Roma 7 Apr 2005 - Nel 2000 il pensiero della morte e della
missione terrena compiuta, il miracolo di esser sfuggito alla morte per
mano di Ali Agca in quel 13 maggio 1981, nessuna proprietà lasciata e una
richiesta: bruciate i miei appunti. Pensieri e parole di Giovanni Paolo II
contenute nell'atteso testamento, reso pubblico nel pomeriggio.
Quindici pagine scritte in polacco, nelle quali Karol Wojtyla ha lasciato
un ultimo messaggio all'umanità e ha ripercorso alcuni momenti salienti
della sua vita.
Il peso degli anni vissuti in un secolo ''difficile", dunque. Al punto
da arrivare a citare il 'nunc dimittis' del biblico Simeone proprio
nell'anno del Giubileo del 2000. Un'invocazione al Padre, a quel ''ora, o
Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola
- come si legge nel vangelo di Luca - perchè i miei occhi hanno visto la
tua salvezza che tu hai preparato davanti a tutti i popoli". A 80 anni, un
Wojtyla scosso dalla malattia e con 22 anni di Pontificato sulle spalle
scrive: ''Secondo i disegni della Provvidenza mi e' stato dato di vivere
nel difficile secolo che se ne sta andando nel passato e ora, nell'anno in
cui l'eta' della mia vita giunge agli anni 80, bisogna domandarsi se non
sia il tempo di ripetere come il biblico Simeone "nunc dimittis'...".
Dubbi risolti ripensando al giorno dell'attentato. ''La divina Provvidenza
mi ha salvato in modo miracoloso dalla morte. Colui che e' unico Signore
della vita e della morte. Lui stesso mi ha prolungato questa vita, in
certo modo me l'ha donata di nuovo. Da questo momento essa ancora di più
appartiene a Lui". Da qui l'accorata richiesta d'aiuto al Padre. ''Spero
che Egli mi aiuterà a riconoscere fino a quando devo continuare questo
servizio, al quale mi ha chiamato nel giorno 16 ottobre 1978''.
Beni, funerali e sepoltura. Non potevano mancare anche nel testamento
di Wojtyla. ''Non lascio dietro di me alcuna proprietà di cui sia
necessario disporre. Quanto alle cose di uso quotidiano che mi servivano,
chiedo di distribuirlo come apparirà opportuno. Gli appunti personali
siano bruciati: chiedo che su questo vigili don Stanislao, che ringrazio
per la collaborazione e l'aiuto cos' prolungato negli anni e così
comprensivo. Per quanto riguarda il funerale, ripeto le stesse
disposizioni che ha dato il Santo Padre Paolo VI". Su questo punto,
Giovanni Paolo II, torna poi a distanza di ben tredici anni, annotando il
13 marzo 1992 a margine: ''Il sepolcro nella terra, non in un sarcofago".
Scritto a più riprese, il testamento trova in marzo un mese topico.
Giovanni Paolo II inizia a scriverlo il 6 marzo 1979. Ad aprirlo una frase
del Vangelo secondo Matteo: Vegliate, perchè non sapete in quale giorno il
Signore verra'. Mentre la data del 17 marzo 2000 suggella le sue ultime
parole: ''A tutti voglio dire una sola cosa: Dio vi ricompensi".