Sulle vie della Storia
 
 

EPOCA PRENURAGICA (2350-1 600a.C. circa)

Nel III millennio a.C., arrivarono dalla penisola iberica e dalle isole Egee popolazioni che, dapprima si fermarono nelle coste poi cominciarono ad addentrarsi verso l’interno. Arrivarono fino al territorio del Barigadu, dopo essere passati attraverso la Marmilla e la Trexenta, alla ricerca di zone su cui insediarsi. Cercavano materiale litico pregiato, da utilizzarsi per realizzare utensili e costoni di trachite per dare sepoltura ai morti nelle “domus de janas”. La popolazione del Barigadu era molto numerosa come dimostrano le 64 domus situate nel territorio di Busachi, di cui 5 sono monocellulari, 19 pluricellulari, 35 bicellulari e nelle restanti 8 è impossibile accedere. Di rilevante importanza è la domus di “Grugos”, zona vicino alla diga Eleonora d’Arborea, nella quale vi è scolpita la protome taurina,che rappresenta il dio toro (la divinità maschile), simbolo di forza, e due fossette rovesciate rappresentanti la dea Madre, simbolo di fertilità. Quest’ultima purtroppo verrà sommersa dal nuovo invaso. In località “Manielle” troviamo una domus dove è presente un architrave sopra l’ingresso che ci rivela la conoscenza di elementi architettonici avanzati da parte delle popolazioni residenti. In località “Pardischedda” è presente una domus dove sono incise delle scanalature geometriche che, secondo l’archeologa Anna Maria Cossu, stanno ad indicare una protome taurina stilizzata, mentre per il Taramelli indicherebbero l’architrave. Un’altra domus, in località “Manielle”, ha il pavimento suddiviso in riquadri che sicuramente stavano ad indicare lo spazio riservato ai corpi poiché nella stessa cella si usava sistemare anche più defunti. Nel soffitto di alcune domus sono presenti tracce di ocra rossa (il colore rosso era un simbolo rituale, richiamava il colore del sangue e quindi la forza della vita). Alcune indagini hanno permesso di osservare una grande abbondanza di frammenti di ossidiana e di ceramica, riferibile al periodo prenuragico. In certi punti il colore della terra è nerastro a testimonianza della presenza di focolari domestici. Tutti questi elementi portano ad individuare due insediamenti nella zona di Busachi: uno a “Cotte ‘e Jana “, una a “Bingiallese”. Una testimonianza particolarmente importante del periodo nuragico è il nuraghe di “Santa Marra”, trilobato, con sovrapposizioni puniche e romane.

 

EPOCA ROMANA (I-III sec. circa)

 

Il territorio di Busachi si trova in una zona quasi al confine con quella denominata dai Romani “Barbagia”, che non fu conquistata, e ad un centro fortificato di rilevante importanza, ‘Forum Trajani”. A testimonianza della loro presenza vi è il resto di un ponte romano semidistrutto dal tempo e sommerso dall’invaso della diga. Superato il fiume rimangono tracce evidenti della strada “ad Medias (Abbasanta) a Forum Trajani (Fordongianus)”. Da ricordare le sopradette sovrapposizioni del nuraghe di Santa Marra.

 

 

 

 

 
 

DAL 476 AL 900

Poco si conosce del periodo, durato 70 anni, dell’occupazione vandalica avvenuta dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476), ché ha lasciato pochissimi segni in tutta l’Isola. Verrà poi la dominazione romanico-bizantina. Tra le poche notizie che si hanno un fatto è certissimo: dopo l’anno 1000, quando il governo bizantino stabilì la sua sede ad Oristano, anche Busachi iniziò ad assumere rilevanza nella storia locale . Nel 900 avrà inizio l’amministrazione giudicale di Oristano.

 

 

 

IL GIUDICATO DI ARBOREA (900-1420)

 

Busachi faceva parte del giudicato di Arborea, più precisamente della curatoria (partes) di Barigadu o Fordongianus assieme ad altre 18 “villae” (biddas in sardo): Allai, Ardauli, Fordongianus, Neoneli, Ula Tirso,Villanova Truscheddu, Moddamene e Loddu, le ultime due ormai scomparse. Di Moddammene è rimasta la chiesetta campestre dedicata a Santa Susanna la cui consacrazione avvenne il 9 ottobre 1340. Nell’arco di tempo che va dal 1388 al 1698 Busachi risulta nominato in parecchi documenti dell’epoca ed alla fine del sec. XIV è uno dei centri più importanti della regione Barigadu, di cui secondo molti testi era la capitale. Mentre il paese in esame figura più o meno intensamente nelle vicende locali dell’epoca, Moddamene scompare addirittura. E’ da credere che il paesino, abbia risentito gravemente della peste del 1477 e costretto i superstiti a stabilirsi a Busachi, al quale, tuttora, appartengono i diritti terrieri. Il 17 agosto dei 1420 anche il giudicato di Arborea venne conquistato dalla Corona d’Aragona, e lo stesso sovrano cedette a Leonardo Cubello, governatore di Cagliari, vari paesi di Parte Valenza ed alcuni di Parte Barigadu: tra questi ultimi sono nominati Fordongianus, Bidonì, Sorrei, Ardauli e Loddu. Busachi, essendo di una certa importanza, fu riservato alla Corona.

