Franco Margola |
(1908-1992) |
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BREVI
NOTE BIOGRAFICHE |
Nato
ad Orzinuovi il 30 ottobre 1908, figlio secondogenito di un cancelliere di
Tribunale, Franco Margola fin da piccolo manifestò una spiccata inclinazione
per la musica, e venne presto iscritto all'Istituto
musicale 'Venturi' di Brescia, dove studiò violino con Romano Romanini, che
ne era direttore, conseguendo nel 1926 il diploma di magistero; e dove segui i
corsi di pianoforte complementare, armonia e contrappunto con Isidoro Capitanio.
Nel 1927 iniziò lo studio della composizione al Conservatorio di Parma, dapprima con Guido Guerrini, poi con Carlo
Jachino ed infine con Achille Longo, col quale si diplomò nel 1933.
Contemporaneamente
agli studi musicali Margola aveva coltivato gli studi umanistici dapprima
frequentando il ginnasio, poi continuando per proprio conto e con fervore ad
interessarsi di filosofia, storia delle religioni, storia dell’arte,
letteratura classica, ecc.
Frutto
del periodo scolastico sono composizioni già vigorose, che riscossero subito
una calorosa accoglienza non solo nei saggi di Conservatorio, ma anche in
concerti e in concorsi musicali. Il suo
Campiello delle Streghe, del 1930, fu premiato al concorso della Camerata Musicale di Napoli; e il Quintetto per pianoforte ed archi (1932-33) venne pubblicato
dall’editore Bongiovanni ed eseguito da rinomati complessi, quali il Quintetto Chigiano ed altri.
Nel
1933, ancora studente, Margola incontrò per la prima volta Alfredo Casella, e
gli presentò la Preghiera d'un Clefta per
canto e pianoforte: il Maestro ne fu colpito, tanto che lo invitò a mostrargli
altri suoi lavori di più ampio respiro. Stimolato da questo incontro, il
giovane si accinse allora a comporre un Trio
in la (1934-35), che Casella giudicò subito come uno dei migliori Trii
moderni, inserendolo nel repertorio del proprio complesso (Casella-Bonucci-Poltronieri)
ed eseguendolo ovunque in Italia e all’estero, anche in concerti radiofonici.
Questa composizione procurò all’autore il Premio
Rispoli di Napoli, e rappresentò, insieme a poche altre, la musica moderna
italiana al IV Festival Internazionale di
Venezia nel 1936.
Dapprima
orientato verso lo stile di Pizzetti, Margola fu poi profondamente influenzato
dalla conoscenza di Casella, e lo dimostrò con composizioni come il Quartetto n° 3 (1937), col quale vinse il Premio Scaligero di Verona. Furono gli anni che lo videro impegnato
principalmente nella composizione di musica per archi. Col Quartetto n° 4 (1938) vinse il Premio del Concorso Nazionale del Sindacato dei Musicisti a Roma; col Quartetto
n° 5, dello stesso anno, vinse, ex-aequo con Gavazzeni, il Premio
San Remo 1938 per la musica da camera.
Frattanto
il compositore aveva iniziato ad insegnare. Dal 1936 al 1939 ebbe la cattedra di
Storia della Musica presso l'Istituto
musicale di Brescia. E parallelamente si dedicava ad iniziative di vario
genere, fra le quali la più notevole fu la costituzione di un’orchestra
d’archi, tutta composta di elementi locali, per l’esecuzione di musiche
classiche e moderne. Il primo concerto con questo complesso ebbe luogo nel Teatro Grande di Brescia il 4 novembre 1938, con la collaborazione
dell’allora diciottenne Arturo Benedetti Michelangeli.
Nel 1939 Margola fu nominato direttore ed insegnante di armonia e contrappunto nel Liceo Musicale di Messina (Filarmonica Laudamo), impiego che mantenne fino al gennaio 1941, quando venne chiamato per chiara fama ad insegnare composizione al Conservatorio di Cagliari. Qui mantenne nominalmente l’impiego fino al 1949, anche se dal 1943 al 1945, impossibilitato per cause belliche a trasferirsi in Sardegna, non poté svolgere regolarmente l’incarico.
Di
questo periodo è l’opera teatrale Il
Mito di Caino su versi di Edoardo Ziletti, che fu rappresentata per la prima
volta il 29 settembre 1940 al Teatro
Donizetti di Bergamo per iniziativa del Teatro
delle Novità. Il successo di questa lo incoraggiò alla composizione di una
seconda opera, il Titone, ancora su
versi di Ziletti, che però andò perduta per il siluramento della nave che
trasportava i suoi bagagli in Sardegna. La sua vena rimase feconda anche nei
difficili anni della guerra: nel 1943 compose il Concerto
per pianoforte e orchestra, dedicato ad Arturo Benedetti Michelangeli e da
lui più volte eseguito, che è sicuramente una delle sue opere migliori.
Rastrellato a Brescia dai tedeschi mentre si recava alla posta per spedire
all’editore Suvini-Zerboni questo Concerto,
Margola fu deportato nel luglio 1944 a Mühldorf in Germania, dove fu addetto al
trasporto di sacchi di cemento e di carbone.
Nel
1944-45 insegnò Armonia complementare al Conservatorio
di Parma, poi, terminata la guerra, il compositore riprese a. riscuotere
successi e riconoscimenti: il Trio per
archi, dei 1947, fu premiato nel concorso indetto in quell’anno dal Ministero
della Pubblica Istruzione per una composizione di musica da camera.
Trasferitosi
da Cagliari, insegnò Armonia e Contrappunto a Bologna (1950-52), quindi
Armonia, Contrappunto, Fuga e Composizione a Milano dal 1952 al 1957 e a Roma
all’Accademia S. Cecilia dal 1957 al
1959; nel 1960 vinse il concorso di direttore dei Conservatorio
di Cagliari, e dal 1963 al 1975, anno di pensionamento, fu, su sua
richiesta, insegnante di alta composizione al Conservatorio di Parma. Molte furono le energie che dedicò
all’attività didattica, che svolse sempre con grande passione, elaborando fra
l’altro diversi testi ancora oggi base di studio in numerosi conservatori. Tra
i suoi allievi, numerosissimi, taluni hanno poi raggiunto chiara fama:
ricordiamo, fra gli altri, Camillo Togni, Niccolò Castiglioni e Giancarlo
Facchinetti.
La
sua attività di compositore, di conferenziere, di uomo di cultura, fu
instancabile, e sempre dettata da quel suo spirito schietto, avverso ad ogni
leziosaggine, ed alieno da ogni falsa modestia, spirito che pervase sempre anche
le sue numerosissime composizioni. Centinaia sono le opere, per lo più
strumentali, lasciate dal maestro, riguardanti i generi più diversi (musica
sinfonica, concerti con strumento solista, musica da camera di ogni specie, per
strumenti solisti, ecc.).
Franco
Margola si è serenamente spento a Nave, presso Brescia, il 9 marzo 1992,
all’età di ottantatre anni.