IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

Il commercio equo e solidale (o fair - trade) è nato in Olanda sul finire degli anni '60. Subito diffusioni in Europa e negli Stati Uniti, è approdato in Italia negli anni '80 e da allora ha conosciuto un periodo di ininterrotta espansione.

Il modello di produzione e di scambio proposto dal commercio equo e solidale si pone come alternativo a quello tradizionale, in cui lo strapotere di poche grandi multinazionali ha generato forti ingiustizie sociali e gravi danni all'ambiente.

Tutti i beni del commercio equo e solidale provengono dai Paesi in Via di Sviluppo e sono prodotti, acquistati e venduti secondo rigorosi di equità sociale e ambientale.

I principi basilari del commercio equo e solidale sono i seguenti:

a) ai produttori viene corrisposto un prezzo di acquisto dei beni notevolmente maggiore di quello pagato dalle multinazionali e tale da garantire condizioni di vita dignitose;

b) ogni anno viene corrisposto un acconto sulla merce che dovrà essere consegnata, per evitare che i contadini e gli artigiani, in attesa di completare il ciclo produttivo, cadano nella spirale dell'usura;

c) vengono scelte forme di coltivazione e di produzione eco-compatibili;

d) i margini di guadagno delle centrali di importazione e delle botteghe del mondo sono limitati.

Il commercio equo e solidale è così strutturato: le cosiddette "centrali di importazione" acquistano la merce direttamente da piccoli produttori del Sud del Mondo. Trattasi di prodotti alimentari , di capi di abbigliamento e di articoli di artigianato, tutti di ottima qualità.

Le centrali di importazione fungono da grossisti. La vendita al "dettaglio" avviene all'interno delle c.d. botteghe del mondo, che solitamente sono organizzate in forma di associazione o di cooperative.

Le botteghe del mondo sono quasi sempre gestite da volontari non retribuiti.