STAMPA - articoli 581- 600


(23 luglio 2002 - 12 agosto 2002)

 


 

 

 

600.  Il drammatico racconto della padrona e i suoi sospetti sui vicini da tempo esasperati dai rumori eccessivi. Abbaiano troppo: spugne mortali ai cani. Due tentativi di avvelenamento ai pastori caucasici, scatta una denuncia

 


Maranello. Hanno tentato di avvelenarle i cani e ora, dopo una denuncia e anche le cure dal veterinario, ha deciso di far sapere ai concittadini questi episodi di delirio e sadismo. Qualcuno ha infatti gettato una specie di spugna fitta per creare un'indigestione letale ai suoi cani, due pastori del Caucaso.

Tra i sospettati, alcuni vicini che si lamentavano del rumore dei cani. Una donna ha fatto una denuncia per sospetto avvelenamento dei suoi cani da guardia del Caucaso.

La scorsa settimana il primo episodio, che si è ripetuto anche nei giorni scorsi quando la donna, irritata, ha deciso di sporgere denuncia: ha trovato nel recinto dei suoi cani una busta contenente la spugna fritta (cioè dei pezzettini di spugna che vengono fritti; se il cane li mangia, gli si gonfiano nell'intestino e creano un blocco) che, secondo la signora è stata ingerita almeno da uno dei suoi cani, forse da entrambi.

Non contiene veleno, ma è una forma ancor più subdola di avvelenamento oppure una squallida minaccia di morte verso i suoi cani.
La situazione attuale è che gli animali stanno male e non mangiano da un paio di giorni.
La donna li ha portati dal veterinario, il quale, dopo averle prescritto una cura di tre giorni per gli animali, le ha consigliato di richiedere gli accertamenti; se da questi risulta che i cani l' hanno mangiata, devono essere immediatamente operati.

Tra l'altro i vicini si sono lamentati, un anno fa, che i cani abbaiavano troppo e dato che si sentivano infastiditi, fecero un esposto ai vigili.
La signora si ricorda di un episodio, che risale ancora all'anno scorso, in cui il figlio di un vicino, l'ultimo giorno del carnevale scorso, ha fatto scoppiare un petardo nel giardino della donna.

Alla richiesta imminente di spiegazioni, fatta dalla stessa, il ragazzo ha risposto: «Ah, i suoi cani abbaiano troppo e fanno casino».
Nel frattempo la signora conserva, come prova, l'arma del delitto.

La Gazzetta di Modena (web) - 12 agosto 2002

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599. Nasce un tavolo di lavoro permanente per gestire l'emergenza: ne fanno parte anche cacciatori e ambientalisti. Bocconi alla stricnina: ora è guerra. Attivato dalla Provincia un numero verde per segnalare tutti i casi e i movimenti sospetti

 

 

La Provincia di Parma dichiara guerra ai bocconi avvelenati per gli animali, un fenomeno che nel Parmense ha ormai assunto proporzioni rilevanti.
Una lotta che l'Amministrazione di piazzale della Pace, assieme a tutti gli organismi di controllo e alle associazioni ambientaliste e animaliste, intende intraprendere con strumenti nuovi.

A cominciare da un effettivo coordinamento fra tutti i soggetti coinvolti, tramite un tavolo di lavoro permanente che sarà convocato già ai primi di settembre dal presidente della Provincia Andrea Borri.
Ma anche con l'attivazione di un apposito numero verde gratuito (800-305662), collegato a una segreteria telefonica attiva 24 ore su 24, a cui chiunque, già da oggi, potrà rivolgersi per segnalare casi di avvelenamento, ritrovamenti di bocconi avvelenati o anche movimenti sospetti.

Le iniziative sono state presentate ieri mattina nel corso di un incontro convocato nella sede della Provincia dall'assessore alle Risorse naturali e alla fauna selvatica e ittica Ugo Danni, presenti i rappresentanti di associazioni, istituzioni e forze dell'ordine.

Al tavolo di lavoro, che avrà il compito di elaborare proposte e strategie per far fronte al preoccupante fenomeno, sono stati chiamati a far parte i rappresentanti dell'Azienda Usl, degli organismi di controllo (Carabinieri, Nas, Corpo forestale dello Stato, Polizia provinciale), delle associazioni ambientaliste e animaliste (Wwf, Legambiente, Lipu, Enpa), delle associazioni venatorie (Fidc, Enalcaccia, Arci caccia, Libera caccia), del Gruppo cinofilo Enci, delle aziende faunistiche, dell'Ente produttore selvaggina, degli Atc, delle associazioni agricole e del Servizio sanità della Provincia.

E' un quadro allarmante quello emerso ieri.
Secondo i dati illustrati dal dirigente del servizio Risorse naturali e fauna selvatica e ittica della Provincia, Antonello Barani, dall'inizio dell'anno sono 52 le segnalazioni di avvelenamenti pervenute alla Provincia e alle varie associazioni.

