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Ferdinando
Innocenti nasce a Pescia il 1 settembre 1891 da Dante Innocenti,
fabbro, poi trasferitosi a Grosseto ove diede inizio ad una rivendita di
ferramenta in Via Galilei, sempre affiancata alla sua attività di
fabbro. Dopo qualche anno aprirono la seconda ferramenta in Corso
Carducci. Ferdinando, dopo aver terminato la "3a classe
tecnica" partecipò con il fratello Rosolino (figlio di prime nozze
del padre) e il padre, alla conduzione delle "Ferramenta
Innocenti" (1906) e già in quegli anni la famiglia e' in una
situazione economica preminente. |
Dopo aver appreso il mestiere si trovava
a 18 anni a condurre l'impresa famigliare e incomincia a commerciare ferrame
usato proveniente per lo più da cantieri impegnati nella bonifica della
Maremma, che rivende ricevendo in cambio olio lubrificante che rivende ottenendo
un ulteriore incremento del profitto.
Dal 1920 approfondisce e sperimenta l'uso di tubi in ferro e le loro
applicazioni e nel 1923 si trasferì a Roma dove, con la somma di circa lire
500.000 intendeva ampliare notevolmente l'attività', ma purtroppo la Banca
presso cui aveva effettuato il deposito fallì.
Iniziò a commercializzare i tubi prodotti dalla Dalmine su licenza Mannesmann
(senza saldatura). In quegli anni, fino al 1928, l'esplosione edilizia e
l'economia in genere conobbe una notevole crescita così come l'agricoltura
prendeva il suo cammino, facilitato dalle situazioni politiche instaurate dal
fascismo e dalla fine delle agitazioni sindacali che portarono però ad una
riduzione dei salari reali dell'11-12% tra il 1921 e il 1924.
Nel periodo compreso tra il 1921 e il 1931 il fascismo diede vita ad un grande
piano di costruzione e ammodernamento soprattutto nella capitale che assunse
l'aspetto di un enorme cantiere per dar vita ad una "rinascita monumentale
dell'Urbe".
Ferdinando non perse l'occasione che gli si presentava aprendo nel 1926 in Via
Porto Fluviale in Roma un deposito-officina di tubi ove allestiva manufatti per
l'edilizia, che nel 1930 portava il nome di Fratelli Innocenti e che nel 1933 iniziò
la produzione di ponteggi tubolari Innocenti adottando un sistema di
montaggio/smontaggio rapido, originario della Scafolding britannica.
Nel 1931 iniziò la costruzione di un complesso di irrigazione a pioggia nei
giardini Papali di Castelgandolfo (14 ettari) utilizzando l'acqua del lago di
Albano, in seguito per i Giardini Vaticani, infine impianti antincendio e la
centrale termoelettrica; inoltre utilizzò il suo brevetto per il ponteggio
nella Cappella Sistina, dimostrando la bontà del progetto in quanto lo
smontaggio e rimontaggio avvenne in breve tempo senza rovinare i preziosi
affreschi.
Questa introduzione venne favorita dalla conoscenza contratta con la Dalmine (di
cui possedeva anche le azioni), dell'ing. Franco Ratti conte di Desio, nipote di
Pio XI e di Leone Castelli dell'omonima impresa di costruzioni che lavorava in
Vaticano. I lavori terminarono agli inizi del 1934. Alla fine del 1935 e
all'inizio del 1936 venne chiamato per l'esposizione mondiale della stampa
cattolica a montare un complesso coperto di 6. 000 mq utilizzando tubi
Innocenti.
Questi lavori di sicuro prestigio trasformarono l'azienda artigianale in una
impresa industriale di una certa importanza i cui cospicui profitti
contribuirono allo sviluppo.
Nel 1932 la produzione industriale registra un crollo del 27% rispetto al 1928
ma Ferdinando Innocenti individua in Milano la sede adatta per impostare una sua
attività. Infatti la città era in fermento per grandi
ricostruzioni, per l'edilizia, per la nuova Stazione Centrale quindi la crisi
era sicuramente meno sentita che altrove.
Al nord l'Innocenti ebbe una posizione privilegiata grazie anche ad appalti
concessi. Le forze lavorative conobbero una grave crisi: infatti nel 1929 si
registravano 300.000 disoccupati mentre nel 1931 salirono a oltre 1.000.000 di
cui 715.000 nella sola industria.
Con l'aiuto di Ratti che ormai faceva parte del Consiglio di Amministrazione
della Dalmine e di altre importanti aziende e soprattutto delle amicizie
Vaticane, si aggiudica i lavori del Vaticano a Castelgandolfo. Basandosi su
questi fatti oggettivi aveva inaugurato la sede commerciale della Fratelli
Innocenti in Via S. Paolo, 18.
Dai 20 operai nel 1929 la ditta ne contava oltre 100 nel 1931, anno in cui iniziò
la produzione di impianti irrigui mobili e fissi.
Nel 1933 costruirono uno stabilimento a Milano Lambrate in Via Pitteri per
produrre e commercializzare gli ormai collaudati ponteggi Innocenti. Sul
terreno, una striscia tra Via Pitteri e il Lambro, nell'ottobre 1933 era stato
terminato un capannone con gli impianti necessari a dar vita all'industria con
l'apporto di operai trasferiti da Roma.
La ragione sociale divenne, nel novembre 1933 "Fratelli Innocenti società
anonima per applicazioni tubolari in acciaio" con sede in XX settembre a
Roma e capitale sociale di 5.000 azioni a 1.000 lire cad.di cui 3.100 a
Ferdinando e 1.900 a Rosolino.
