezza sulle misteriose circostanze della
morte.
La scorsa estate sono stati avvelenati con un miscuglio mortale di stricnina
e veleno per volpi, crudelmente confezionato in un involucro di cibo. Il micidiale
cocktail aveva stroncato la vita di un pastore tedesco.
Un altro cane era stato soccorso e curato in tempo ed era riuscito a sopravvivere.
I due c ani erano stati volutamente avvelenati ed il rituale era stato compiuto probabilmente dalla stessa persona, che negli anni scorsi aveva attirato i cani nella sua diabolica rete.
L'autopsia aveva rivelato appunto tracce di stricnina e veleno
per volpi che sarebbero stati nascosti in invitanti bocconi di carne, tentazione
irresistibile per gli amici a 4 zampe.
Si dovrebbe far presto luce anche su questi ultimi tristi episodi e l'autore
di questo barbaro gesto non potrà più i nfliggere assurde sofferenze agli animali.
La Provincia
Pavese (on line) - 24 febbraio 2002
Laura Zambianchi
384. Polpette avvelenate uccidono un cane. Scatta l’inchiesta
Albaredo. Sono bastati pochi minuti, poco più di una ventina, per far morire un pastore tedesco femmina di cinque anni e per aprire la porta ad ipotesi inquietanti. Quel cane infatti è morto avvelenato, presumibilmente da stricnina, e proprio per questo il suo decesso ora dovrà essere oggetto di indagini.
«Verso le diciassette di sabato scorso - spiega il padrone dell’animale, Massimo Masotto che abita in via San Tomio a Coriano Veronese - ci siamo accorti che il cane stava male. Immediatamente lo abbiamo prima fatto vomitare temendo che avesse ingerito qualcosa di dannoso e poi portato dal veterinario ma ormai non c’era più niente da fare».
Nonostante l’adozione di una terapia d’urgenza la bestia, che era in preda a forti convulsioni, è infatti deceduta dopo soli cinque minuti. E questo, secondo quanto afferma il veterinario nel suo referto, dopo aver presentato una sintomatologia tipica dei casi di avv elenamento da stricnina o sostanze simili.
«Visto che il cane si trovava all’interno del fondo chiuso dell’azienda
per la quale lavoro - continua Masotto - è evidente che qualcuno gli ha gettato
dall’esterno del cibo avvelenato. Un fatto che ho denunciato ai carabinieri
anche se non riesco a capirne il motivo.
Se infatti è vero che davanti all’azienda passa chi va lungo l’Adige in località
Cà Bianca, d’altro canto è altrettanto sicuro che questo cane, come gli altri
che s i trovano nell’azienda, non è mai uscito dal recinto se non accompagnato
e che pertanto non ha infastidito nessuno».
Un’affermazione, quest’ultima, dalla quale Masotto parte per cercare
una spiegazione di diverso tipo.
«È chiaro - dice - che io non ho alcun sospetto ma non posso non pensare che
qualche mese fa, nell’ ottobre del 2001, ad un mio amico di Ronco all’Adige
è accaduta una cosa simile e che, da quanto so, in provincia di polpette avvelenate
ce ne sono state altre ancora.
Non vorrei quindi che questo fosse solo uno di una serie di casi sui quali non
si riescono a trovare spiegazioni».
L' Arena
il Giornale di Verona (web) - 23 Febbraio 2002
lu.fi
383. Tornano i bocconi avvelenati con la stricnina e la strage di cani e gatti
Tornano i bocconi alla stricnina nelle colline di Scandicci.
L'emergenza veleno è scattata giorni addietro nei casolari che si trovano tra
Marciola e Pian dei Cerri.
Un cane è morto tra atroci dolori, un altro è stato salvato in extremis dal
veterinario. Uguale sorte sta colpendo i gatti di proprietà che 'abitano' nella
zona.
Sono diverse le denunce di sparizione di mici, sempre nelle colline
di scandiccesi. Non è molto piacevole vedere il proprio cane morire a causa
di un boccone avvelenato.
Il povero animale è colpito da spasmi atroci e muore dopo aver sofferto in maniera
incredibile. Questo se dentro quella che comunemente viene chiamata 'polpetta'
c'è della stricnina. Se invece l'avvelenatore ha usato del veleno per topi,
l'azione è forse peggiore. Fido muore per una inarrestabile emorragia interna.
I veleni però sono numerosi e per la maggior parte lasciano lucido
l'animale, che quindi soffre fino alla fine.