I casi sono distribuiti su tutto il territorio del Parmense, con preoccupanti picchi registrati in quattro comuni: la maglia nera spetta a Borgotaro con 9 segnalazioni, seguito da Neviano con 8 e da Fontanellato e Parma con 6 casi ciascuno.

Tuttavia i 52 casi denunciati rappresenterebbero solo la punta di un iceberg: si stima infatti che siano svariate centinaia le morti per avvelenamento di animali domestici e selvatici nel Parmense.

Si conosce anche il periodo in cui questi episodi si verificano più frequentemente: tutti gli anni da gennaio ad aprile, con alcuni sporadici casi anche nel periodo estivo.
A farne le spese, come ha ricordato Giorgio Mezzatesta del Servizio veterinario dell'Ausl, non sono solo cani e gatti, ma anche molti animali selvatici, compresi gli uccelli.

Ma non sono esenti da rischi nemmeno gli animali da allevamento, come i bovini da latte, che potrebbero nutrirsi di foraggio contaminato da sostanze contenute nei famigerati bocconi lasciati al suolo.
Fra le sostanze maggiormente utilizzate da chi dissemina il territorio di questi bocconi, oltre alla classica stricnina, vanno aumentando anche altri composti tossici, come esteri fosforici e pesticidi.

Piuttosto rari i casi di avvelenamenti dettati da vendette personali. Come ha invece spiegato l'assessore Danni, «spesso questi episodi si verificano nelle campagne, dove lo strumento dei bocconi avvelenati viene utilizzato come una sorta di attività di gestione della fauna selvatica, per sopprimere animali selvatici, come le volpi, che determinano una diminuzione della fauna cacciabile».

Non è quindi escluso che possano esserci alcune frange incontrollate di cacciatori che del tutto illegalmente mettono in atto queste pratiche.

Un sospetto che ieri ha indotto Andrea Mazza, intervenuto all'incontro in rappresentanza della Lipu, a suggerire un rimedio drastico: «Sospendere la caccia per l'intera stagione venatoria in tutte quelle zone in cui si verificano casi di avvelenamento di animali».

Secondo Lella Gialdi, presidente dell'Enpa, è poi necessario provvedere a una puntuale raccolta di informazioni sugli avvelenamenti a partire dalle denunce effettuate presso le caserme dei Carabinieri sul territorio, come pure sollecitare la collaborazione dei veterinari, che sono i primi a venire a conoscenza dei casi di avvelenamento.

La Gazzetta di Parma (web) - 9 agosto 2002
Francesco Bandini

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598 Carne “condita” alla stricnina fa strage di animali in provincia di Roma. Chi abbandona i cani e chi li avvelena

 

 

Estate, tempi duri, anzi durissimi per i cani. Chi li abbandona agli angoli delle strade e chi fa anche di peggio: li uccide con il solito, inqualificabile sistema dei bocconi avvelenati.

A Jenne, un piccolo paese in provincia di Roma a poca distanza da Subiaco, negli ultimi quindici giorni è successo cinque volte; cinque cani uccisi più qualche gatto di passaggio, fatalmente attratto dalla carne condita alla stricnina.

Jenne è solo l'ultimo, eclatante caso, ma non è purtroppo isolato.
E non trova impreparata l'associazione «Animalisti italiani-Peta» che, sollecitata da numerose denunce, ha scritto una lettera al sindaco del paese, Sante Flamini, indirizzata per conoscenza anche al locale comando dei Carabinieri e al presidente del Parco dei Monti Simbruini di cui Jenne costituisce il cuore.

Walter Caporale, presidente degli «Animalisti italiani», informato del fatto che gli avvelenamenti degli animali avvengono nella cittadina da oltre 9 anni, ricorda al sindaco tutti gli articoli di legge che puniscono chi maltratta gli animali.

Nel mirino degli sterminatori sono certo i cani randagi, ma non solo.
Ad essere uccisi questa volta sono stati soprattutto i cani di famiglia. E c'è un perché. A spiegarlo è la categoria dei cacciatori di lungo corso, gli esperti: i cani sono uccisi per limitare la concorrenza venatoria sul territorio.

Meno cani ci sono in giro, insomma, più cacciagione ci sarà nel carniere per pochi fra meno di venti giorni, quando si aprirà la stagione della caccia.

La Gazzetta del Sud (web) - 13 agosto 2002

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597.  Caccia agli avvelenatori dei fagiani. Fronte comune di istituzioni e associazioni. Nessun indagato, sarà rafforzata la vigilanza intorno al recinto

 



ROCCASTRADA. E' una brutta storia quella dei fagiani di Sassofortino. Una storia che proprio non appartiene a realtà pacifiche e civili come la nostra.
Per questo è stato deciso di denunciarla, di renderla pubblica in tutti i suoi dettagli, di coinvolgere gli enti locali, le
associazioni venatorie, la stampa.

