il Giornale

Venerdì, 22 gennaio 1999


PARLA CHI HA STESO IL TESTO AMMESSO DALLA CONSULTA
«Abbiamo vinto presentando un quesito trappola»
Emilio Colombo: Pannella era integralista, alla Corte offriva
su un piatto d'argento le motivazioni per la bocciatura
di Marco Ventura

ROMA. Insieme fanno cinquantatré anni. Due ragazzi o poco più. Uno, Emilio Colombo, neanche è laureato. L'altro, Marco Nardinocchi, è laureato e bene (110 con lode in economia e commercio alla Bocconi di Milano), ma non ambisce a una cattedra e lavora in banca. La sua passione si chiama Letizia, la foto che appare a corredo dell'autobiografia sul sito Internet intestato a lui e al «socio», lo ritrae con le braccia della fidanzata al collo, sotto gli spicchi multicolori d'un ombrellone della «ridente spiaggia di Alba Adriatica».

I due sono amici, e sono i geniali inventori del quesito che ha piegato la Consulta, un quesito studiato così bene, tra una birra e un sorbetto in un bar di corso di Porta Vigentina a Milano nel febbraio 1997, da non potere proprio essere «non ammesso». Quando Peppino Calderisi, il virtuoso azzurro di regolamenti della Camera e di quesiti referendari, anche lui come Nardinocchi e Colombo ex radicale, l'ha individuato tra gli oltre 30 depositati da Pannella e compagni e pubblicati sulla Gazzetta ufficiale, ha gridato letteralmente all'«uovo di Colombo», e ha messo in contatto i due «scienziati per gioco» con i leader referendari. «Mi sono spesso chiesto -racconta Nardinocchi- perché Pannella si ostinasse a ripresentare alla Corte sempre gli stessi quesiti, costringendola a confermare la propria giurisprudenza». Ci voleva un grimaldello inattaccabile. «Ho conosciuto Emilio -dice Marco- a Milano alla campagna referendaria 1995-96, tornava da Bruzelles ed era fuori come un catamarano». In Belgio, Emilio aveva lavorato al Parlamento europeo nel gruppo radicale. Già allora si deliziava componendo endecasillabi. I testi li trovate nel sito Internet www.geocities.com/CapitolHill/Lobby/3958. «Sono un estimatore dei versi di Emilio -confessa Marco- e vorrei che scrivesse qualcosa anche per me, ma per ora non c'è stato... verso». Anche Marco dev'essere un po' «fuori», se non come un catamarano, almeno come un gozzetto. E come tutti quelli che, alla Calderisi, si eccitano disquisendo di rompicapi elettorali.

Marco si vanta di cantare nel coro della chiesa, ma sfugge la sagrestia e proclama: «Libere chiese in libera Repubblica». Il più giovane dei due è Marco, 24 anni, Emilio ne ha 29 e l'omonimia con l'ex ministro democristiano degli Esteri ed ex premier, uno degli ultimi dinosauri dc, lo fa sorridere. È una coincidenza vissuta senza angoscia, semmai con la consapevolezza d'incarnare una sorta di vendetta sulla generazione della prima Repubblica. Marco è di Nereto in quel di Teramo, e degli abruzzesi ha la testardaggine. Emilio, invece, è di Viareggio, e dei toscani ha la cattiveria. Anzi, la perfidia.

I suoi dissapori con Marco Pannella nascono dalla diversità di vedute sulla strategia d'assalto alla Corte. Il giovanotto non perdona all'ex maestro di avere adottato lo scontro frontale autolesionista. «I suoi referendum erano integralisti, il nostro invece è opportunista. È inutile fare le lotte contro i mulini a vento, offrendo alla Corte su un piatto d'argento le motivazioni per bocciare i quesiti. Né si può dare dei mafiosi ai componenti di un organo cha ha funzioni di garanzia. Già nel 1995, durante una conferenza telematica su Agorà, azzeccai in pieno il totoreferendum: questo passa, questo no...». L'idea vincente è venuta ai due passando per la tentata abolizione del meccanismo dello scorporo, «prima che ci pensasse Passigli». Questa non funzionava, ma, provandoci al bar, i due amici scoprono che si può rendere il referendum autoapplicativo, facendo espandere la norma che, per l'assegnazione del 25 per cento dei seggi alla Camera, il recupero dei non eletti più votati. Via il proporzionale, a gonfie vele verso il maggioritario uninominale.

«Ci hanno definiti costituzionalisti da bar -ghigna Emilio Colombo-, ma la Bicamerale, allora, che cos'era? Aveva ridotto a un terzo le presenze alla Camera come quorum per il numero legale. E poi si parla d'assenteismo tra i parlamentari!». Quanto alle voci di pressioni sulla Consulta: «È stato un bene denunciarle, per deterrenza; la mia fonte, però, mi diceva il contrario. L'ultima volta l'ho incontrata il 30 dicembre, gli ho chiesto che cosa avrebbero deciso, m'ha detto: "Passa, passa...". Fu allora che ebbi la certezza». Adesso Marco e Emilio fanno parte del Comitato promotore, ma Nardinocchi pensa sempre a Letizia. Ed Emilio alla tesi di Scienze Politiche e alla poesia: «Ah, vili traditori! I quesiti / elettoral del giusto comitato / in Cassazione tosto giungeranno. / Stolti a tal punto sono i vostri accoliti?». E ancora: «Il re rimasto nudo e senza regno, / fuor ch'un sol fanfero... pretenderebbe ancor di governare / chi più non gli appartiene». O quelli polemici forse con Pannella: «O scrofa nera dall'orecchie mozze, / che danni spandi tra le radical / genti e ammirazione tra le cozze...».

 

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