Torna indietro    Home Page    Notiziario    Notiziario News

 Aldo Moro

 

A 26 ANNI DAL RAPIMENTO DI MORO, CHIESTA RIAPERTURA DELL'INCHIESTA

 

ROMA 16 MAR 2004 - Settantotto pagine piene di fatti, indicazioni, documenti, in gran parte provenienti dall'archivio della commissione parlamentare di inchiesta sull'archivio Mitrokhin: e' il documento con il quale Nino Marazzita, a nome di Maria Fida Moro, chiede la riapertura delle indagini a 26 anni dal rapimento di Aldo Moro.
Oggi Marazzita depositera' in tribunale la richiesta, ma l'avvocato indica alcuni elementi contenuti nel dossier. In particolare due capitoli piu' delicati: il primo nel quale Marazzita, dopo aver ricordato diversi fatti e citato documenti, chiede l'incriminazione di quanti avendo avuto notizia dell'imminente sequestro di Aldo Moro, non sono intervenuti per impedirlo. ''C'e' una precisa norma giuridica che prevede chi non impedisce un reato, conoscendolo in anticipo, ne e' comunque responsabile. Non ci sono state comunicazioni a coloro che dovevano impedire questo avvenimento pur essendo la notizia a conoscenza di diverse realta' e strutture''.
Altro capitolo rilevante e' quello del comitato di crisi che segui' l'attivita' delle varie strutture dello Stato nei 54 giorni.
''Li dentro - dice l'avvocato - vi erano rappresentanti della P2 agenti della Cia, del KGB. Chiedo che siano individuati coloro che hanno operato in modo che le Br alla fine fossero costrette ad uccidere l'ostaggio. Bisogna capire chi nel comitato si comporto' in modo tale da determinare l'uccisione del presidente della Dc''. Questo e' l'ultimo capitolo del dossier. Altri capitoli riguardano il ghetto e la prigione (''non in via Montalcini''). Ma Marazzita richiama un'esigenza di riservatezza per gli alti temi dato che altri documenti citati provengono sull'archivio della commissione Mitrokhin e vi sono stati dati con un vincolo di riservatezza e ai soli fini di giustizia. Marazzita presentera' il documento a nome di Maria Fida Moro, la piu' grande dei figli di Aldo Moro.

(Aggiornato il 16 Marzo 2004 ore 12:00)

 