«Ciò che è successo qui è inqualificabile - attacca il presidente del Comitato Atc 6, Enzo Tonini - prima hanno tagliato le gomme della macchina del custode poi, in diverse occasioni, hanno provato ad avvelenare i volatili.

Ora basta! Sarà rinforzata la sorveglianza e, insieme alle autorità di vigilanza e alle istituzioni, andremo in fondo alla vicenda, per individuare i colpevoli, delinquenti che producono un danno a tutto il territorio e non solo ai fagiani del recinto».

A pensarla così anche il sindaco di Roccastrada, Leonardo Marras, e il funzionario della Provincia, Valerio Ferri.
«Fatti gravi» li ha definiti il sindaco di Roccastrada, Leonardo Marras, invitando però addetti ai lavori, forze dell'ordine e associazioni venatorie «a non cercare semplicistici collegamenti con il serrato confronto (in tutte le sedi ndr) che c'è stato nel passato tra alcuni proprietari di terreni adiacenti alla voliera ed il Comitato Atc 6, sulla realizzazione del recinto».

Insomma, in questa fase, come ha confermato la polizia provinciale, non ci sono persone sospettate, indagate.
Stefano Pacini (che conduce l'inchiesta per conto della Provincia) ha detto che bisognerà attendere ancora una settimana per avere l'esito delle analisi compiute sull'acqua avvelenata che, il 12 luglio scorso, portò alla morte di una trentina di fagiani.

Nei giorni successivi c'erano stati altri tentativi di sabotare il cibo dei volatili ed il 2 agosto ancora tracce di veleno (forse un
anticrittogamico) erano state trovate nel mangime.
Tra le altre cose l'accesso al recinto di ambientamento per piccola selvaggina (questo il nome esatto) non è agevole.
La rete è alta due metri e dotata del cosiddetto ripiegamento antigatto.

Per entrare i maleintenzionati hanno dovuto quasi sicuramente usare due scale.
Una manovra tutt'altro che semplice e che induce a pensare all'azione di più persone.
I fagiani presenti nella struttura sono oltre 600. Di questi, 250 avrebbero dovuto essere ricatturati e trasferiti a breve in altri istituti faunistici.

Il commento dei rappresentanti delle associazioni venatorie è stato molto duro.
Chelini (Enal) ha insistito sulla necessità di prevenire e scoraggiare atti simili ringraziando le istituzioni che hanno mostrato
sensibilità al problema.

Masetti (Arci) ha espresso sconcerto per «gesti che vanno oltre il danno prodotto all'Atc». Barbetti (Federcaccia) ha detto che questi episodi hanno poco a che vedere con l'attività venatoria, con i cacciatori, dicendosi convinto che gli atti vandalici e gli avvelenamenti hanno motivazioni ben precise, che si possono intuire».

La Provincia, per bocca del direttore dell'ufficio caccia, Valerio Ferri, si è impegnata a tenere alta la guardia. «Contiamo di chiudere
questa vicenda al più presto - promette - fatti simili non fanno parte della nostra cultura e devono finire».


Il Tirreno (web) - 6 agosto 2002
g.baldanzi

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596.  Animali avvelenati: Lav propone il “lutto cittadino”

 

 

La Lega antivivisezione ha chiesto al sindaco di proclamare un lutto cittadino per ricordare «l'avvelenamento di 20 cani, e la conseguente morte di oltre dieci».
Sulla cifra gli animalisti non si sbilanciano in quanto sarebbero intervenuti gli addetti alla nettezza urbana per eliminare le carcasse «senza prima aver contattato i servizi veterinari dell'Ausl».

La Lav ha messo una taglia di 1000 euro come ricompensa per chi denuncerà coloro che sono stati responsabili di questo avvelenamento, e denuncia «la mancata applicazione da parte dei Comuni della legge regionale sul randagismo e sugli animali d'affezione, che prevede l'anagrafe dei cani presenti sul territorio e il controllo demografico, oltre che la mancanza di strutture di accoglienza pubbliche che eviterebbero il sorgere di canili privati, spesso luoghi dove la vita dell'animale è poco considerata».

Si tratta di iniziative che potrebbero, a parere degli animalisti, ridurre il numero di cani randagi in giro per le strade e prevenire il fenomeno dell'abbandono che in questo periodo raggiunge livelli esasperati.

Gazzetta del Sud (web) - 4 agosto 2002

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595.  Killer di gatti ai Piccolini

 

 


VIGEVANO. Un "killer" dei gatti in strada dell'Erbetta, alla frazione Piccolini. Dove secondo la denuncia presentata ieri in commissariato dall'Enpa, qualcuno si diverte a impallinare i mici domestici a colpi di fucile.

Un gatto è stato ferito dieci giorni fa: è morto dopo una settimana di agonia, nella clinica veterinaria dove era stato ricoverato a spese della delegazione Enpa di Vigevano.

«Quando il gatto, un soriano maschio di 2-3 anni, è stato ritrovato, aveva in corpo decine di pallini», spiega una volontaria dell'Ente protezione animali.
Il gatto non aveva l'aspetto di un randagio.