Per coprire tutto il capitale sociale l'assemblea assunse un prestito
obbligazionario di 5.000.000 diviso in 5.000 obb. da 1.000 cad.con interesse 4%
annuo. L'amministratore unico era Ferdinando Innocenti.
COME
ERA
Temperamento da pioniere, di formidabile coraggio, era nel contempo modesto e
schivo, paternalistico, parlava poco, a bassa voce e lentamente distanziando le
parole, non amava mettersi in vista ma risoluto nell'orchestrare le sue
operazioni anche interponendo suoi uomini di fiducia.Uno tra i più geniali
industriali del nostro secolo, si meritava facilmente la stima di tutti per il
suo sorriso e non amava la mondanità tipica degli imprenditori di successo di
quel periodo. Non frequentava ne' salotti ne' teatri; qualche volta andava al
cinema a vedere western con qualche collaboratore per poi finire col parlare di
lavoro.
Un "osannato creatore di lavoro" di "dinamismo costruttivo"
"silenziosissimo capitano d'industria che usciva completamente dagli schemi
abituali della categoria", era un timido, chiuso e riservato che forse non
aveva mai letto un libro ma era pronto a tuffarsi nella contabilità aziendale
con efficienza ed intraprendere contatti di lavoro con determinazione e nel
contempo difendere strenuamente la propria posizione.
Abile nell'intrecciare rapporti politici senza palesare troppo evidentemente le
proprie scelte, le utilizzava per appoggiare le proprie esigenze industriali.
EVOLUZIONE
A LIVELLO NAZIONALE DELL'IMPRESA
Nell'estate del 1934 si dovevano disputare i campionati mondiali di calcio a
Roma. Per l'ampliamento della capienza degli stadi venne affidato dal governo
dell'epoca la costruzione delle tribune alla Innocenti.
Questi lavori, con quelli terminati nello stesso anno in appalti, la costruzione
di palchi, passerelle, strutture, tribune e altre svariate applicazioni, erano
fonte di cospicue entrate tanto che lo stabilimento di Milano toccò i 200
operai in parte venuti da Roma.
La struttura della società si divideva in due sedi e due stabilimenti: a Roma e
a Milano; gli uffici e filiali per un totale di 9 a Genova, Napoli, Bologna,
Trieste, Grosseto, Cagliari, Palermo, Padova, Firenze. La società era
articolata in 4 sezioni separate per applicazioni:
Sez. 1: prodotti per edilizia, elettricità,
ponteggi, antenne, tralicci per il trasporto elettrico, cancelli e recinzioni,
pali per l'illuminazione.
Sez. 2: prodotti per l'agricoltura e
lo sport, condotte per acquedotti, impianti per l'irrigazione a pioggia,
recinzione per impianti sportivi, attrezzi per palestre
Sez. 3: prodotti per l'industria.
Impianti per centrali termoelettriche, tubazioni per aria, gas, vapore, bombole
per gas liquidi e compressi, condotte forzate e sonde di perforazione.
Sez. 4: prodotti per l'industria
meccanica. Tubi per autocarri, alberi di trasmissione, tubi per l'industria
automobilistica, tubi per affusti di artiglieria, cilindri e pistoni idraulici
per presse, cilindri e rulli per vetrerie.
La suddivisione era puramente commerciale mentre sotto l'aspetto
tecnicoproduttivo non c'era divisione alcuna; infatti gli impianti erano
potenzialmente in grado di fabbricare l'intera gamma di prodotti. In quel
periodo però (1935) l'Innocenti si apprestava a concentrare tutta la produzione
negli stabilimenti milanesi.
Nel 1935 ci fu il raddoppio del capitale sociale (30 aprile) con l'assemblea
degli azionisti che ammontavano ad 11, con l'emissione di altre 5. 000 azioni a
1. 000 lire cad.
Si stavano preparando i presupposti per l'aggressione in Etiopia scattata il 3
ottobre 1935 e in estate l'intervento in Spagna contro il governo repubblicano.
L'industria nazionale si fece sorprendere impreparata dagli eventi bellici, ma
in breve tempo la produzione poté essere convertita cosicché già alla fine
del 1936 le imprese coinvolte nella produzione bellica, rilevarono importanti
utili.
LA
PRODUZIONE BELLICA
In quegli anni l'Innocenti partecipò alla fornitura di corpi per bombe di 150 e
250 kg per aereo, utilizzando spezzoni di tubo. L'impresa registrava un utile
nel 1935 di 840. 000 lire. Per sfuggire alla legge sui prelevamenti operata dal
fisco sulla base di una legge del 1935 molti industriali furono costretti ad
investire ampliando le proprie strutture industriali; così fece l'Innocenti che
per sostenere le forniture di proiettili fu costretta ad ampliare la propria
struttura industriale, spostando gli impianti da Roma a Milano, ampliando il
reparto MO/l con una deviazione del Lambro e costruendo la palazzina uffici in
Via Pitteri. A Roma rimaneva solo il magazzino per la vendita dei tubi.
Gli eventi bellici avevano portato al raddoppio dei dipendenti rispetto al 1934.
La continua richiesta per la costruzione di hangar per l'aeronautica e la
costruzione di bombe ricavate dai tubi (Dalmine) consentiva la rapida crescita
della società inoltre la stima meritata con i lavori vaticani portava
"acqua al mulino".
Con la nascita dell'IRI nel 1933 la Dalmine venne ad esserne conglobata, cosi'
che l'Innocenti, già in possesso di un ingente numero di azioni, accrebbe
sempre di più la sua partecipazione, diventando uno degli azionisti privati più
potenti.