26 ANNI FA IL SEQUESTRO, GLOSSARIO

ROMA 15 MAR - Breve glossario per il caso Moro: - ALDO MORO - Presidente della Dc, 61 anni, viene rapito il 16 marzo 1978. Era stato il tessitore della lunga marcia di avvicinamento del Pci all'area della maggioranza di governo. Sara' ucciso il 9 maggio, dopo 55 giorni di prigionia. - LA SCORTA - Composta da 5 uomini, tutti uccisi in via Fani: Oreste Leonardi, il capo, sottufficiale dei carabinieri ed ex istruttore della Scuola sabotatori paracadutisti di Viterbo, Domenico Ricci, appuntato dei carabinieri, Raffaele Jozzino e Giulio Rivera, poliziotti e Francesco Zizzi, vice brigadiere di polizia, che muore in ospedale poco dopo. - IL COMMANDO - In via Fani, il gruppo di fuoco sarebbe stato composto da 9 persone: Mario Moretti, Barbara Balzerani, Valerio Morucci, Franco Bonisoli, Prospero Gallinari, Raffaele Fiore, Bruno Seghetti, Alessio Casimirri e Alvaro Loiacono, piu' Rita Algranati nel ruolo di vedetta. Bloccata l' auto di Moro con un tamponamento, i br uccidono la scorta e portano via Moro. In tutto sono sparati 91 colpi, 49 dei quali da una sola persona. Da anni sono tutti liberi, in semiliberta' o al lavoro esterno. - VIA FANI - La strada, nel quartiere Monte Mario, dove il 16 aprile 1978 avvenne il tragico agguato. - VIA GRADOLI - Stradina sulla via Cassia dove il 18 aprile fu scoperto, in modo che lascia ancora dubbi, il covo dove vivevano Moretti (il capo delle Br) e la Balzerani. Perquisita (ma non il covo) pochi giorni dopo il rapimento. Il nome Gradoli poi torna fuori in una 'seduta spiritica', presente anche Romano Prodi. - VIA MONTALCINI - Strada nel quartiere Portuense dove, in un appartamento comprato da Anna Laura Braghetti, sarebbe stato tenuto prigioniero Moro per tutti i 55 giorni. I carcerieri, oltre alla Braghetti, erano Germano Maccari, che risultava il convivente della Braghetti, Gallinari e il ricercatissimo Mario Moretti, che andava e veniva per interrogare Moro. Nel garage, Moro sarebbe stato ucciso (da Moretti o da Maccari, ma per molto si era detto da Gallinari) nel bagagliaio della R4 rossa. - VIA CAETANI - Via al centro di Roma, vicina alle ex sedi di Pci e Dc e al ghetto ebraico, dove fu lasciato il corpo di Moro. - VIA MONTE NEVOSO - Strada milanese dove l'1 ottobre 1978 i carabinieri di Dalla Chiesa scoprono un covo che contiene molto materiale, tra cui una versione del 'Memoriale' e lettere ancora non note. Il 9 ottobre 1990, dietro un pannello, sono trovati una versione piu' ampia del Memoriale, i testamenti di Moro, altre lettere. Al covo, dove sono arrestati Bonisoli, Azzolini e Nadia Mantovani, si sarebbe arrivati grazie a un borsello perso da Azzolini a Firenze. Dalla Chiesa avrebbe ritardato l' azione per attendere l' arrivo delle carte. Nella stessa strada abitava Fausto Tinelli, ucciso con Lorenzo Iannucci (noti come 'Fausto e Iaio') il 18 marzo 1978, due giorni dopo il rapimento Moro. - I COMUNICATI - I comunicati ufficiali, battuti tutti con la stessa macchina a testina Ibm, sono 9 (il primo il 18 marzo, l' ultimo il 5 maggio). C'e' stato poi il falso