«Ma il padrone, sempre che ci fosse, non si è fatto vivo - aggiunge la volontaria - nonostante gli appelli che abbiamo lanciato.
Forse temeva di dover pagare le spese di degenza dell'animale».
Il micio è stato operato dai veterinario della clinica, ma le cure non sono state sufficienti a salvarlo.

Un caso analogo risale a due mesi fa: sempre in strada dell'Erbetta, un residente ha trovato in giardino il suo gatto, impallinato con un fucile da caccia.

Questa volta la storia ha avuto un lieto fine: il felino era in condizioni meno gravi di quello ferito 10 giorni fa, quindi si è salvato dopo un lungo "ricovero" alla clinica veterinaria.
Dopo l'ultimo caso, i volontari dell'Enpa hanno deciso di presentare una denuncia.


La Provincia Pavese (web) - 4 agosto 2002
a.m.

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594.  Due zoofile denunciano: «Avvelenato il gatto morto in largo Morosini»

 

 


Insulti e minacce a due zoofile che curano una colonia di gatti nei pressi della Corte dei Conti - tra via Baiamonti, via Rosselli e via Gesmundo - fino alla morte, probabilmente per avvelenamento, di uno di questi.
La denuncia è di Clotilde Romeo, presidente della sezione romana dell' Associazione nazionale protezione animali natura ambiente (Anpana).

«La colonia - ha detto Romeo - è regolarmente registrata alla Usl e sterilizzata.
Le volontarie che curano i gatti rendono un prezioso servizio a tutta la comunità in quanto, con la distribuzione del cibo, si controlla la salute degli animali, evitando ogni tipo di patologia».

Eppure, secondo l' Anpana, alle due volontarie arrivano anche minacce di morte anonime.
Questa mattina è stato trovato, in largo Morosini, uno dei gatti curati dalla colonia, «morto e con evidenti segni di avvelenamento», ha sottolineato Romeo, in attesa di una perizia necroscopica.

Secondo la presidente dell' Anpana, «solo un' ignorante intolleranza può far giungere a tali incivili eccessi».


Il Messaggero (web) - 3 Agosto 2002

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593.  Continua la strage dei cani

 

 

Continuano gli avvelenamenti di cani a Carpineta.
«Il mio boxer è stato ucciso con un boccone alla stricnina in un giardinetto dove giocano anche i bambini — denuncia una signora — e nella via, negli ultimi giorni, sono morti anche un altro boxer e un setter».

Chi possiede un cane, e nella zona sono tanti, incomincia ad essere fortemente preoccupato.
«Gli avvelenamenti si ripetono con troppa frequenza — potrestanni i cittadini — e a questo punto sarebbe il caso che anche i vigili urbani intervenissero per dei controlli.
Non è giusto andare avanto così».


Il Resto del Carlino (web) - 3 agosto 2002

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592. E chi ha un cane ora si ritrova una paura in più

 

 

TIRRENIA — Per quanti hanno deciso di trascorrere le loro vacanze a Tirrenia, magari affittando una villetta con giardino potendo così portarsi dietro il proprio cane, ora c'è anche una paura in più.

Dopo la notizia dell'avvelenamento con polpette miste a metaldeide, di una trentina di cani nell'ultimo mese, a Tirrenia c'è un controllo maggiore.

Alla sera i padroni escono all'esterno per un controllo ed alla notte molti cani sono lasciati dormire in casa.
Per la maggiore tranquillità anche dei vicini.


Il Tirreno (web) - 3 agosto 2002

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591. Una taglia sull'avvelenatore dei cani

 

 

 

PISA — La notizia, davvero clamorosa, dell'avvelenamento dei cani, alla quale abbiamo dato il dovuto spazio nell'edizione di ieri, ha determinato fortissime reazioni ad ogni livello.
Abbiamo ricevuto molte telefonate allarmate o sdegnate.

Una ragazza ci ha detto: «Tirrenia a parte, è vero quanto avete scritto su Barbaricina. Da tempo non si vedono più cani e gatti in giro: li stanno facendo fuori tutti».

Notizia al momento incontrollabile ma senza dubbio inquietante.
Intanto è scesa subito in campo anche l'Enpa (Ente protezione animali) con un intervento del dottor Bruno Marinai, responsabile delle relazioni esterne.

E l'Enpa va subito al sodo offrendo un premio di 500 euro a chi riuscirà a fornire utili indicazioni alle forze dell'ordine per l'identificazione del misterioso avvelenatore dei cani.
Si tratta di una vera e propria taglia che sottolinea la rabbia dell'Ente di fronte a un gesto tanto scellerato quanto reiterato.

L'Enpa definisce quanto sta accadendo a Tirrenia (e anche nel quartiere di Barbaricina-Cep) frutto di una «malvagia irrazionalità», attribuendo il gesto «a menti malate forse di protagonismo, di un bisogno sanguinario per dimostrare a loro stessi di valer qualcosa e forse di essere accettati nella loro inutilità del vivere quotidiano».