 

 

 
 

IL CINQUECENTO ED IL SEICENTO

 
Dopo varie vicissitudini, nel 1520, per volere dello stesso Imperatore Carlo V, il feudo Parte Barigadu venne diviso in due parti: Barigadu ‘e Susu (la parte superiore), che andò a don Carlo d’Alagon, e Barigadu ‘e Iosso, che passò alla famiglia di Don Nicolò Torresani. Durante il dominio di questa famiglia, una persona che si distinse fu don Gerolamo Torresani che “non [fu] solo un ricco signore feudale, ma anche un acuto e dinamico uomo politico, attento ai bisogni dei suoi vassalli e aperto ad una sapiente formazione morale e socio-culturale di Busachi e Ville circonvicine” (R.Bonu). Intorno al 1571, il Torresani, conte di Sedilo e marchese di Busachi, eresse una chiesa in onore della B.Vergine delle Grazie detta “de collegiu” e contemporaneamente la chiesa di San Domenico detta “cunventu”. Durante il Parlamento del 1698, avviene un importante censimento della popolazione di Sardegna. Quello riguardante l’antico giudicato d’Arborea è riportato dal Caralis. Fra tutto il Barigadu, Busachi figura con il numero più alto di “fuegos” (303), di “hombres” (640), di “mujeres” (631). [“fuegos”: nucleo familiare minimo di 4 persone]

 

 

 

IL SETTECENTO

 

La storia della Sardegna ricorda il cambiamento di dominazione, avvenuto in modo effettivo nel 1708: dal governo aragonese e spagnolo, durato quasi quattro secoli, si passò al dominio austriaco. Feudi, vita e costumi conservarono l’impronta spagnola, finché nel 1720 l’Isola fu assegnata a casa Savoia. L’amministrazione piemontese ebbe subito cura sia di stimolare l’attività dell’agricoltura, della pastorizia, sia di procedere a censimenti di varia natura. Nel 1746 una “Relazione storica e geografica del regno di Sardegna” fu eseguita dall’intendente generale dell’Isola conte Franc. Gius. Di Vitry. Nella relazione è detto che Busachi aveva un convento di Domenicani con nove religiosi e 300 lire di rendita; alla parrocchia invece erano attribuite all’anno “deux-mille-cins-cens livres”. Sostanziali cambiamenti avvennero nell’ottocento.

 

 

 
 

L’OTTOCENTO

 

Busachi, con Allai, dopo vari passaggi di eredità, entrò a far parte del marchesato posseduto, nel periodo del riscatto dei feudi, da donna Stefanina Ledà. Divenne una delle 15 province sarde in virtù dell’editto 4 maggio 1807. Gran parte degli uffici avevano sede ad Oristano mentre il deposito della fanteria (poche decine d’uomini), l’intendenza di finanza e un presidio di 25 cavalleggeri furono assegnati alla nuova provincia. Il marchesato dava, nella carta reale 10 dicembre 1835, l’accertamento di un complessivo reddito lordo di lire sarde 1.738, soldi 13, denari 4, e di un reddito netto di lire sarde 583, soldi 4. Dal 21 maggio 1836 furono soppresse le curie feudali, ed il territorio sardo fu diviso in sette tribunali di prefettura con sede a Cagliari, Sassari, Oristano, Tempio, Nuoro, Lanusei e Isili, cui facevano capo un certo numero di mandamenti con proprio giudice. Furono edificati sette carceri centrali, e in ciascun capoluogo di mandamento carceri minori con almeno due celle. Una di queste strutture si trovava anche a Busachi. Attraverso un documento risalente al 1834 sono note le tristi condizioni delle carceri di Oristano, di Busachi e di altre di questa provincia. In quelle di Busachi i detenuti giacevano sepolti come in una tomba e dovevano soffrire tutte le notti il peso di dure catene.

 

 

 

IL NOVECENTO

 

Nel 1861 (formazione del regno di Italia) ci fu la costituzione di due province, quella di Cagliari e quella di Sassari, di nove circondari (con capoluogo a Cagliari, Iglesias, Oristano, Lanusei, Sassari, Alghero, Ozieri, Tempio e Nuoro), 91 mandamenti e 368 comuni. Solo nel 1974, con la legge n. 306 del 16 luglio, fu istituita la provincia di Oristano. Busachi fu uno dei 61 paesi che dalla provincia di Cagliari passarono a quella di Oristano. Durante le varie guerre del novecento molti furono i busachesi che partirono volontari e caddero per la grandezza della Patria, alcuni dei quali si distinsero per il loro grande coraggio e ricevettero medaglie all’onore. Durante la seconda guerra (1940-45) il paese fu più volte bombardato a causa della vicinanza della Diga del Tirso.

Molte abitazioni furono colpite e crollarono. Lo stesso complesso “de collegiu” fu utilizzato come caserma militare e scuderia. La costruzione della Diga del Tirso iniziò nel 1919 e nell’ottobre 1923 entrò in funzione la centrale di S. Chiara appartenente a Ula Tirso. Fu inaugurata il 28 aprile 1924 dal re Vittorio Emanuele III. Il lago artificiale che l’imponente muraglia forma sbarrando il fiume, era nel 1923 il più grande d’Europa. La sua capacità era di 403 milioni di metri cubi d’acqua. I lavori per la costruzione della Diga Eleonora d’Arborea iniziarono nel 1982: si era deciso di edificarla a causa di sempre maggiori richieste d’acqua e di lesioni riscontrate nella Diga di Santa Chiara. E’ stata inaugurata nel 1997 dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. La presenza del nuovo invaso offre al paese la possibilità di far nascere nuove attività legate al turismo lacustre.

 
 
Busachi Costume Chiese Feste Leggende Giochi Chi siamo