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BUDDACI ON LINE...

 

di Dante Alipesci

Casa Editrice "Emorroidd" SpA - © 2001 Buddax Corporation

 

Commentiamo (in prosa) con parole "nostrane" alcuni passi dell'Inferno2 (la vendetta) tratto dalla  "Buddacia Commedia", una delle opere più importanti della "nostrana" letteratura. Il "Protagonista" narratore (Dante Alipesci) in compagnia del suo "Maestro" conduttore (Pescilio), racconta con meste parole il suo viaggio nell'Inferno di Buddacilandia e del Palapescetti...

 

 

CANTO XII (vv 100-129)

Cerchio quarto: La ridda degli avari e degli spreconi ­ Pescilio spiega cosa sia la fortuna ­ Lo Stige ­ La belletta negra

 

Scendemmo in tal modo nella quarta fossa, percorrendo un altro tratto della china dolorosa che contiene tutto il male dell’universo. Ahimè, giustizia di Dio! Chi mai ammassa  tanti inimmaginabili  supplizi e dolori, quanti io ne vidi? E perché l’umana colpa a tal punto ci strazia? (Chiedere al Capizzone) Come (nello stretto di Messina) presso Cariddi le onde (del mar Ionio) si infrangono cozzando contro quelle del mar Tirreno, così necessariamente avviene che qui le turbe ballino. (Chiedere ai "Carusi" e ai "Picciriddi")

 

7.100    Noi ricidemmo il cerchio a l'altra riva
 7.101    sovr'una fonte che bolle e riversa
 7.102    per un fossato che da lei deriva.
 7.103       L'acqua era buia assai più che persa;
 7.104    e noi, in compagnia de l'onde bige,
 7.105    intrammo giù per una via diversa.
 

Tagliammo il cerchio (Piazza Cairoli) per giungere all'altra
riva (Palapescetti),
nel punto sovrastante una fonte che sgorga impetuosa ("bolle")e riversa le sue acque in un canale dal colore cupo; e noi, in compagnia delle grigie onde (a causa dello sguazzare dei Buddaciazzi) entrammo giù per una strada malagevole (Per arrivare al Palapescetti si attraversa il quartiere CEP)

 

7.106       In la palude va c'ha nome Stige
 7.107    questo tristo ruscel, quand'è disceso
 7.108    al piè de le maligne piagge grige.

 7.109       E io, che di mirare stava inteso,
 7.110    vidi genti fangose in quel pantano,
 7.111    ignude tutte, con sembiante offeso.

 

Questo tristo ruscello, quando è disceso ai piedi delle malefiche distese grigie, prende nome: "Tristezza". Ed io che ero intento a guardare, vidi esseri fangosi in quel pantano ignudi e imbruttiti (300/400 Buddaci in compagnia dei feroci Scracchiers)

 

7.112       Queste si percotean non pur con mano,
 7.113    ma con la testa e col petto e coi piedi,
 7.114    troncandosi co' denti a brano a brano.

 7.115       Lo buon maestro disse: «Figlio, or vedi
 7.116    l'anime di color cui vinse l'ira;
 7.117    e anche vo' che tu per certo credi

7.118       che sotto l'acqua è gente che sospira,
 7.119    e fanno pullular quest'acqua al summo,
 7.120    come l'occhio ti dice, u' che s'aggira.

 

Questi esseri che espiavano nei corpi di animali da palude (Pesci da palude), quali rospi, coccodrilli, ma anche Buddaci, Spada ecc., non avendo mani si percuotevano con la testa e con i piedi, dilaniandosi con i denti a brano a brano.
(Il loro comportamento ricorda il dilaniarsi reciproco degli uomini per raggiungere i traguardi della ricchezza). Il buon maestro (Pescilio) disse: «Figlio, ora vedi le anime di quegli uomini che furono vinti dall'ira e voglio che tu sappia che sotto l'acqua vi è gente che sospira facendo gorgogliare l'acqua al massimo (imputridendola), come l'occhio ti dice ovunque tu lo volga.
 

7.121       Fitti nel limo, dicon: "Tristi fummo
 7.122    ne l'aere dolce che dal sol s'allegra,
 7.123    portando dentro accidioso fummo:

 7.124       or ci attristiam ne la belletta negra".
 7.125    Quest'inno si gorgoglian ne la strozza,
 7.126    ché dir nol posson con parola integra».

 7.127       Così girammo de la lorda pozza
 7.128    grand'arco tra la ripa secca e 'l mézzo,
 7.129    con li occhi vòlti a chi del fango ingozza.
 


Immersi nel fango del pantano, essi dicono "Fummo malvagi, quando nella dimensione umana potevamo godere dell'aria dolce rallegrata dalla luce del sole (inconsci e stupidelli con la Liberale e l'Amatori) e avevamo in noi, invece, l'oscurità del ridicolo male (Belletta Negra, ossia "Pallottola" McDaniels).
Questo inno si gorgogliano nella strozza (nella gola), poiché esprimerlo non possono con parola intera e resta loro nel lamentoso verso smozzicato di bestie da palude (Buddaciazzi)». Così girammo, in grande arco, intorno alla lorda pozza con gli occhi rivolti a coloro che il fango ingozza.
(Continua la prossima puntata)