Come si vede, anche l'Enpa, come già tentammo di fare noi nell'edizione di ieri interpellando uno psichiatra, percorre la via della mente per spiegare un fatto che non ha alcunché di razionale.

L'Enpa ringrazia le forze dell'ordine per quanto potranno fare ed annuncia che «anche le strutture provinciali dell'Ente disporranno sorveglianze finalizzate alla repressione ed a colpire insani comportamenti che offendono i valori morali, il senso di civiltà e l'amore per quegli esseri indifesi».

L'intervento molto duro e fermo della sezione pisana dell'Ente protezione animali si conclude così: «A quei macabri assassini inviamo un fermo messaggio: di amore, in quanto il cane sa perdonare, ma di ferma condanna perché l'inciviltà compiuta non si propaghi quale più grave decadimento della società civile di cui loro ingiustamente fanno parte».

La Nazione (web) - 2 agosto 2002

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590. 'Unabomber' dei cani. Polpette avvelenate lanciate nei giardini

 

 

TIRRENIA — Undici casi in poche settimane, ormai un autentico panico fra quanti possiedono cani e li lasciano nei giardini.
Ma dall'inizio della stagione estiva le vittime a quattro zampe potrebbero essere una trentina.
Un misterioso individuo si aggira per le strade periferiche di Tirrenia lanciando nei giardini polpette avvelenate.

Le esche mortali sono composte da una miscela di carne e di metaldeide, una sostanza di facile reperibilità nei negozi specializzati poiché serve come disinfestante nei giardini, soprattutto contro le lumache che danneggiano le piante.

L'irrazionalità del gesto ha già fatto definire il pazzoide avvelenatore «l'Unabomber dei cani».
Si fosse trattato di un caso isolato, si potrebbe anche pensare ad un vicino esasperato dai latrati notturni, ma il numero delle vittime e la mappa variegata del raggio di azione confermano l'ipotesi della presenza di uno squilibrato.

Uno dei veterinari di Tirrenia chiamato ad intervenire sostiene che nel passato casi analoghi erano già avvenuti, e con cadenza periodica, come se l'avvelenatore fosse in preda ad autentici raptus.

«I cani - è sempre il veterinario che parla - muoiono fra atroci dolori. Lo stato convulsivo a carattere simiepilettico è il primo sintomo ma quasi sempre quando si manifesta è ormai troppo tardi.

A quel punto, l'organismo della bestiola ha già metabolizzato il veleno ed ogni tipo di intervento, compreso un eventuale, estremo tentativo di lavanda gastrica, si rivela purtroppo inefficace.

Soltanto se il padrone ha l'opportunità di constatare che il cane ha ingerito qualcosa di sospetto, e lo assiste immediatamente, vi sono margini di salvezza ricorrendo all'antidoto».

Su queste uccisioni di cani che stanno avvenendo a Tirrenia, segnalate ai carabinieri, circolano, come sempre accade in questi casi, anche indicazioni sul possibile responsabile, ma sono voci che non hanno trovato al momento conferma.

Si parla di un uomo fra i 50 e i 60 anni che sarebbe stato visto aggirarsi in modo sospetto davanti alle case con giardino al cui interno scodinzola un cane, ma altri indicano il sospetto in un giovane poco più che ventenne.

Intanto l'ultima vittima registrata è della serata di martedì: si tratta di una boxerina di un anno che è morta in poche ore fra atroci dolori.
Della situazione è a conoscenza anche Simonetta Bianchi, responsabile dell'«Ufficio tutela diritti degli animali».

«Invito chiunque abbia un sospetto a segnalarlo alle Forze dell'Ordine od anche al nostro ufficio.
Purtroppo, accanto al diffuso amore per gli animali, è anche presente in molti un gusto sadico di maltrattarli od ucciderli».

La Nazione (web) - 1 agosto 2002
di Renzo Castelli

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589.  Cani randagi avvelenati nella notte

 

 

Mercoledì scorso, verso le 4, in una zona abitata di via Spinea (verso la località Bariano), all'interno dell'area protetta, tre colpi di fucile da caccia hanno svegliato e spaventato molte persone, alcune sole e assai anziane.

Qualcuno è corso in strada a verificare la situazione ma il buio e la zona isolata hanno impedito ciò.
Il fatto è stato segnalato ai carabinieri.
Da mesi e mesi in zone rurali dove circolano cani randagi si sentono nottetempo spari di doppiette, anche ripetuti e il mattino gli stessi poveri animali spariscono senza lasciare tracce.

Certo gli stessi randagi, vittima della stupida illegalità umana, fanno danni in pollai e alla fauna stanziale (fagiani e lepri cuccioli) ma non è la caccia grossa a risolvere il problema, mentre gli organi preposti latitano a cominciare dall'autorità comunale e sanitaria.

