Pratola Peligna : La storia

Pratola Peligna ha una popolazione di circa 8.000 abitanti. Confina a nord con Roccacasale e Corfinio, ad est con Salle, a sud con Sulmona e Prezza, ad ovest con Raiano. Il territorio, di circa 2.350 ettari, e' bagnato dal fiume Sagittario, che nasce dal monte Godi, con il nome Tasso, si getta nel lago di Scanno e riappare sotto Villalago; attraversa la superba e selvaggia valle, che ne porta il nome, una delle piu' belle dell'Abruzzo, e si distende nella Valle Peligna. Era conosciuto nell'antichit… con il nome di Flaturnum e di Frigidum Deve il nome all'impetuosit… delle acque, solo di recente imbrigliate e disciplinate. Alle pendici del Morrone scorre il fiume Velletta, erroneamente indicato con il nome Vella, conosciuto in altri tempi con il nome di Fiume d' Orsa, che ebbe una parte importante nella storia del Castello d' Orsa, ha alimentato, anche in tempi recenti, diversi molini che hanno avuto un ruolo importante nell'economia della zona. E' da ricordare anche il Rio, che proviene dalla montagna di Prezza e affluisce al Sagittario nei pressi dell'ex-stazione ferroviaria di Roccacasale Vi sono altri numerosi piccoli corsi d'acqua: l'intero territorio della Valle Peligna, d'altronde, ne e' ricco, come cantava Ovidio "...gelidis uberrimus undis ".
Notevole anche l'Acqua Chiara, che ha conservato solo il nome della sua antica purezza, con le sorgenti nella contrada di S.Rufino, ai confini con il tenimento di Sulmona. Sul Monte Elverio, nel Morrone, ad un'altitudine di circa 600 metri sul l.m., sono ancora visibili i ruderi del Castello d'Orsa, che ha origine nel IX sec.: oggi sono quasi soffocati da un improvvido rimboschimento degli anni cinquanta.
La storia di Pratola, le cui origini risalgono alla fine del primo millennio, e' strettamente collegata con quella dell'Ordine dei Celestini: nel 1294 Carlo II D'Angio' dono' Pratola, con tutte le pertinenze e con tutte le chiese a Celestino V, appena eletto papa, e per lui al suo ordine .1 celestini esercitarono il loro potere ,non solo religioso, ma anche temporale, in tutto il territorio fino al 13-2-1807, quando Napoleone I aboli' il feudalesimo, sciolse l'ordine dei Celestini e la maggior parte degli altri ordini religiosi . Le cose notevoli di Pratola sono il Santuario della Madonna della Libera, il borgo di Dentro La Terra 7 il primitivo agglomerato urbano, con il Castello De Petris, che attualmente ospita le "Suore Pie della Presentazione di Maria SS. al Tempio ". Interessante il rione Schiavonia e l'attiguo complesso, monumento nazionale 7 delle due chiese della Madonna delle Grazie e della Pieta', recentemente riportata alla primitiva bellezza, con il restauro del gruppo di Terrecotte, conosciuta con il nome di "Sette Marie". Di notevole valore artistico e storico le due fontane monumentali di Piazza Garibaldi e della Piazza della Madonna della Libera e la Chiesa di S.Pietro Celestino, chiesa matrice, con l'attigua Chiesa della Trinita' . Fondamentale ancora oggi e' l'agricoltura: il vino Montepulciano, cerasuolo e fermentato, il bianco di Monte Elverio (Montaleve'reje), il fagiolo (il cannellino bianco: la quarantene'lle ) e l'aglio rosso, che si presenta in ripresa, sono gli apprezzati, caratteristici prodotti dell'economia paesana . Pratola ha dato i natali ad illustri personaggi: Antonio De Nino, Amedeo Tedeschi, Panfilo Tedeschi, Onia Ortensi, Arnaldo Lucci e tanti altri . Le feste civili sono raggruppate nel mese di agosto, con " L'agosto pratolano ", e a settembre con la sagra dell'uva e del vino, che, purtroppo non viene realizzata tutti gli anni . Notevole il Museo della Civiltà Contadina, allestita nei locali del Molino dei Celestini, funzionante fino agli anni sessanta, meta di turisti e, soprattutto, di scolaresche, aperto tutto l'anno . Le feste religiose sono quelle della Madonna della Libera, di S. Antonio da Padova, della SS. Trinità e del Sacramento.
La festa tradizionale, comunque, e' quella della Madonna della Libera. Il piu' importante monumento, infatti, e' il Santuario della Madonna della Libera, che ha l'origine nel 1540, quando La Madonna Secondo la leggenda popolare, libero' Pratola dalla peste e i pratolani, per riconoscenza, eressero una chiesa in Suo onore.
La primitiva chiesa fu ampliata nel 1587 poiche' i pellegrini accorrevano numerosi e, finalmente Nell'anno 1851 fu eretto il maestoso Santuario, che oggi ammiriamo, poiche' nel tempo l'affluenza e la devozione dei pellegrini erano diventati sempre piu' coinvolgenti e la vecchia chiesa era ormai insufficiente . Esso, oggi, ospita altre all'originaria miracolosa immagine della Madonna, il quadro di S. Antonio, famosa opera di Teofilo Patini, e notevoli affreschi dello stesso pittore, che portano anche la firma del nostro illustre concittadino Amedeo Tedeschi, buone opere di Ferdinando Palmerio (L' Ultima Cena - 1869 - e Il mistero Trinitario - 1872 ), oltre all'interpretazione dell'Apocalisse - 1720 - di Domenico Gizzoni di Roccacasale, celebrati sono gli stucchi dei fratelli Feneziani ,che lasciarono la loro impronta non solo nel Santuario, ma anche in numerosi edifici civili. I festeggiamenti solenni culminano nella prima domenica di maggio, ma si susseguono durante tutta la settimana, in onore della Madonna della Libera .