Il rapido sviluppo della Fratelli Innocenti indusse Ferdinando alla creazione di
un consiglio di amministrazione ed un collegio sindacale con riunione del 16. 4.
1936. Il consiglio era composto dai più fidati collaboratori: Rosolino
Innocenti, prof. Giulio Giussani, Ing. Giuseppe Checchi, rag. Vittorio Verdarini
con la presidenza a Ferdinando Innocenti. Il Collegio sindacale era composto
dall'Avv. Renato Finocchi, l'Avv. Carlo Jurgens e il dott. Giuliano
Mastrogiovanni.
In quell'occasione la società prendeva il nome di Innocenti Società Anonima
per applicazioni tubolari acciaio.
Il 1936 vide la proclamazione dell'impero che con l'allargamento della guerra e
la stipulazione del patto d'acciaio con la Germania richiesero sempre di più
l'impegno della Innocenti nella costruzione di proiettili che ora erano anche
per l'artiglieria e la marina.
Il bilancio, anche nel 1936, si chiuse con un utile di 877.000 lire nonostante i
grossi investimenti operati per l'ampliamento, mentre nel 1937 toccò il
milione.
Il 1938 vide la costruzione del capannone Marina (l'attuale MO/2) con
conseguente spostamento più ad est del Lambro. Nello stesso periodo venne
eretta l'attrezzeria ed il palazzo dei Servizi Sociali (attuale SOCI) e,
malgrado le ingenti somme utilizzate per l'ampliamento, il bilancio si concluse
con un utile di quasi 1.500.000 lire.
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LA
INNOCENTI SAFTA
Innocenti, che dal 1933 impersonava l'idea dei tubi, volle nel 1936 realizzare
uno stabilimento per la loro costruzione. Mussolini che voleva realizzare un
centro industriale ad Apuania rappresentò per Innocenti il punto in cui dovesse
nascere lo stabilimento produttivo cosicché chiese ed ottenne i finanziamenti
atti ad impiantare la nuova SAFTA (società anonima fabbricazione tubolari
acciaio).
Il capitale fu composto da un pacchetto azionario di minoranza alla Dalmine e di
maggioranza alla Innocenti.
Nel 1939 furono iniziati i lavori di costruzione dell'impianto per la
fabbricazione di tubi senza saldatura che si conclusero nel 1942 con l'avvio,
anche se parziale, della fornitura di tubi.
Il complesso di circa 495.000 mq consisteva in 4 capannoni longitudinali
paralleli e 3 trasversali che inglobavano 3 laminatoi di diverse lunghezze. Alla
direzione e all'organizzazione dello stabilimento, in cui lavoravano oltre 500
operai, venne chiamato il lussemburghese ing. Alberto Calmes, esperto nella
costruzione di tubi, che aveva acquisito una notevole competenza tecnologica in
Germania da dove però era fuggito per motivi politici.
I tubi, grazie all'ingegno di Calmes vennero così prodotti direttamente dai
lingotti anziché dai costosi laminati e poi saldati. La produzione però rimase
allo stato iniziale in quanto Kesserling, nella ritirata, trasportò parte delle
attrezzature industriali in Germania e semidistrusse le unità operative.
Nel novembre 1948 iniziò la produzione, dopo una rapida ricostruzione, fornendo
tubi per perforazioni petrolifere, per condotte, metanodotti e gasdotti. Nel
1948 la Dalmine entrò in possesso dell'intero pacchetto azionario trasformando
la SAFTA nella sua seconda grande unità produttiva.
Gli eventi bellici segnano un consistente impegno della Innocenti nella
costruzione di impianti per la costruzione di proiettili; infatti si era già
pensato alla costruzione di un enorme proiettificio negli stabilimenti di
Lambrate, per diventare uno dei più grossi fornitori del Ministero della
Guerra.
Il Ministero della Guerra aveva a sua volta elaborato un piano per la fornitura
di proiettili dislocandone le unità produttive in diversi arsenali.
Il primo fu il progetto Guerra I (G I) a Tor Sapienza (Roma), complesso per la
produzione di circa 40.000 proiettili giornalieri. Fu realizzato dalla Innocenti
in lizza con Fiat, Falck, ecc. in quanto dava maggiori garanzie sul rispetto dei
tempi richiesti. Il progetto venne completato tra il 1939 e il 1940 come
richiesto, cosicché Innocenti riscosse fiducia ed ammirazione tanto che gli
vennero affidate le costruzioni (tra il 1940 e il 1941) del Guerra II e Guerra
III a Milano.
Il Guerra III venne allestito con i macchinari provenienti da Guerra I dopo lo
sbarco degli americani.
Il Guerra II copriva una superficie di 75.000 mq e venne edificato nell'area tra
Via Tanzi, Via Bistolfi, Via Pitteri, Via Trentacoste.
Nel Guerra II si costruivano anelli per granate in rame sinterizzato (brevetto
tedesco).
Il Guerra III fu iniziato nel 1941 per produrre (su brevetto tedesco) bossoli
estrusi in acciaio per far fronte alla carenza di rame.
La costruzione fu bloccata, dagli eventi dell'8 settembre 1943 a due terzi della
realizzazione.
Il complesso era costituito da 4 grandissimi capannoni due dei quali già
attrezzati con presse fornite dai tedeschi per l'estrusione dei bossoli.