Altro metodo barbaro le polpette avvelenate alla stricnina, come si verifica puntualmente in primavera in varie zone quando i piccoli di fagiano o lepre crescono: emblematica la golena castelnovese attorno al fitobiodepuratore con cani e gatti d'affezione eliminati con questo barbaro metodo, in una zona protetta di alto valore turistico-ambientale.

Il Resto del Carlino (web) - 1 agosto 2002
Franco Rizzi

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588.  Avvelenamento a Venturina, gli uccidono le tortore, lui le piange scrivendo poesie. Gli uccelli si posano agonizzanti sul campo del signor Luigi Sozzi

 

 

L'orto del signor Luigi Sozzi dietro a via Pantalla è diventato un cimitero.
Ogni giorno qualche tortora ci va a morire, avvelenata.
Il signor Sozzi è costretto ad assistere agli ultimi spasmi di questi uccelli, che per molti mesi gli hanno tenuto compagnia.

Già da un paio di anni infatti ha stabilito un bel rapporto con le tortorelle: le sfama con le molliche di pane, mattina e sera, senza mai saltare un giorno e così l'orto in via Pantalla è diventato la loro casa.
Ma questo bel legame è stato offuscato dalla cattiveria di qualcuno che resta ignoto.

Qualcuno che non ama la presenza di questi uccelli tra le sue coltivazioni deve aver piazzato dei bocconi avvelenati su qualche terreno. Difficile stabilire dove, visto che le tortore possono spostarsi anche per diversi chilometri.

Negli ultimi giorni anziché voli e cinguettii, il signor Luigi è costretto ad assistere all'agonia delle sue tortore.
«Anche l'anno scorso successe una cosa del genere - ci dice Luigi Sozzi - dall'inizio dell'estate ne ho già trovate una quindicina.
Il mio orto è diventato il loro cimitero.

Qualche coltivatore della zona deve aver messo delle esche avvelenate, loro le mangiano e vengono a morire qui da me, che è un po' la loro casa.
Oppure vanno in qualche campo che è stato medicato, chissà. E poi si parla tanto di inquinamento».

Il signor Luigi dopo l'ennesimo ritrovamento ha scritto anche alcuni versi per ricordare le sue tortore, e fissare la loro morte orribile. L'ultimo saluto che da amico degli animali qual è l'ha voluto dedicare a chi ha svolazzato per mesi sulla sua testa, addolcendo l'aria con qualche cinguettio.

Il Tirreno (web) - 30 luglio 2002
Valerio Riparbelli

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587.  Salsiccia alla stricnina gettata nel giardino di una casa, avrebbe ucciso anche un elefante. Quarto caso negli ultimi mesi

 

 

Negli ultimi mesi sono diventati frequenti nella nostra provincia i ritrovamenti di «polpette alla stricnina» lanciate in luoghi
frequentati da animali selvatici, ma anche domestici. L'ultima segnalazione proviene dal proprietario di un rotweiler che nei giorni
scorsi ha rinvenuto nel cortile della sua abitazione una salsiccia.

Insospettito per il ritrovamento e preoccupato per la salute del cane si è recato al centro medico veterinario di Cellatica.
Il dott. Alessandro Zappa ha messo in contatto il proprietario del cane prima con lo sportello dei diritti degli animali del Comune di Brescia e poi con l'Istituto Zooprofilattico di Brescia che ha eseguito immediatamente l'analisi della carne rinvenendo una quantità elevatissima di stricnina ad alta concentrazione, quasi pura.

«Si tratta di un veleno pericolosissimo - ha commentato il dott. Zappa - in uso solo negli ospedali e nelle industrie farmaceutiche.
Non solo è difficile da reperire, ma è anche molto costoso, in quanto ha un'efficacia potente anche solo con quantità molto modeste.
Anche l'ingestione di una minima quantità è sufficiente per procurare morte istantanea non solo di animali, ma anche di uomini».

La denuncia contro ignoti è scattata immediatamente, ma pare che quello di Cellatica non sia un caso sporadico bensì già il quarto della zona negli ultimi sei mesi.
Secondo Consuelo Bianco, dello sportello dei diritti degli animali, questa prassi è usata talvolta in primavera dai cacciatori, ma è inconsueta in questo periodo e praticata verso animali domestici.

«Solitamente tali sostanze velenose vengono usate in primavera per uccidere volpi o altri animali selvatici predatori della selvaggina pregiata per la caccia, ed è inutile dire che stiamo conducendo una lotta serratissima contro questo tipo di caccia, che nulla ha a che vedere con lo sport, e molto invece con la crudeltà e il disturbo mentale.

I casi verso animali domestici sono molto preoccupanti, perché rasentano la follia.
Stiamo cercando di avvertire i cittadini distribuendo un volantino di avvertimento perché in caso di rinvenimento di "polpette o salsicce"
abbandonate vengano immediatamente avvertite le autorità locali o la guardia forestale, perché il veleno contenuto potrebbe essere fatale
anche per gli uomini».

