la Repubblica

Venerdì, 13 febbraio 1998


E i referendari preparano l'uovo di Colombo
Messa a punto la formula per cancellare
la quota proporzionale dalla legge elettorale

di Sebastiano Messina

ROMA (s.me.) - Lo hanno chiamato "l'uovo di Colombo", ma il grande navigatore genovese non c'entra nulla. C'entra, invece, Emilio Colombo. Ma, l'ex presidente del Consiglio, 18 volte ministro e 12 volte deputato, non ne sa ancora niente. Possibile? Certo.

È la storia di un referendum che potrebbe scuotere come un terremoto le terre friabili della Bicamerale e spaccare in due, ma non lungo i confini conosciuti, il popolo del Polo e quello dell'Ulivo. Un nuovo referendum sulla legge elettorale. Un referendum sul maggioritario puro. Il primo che la Corte costituzionale non potrebbe proprio respingere.

Marco Pannella, che ormai da una vita si batte come un leone per il bipartitismo anglosassone, ci ha già provato due volte a proporre una consultazione popolare sull'abolizione della quota proporzionale. Gli è andata male, perché la Corte costituzionale ha bocciato entrambi i quesiti con la motivazione - tutt'altro che infondata - che cancellando con un tratto di pennail recupero proporzionale si correrebbe il rischio di non poter eleggere la prossima volta un quarto dei deputati e dei senatori. E siccome il numero dei deputati (630) e dei senatori (315) è fissato dagli articoli 56 e 57 della Costituzione, si intaccherebbe la legge fondamentale della Repubblica. Ergo, niente referendum.

Per aggirare l'ostacolo, che appariva insormontabile, i sostenitori del referendum avevano cercato di far passare la legge Rebuffa, una leggina che risolveva il problema del vuoto istituzionale stabilendo che in caso di abrogazione di una legge elettorale doveva valere, fino alla riforma, la vecchia legge. Giusto un anno fa, però, quella legge venne affondata dai proporzionalisti di ogni colore, e da allora il capitolo referendum sembrava chiuso per sempre.

Poi, un giorno, un geniale giovanotto della galassia radicale ha trovato la soluzione. Si può abrogare la quota proporzionale senza cancellare il corrispondente 25 per cento di parlamentari. Come? Lavorando di forbici sulla legge. Tagliando un comma qua e una frase là, si riuscirebbe a ritagliare una nuova regola: per eleggere i deputati e i senatori mancanti, si ripescherebbero i candidati sconfitti nei collegi uninominali. Chi non ce l'ha fatta per un pelo arriverebbe lo stesso in Parlamento. E il numero costituzionale sarebbe salvo: non ci sarebbe nessun vuoto istituzionale. Quello che decine di illustri costituzionalisti e di navigati referendari non erano riusciti a inventarsi, l'ha teorizzato un trentenne senza arte nè parte. Come si chiama? Emilio Colombo. Che però, attenzione, non è neanche parente del suo illustre omonimo. La sua idea, ovviamente è stata subito battezzata come "l'uovo di Colombo".

La scia della formula magica ha riunito di nuovo, cinque anni dopo la vittoria del 18 aprile, il clan dei referendum elettorali. Una settimana fa, a casa di Mario Segni, si sono dati un appuntamento segreto Augusto Barbera, Pietro Scoppola, Peppino Calderisi, Ferdinando Adornato e Claudio Petruccioli. "Ripartiamo" ha proposto Segni. "Io ci sto" hanno risposto, uno dopo l'altro, i cinque invitati. "E Pannella?" ha chiesto uno di loro. "Stavolta dobbiamo batterci insieme, unire le forze" ha replicato il padrone di casa. Tutti d'accordo. Nel giro di pochi giorni, i due leader referendari si sono già incontrati due volte, nella storica sede radicale di via di Torre Argentina. Ciascuno dei due vorrebbe allearsi con l'altro, ma nessuno dei due vorrebbe apparire come un gregario dell'altro. E poi: un solo quesito, come chiede Segni, o una sventagliata di referendum, come ha in mente Pannella? Mentre i due si annusavano, il club dei referendari si è allargato all'ex ministro berlusconiano Antonio Martino e al vicecapogruppo forzista Giorgio Rebuffa, entrambi delusi dalla conversione del Cavaliere alla proporzionale, e presto potrebbe arrivare anche il sì di Achille Occhetto. Insomma, una nuova, inedita trasversalità che può suscitare una tempesta nelle acque stagnanti del bipolarismo all'italiana.

 

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