LA
RICONVERSIONE DELLA PRODUZIONE
Nel 1939 la Innocenti, che Starace durante la visita del 27 ottobre 1939 dichiarò
"modello di stabilimento fascista" era infatti un proiettificio. Il
90% della manodopera veniva impiegata infatti nella produzione bellica. Nel 1939
gli operai della Innocenti impiegati nella produzione di proiettili era solo il
5,5% del totale delle industrie italiane di munizioni, ma produceva il 17% del
totale dell'industria meccanica.
L'Innocenti triplicò gli impianti in 4 anni e decuplicò la produzione con
36.000 proiettili al giorno nel 1943. Gli addetti negli stabilimenti di Milano
che erano circa 800 nel 1938 diventarono 2000 nel 1940, 3000 nel 1941, 6000 nel
1942 e oltre 7000 nella primavera del 1943, per lo più operai senza
qualificazione e per il 50% composto da donne.
I profitti ammontavano a l. 2.119.000 nel 1939; a L. 4.231.500 nel 1940; a L.
10.118.500 nel 1941; a L. 12.298.000 nel 1942 e a L. 10.832.000 all'8 settembre
1943.
La riserva ordinaria ammontava a 2.200.000, quella straordinaria a 8.468.000
L'11 marzo 1940 l'assemblea aumentò il capitale da 20 a 50 milioni, 1'8 aprile
1941 da 50 a 100 milioni. Gli aumenti presero corpo dalla emissione di 80.000
azioni da 1.000 lire cad. Gli azionisti da 12 ridivennero 3 (80% Ferdinando
Innocenti, 15% Rosolino Innocenti, 5% Paolo Missiroli). L'Assemblea
dell'11/3/1940 elesse, per motivi di riconoscenza, nel consiglio di
amministrazione, Edmondo Balbo (il fratello di Italo Balbo) i due Innocenti e
Paolo Missiroli.
Nel 1942 Innocenti sentii la necessità di scindere la società in due:
la Lambro e la Innocenti ATA (Applicazioni Tubolari Acciaio); la prima per
gestire gli stabilimenti, la seconda per commercializzare i prodotti. Gli eventi
bellici del 1943 consigliarono Innocenti di soprassedere e con l'assemblea del
29/4/1943 conferiva a Innocenti le cariche di presidente, amministratore
delegato e direttore generale della società.
Dopo 1'8 settembre anche la Innocenti non si sottrasse alle traversie
dell'occupazione militare tedesca anche se con notevole resistenza dall'interno.
La produzione bellica non e' mai venuta a mancare.
Ferdinando Innocenti da Roma seguiva da vicino gli eventi che coinvolgevano la
fabbrica e intratteneva costruttivi ed equilibrati rapporti politici tra
tedeschi, RSI, CLN e forze democratiche; tanto meno fece mancare aiuti in denaro
alle forze partigiane tanto che il gen. Poletti era entusiasta della brillante
collaborazione di Ferdinando Innocenti e anche per questi meriti non venne in
seguito epurato dalle Forze Alleate.
Certamente da Roma già intravedeva l'eventuale ripresa industriale dopo la fine
della guerra ed in questa ottica cercava di mantenere gli impianti più integri
possibile per il rilancio. Non fu per caso che i bombardamenti alleati, su
precise sue informazioni, colpirono solo reparti isolati di produzione bellica
di poco valore, salvando i complessi industriali più importanti. Anche la
diminuzione della produzione andava nel giusto verso in quanto le materie prime
accantonate serviranno in gran parte a coprire le spese di ricostruzione.
Cessata la guerra Ferdinando Innocenti ritorna a Milano e, convocata una
assemblea dei lavoratori, riesce a conquistare la loro collaborazione, dando così
inizio al piano di riconversione.
RISTRUTTURAZIONE
E RICONVERSIONE
Il piano di riconversione era così
concepito:
- produzione di un veicolo di grande
diffusione popolare a costi bassi
- costruzione di macchinari
siderurgici ed impianti industriali
- sviluppo dei processi di
sinterizzazione
Il veicolo da trasporto sarebbe stato poi la Lambretta. L'ispirazione venne nel
vedere a Roma i mezzi paracadutabili dei parà inglesi. Innocenti si convinse
che un mezzo simile poteva incontrare i favori del pubblico in una Italia
bisognosa di rapidi spostamenti. Innocenti venne in contatto, a Guidonia, con il
colonnello D'Ascanio ma presto insorsero discordanze sul modello di impostazione
del veicolo cosicché il D'Ascanio se ne andò alla Piaggio dove diventerà il
padre della "Vespa".
Si mise in contatto allora con un altro colonnello in forza al Centro
Sperimentale di Guidonia, l'ing. Torre, che diverrà il padre della Lambretta.
Nel settore della siderurgia Ferdinando Innocenti voleva sfruttare gli studi e
l'esperienza di Calmes ad Apuania sulle macchine per la produzione di tubi senza
saldatura.
Nel campo dei sinterizzati si voleva realizzare boccole e bronzine per motori
elettrici ed endotermici.
Questo era da ritenersi un ambizioso progetto di ristrutturazione/riconversione
che presupponeva una revisione qualitativa e quantitativa delle forze impiegate.
La manodopera era così composta: 691 operai qualificati, specializzati,
capisquadra; 969 manovali e operai senza qualifica; 729 donne; 146 fattorini,
guardie, portinai, autisti; 252 impiegati, progettisti dirigenti, per u totale
di 2767 lavoratori: 1900 a Lambrate, 500 al Guerra III, 367 al Guerra II. Un
centinaio erano occupati all'esterno, alla ATA ecc.
Il progetto prevedeva la riduzione degli organici a circa 970 unità complessive
con un licenziamento di circa 2000 persone.