Le forze dell'ordine sono in allerta e stanno raccogliendo informazioni soprattutto sui luoghi di provenienza di questi veleni che non sono commercializzati proprio per l'elevata tossicità.
I Carabinieri non escludono nessuna pista ed ogni segnalazione potrebbe essere utile per far cessare questi avvelenamenti puniti molto duramente la codice penale e dalle leggi speciali.


Il Giornale di Brescia (web) - 26 luglio 2002
Marina Manfredi

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586.  Strage di gatti a Ispica, usate polpette avvelenate

 

 

 

Nella zona di S. Maria del Focallo si aggira un maniaco che si diverte a "far fuori" i gatti.
Sono oltre 15 i felini trovati morti nella zona di mare e precisamente in viale Paradiso, via del Cotogno e via delle Acace.
La tecnica è quella, subdola, della "polpetta avvelenata" lasciata sul ciglio della strada.

Al povero randagio non sembra vero di poter addentare il lauto ed inaspettato cibo, ma passati pochi minuti ecco che il malcapitato micio tira le cuoia per la presenza, fra la carne, di un'alta quantità di veleno.
Alcuni abitanti della zona hanno denunciato la vicenda al Commissariato di Modica.

«Sono stati trovati diversi gatti (almeno una quindicina) - scrive il signor Pietro Floridia - morti avvelenati con le classiche "polpette" preparate da qualcuno che evidentemente non ama gli animali, ma nemmeno gli esseri umani, se si pensa che, soprattutto in questo periodo, la zona è densamente popolata da villeggianti con molti bambini che potrebbero incautamente trovarsi tra le mani una di queste polpette con conseguenze che è facile immaginare nella loro tragicità».

La denuncia «è scaturita - si specifica nella nota - dalla comune preoccupazione manifestata dagli abitanti della zona», che hanno supportato l'esposto con le loro firme, perché turbati dal fenomeno che «mette a rischio l'incolumità delle persone».

Come prova, infine, il signor Floridia mette a disposizione degli inquirenti una polpetta «rinvenuta nella propria proprietà per eventuali analisi».
Il Commissariato ha interessato il Comune ed i Vigili Urbani, incaricati di andare a fondo della questione.

Si preparano tempi duri per i fobici dei gatti, che, rischiano, se dovessero essere trovati in possesso di polpette, di finire sotto
processo.


La Gazzetta del Sud (web) - 26 luglio 2002
Tiziana Scuto

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585.  Mattanza di cani a Brittoli con cibo avvelenato

 

 

 

Una strage di cani. Una decina di animali sono stati trovati morti nel centro abitato di Brittoli, qualcuno addirittura nei cortili di abitazioni private e nelle campagne, altri spariti dalla circolazione e, molto probabilmente, sono andati a morire in luoghi nascosti.

Non sono riusciti a scampare alla morte anche due cuccioli trovati vivi, in condizioni disperate.
Si è consumata così l'ultima mattanza di animali a colpi di bocconi avvelenati disseminati per tutto il paese: ne hanno fatto le spese randagi ma anche animali tatuati.

Sono stati gli stessi proprietari dei cani a avvertire i carabinieri di Civitaquana.
I militari, al comando del maresciallo D'Ambra, hanno avviato indagini per risalire agli autori di un così grave episodio.
I veterinari della Asl sono arrivati a Brittoli per prelevare alcune carcasse di animali e sottoporle a esami.

Gli uomini della protezione civile con a capo Danilo Di Iulio stanno setacciando le vie del paese e le campagne alla ricerca di altri animali morti e, soprattutto, stanno cercando di recuperare, nei limiti del possibile, gli altri bocconi avvelenati trovati nel circondario del paese.

Alcuni proprietari dei cani deceduti presenteranno una dettagliata denuncia contro ignoti.


Il Centro (on line) - 25 luglio 2002
Alessandro Iannetti

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584. Strage di gatti in zona Ragnola

 

 

 

«Sicuramente otto. Negli ultimi giorni li ho ritrovati tutti stecchiti nel prato del parco di via Gran Sasso, in zona Ragnola.
Altri tre o quattro sono per così dire dispersi.
Spero che siano riusciti a fuggire e per paura non ritornano in questa zona, piuttosto che pensare che siano morti sotto qualche siepe».

Antonio Romani è disperato alla scoperta di questo gesto che pare proprio commesso da qualcuno che è intollerante agli animali domestici. «Erano bestioline -racconta ancora Romani- che avevo raccolto qui e là e che cercavamo di accudire, in famiglia, ma sempre lasciate in libertà.

Poi, ieri l’altro, le macabre scoperte che mi hanno lasciato davvero perplesso.
Tra l’altro, credo che svolgessero il loro compito di controllo del territorio contro altri animali nel pieno rispetto dei ruoli imposti dalla natura.
Dunque, non arrecavano alcun disturbo alla quotidianità di noi umani».

