la Repubblica

Venerdì, 20 febbraio 1998


La scoperta di Colombo, costituzionalista da bar
L'ex-radicale che ha trovato il quesito referendario anti-proporzionale
di Sebastiano Messina

ROMA - [...] Quale scoperta? Ma "l'uovo di Colombo", la formula magica che renderà possibile a Segni, Pannella, Barbera e soci il referendum sull'abolizione definitiva della proporzionale.

Un quesito che a leggerlo ora pare semplice semplice ma che ha fatto scervellare per cinque anni, inutilmente, fior di costituzionalisti e scafatissimi referendari. "Un'idea intelligente e ben congegnata che può convincere i giudici costituzionali", secondo l'ex presidente della Corte Giovanni Conso. Aveva ragione Tolstoj: tutte le idee che hanno importanti conseguenze sono sempre idee semplici. Già, ma come mai nessuno ci aveva pensato prima?

I cattedratici non l'hanno presa bene. Primo, perchè l'inventore dell'"uovo di Colombo" è un ventottenne che non gira in giacca e cravatta ma in giubbotto e jeans, e porta persino un trasgressivo orecchino. Secondo, perchè non è neanche laureato. È solo uno studente di Scienze Politiche. Un fuoricorso. Un costituzionalista da bar Sport. Anzi, a essere precisi, da bar Quadronno, la storica panineria milanese di porta Vigentina dove una sera - esattamente un anno fa - Emilio si mise a spulciare con un amico il quesito referendario che la Consulta stava esaminando. L'amico era Marco Nardinocchi, 23 anni, compagno di raccolta di firme, un bocconiano abruzzese anche lui col pallino del diritto costituzionale. "Così com'è scritto questo referendum non può passare" previde Emilio (azzeccandoci). "Proviamo a scriverne uno noi" gli fece Marco. E così [...] i due cominciarono a lavorare col cancellino sulla legge elettorale, il "Mattarellum". E trovarono la soluzione.

"Non ci credevamo neanche noi, all'inizio" ricorda Emilio Colombo. "Possibile, dicevamo, che nessuno ci abbia mai pensato?". Già, possibile. Ma voi come ci siete arrivati? "Eravamo partiti per cancellare lo scorporo, ma a un certo punto abbiamo scoperto che tagliando qua e là si poteva abolire non un meccanismo secondario ma tutta la quota proporzionale". Il segreto? "Il metodo. Il mio è scientifico".

Capelli cortissimi, occhi neri, sorriso da bohémien, il papà del secondo uovo di Colombo della storia viene da Viareggio, ha vissuto a Bruxelles ma ormai è un milanese acqisito. Ha sempre coltivato due insolite passioni. La prima è per gli endecasillabi, le terzine e i versi sciolti che pubblica sul suo sito Internet col pessimismo cosmico di un poeta maledetto. Uno s'intitola "Rimembranze": "L'animo mio desolato, ch'amor/ per te conobbe prima, queto e grave/ s'attarda, vagheggiando ancor il tempo/ che pur più non sarà".

L'altra sua passione è per il diritto costituzionale. Invece di comprarsi i Cd di Vasco Rossi, colleziona manuali e codici. Invece di leggere Autosprint, divora le sentenze della Consulta. Ma non è un secchione, anche se - ovviamente - sul suo libretto c'è stampato un 30 tondo all'esame di Diritto Pubblico. La verità è che Emilio ha speso un pezzo della sua vita come referendario da piazza. "Ho cominciato a raccogliere firme quando il sindaco di Milano era Pillitteri, che aveva proibito i tavoli in piazza del Duomo. Noi ci piazzammo in Galleria e i ghisa vennero a sequestrarci tutto. Ma [si incollò] i moduli già firmati al tavolo e così potemmo fare ricorso contro il sequestro non del tavolo ma delle firme: tre settimane dopo il Tar ci diede ragione. Aspettando la sentenza, organizzavamo i blitz alla Galleria sorvegliata a vista: entravamo di soppiatto e all'improvviso aprivamo il tavolo e ci incatenavamo alle sue zampe. Non potevano fare un sequestro di persona".

In politica, l'Emilio Colombo bis è un soggetto anomalo, l'incarnazione della trasversalità. Il padre, impiegato della Calcestruzzi, è leghista. La madre pidiessina. Lui è un ex radicale che ha regalato a Pannella un pezzo della sua vita, ma ha smesso quando i referendum che non era disposto a firmare erano più della metà. Dev'esserci stato qualche strascico amaro, perché di quell'avventura è rimasta traccia in uno dei suoi endecasillabi, il più avvelenato: "O scrofa nera dall'orecchie mozze/ che danni spandi tra le radical/ genti, e ammirazione tra le cozze/ cogli...". Ma per chi vota? "Nel '94 per il candidato del Polo perchè lo preferivo a quello progressista. Nel ' 96 invece per il candidato dell'Ulivo perchè lo preferivo, lievemente, a quello del Polo. Alla proporzionale prima Lista Pannella e poi Pds".

Martedì è venuto a Roma, insieme a Marco Nardinocchi che lui chiama "il mio socio", per depositare in Cassazione - con Pannella - il suo quesito. Poi è andato a trovare Segni. "Per dirgli che sono d'accordo con lui: bisogna fare un solo referendum, o magari due per sfidare la Corte a stendere una sentenza suicida. Ma non 43". Poi se n'è tornato a casa. E l'animo suo, direbbe il se stesso che fa il poeta, "nel denso vuoto si perde/ s'inseguon pensieri/ vaghi, e vane ricerche, che presto/ il nulla inghiotte".

 

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