Alla fine del 1945 le scarse attività (solo un centinaio di operai lavoravano
per costruire carcasse di motori elettrici della Bezzi), non permettevano di
sostenere le spese e quindi si provvide alla vendita delle scorte di materie
prime, al recupero di 42.000.000 di Buoni del Tesoro bloccati a Roma, 3.000.000
per la vendita del pacchetto Dalmine; ma era necessario per l'azienda il
recupero di 175.000.000 di crediti in gran parte dai tedeschi.
Ai primi del 1946 gli operai erano ancora 800 più 150 impiegati.
Il 12 novembre 1946 arrivarono i primi finanziamenti per la ricostruzione e
produzione (300.000.000 di lire), che doveva iniziare nel 1947.
La carenza di carbone e di energia elettrica provocò non pochi ritardi al
programma che era nel frattempo alleggerito del punto 3 (esperienza sui
sinterizzati) a causa della tecnologia divenuta ormai superata.
Alcune ordinazioni nel settore industriale cominciavano a vedersi già alla fine
del 1946; 6 macchine speciali per la Dalmine per 200 tonnellate in totale,
costruzione di laminatoi per tubi per la Jugoslavia per 3200 tonn. e 1150 tonn.
di macchinari per la Polonia.
Queste fornire vennero saldate con materie prime e carbone.
La produzione scooteristica segnava ancora ritardi a causa delle forniture
esterne per carenze energetiche e per la messa a punto di un prodotto
sostanzialmente nuovo per l'azienda.
Il primo lotto di 25 Lambrette erano in fase di completamento mentre 2 Lambrette
più 1 furgoncino erano pronti per il Salone di Parigi.
Una rete commerciale di concessionari era pronta in ben 33 province e c'erano in
tasca ben 3300 prenotazioni che si pensava di soddisfare già nel marzo 1948. La
fonderia funzionava a pieno ritmo per le fusioni in alluminio mentre si stava
terminando l'allestimento delle attrezzature per le fusioni in ghisa. La
situazione finanziaria, ancora delicata, vedeva qualche schiarita all'inizio del
1948 con l'arrivo dei pagamenti per le commesse straniere e decisamente sicura
in aprile con la concessione di 100.000.000 $ all'industria italiana dalla
Eximbank U.S.A.
Purtroppo però invece delle 150 Lambrette giornaliere, la produzione non
superava le 10 unità a causa soprattutto dalla mancanza di organizzazione e al
ritardo dei programmi oltre che dalla mancanza di risorse finanziarie.
Aveva inizio una riorganizzazione ad opera di Calbiani nella Divisione Motori
che prevedeva subito il raggiungimento della produzione di 25/30 scooter al
giorno e a breve, massimo nella primavera, le 50 unità.
La fonderia veniva utilizzata totalmente per produrre parti necessarie
all'approntamento delle Lambrette non più come mentita a sviluppo autonomo come
previsto da Innocenti nel suo progetto a 3 punti.
Ricostruito lo stabilimento di Apuania, Francesco Innocenti si assicurava, con
abili manovre finanziarie e costituendo società, un posto preminente nella
costruzione dei tubi. Lo stabilimento di Lambrate veniva diretto da Lauro che,
oltre a vantare conoscenze importanti negli ambienti industriali, godeva di
grande stima provenendo dalla Navalmeccanica, azienda IRI.
La divisione motori rimaneva una grossa preoccupazione e, come lamentava Lauro,
"la produzione di moto scooter rappresenta un'avventura che ha rischiato e
rischia tuttora di mandare l'azienda in rovina; oltre ad aver assorbito tutto
l'utile della meccanica pesante e' andata ad intaccare anche le quote delle
prenotazioni."
Altre considerazioni in seno al consiglio di gestione espresse da Moro:
"l'avviamento della produzione della Lambretta, per una serie di errori
commessi e' costata all'azienda un immane sacrificio" nell'ordine di
500.000.000 in più del previsto.
La produzione di Lambrette del modello M (1° tipo) raggiunge alla fine del 1948
la potenzialità di 80-85 unità giornaliere ma in realtà,' ne venivano
prodotte solo 70 per le difficoltà di collocazione sul mercato nazionale.
Nell'autunno si cominciò ad esportare, verso gli USA e l'Argentina, un primo
lotto di 2000 macchine; contemporaneamente veniva iniziato lo studio per la
costruzione di un nuovo modello (tipo B) che doveva essere prodotto nel 1949 e
che doveva ovviare agli innumerevoli difetti della serie precedente. Infatti,
simile di aspetto al primo, mantenendo essenzialmente lo stesso propulsore,
veniva adottato un nuovo sistema di sospensione anteriore e introdotta la
sospensione posteriore, cambio a mano (non più a pedale) ruote da 8" anziché
da 7", infine colori metallizzati.
Studi alternativi per cautelarsi da possibili errori di valutazione sulle reali possibilità
di collocazione degli scooters, ottennero, come risultato, l'inizio della
costruzione di un piccolo ed economico "trattore del popolo" di soli
20 CV di potenza, trasformabile in autofurgoncino su brevetto nazionale gia in
costruzione alla Hesemberg di Monza.
Il settore della meccanica pesante non destava preoccupazioni in quanto gli
ordini garantivano lavoro per un anno e mezzo anche se veniva affermato che
"in questo periodo ci siamo mangiati il 30% finanziando la produzione della
Lambretta".