La "strage" di gatti ha richiamato l’attenzione dell’intero quartiere soprattutto per quanto riguarda la tolleranza e la convivenza.
Non è il primo caso del genere che si verifica, purtroppo.
Degli animali domestici ci si ricorda soltanto quando servono ad assolvere i compiti decisi dall’uomo.


Il Messaggero (web) - 24 luglio 2002

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583. Estate da cani: uccisi dal caldo o dal veleno. Due tristissime storie tra Firenze e Prato con gli animali eterne vittime

 

 

FIRENZE. E' rimasto chiuso per tre ore in un furgone parcheggiato al sole e quando sono arrivati i vigili urbani per liberarlo il cane è morto.
I proprietari, una famiglia di turisti olandesi (padre, madre e due figlie) avevano lasciato l'automezzo chiudendo i finestrini: all'animale era stata lasciata una ciotola d'acqua, che però non è bastata a salvargli la vita.

L'agonia del cane è stata notata da un passante: la povera bestia, con la lingua di fuori, graffiava il finestrino con le zampe per richiamare l'attenzione.
I vigili urbani hanno poco dopo aperto il furgone ma per il cane, un meticcio a pelo lungo, non c'è stato niente da fare.

Per i proprietari, rintracciati più tardi, è scattata la denuncia per maltrattamento di animali.
Sicuramente il loro gesto non è stato intenzionale: alla notizia della morte del cane, infatti, tutti si sono disperati a lungo; probabilmente avevano sottovalutato l'effetto del caldo torrido di questi giorni.

Nel Pratese, intanto, è polemica per il presunto avvelenamento di alcuni cani nella zona di Iavello, segnalato da una lettera al nostro giornale.

«Fino ad oggi ne sono morti sei per veleno contenuto in polpette di carne - denuncia una signora - la situazione stà diventando molto preoccupante, non siamo nemmeno più liberi di portare i nostri animali in montagna a fare delle passeggiate.
Per non parlare dei bambini».

Il Tirreno (web) - 24 luglio 2002

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582.  «A Iavello bocconi avvelenati per i cani»

 

 

MONTEMURLO. Una lettrice, Francesca, segnala al Tirreno l'avvelenamento di alcuni cani nella zona di Iavello.
«Fino ad oggi ne sono morti sei tutti per veleno contenuto in polpette di carne.

Mi sembra che la situazione stia diventando molto preoccupante, non siamo nemmeno più liberi di portare i nostri animali, cani e gatti e soprattutto bambini in montagna a fare delle passeggiate con la tremenda paura di ritrovarsi in quella situazione».


Il Tirreno (web) - 24 luglio 2002

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581. Gatti avvelenati a Rivoltella e cani abbandonati ovunque

 

 

È decisamente una stagione difficile quella estiva per gatti e cani, cioè per i più comuni amici dell’uomo.
Infatti con l’arrivo del caldo e delle ferie aumentano vertiginosamente gli abbandoni dei cani, mentre a Desenzano nell’ultimo mese sono stati registrati 3 casi di avvelenamento di gatti.

L’allarme veleno arriva da alcuni abitanti di Rivoltella che da tanti anni si occupano dei gatti randagi, sfamandoli, sterilizzandoli a loro spese.

Gli episodi di avvelenamento si sono verificati tutti alla periferia di Rivoltella nella zona della Tassinara, 3 gatti un tempo randagi ma che erano stati poi adottati da famiglie della zona sono stati trovati morti.

Il veterinario dell’Asl ha poi certificato che sono stati avvelenati con una miscela velenosa a base di stricnina impiegata anche per i topi.
Le povere bestiole hanno fatto insomma una morte atroce, molto dolorosa.

Un tempo nella zona c’erano fino a 30 gatti randagi ma, racconta una «gattara», sono stati tutti sterilizzati e trasferiti altrove.
Di randagi non ve ne sono più in questa zona della città anche se occorre considerare che il gatto è un animale libero e non può essere rinchiuso nelle quattro mura domestiche.

Dai gatti avvelenati ai cani abbandonati.
L’allarme arriva stavolta dal Fondo Amici di Paco, il randagio simbolo dell’associazione nazionale.

«Come ogni estate anche quest’anno si riproporrà il tragico problema degli abbandoni dei cani in vista delle vacanze. Circa 150 mila cani verranno gettati come scarpe vecchie e inizieranno una vita di stenti e di pericoli - dice Diana Lanciotti, responsabile del Fondo -

Abbiamo fatto del cane, a partire da 15.000 anni fa, un essere dipendente dall’uomo. Ora non possiamo pensare di sbarazzarcene».
Dal 1997 il «fondo» promuove campagne contro l’abbandono, spot mandati in onda sulle reti nazionali come «pubblicità progresso».

Lo slogan che viene rinnovato ad ogni estate è: «Non abbandonare il tuo cane. Lui non ti abbandonerebbe mai».

Il Giornale di Brescia (web) - 23 luglio 2002

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