Le tappe piu' significative di tali festeggiamenti sono l'incontro delle autorità e della popolazione con la Compagnia di Gioia dei Marsi nel rione S.Lorenzo, nel tardo pomeriggio del venerdì . I pellegrini arrivano a piedi, da tempo immemorabile, e dopo una lunga e faticosa giornata, attraverso il valico di Forca Caruso, si presentano alla periferia di Pratola, in località Capo Croce, al bivio di Raiano e Corfinio, e dopo una breve sosta per riorganizzarsi si presentano in corteo, preceduti dall'immagine della Madonna della Libera, con le offerte raccolte ,e nel rione S.Lorenzo si incontrano con le autorità e la popolazione di Pratola e tutti insieme in processione, pratolani e pellegrini, si dirigono verso il Santuario dove viene celebrata una Messa solenne.

I pellegrini dormono a Pratola ,in locali di fortuna ,con la sola paglia come giaciglio ,per devozione, e la domenica all'alba ripartono dal Santuario, dopo avere assistito alla messa, per rientrare alla cittadina marsicana nel tardo pomeriggio, a piedi. Molto commovente e suggestivo e' il commiato dei pellegrini dalla Madonna, alla quale chiedono quasi il permesso di partire, con il canto di EVVIVA MARIA " Noi siamo di partenza: Tu dacci la licenza e la Santa Benedizione ". Escono indietreggiando per non girare le spalle alla Madonna .
Momento di grande emozione e' l'esposizione solenne del sabato mattina: la statua sembra librarsi nell'aria, sulla testa dei fedeli, come a protezione, e solenne e commovente si innalza il coro dei fedeli "Madonna della Libera, aiutaci", fra le lacrime di commozione dei presenti, credenti e non. La domenica si svolge la solenne processione attrverso le principali vie del paese e nei caratteristici medievali vicoli del rione Schiavonia. I festeggiamenti si concludono la domenica sera con il tradizionale concerto bandistico in Piazza Garibaldio, anche se nella susseguente settimana, fino all'Ottava, ci sono interessanti manifestazioni religiose, civili e culturali.

L'autore: Prof. Panfilo Petrella