L'azienda, all'inizio del 194, si era data una struttura direttiva ed
organizzativa veramente moderna ed efficiente. Accanto al presidente Ferdinando
Innocenti c'era un ufficio di presidenza con a capo Fioramonti e Fumagalli,
Lauro direttore generale ed amministratore delegato, direttore centrale Guani,
direttore centrale amministrativo Moro.
La divisione meccanica pesante era diretta da Rey mentre la divisione motori era
diretta, dal giugno 1949, da Parolari.
Al 31 ottobre 1948 erano state prodotte 9.660 unità di Lambretta A, data di
cessazione della produzione del modello.
Il consuntivo fatto a febbraio del 1949 indicava una perdita d'esercizio
superiore agli 800.000.000, passivo che non impensieri' piùdi tanto Ferdinando
Innocenti, perché già nei primi 3 mesi di produzione del modello 125 B il
passivo si era ridotto di 200 milioni, recuperati dalle vendite fortunate di
questo nuovo modello che, come abbiamo detto in precedenza, doveva eliminare i
difetti del precedente modello A.
La produzione, ormai organizzata industrialmente, passava dalle 70 unita
prodotte al giorno del gennaio 1949, alle 150 circa di luglio dello stesso anno
e riusciva a malapena a seguire le richieste. Veicoli leggeri da trasporto con
meccanica dello scooter, dal marzo 1949 venivano approntati al ritmo di 4 al
giorno.
Il settore della meccanica pesante andava a gonfie vele e aveva un portafoglio
ordini di almeno 2 anni, soprattutto per una commessa di fornitura con
l'Austria.
Il 30 giugno 1949 il consiglio d'amministrazione risultava così composto:
Presidente: Ferdinando Innocenti, Amministratore Delegato: Lauro; Consiglieri:
Luigi Innocenti (il figlio), Giussani e Pestalozzi.
La produzione di due nuovi modelli decisamente migliorati rispetto ai modelli
precedenti (125 C e 125 LC carenata) iniziò il gennaio 1950 con un programma di
produzione di 60.000 scooters, il doppio rispetto al 1949.
L'allargamento della produzione comportò la costruzione di un nuovo impianto di
verniciatura e l'ammodernamento delle attrezzature produttive soprattutto per la
lavorazione degli ingranaggi e la pressofusione delle parti in alluminio.
La produzione iniziò con anticipo rispetto all'approntamento definitivo della
linea di produzione, in quanto il magazzino era rimasto vuoto del modello
precedente, ma già a maggio venivano prodotti 5.500 unità mensili, a luglio si
raggiungevano le 260 unità giornaliere composte da 160 C e 100 LC equivalenti a
6200 al mese. La produzione nel 1951 passò da 6200 scooters a 7000 mensili. Le
vendite, nel 1951, superarono decisamente anche le più rosee previsioni per
cui, per il 1952, fu deciso un ulteriore aumento portando la produzione mensile
da 7000 a 8000 unità. Nel dicembre 1951 vennero messi in produzione il nuovo
modello D e LD il primo di tipo economico, il secondo carenato, di forma più
elegante e pulita.
Intanto si era concesso alla NSU (1950) la licenza di costruzione della
Lambretta in Germania; anche in Francia si conseguì un accordo analogo con la
Fenwick con produzione annua iniziale di 13.000 scooters; l'Innocenti possedeva
la maggioranza del capitale sociale.
Con il cambio della gamma dal modello C al modello D fu raggiunto e superato il
numero di 8.000 scooters al mese; nel 1952 si produssero un totale di 96.000
veicoli di cui 16.000 esportati.
Una produzione cosi elevata trovava difficoltà a collocarsi sul solo territorio
nazionale mentre all'estero si opponeva resistenza alla penetrazione, così si
decise di approntare un modello più economico, modello E, con una produzione di
70/80.000 unità e 40/50.000 mod.LD, questo nel 1953, per mantenere costante il
fatturato.
L'andamento della domanda non raggiunse però i livelli desiderati e programmati
anche se registrò un incremento dell'11% rispetto al 1952. Il motofurgone venne
prodotto nel 1952 in 1063 unità, nel 1953 in 4780 unità e le esportazioni
rappresentarono pur sempre il 25% degli scooters prodotti.
Nel 1955 l'Innocenti portò a termine uno dei più grandi contratti che gli
fossero mai capitati. Infatti la costruzione di uno stabilimento in Venezuela
rappresentava una commessa colossale, pari a 350 milioni di $ (lo stabilimento
della Fiat di Togliattigrad e' costato ai russi 920 milioni di dollari). Alla
gara alla quale partecipava anche la Fiat, si presentarono insieme (Fiat +
Innocenti) e i lavori cominciarono all'inizio del 1956.
Ben presto la Fiat ruppe la joint-venture e così l'Innocenti poté assicurarsi
un introito di 40 miliari per la società. Il lavoro venne completato anche se
la Giunta Democratica, dopo aver estromesso il dittatore Jmenez, stabilì che il
costo da pagare per lo stato era eccessivo e quindi non sarebbe stato saldato;
in realtà il successivo governo si presentò su posizioni più morbide
rispettando gli accordi conclusi.
La produzione scooteristica nel 1955 era ad un buon livello anche se non
raggiunse quelli del 1953 tanto che molti particolari venivano costruiti dalla
Innocenti.
Venne lanciato, agli inizi dell'anno, un ciclomotore di 48 cc. a ruote alte e a
2 velocità (il Lambrettino 48), con una produzione di 6.000 unità e 22.000 unità
nel 1956, con un aumento globale della produzione del 20% (scooter +
ciclomotore).