comunicato numero 7, trovato il 18 aprile (contemporaneamente alla scoperta di via Gradoli). Annunciava il corpo di Moro nel lago della Duchessa ed era palesemente falso, ma fu accreditato come vero. Fu scritto sembra da Toni Chichiarelli, falsario in contatto con la banda della Magliana, che sarebbe l' autore anche di un ulteriore falso comunicato in codice cifrato, firmato cellula Roma sud. - LE LETTERE - Nei 55 giorni, Moro scrisse moltissime lettere, sicuramente piu' di 80, e diverse versioni del testamento. Solo 28 lettere furono recapitate dai 'postini' delle Br (ruolo di solito attribuito a Morucci e Adriana Faranda). Le altre furono trovate a via Monte Nevoso nel '78 e nel '90. Le piu' importanti sono quelle a Cossiga, a Taviani, a Zaccagnini e al Papa. - IL MEMORIALE - Trovato in via Monte Nevoso in due tempi (nel 1978 e nel 1990), e' il testo scritto da Moro per rispondere all' interrogatorio delle Br. Nessuna delle due versioni sembra contenere rivelazioni particolarmente imbarazzanti. - LE TELEFONATE - La telefonate piu' importanti sono quella di Moretti il 30 aprile a casa Moro, per chiedere un intervento immediato di Zaccagnini, e quella di Morucci, il 9 maggio, per segnalare che il cadavere di Moro era in via Caetani. - IL GRANDE VECCHIO - Definizione data all'ipotesi che il terrorismo fosse diretto da una 'mente' esterna. Ne parlo' anche il segretario del Psi Bettino Craxi. Recentemente c' e' stato un tentativo di collegarla al musicista russo Igor Markevich. - P2 - Ai vertici dei servizi erano uomini della P2, tranne Napoletano, segretario del Cesis, che fu spinto alle dimissioni a sequestro in corso e sostituito da un altro uomo della P2. - FERMEZZA E TRATTATIVA - Con 'Partito della fermezza' e 'Partito della trattativa' vengono definiti gli atteggiamenti dei partiti durante il rapimento. Per la 'fermezza' furono quasi tutti i partiti (soprattutto il Pci), per la 'trattativa' i socialisti, i radicali e singoli esponenti di altri partiti. - LE COMMISSIONI PARLAMENTARI - Sul caso Moro ha lavorato una apposita commissione (1979-1983), ma se ne sono occupate anche la commissione P2 e le varie commissioni stragi. - I PROCESSI - Sono 4 i processi principali del caso Moro. Il primo, che unificava i Moro-uno e Moro-bis, si e' concluso in Cassazione (22 ergastoli) nel novembre 1985, il Moro-ter si e' concluso nel maggio 1993 (20 ergastoli), il Moro-quater a maggio 1997 con la condanna definitiva all' ergastolo per Lojacono, il Moro-quinquies si e' concluso in due tempi (nel 1999 e nel 2000) con le condanne di Raimondo Etro e Germano Maccari. - COMPROMESSO STORICO - Nel '73 il segretario Pci Berlinguer, riflettendo sul colpo di stato in Cile, proponeva un' alleanza temporanea tra i partiti popolari per arrivare ad una democrazia compiuta in cui tutti fossero legittimati a governare. Dopo un 'governo della non sfiducia' ebbe una misera attuazione nel governo Andreotti (monocolore Dc votato da quasi tutti i partiti che ottenne la fiducia proprio il giorno del rapimento). Il caso Moro fu fondamentale per affossare l' esperimento.

