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La Corte europea ordina all'Italia di interrompere
le deportazioni di migranti

 

Roma 12 Mag - La III Sezione della Corte Europea dei diritti dell'Uomo ha preso, per la prima volta, un provvedimento di condanna nei confronti del Governo italiano per l'illegittimità di 11 provvedimenti di espulsione di cittadini migranti entrati "irregolarmente" nel nostro paese. E' una sentenza molto importante, che potrebbe porre fine alla politica delle deportazioni, ispirata alla legge Bossi-Fini, o almeno potrebbe renderla molto più difficile. In particolare potrebbe arrestare il flusso delle deportazioni verso i lager per clandestini della Libia.
I fatti ai quali si riferisce la sentenza risalgono al marzo scorso quando una improvvisa serie di sbarchi riportò in condizioni di emergenza l'isola di Lampedusa. Paventando il ripetersi di deportazioni di massa verso la Libia, l'avvocata Alessandra Ballerini, le senatrici Tana De Zulueta e Chiara Acciarini ed alcuni militanti della Rete Antirazzista Siciliana si precipitarono nell'isola e riuscirono, superando parecchie difficoltà, ad entrare nel centro di permanenza temporanea in cui erano trattenuti i migranti, l'avvocata Ballerini raccolse le procure di 79 migranti e presentò, a loro nome, un esposto alla Corte europea nel quale chiedeva di non procedere a espulsioni. Alla stesura, molto circostanziata, dell'esposto, partecipò anche l'avvocato Anton Giulio Lana.

 

Il 6 aprile la Corte recepì l'esposto e chiese al Governo italiano chiarimenti specifici sull'intera vicenda, da fornire entro un mese. "Il Governo ha risposto in maniera evidentemente insoddisfacente - commenta ora l'avvocato Lana - con un fax riassuntivo in cui si comunicava che per 14 dei 79 immigrati si era già provveduto all'accompagnamento fuori dal territorio nazionale, di 54 si ignorano le sorti, mentre 11 erano trattenuti nel Cpt di Crotone. Quanto alle perplessità espresse dai legali e raccolte dalla Corte - rispetto alle garanzie di rispetto dei diritti umani in Libia - la risposta era qui farsesca.

 

Il governo diceva che è ben vero che la Libia non non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra del 1951 (che contempla il diritto d'asilo) ma ha però ratificato la Convenzione dell'Organizzazione dell'Unità Africana e ha assicurato la Presidenza di turno nel 2002, della Commissione ONU per il rispetto dei diritti umani. E questo, secondo il governo, era sufficiente a garantire l'umanità dei trattamenti.

 

La decisione che ha presola Corte europea, per ora, è vincolante solo per gli 11 migranti che ancora risulterebbero presenti in Italia. Una vittoria per i legali, per il movimento antirazzista e per le forze democratiche che si stanno spendendo per impedire che si prosegua nelle pratiche di deportazione.


Deportazione è l'unica parola che si può usare.
Il Governo si ostina a dichiarare che le 1235 persone sbarcate fra il 13 e il 21 marzo a Lampedusa sono state accuratamente identificate e che ognuno di loro ha potuto decidere se chiedere o meno asilo in Italia. Nei fatti in 560 sono stati rispediti in Libia, 126 in Egitto, 101 hanno chiesto asilo e 421 sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Crotone da cui si sono allontanati "eludendo i controlli". A loro disposizione c'era un solo interprete. Come si fa a discutere con 1235 persone usando un solo interprete? Quanto tempo ci vuole? Due o tre anni.


Le senatrici Chiara Acciarini e Tana De Zulueta
hanno comunicato le decisioni della Corte ieri in una affollata conferenza stampa. Tana de Zulueta ha detto: "È la prima volta che la Corte condanna l'operato di un Governo europeo, riconosce che l'Italia ha violato le regole internazionali, effettuando espulsioni collettive e soprattutto è una decisione che sconfessa gli accordi fra Berlusconi Gheddafi tanto decantati. La velocità con cui ha risposto la Corte dimostra l'inconsistenza delle argomentazioni del Governo". I ricorsi alla Corte, la votazione in Parlamento Europeo, l'ultimo pronunciamento del più alto organo di giustizia comunitario, cominciano a far incrinare un sistema che sembrava inviolabile grazie anche al regime di segretezza con cui veniva praticato.

 

Di ombre però ne restano molte. Una fra tutte: più di una voce conferma che le 11 persone che dovrebbero a detta del Ministero dell'Interno essere ancora a Crotone, non risultano più presenti. L'unico ragazzo rimasto nel Cpt calabrese, che ha compiuto il percorso dalla Libia a Lampedusa non appartiene agli elenchi forniti dal Governo, ed è terrorizzato al solo sentir parlare di Libia.


Un paese a cui si sono dati mezzi e strumenti per fermare l'immigrazione "clandestina" - c
ompresi mille sacchi per cadaveri - in cui si è già costruito un centro di trattenimento e se ne vorrebbero costruire altri 2. Il senatore Francesco Martone (Prc) è intervenuto ieri in aula per denunciare il rischio che il Governo utilizzi 43 milioni di euro in 2 anni, con il pretesto di sostenere un programma europeo (Aeneas), per costruire strutture di trattenimento in Libia. Martone ha chiesto anche che il governo riferisca di questo in aula, alla luce di quanto in queste ore è accaduto a Lampedusa. Il mare calmo ha permesso ad altre imbarcazioni di approdare all'isola, sono almeno 700 le persone portate al Cpt, una nave sarebbe già pronta per trasferirne una parte a Crotone. Martone chiede che, alla luce delle decisioni della Corte e delle tante denuncie emanate da organismi internazionali come Amnesty International, il Governo si adoperi affinché vengano rispettati i diritti e la dignità delle persone approdate nel nostro paese. Alle sue richieste si sono associati senatori DS, Verdi, Margherita e Pdci. La questione è approdata anche al Parlamento Europeo: il Commissario alla Giustizia Franco Frattini ha comunicato che una nuova delegazione si è recata in Libia in questi giorni e che entro il 2 giugno riferirà in aula dei propri lavori. L'europarlamentare del Prc Giusto Catania ha chiesto immediatamente una moratoria delle espulsioni verso la Libia e ha inviato in tal senso una comunicazione al Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, unico ad avere autorità in materia in Italia. Anche il mondo dell'associazionismo si sta mobilitando: l'Arci ha deciso di inviare a Lampedusa un proprio staff per garantire tutela legale ed ha condannato ancora una volta la politica criminale del Governo invitando le forze che vogliono realizzare l'alternativa a muoversi, recandosi ora e subito a Lampedusa. Una richiesta da sostenere concretamente e in tempi urgenti, chi ha visto i filmati delle persone ammanettate e caricate a forza sugli aerei della vergogna, chi ha visto il terrore negli occhi di chi ancora ricorda quanto patito durante il lungo viaggio nel deserto o per mano delle forze dell'ordine libiche, non può voltare le spalle.

(Aggiornato il 12 Maggio 2005 ore 10:00

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Ultimo aggiornamento: 04-06-05.

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