Gli anni tra il 1958 e il 1963 rappresentarono un periodo di grande crescita
industriale italiana.
Nel 1961 si superò del 97% i valori del 1953.
La Innocenti si sviluppa di pari passo: la produzione di motoveicoli fatta
uguale a 100 nel 1957 sale a 103,5 nel 1958, a 120 nel 1959 e a 148 nel 1960.
Nel settore della meccanica pesante vennero costruite, nel 1950, 2800 tonnellate
di macchinari, 21.550 nel 1960 e gli utili alla fine del 1960 erano aumentati
del 59% rispetto al 1950; il capitale sociale del 2000%; notevole incremento e'
stato dato dall "affare" venezuelano.
Il figlio Luigi (vicepresidente nel 1958) vissuto in realtà sempre all'ombra
della personalità paterna, riuscì ad imporre (fu l'unica volta) il sogno
sempre cullato fin dall'infanzia: la costruzione di una automobile.
Questa svolta si rendeva necessaria per impiegare le ingenti risorse ottenute
dagli anni precedenti.
Già nel 1957 all'ing. Torre era stato affidato il progetto di una piccola
vettura, ma in seguito Torre venne tolto dal progetto da Parolari (pupillo di
Lauro) che voleva essere l'unico responsabile del settore motori. Nel 1957/1958
Torre studiò un prototipo di autovettura utilitaria costruibile totalmente
dalla Innocenti, ma il progetto venne nuovamente accantonato agli inizi del 1959
in quanto si presero contatti con la Gogomobil Iseria per la costruzione di una
vetturetta di 400 cm3.
Innocenti inoltre non voleva urtare Fiat nel settore della meccanica pesante.
Nel 1959 si presero contatti con BMC di Birmingham per la realizzazione di una
berlina dell'Austin di 900 cm3: la A40.
L'accordo stipulato prevedeva il montaggio, il sotto assemblaggio, la
verniciatura dei pezzi forniti dalla BMC.
Un accordo molto lacunoso e sfavorevole per la Innocenti, di durata settennale.
In poco più di un anno venne approntata la linea della A40 e alla fine del 1960
si iniziò la produzione con circa 100 vetture al giorno. La produzione era
realizzata con metodi di assemblaggio antiquati, decisamente più vetusti dei
sistemi introdotti alla Fiat.
Nel 1961/1962 venne impiantato anche un reparto di stampaggio per la produzione
di pezzi necessari all'assemblaggio della A40, dello spider e del coupè di
Bertone con la stessa meccanica della A40.
La produzione complessiva delle auto ammontò a 20.900 unità nel 1962 e si incrementò
nel 1963 quando venne messa in produzione la IM3 nelle versioni normale e super sicché
alla fine del 1963 la produzione toccava le 30.600 unità.
L'INIZIO
DELLA FINE
Il cambio alla presidenza della società avviene in un periodo particolare della
storia politica, sociale ed economica di questo paese.
La Politica.
Questo momento politico è caratterizzato dalla scarsa stabilità dei governi
alla guida del paese e possiamo dire che la classe politica e i partiti erano più
impegnati a creare punti di potere più che a mantenere ed a incrementare quella
grande spinta produttiva industriale italiana conosciuta come "miracolo
economico" che aveva portato l'Italia ad un benessere elevatissimo e ad una
posizione di rilievo in campo internazionale. I governi di quel tempo,
condizionati dalle sinistre, non sapevano sfruttare la grande potenzialità
della quale poteva disporre un'industria di questo livello.
Il Sindacato. Va ricordato che l'Innocenti, fin dal suo nascere, è sempre stata
un'azienda fortemente politicizzata in cui il sindacato era in grado di
mobilitare in poche ore la massa operaia . In quei tempi ci si batteva per
ottenere condizioni di lavoro più umane e vantaggi reali ; molte volte
sventolando la bandiera dell'uguaglianza spesso le semplici e sacrosante
richieste venivano trasformate in lotte di classe. Queste agitazioni
raggiungevano l'obiettivo di danneggiare la produzione e di sottrarre risorse
agli investimenti e alla ricerca. Non passava settimana senza che l'azienda
dovesse subire scioperi e cedere ai ricatti sindacali. Ormai la situazione
sindacale condizionava anche le scelte dell'azienda.
L'economia / Il mercato. Gran parte dei tradizionali utilizzatori dello scooter,
visto come veicolo utilitario, si erano orientati all'acquisto di automobili di
piccola cilindrata ; la Fiat 500, nel 1967, aveva raggiunto un grandissimo grado
di affidabilità e di comfort (relativamente alla sua classe) e veniva posta in
vendita al prezzo record di Lit. 475.000 mentre la SX 200 ne costava ben 219.000
! La popolare vetturetta torinese era conveniente anche nei consumi, non molto
distanti da quelli della Lambretta. La richiesta di scooters, in lento ma
inesorabile calo, non era sufficiente a sostenere una produzione così
articolata e a sviluppare nuovi progetti. La produzione totale di veicoli (scooters,
ciclomotori e furgoni) da 144.000 unità annue nel 1963 è gradualmente scesa a
107.105 nel 1966, a 84.885 nel 1967, a 82.121 nel 1968 e a 62.209 nel 1969.