A Scandicci, sono in molti ad essere al corrente di questa terribile realtà: i padroni dei cani e quelli che da un po' di tempo a questa parte si divertono a spargere bocconi mortali.
Tempo addietro si verificarono altri casi in città.
Il problema è che non appare possibile avere un quadro certo della situazione,
perché non solo non si può venire a conoscenza delle morti di animali selvatici,
ma anche per quanto riguarda quelli domestici, siamo ancora in alto mare. Il
consiglio è denunciare i casi di avvelenamento alla Asl e alla Polizia provinciale,
nonché alle associazioni animaliste che si battono contro i bocconi.
Solo con la denuncia sarà possibile fare una stima certa dei casi e prendere
provvedimenti a tutela degli animali.
La Nazione
(on line) - 23 febbraio 2002
morv
382. Caccia all'avvelenatore dei cani
C'è un killer che semina bocconi di stricnina nel parco dietro
la Multisala Medusa, in zona Fiera?
Dopo l'allarme lanciato sul Carli no da un veterinario e da alcuni lettori,
ieri al nostro centralino sono arrivate decine di telefonate.
Padroni di cani e gatti in apprensione e insieme alle forze dell'ordine
danno la caccia al folle che avvelena gli animali.
"Cosa devo fare? Quella è la mia passeggiata quotidiana, lì porto il mio
Fido per farlo giocare un po' ".
Questa la domanda più ripetuta anche ai vigili urbani.
Il veterinario, che ha raccontato di aver visitato cani molto gravi, negli ultimi giorni, era stato chiaro: "Fate attenzione, non andate lì". Perché anche se nessuno finora ha mai trovato, sequestrato o visto un solo boccone di stricnina, è vero che i sintomi non lasciano molto spazio alla fantasia.
Ieri sicuramente i viottoli del parco dietro la Multisala sono
stati più solitari del solito.
E se fosse proprio questo, il proposito dell'avvelenatore folle? Se la sua fosse
una crociata contro gli animali che sono troppo liberi di correre e venirti
attorno e lasciare magari qualche ricordo non proprio gradevole sotto i tuoi
piedi?
La storia dei bocconi di stricnina o veleni simili è ciclica.
Riguarda soprattutto i quartieri di periferia.
L'estate scorsa, tanto per fare un esempio, qualcuno se la prese con i gatti di Borgo Panigale, seminando qua e là esche avvelenate capaci di sterminare intere colonie feline.
Il Resto del Carlino
381. Indagini dei carabinieri. C'è una denuncia contro ignoti per l'avvelenamento di sei gatti
A Faedis si registra una denuncia cont ro ignoti per un caso di
avvelenamento di gatti.
Con un documento, l'associazione Amici della terra, prende posizione, manifestando
la propria solidarietà nei confronti della persona che ha presentato la denuncia-querela.
"Ancora innocenti vittime di mani vigliacche" esordisce nel documento,
Gabriella Giaquinta, presidente del sodalizio Amici della terra.
La signora Catia Liani di Faedis, ha presentato ai carabinieri
della locale stazione una denuncia per un episo dio di avvelenamento di sei
gatti, da lei stessa curati.
"Il referto del veterinario dottor Angelini" prosegue la nota
"parla di sintomatologia riconducibile ad avvelenamento da esteri fosforici,
mentre l'unica gatta sopravvissuta è al momento in terapia infusionale continuativa,
con prognosi riservata".
Fortunatamente la signora Liani ha potuto raccogliere alcuni reperti
che, considerato che gli eventi si sono svolti in un piccolo borgo dove risie
dono cinque famiglie, fanno sperare che le indagini, tuttora in corso, possano
portare all'individuazione dei responsabili.
La signora Catia Liani, residente a Tricesimo, si è presentata martedì scorso
alla stazione carabinieri di Faedis, per segnalare quanto accaduto.
Nell'esposto-denuncia, riferisce che nell'abitazione in cui è
domiciliata, nella frazione di Raschiacco, rientrando a casa ha notato la mancanza
di sei gatti.
Dopo alcune ricerche, sono stati rinvenuti, m a poco dopo sono deceduti.
Portati in un ambulatorio veterinario, gli accertamenti hanno appurato che i
gatti erano stati oggetto di avvelenamento. Spetterà adesso ai Carabinieri avviare
le indagini per identificare i responsabili del grave episodio.
Il Messaggero Veneto