(Aggiornato il 16 Marzo 2004 ore 11:30)

 

I 55 GIORNI PIU' LUNGHI DELLA REPUBBLICA

ROMA 16 MAR - Cronologia dei fatti principali dei 55 giorni del rapimento Moro: - 16 marzo: poco dopo le 9 un commando delle Brigate Rosse entra in azione a via Fani, a Roma. In pochi minuti, dopo aver bloccato con un tamponamento le auto del presidente Dc Aldo Moro, le Br uccidono i 5 uomini di scorta e portano via Moro su una Fiat 132 blu. Poco dopo rivendicano l'azione con una telefonata all' Ansa. Cgil, Cisl e Uil proclamano lo sciopero generale. In serata il governo Andreotti, il primo con il voto favorevole del Pci, ottiene la fiducia alla Camera e al Senato. - 18 marzo: Arriva il 'Comunicato n.1' delle Br, che contiene la foto di Moro e annuncia l'inizio del 'processo'. - 19 marzo: Papa Paolo VI lancia il suo primo appello per Moro. - 20 marzo: al processo di Torino, il 'nucleo storico' delle Br rivendica la responsabilita' politica del rapimento. - 21 marzo: Il governo approva il decreto antiterrorismo. - 25 marzo: Le Br fanno trovare il 'Comunicato n.2'. - 29 marzo: Arriva il ''comunicato n. 3'' con la lettera al ministro dell'Interno Cossiga in cui Moro dice di trovarsi ''sotto un dominio pieno e incontrollato dei terroristi'' e accenna alla possibilita' di uno scambio. Moro non voleva renderla pubblica, ma i brigatisti scrivono di averla resa nota perche' ''nulla deve essere nascosto al popolo''. Recapitate anche altre lettere indirizzate alla moglie e a Nicola Rana. - 4 aprile: Arriva il 'Comunicato n. 4', con una lettera al segretario della Dc Benigno Zaccagnini. - 7 aprile: Il ''Giorno'' pubblica una lettera di Eleonora Moro rispetto alla ''fermezza'' del governo. - 10 aprile: Le Br recapitano il 'comunicato n.5' e una lettera di Moro a Taviani, che contiene forti critiche. - 15 aprile: Il 'Comunicato n.6' annuncia la fine del 'processo popolare' e la condanna a morte di Aldo Moro. - 17 aprile: Appello del segretario dell'Onu Waldheim. - 18 aprile: Grazie ad un' infiltrazione d' acqua, polizia e carabinieri scoprono il covo di via Gradoli 96. I brigatisti (Moretti e Balzerani) sono pero' assenti. A Roma viene trovato un sedicente 'comunicato n.7' in cui si annuncia l' avvenuta esecuzione di Moro e l' abbandono del corpo nel Lago della Duchessa. Il comunicato, falso in modo evidente, e' ritenuto autentico e per giorni il corpo di Moro sara' cercato, con un grande schieramento di forze, in un lago di montagna, tra le province di Rieti e L'Aquila, ghiacciato da mesi. - 20 aprile: Le Br fanno trovare il vero 'Comunicato n.7', a cui e' allegata una foto di Moro con un giornale del 19 aprile. - 21 aprile: La direzione Psi e' favorevole alla trattativa. - 22 aprile: Messaggio di Paolo VI agli ''Uomini delle Brigate rosse'' perche' liberino Moro ''senza condizioni''. - 24 aprile: Il 'Comunicato n.8' delle Br chiede in cambio di Moro la liberazione di 13 Br detenuti, tra cui Renato Curcio. Zaccagnini riceve un' altra lettera di Moro, che chiede funerali senza uomini di Stato e politici. - 29 aprile: E' il giorno delle lettere. Messaggi di Moro sono recapitati a Leone, Fanfani, Ingrao, Craxi, Pennacchini, Dell' Andro, Piccoli, Andreotti, Misasi e Tullio Ancora. - 30 aprile: Moretti telefona a casa Moro e dice che solo un intervento di Zaccagnini, ''immediato e chiarificatore'' puo' salvare la vita del presidente Dc. - 2 maggio: Craxi indica i nomi di due terroristi ai quali si potrebbe concedere la grazia per motivi di salute. - 5 maggio: Andreotti ripete il 'no alle trattative'. Il 'Comunicato n. 9' annuncia:''Concludiamo la battaglia cominciata il 16 marzo, eseguendo la sentenza''. Lettera di Moro alla moglie:''Ora, improvvisamente, quando si profilava qualche esile speranza, giunge incomprensibilmente l'ordine di esecuzione''. - 9 maggio: Verso le 13,30, in via Caetani (vicino alle sedi di Dc e Pci), dopo una telefonata di Morucci avvenuta poco prima delle 13, la polizia trova il cadavere di Moro nel portabagagli di una Renault 4 rossa. Era in corso la direzione Dc, dove sembra che Fanfani stesse per fare un discorso aperto alla trattativa. Moro sarebbe stato ucciso la mattina presto nel garage di via Montalcini, il covo usato dai brigatisti come ''prigione del popolo''.

(Aggiornato il 16 Marzo 2004 ore 11:30)

 