L'Azienda. Venendo a mancare la figura carismatica del fondatore, che rinunciava
a mantenere al proprio posto i suoi più stretti collaboratori, questi, anziché
operare sinergicamente, cercarono di egemonizzare la gestione dell'azienda. Con
'appoggio del neo presidente Luigi, questi personaggi di grande capacità
manageriale e di forte carattere, non sentendo lo scooter una propria creatura,
come lo era il "vecchio pioniere", non cercarono di sviluppare la
progettazione nella direzione che i tempi richiedevano e cioè
l'industrializzazione di un progetto ormai diventato troppo costoso. Alla
Piaggio, che pure soffriva della stessa situazione di mercato, robotizzando le
linee di montaggio grazie ad un progetto che già in origine risultava
facilmente adattabile alla tecnologia automobilistica, riusciva, anche con il
massiccio intervento finanziario della Fiat, a superare questo periodo molto
difficile per il settore.
Gradualmente, all ' interno, chi si sentiva troppo legato alla leggendaria
Lambretta e con nostalgia ne riproponeva lo sviluppo, risultava perdente
rispetto a chi vedeva nell'auto la sola via per il rilancio dell'azienda.
Storicamente non esistono casi di aziende che siano passate con fortuna dal
settore motociclistico alle quattro ruote. Alcune come la Triumph, la BMW e la
DKW, pensarono alle automobili già all'inizio quindi svilupparono la propria
tecnologia e ricerca parallelamente. Nel 1967, ci si affida a Nuccio Bertone per
rinnovare la linea della Lambretta. La produzione si concretizza già nel
gennaio 1968 con il modello DL nelle cilindrate 125-150 200, inoltre, con base
meccanica derivata dallo J 50, viene messo in produzione un nuovo ciclomotore di
50 e 75 cc con la linea totalmente originale, sempre dello stesso stilista
torinese, che uscirà dalle linee di montaggio nel marzo del 1968. Malgrado
quest'ultimo tentativo di modernizzazione della linea estetica della Lambretta,
che però manteneva sostanzialmente inalterata la parte meccanica, sino dal 1968
era chiaro alla Innocenti che la sospensione della produzione degli scooters
sarebbe stata solo una questione di tempo. Nel 1971 Luigi Innocenti che, per
ragioni di salute, non poteva essere presente in azienda come la difficile
situazione del momento richiedeva, abbandonava il campo. L'ultimo modello (DL)
finiva di essere prodotto nell'aprile dello stesso anno, il J 50 il mese
successivo ; i motofurgoni nelle diverse versioni invece vennero prodotti fino a
dicembre in un discreto quantitativo. Il totale dei veicoli prodotti nel 1971
risultarono essere 11.222 di cui 3.400 DL, 2.153 J50 nella versione De Luxe e
Special e 5.669 motofurgoni dei quali gli ultimi 72 completati nella prima
decade di gennaio del 1972.
La fine. La Innocenti, sicuramente all'avanguardia nel settore delle due ruote,
con una enorme esperienza derivata da ricerche che andarono ben oltre quanto
veniva posto sul mercato, dai sindacati, dalla miopia dei politici e da un erede
sfortunato, lasciando così via libera alla lenta ma inesorabile penetrazione
giapponese. Gli stabilimenti vennero svuotati e le linee di produzione
dell'ultimo modello vennero cedute all'India (Scooterindia) che produrrà ancora
la Lambretta con il Modello DL 150 e 200 per molti anni ancora. Nei padiglioni
di Lambrate vennero prodotte automobili che mantennero il marchio Innocenti e
che ebbero motorizzazioni prima BMC ( il motore era lo stesso della Mini) poi di
produzione giapponese (Daiatsu). La Innocenti, in questa ultima e poco
illuminata gestione affidata a De Tomaso, ospitò anche il montaggio della
Maserati riuscendo a immettere sul mercato una vettura di ottimo livello di
2.000 cc. (Maserati Biturbo) in diverse versioni a 2 e a 4 porte, spyder, coupè,
che però non ebbe la meritata fortuna più per motivi pubblicitari che per la
qualità intrinseca del prodotto. La produzione della Maserati venne spostata a
Modena e l'enorme complesso della Innocenti abbandonato da ogni attività
produttiva. Una parte delle maestranze venne assorbita dalla Maserati, parte da
altre strutture pubbliche, altri dipendenti vennero prepensionati altri
incoraggiati alle dimissioni. Anche in India, dove continuava dal 1971 ad essere
prodotta, con la denominazione Grand Prix, la Lambretta, ormai largamente
modificata nei dettagli estetici, cessava la produzione. Gli stampi e le
attrezzature utilizzate per oltre 25 anni, nel 1997 venivano posti in vendita al
miglior offerente ; le offerte, risultate troppo basse, sono state prese in
considerazione così le linee di montaggio rimangono abbandonate e sono ora
aggredite dall'incuria e dal tempo. Il marchio Innocenti e la rete di vendita
venivano rilevati dal Gruppo Fiat ed attualmente sono utilizzati ad identificare
alcuni modelli di vetture prodotte per lo più da stabilimenti del Gruppo in
Brasile. Diversi progetti apparvero per utilizzare l'area che ormai era
fagocitata dalla città che l'aveva vista crescere, espandersi e poi morire. Tra
questi, ironia della sorte, come ulteriore inconscia profanazione di uno dei più
moderni stabilimenti europei, voluto da personaggi che forse non hanno avuto la
fortuna di possedere una Lambretta, si fa strada il progetto per un grande
deposito per il riciclaggio dei rifiuti urbani, inutilmente osteggiato dagli
abitanti della zona ! Le persone che, a diverso titolo, hanno conosciuto la
Innocenti, in ogni caso la ricorderanno per la Lambretta. Rimangono e rimarranno
in ogni parte del mondo molti, moltissimi appassionati e possessori di questo
scooter che viene considerato ormai oggetto di culto e da preservare dalla
distruzione.
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