MILANO 03 MAG -
Girolamo Sirchia, fino a pochi giorni fa ministro della Salute, quand’era
primario dell’ospedale Policlinico di Milano avrebbe segretamente
posseduto (dietro lo schermo dell’intestazione fiduciaria a soci
ufficiali) quote di una società di prodotti medico-sanitari nel settore
del sangue, la "Tersana srl", fornitrice proprio del Policlinico. Una
socia di "Tersana" e suo marito, che la Procura ritiene siano stati lo
«schermo» di Sirchia, sono stati indagati per l’ipotesi di corruzione di
Sirchia e convocati dalla Procura di Milano, ma si sono avvalsi della
facoltà di non rispondere. Questo addebito di corruzione per Sirchia, non
privo di profili paradossali visto che viene mosso a chi dal 1999 al 2001
è stato assessore ai Servizi sociali del Comune di Milano e poi per
quattro anni ministro proprio della Sanità, quantifica il possibile
corrispettivo corruttivo in "alcune centinaia di milioni" e lo colloca
nella prima metà degli anni Novanta.
ASSEGNI E SEGRETARIA - Per Sirchia si aggrava così l’inchiesta dei Pm
Maurizio Romanelli e Eugenio Fusco, sinora incentrata sulla effettività o
meno delle «consulenze» variamente pagategli da aziende farmaceutiche.
Prima erano emersi gli assegni da 11 mila marchi l’uno che il 13 luglio
1999, il 7 febbraio e il 30 giugno 2000 la divisione tedesca della
multinazionale americana Immucor (su ordine del capo europeo Nino De
Chirico) aveva intestato a Sirchia ma inviato per corriere postale Ups a
un funzionario di banca svizzero dell’Ubs di Lugano, il quale li aveva
versati sul conto di una Fondazione ereditaria della famiglia Sirchia
disciplinata dal diritto del Liechtenstein. Poi era sembrata smilza la
produzione documentale per la quale Sirchia aveva ricevuto alla luce del
sole circa 110 milioni di lire all'anno, dal 1997 al 2001, dalla società
farmaceutica «Jannsen Cilag» (stesso gruppo della «Ortho»). E infine era
venuta a galla la singolare vicenda della segretaria particolare di
Sirchia al ministero della Salute, che dal 1978 al 1998 aveva fatto
l’assistente personale dell’allora primario al Policlinico, venendo però
assunta e pagata non dall’ospedale né da Sirchia, bensì proprio dalla
multinazionale «Ortho».
LA CONTABILE - Ora, invece, affiora la punta di una vicenda sulla
quale solo adesso si comprende che la sezione di polizia giudiziaria della
Procura lavorasse già da qualche tempo. Almeno da un inciso nel verbale a
lungo «segretato» di una contabile di Immucor, licenziata e denunciata
dalla sua azienda per appropriazione indebita di 200 milioni di lire.
Nell’accreditare l’idea che i vertici della società di De Chirico non
fossero affatto estranei all’ammanco contestatole, la donna buttò lì un
nome («Tersana») e un ricordo (la società avrebbe intermediato la vendita
di un prodotto di Immucor al Policlinico di Sirchia, perché, secondo la
contabile, Immucor non poteva fornire direttamente l’ospedale). Questo
ricordo, alle prime verifiche, non pare molto esatto. Ma il nome si rivela
una buona pista. «Tersana srl», con sede legale a Brugherio in via Puccini,
è stata fatta fallire il 16 aprile 2004. Dagli atti del Tribunale di Monza
e dalle visure della Camera di Commercio, si ricava che fu costituita il
13 giugno 1986 per commercializzare «presìdi medico-chirurgici».
L’AVVOCATO DI SADDAM - Chi la fonda? Al 50% un ragioniere, Luciano
Sonza Panei; e al 50% una società svizzera del Canton dei Grigioni, la «Klein-Sache
Ag», all’epoca amministrata dall’avvocato Elio Borradori, padre del
presidente della Repubblica del Cantone Ticino, ma anche indicato da
informazioni degli 007 inglesi (raccolte dal Sunday Times ) come gestore
di capitali accumulati dal dittatore iracheno Saddam Hussein («Non è vero,
ho solo conosciuto un suo nipote», smentì all’epoca Borradori). Se esista
un peccato d’origine già all’atto di costituzione di «Tersana srl», allo
stato non si può dire. Ma il 16 novembre 1989 il 50% posseduto dalla
società svizzera viene rilevato da una «casalinga» ferrarese, Germana
Galletti, che diventa amministratrice unica. Nel febbraio 1994 entrano due
nuovi soci: un ragazzo di 25 anni rileva un 20%, mentre un altro 20%
sembra comprato da una signora varesina, che il 21 marzo 1995 ne rivende
parte al giovane. Questi il 27 novembre 1995 cede le sue azioni a
Galletti, che il 28 maggio 1996 controlla la totalità della società
acquistando anche l’ultima quota ancora detenuta dalla signora varesina.
E’ in questa girandola di passaggi il filo che secondo l’accusa riporta a
Sirchia: Galletti, indagata con il marito e la figlia, ieri si è infatti
vista contestare di «aver versato in tempi diversi somme di denaro a
Sirchia, ancora da quantificarsi nel loro ammontare e comunque nell’ordine
di alcune centinaia di milioni»: soldi che, per i pm, Sirchia «otteneva
attraverso lo schermo societario di Tersana, e più precisamente»
attraverso «la vendita in più tranches della quota fiduciariamente
intestata». Per cosa? «Per favorire Tersana nell’aggiudicazione delle
forniture di materiale medico-sanitario al Policlinico di Milano». |