La Regione nella Giungla europea

di Yasha Reibman e Emilio Colombo

[Libero Quotidiano, mercoledì 4 settembre 2002]

 

Il calendario venatorio della Lombardia è stato annullato dal Tribunale Amministrativo, il TAR. E a noi? Gli animali avranno tirato un sospiro di sollievo, i cacciatori un urlo di rabbia, ma agli altri cittadini importa qualcosa? Purtroppo sì.

 

La delibera lombarda sul calendario non rispettava alcuni principi decisi a livello europeo, così ha decretato il TAR. La Giunta Formigoni non si è scoraggiata; ha già annunciato che correrà ai ripari e riproporrà il calendario. Che sta succedendo?

 

Sono qui in gioco la legge e l'ordine, parole e principi cui gli amici della Casa delle Libertà proclamano di rifarsi, secondo la tradizione della destra liberale.

 

Con la riforma del titolo V della Costituzione, mentre sono enormemente aumentati i poteri delle Regioni, sono stati aboliti i controlli preventivi dello Stato sulle leggi e sugli atti amministrativi regionali. Sono rimasti soltanto i controlli successivi. Un cittadino ad esempio che si ritenga danneggiato da un atto amministrativo regionale si può sempre rivolgere al TAR, che, in caso di necessità e in attesa di adottare una decisione, può anche sospendere gli effetti dell'atto illegittimo.

 

Invece, il giudice delle leggi, la Corte costituzionale, non può impedire che la legge regionale, nel corso del giudizio di costituzionalità, possa produrre effetti dannosi.

 

Lo stesso dicasi per le direttive dell'Unione europea. Lo Stato dovrebbe garantirne l'applicazione da parte delle Regioni. Così non è. E non solo per il calendario venatorio, ma anche per la caccia di alcune specie di uccelli in deroga alle restrizioni volute a Bruxelles. La peppola e il fringuello, ve li ricordate? E' sette anni che la Lombardia se ne infischia autorizzandone la caccia. Tutt'al più, a distanza di anni, viene annullata la delibera con cui la Regione prese quella decisione; ma nel frattempo il danno è stato consumato. L'Europa di fatto non ha gli strumenti per sanzionare questo comportamento, al massimo li condanna moralmente. Nessuno intanto teme di essere cacciato dall'Unione per queste violazioni.

 

Ma questa falla può produrre danni ancora più gravi. La non applicazione delle direttive può allargarsi ad altri campi, fino ad eliminare per esempio le gare d’appalto: la Regione potrebbe attribuire con delle leggi ad hoc la realizzazione delle opere pubbliche agli amici di turno. Impensabile? Trattandosi di una legge, e non di un atto amministrativo, la procedura per bloccarla rischia di concludersi a babbo morto (avete presenti i tempi della nostra giustizia?).

 

E il cittadino nel frattempo non capisce più nulla. Fuggito dalla jungla, dicono si sia rifugiato sotto l'albero protettivo della Legge. Lo Stato di diritto infatti vorrebbe che i cittadini fossero sottoposti alla legge, ma che al contempo lo fossero anche le istituzioni, altrimenti pericolosissimi poteri senza controllo.

 

Questo stanno diventando le Regioni. Il mancato rispetto delle direttive europee, l'impossibilità - o la mancanza di volontà - di Bruxelles di garantire l'applicazione delle proprie decisioni crea disordine e confusione, là dove dovrebbe esserci legge e ordine.

 

 

 

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