26 ANNI DOPO QUEL 16 MARZO, IN MEMORIA STRAGE

ROMA 16 MAR - Ventisei anni dopo, l'eccidio di Via Fani, quell' ''attacco al cuore dello Stato'', che colpi' le istituzioni e segno' il momento piu' alto della strategia eversiva delle Brigate Rosse, merita una pausa ed una riflessione. Non fosse altro perche', come la storia ci insegna, dalla memoria di ieri, di quelli che furono definiti i 55 giorni piu' lunghi e difficili della storia della prima Repubblica, si puo' provare a dare un senso ed un perche' all' insensatezza ed agli interrogativi che lasciano le terribili stragi di oggi. Il rapimento del presidente della Dc Aldo Moro e l' uccisione dei cinque uomini della sua scorta furono portati a termine, con fredda determinazione, la mattina del 16 marzo 1978: poco dopo le 9 un commando di terroristi, almeno una decina secondo quanto stabilirono successivamente le indagini, entro' in azione al passaggio della Fiat 132 blu e del corteo di auto che stava accompagnando lo statista verso Montecitorio. Quel giorno Moro avrebbe dovuto brindare alla formazione del primo Governo nella storia politica italiana con l'appoggio, seppur esterno, dell' allora Pci di Enrico Berlinguer. Il 16 marzo, insomma, era una data comunque destinata a restare negli annali. Ed ,infatti, nonostante l'orrore, nella stessa serata della strage e del sequestro, Camera e Senato concessero la fiducia con voto unanime di quasi tutti i partiti al governo monocolore Dc di Giulio Andreotti, un governo di 'unita' nazionale' o di 'compromesso storico', come lo si defini' allora,, chiamato a far fronte ad un' emergenza esplosiva e, inevitabilmente. destinato anche a spaccarsi attorno alle polemiche sul comportamento da tenere nei confronti dei rapitori di Moro. Le auto del Presidente della Dc e della scorta furono costrette a rallentare all' incrocio tra via Fani e via Stresa, nel quartiere Monte Mario, da un'utilitaria che si mise di traverso ed, ancor prima che gli agenti si rendessero conto di quanto stava per accadere, un vero inferno di fuoco si abbatte' sulle due auto, seminando morte. Ha destato sempre sconcerto la precisione 'chirurgica' della 'geometrica potenza di fuoco' scatenata dai brigatisti: le raffiche di proiettili dei kalashnikov, 91 colpi complessivi, non lasciarono scampo agli uomini della scorta, ma neppure un solo colpo sfioro', nell' auto blu, il presidente democristiano, che venne tirato fuori dalla vettura e trascinato via. Del gruppo di fuoco dell' azione terroristica piu' audace e piu' violenta fino ad allora compiuta in Italia, fecero parte nove terroristi: Mario Moretti, Barbara Balzerani, Valerio Morucci, Franco Bonisoli, Prospero Gallinari, Raffaele Fiore, Bruno Seghetti, Alessio Casimirri e Alvaro Lojacono, piu' Rita Algranati nel ruolo di vedetta. Da tempo, ormai, nessuno di loro e' piu' in carcere. Tutti sono in semiliberta' o al lavoro esterno. Da quel lontano 16 marzo partirono giorni, settimane, mesi di incredibili colpi di scena, di certezze svanite, di speranze affossate, di appelli e rivendicazioni, di deliranti 'comunicati' del 'Tribunale del Popolo', ma soprattutto di furibonde liti e polemiche tra 'falchi' e 'colombe'. Si puo' dire che ancor oggi, oltre un quarto di secolo dopo quei giorni, non si sono del tutto spente le frizioni tra inattaccabili assertori della linea della 'fermezza', decisi a non concedere alcunche' ai terroristi, ed il partito trasversale di chi, invece, tento' o avrebbe tentato qualsiasi strada per salvare lo statista da una fine annunciata. Vinse comunque il no alle trattative ed il 9 maggio, a conclusione del 'processo' nel covo di via Montalcini, gli aguzzini di Moro eseguirono senza pieta' la loro 'sentenza' inappellabile: il corpo crivellato di colpi di Aldo Moro venne fatto trovare nel bagagliaio di una Renault rossa in via Caetani, nel pieno centro di Roma, a due passi dalle sedi della Dc e del Pci. Come la Spagna di oggi, l' Italia non era piu' la stessa.

(Aggiornato il 16 Marzo 2004 ore 11:30)

-----------------------------------------

  Torna indietro      Torna su ˆ

Copyright © Umby.    

Per problemi o domande su questo sito Web contattare
Ultimo aggiornamento: 16-03-04.

http://web.tiscali.it/byumby        http://web.tiscali.it/umby

---------------------------------