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Leonardo da Vinci
Un aspetto poco noto del multiforme genio
INGEGNERE MILITARE:
INVENTÓ ANCHE LE ARMI DEL FUTURO Leonardo
da Vinci, professione: genio. Come altrimenti definire chi eccelse nell'arte,
ma fu anche grande matematico, fisico, ingegnere e architetto, studioso di
geometria, di ottica, di statica e dinamica, di idraulica, di botanica, di
zoologia, di anatomia, di biologia, sperimentatore mai pago di esperienze? Si
può affermare che su Leonardo si sono svolti più studi che su qualsiasi altra
personalità del periodo rinascimentale, e non a caso, dato che il grande
vinciano rappresenta senza dubbio la sintesi più completa di quell'anelito al
sapere che nobilita l'uomo e gli permette di vivere con passione l'avventura
senza fine della conoscenza. Eppure c'è un'attività di Leonardo da Vinci su
cui gran parte dei testi storici "glissa", quando addirittura non la ignora
del tutto. Ci riferiamo ad un'attività molto specialistica: vogliamo parlarvi
di messer Leonardo, di Piero da Vinci, progettista e studioso di armi. Proprio
così: l'artista sublime, le cui opere richiamano visitatori al Louvre, come
alla Pinacoteca di Monaco, o a quella Vaticana, come a Santa Maria delle
Grazie a Milano, l'uomo della Vergine delle Rocce, del Cenacolo e della
Gioconda, si dedicò anche allo studio di quegli strumenti che servono a fare
la guerra, da lui stessa peraltro definita "bestialissima pazzia". |
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L'interesse del
grande vinciano
non si indirizzò comunque verso le tattiche e le manovre del campo di
battaglia, ma piuttosto verso la progettazione e la tecnologia delle strutture
militari e degli armamenti, ossia verso i settori più ricchi di problematiche
scientifiche: perché, ad esempio, un proiettile sparato da un cannone non è
solo un oggetto pesante che arriva con violenza sul campo avversario, ma è
soprattutto, visto con l'occhio dello scienziato, un corpo che si muove in un
fluido (l'aria), sottoposto ad una serie di forze (la spinta dell'esplosione,
la gravità, l'attrito dell'aria), percorrendo una determinata traiettoria
(parabola). Non a caso abbiamo preso come primo esempio il proiettile di
artiglieria. Infatti quando Leonardo iniziava i suoi studi di balistica era
convinzione comune che la traiettoria seguita da una palla di cannone
constasse di due linee rette, collegate da una breve curva, che si generava al
momento in cui la forza di "impeto" cessava ad interveniva la forza di
gravità. Di conseguenza si credeva che la seconda linea retta, quella che
conduceva la palla a terra, fosse in direzione normale al piano di arrivo.
Leonardo per primo percepì la natura parabolica delle traiettorie balistiche,
sottolineando, tra l'altro, l'importanza della resistenza dell'aria nella
determinazione della curva. Solo nel 1687 Newton riuscirà a determinare
esattamente la curva balistica, ma Leonardo, due secoli prima, aveva già
confutato le convinzioni errate dominanti, procedendo col suo abituale
sistema, quello di "osservare la natura e poi farne regola". E poiché non è
possibile osservare la traiettoria di una palla di cannone, si possono però
osservare, ad esempio, le traiettorie di getti d'acqua emessi da un orifizio
regolabile. Curiosamente, troviamo un trattato militare del 1613 in cui, anche
con il supporto di disegni, si afferma ancora con sicurezza che la traiettoria
di un proiettile consta di due linee rette.
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Se Leonardo immaginava quindi una balista che, esprimendo un'enorme spinta, avrebbe potuto scagliare proiettili di grandi dimensioni, si poneva anche il problema di aumentare la rapidità di tiro della balestra, arma per sua natura soggetta a tempi lunghi di ricarica. E a questo scopo troviamo il progetto di un complesso formato da una grande ruota al cui interno trova posto il balestriere. La grande ruota gira grazie al movimento impresso da un gruppo di uomini che in pratica camminano, restando sempre nella stessa posizione, su una serie di scalini ricavati nella parte esterna della ruota. Il movimento di rotazione fa sì che al balestriere si presentino via via le quattro balestre poste all'interno della ruota, già pronte per l'uso. Numerose esperienze vennero effettuate da Leonardo, scagliando frecce con la punta di ferro graduata (per studiarne la penetrazione) e appesantita, e stabilendo così un ordine di tensioni alla corda dell'arco, per determinare la gittata desiderata. Ma soprattutto l'interesse di Leonardo in materia militare fu attratto dalle problematiche relative alle armi da fuoco; in questo settore troviamo la progettazione di shrapnel, il caricamento a retrocarica, la facilitazione e l'accelerazione del fuoco, il fuoco multiplo, nonché diversi studi per la costruzione delle canne di cannone. E infine, Leonardo immaginò anche di raffreddare la canna di un cannone con una "camicia" di rame riempita d'acqua, che avvolgesse esternamente la canna stessa. Cinque secoli più tardi i nostri fanti nella Grande Guerra disponevano di una mitragliatrice Fiat che poteva sparare per lungo tempo senza cambiare la canna, perché la stessa era raffreddata con una sistema di radiatore ad acqua. Lo shrapnel è un proiettile di artiglieria che ha nel suo interno una serie di sfere metalliche, destinate ad essere scagliate a largo raggio o al momento dell'impatto o ad un'altezza predeterminata. La Guerra di Secessione americana (1861 - 1865) vedrà un grande uso di questi tipi di ordigni. Leonardo ci descrive una palla di cannone da lui progettata come "la più mortale macchina che sia. E quando cade la palla di mezzo, dà fuoco alle altre palle, e la palla di mezzo scoppia e sparge l'altre..." |
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Ma un'anticipazione
ancora più impressionante è quella in cui Leonardo espone una teoria per
aumentare la gittata dei pezzi di artiglieria: l'accoppiamento di razzi con le
palle sparate dal cannone, oppure lo sparo simultaneo di due palle, separate
da uguali cariche di polvere fra la culatta, la palla in fondo e quella in
cima alla canna. La palla in cima alla canna sarebbe andata più in alto,
usufruendo anche della carica della seconda, oltre che della propria. Qualche
secolo dopo, nel 1945, Von Braun progettava i razzi a stadi multipli, in cui
ogni stadio acquistava una velocità maggiore perché, oltre alla forza
applicata direttamente, sfruttava l'inerzia creata dalla spinta dello stadio
precedente. Sempre in materia di artiglieria, Leonardo ci ha lasciato una
serie di disegni di proiettili ogivali forniti di pinne direzionali,
assolutamente rivoluzionari in un'epoca in cui il proiettile di cannone era la
palla sferica. Questi disegni, riguardati oggi, sembrano appena fatti da uno
studioso di missili, e fanno parte della serie di illustrazioni che
accompagnavano le riflessioni di Leonardo circa l'azione della resistenza
dell'aria sul moto di un proiettile, e la conseguente necessità di
stabilizzare il più possibile la traiettoria, cosa resa molto difficile con i
grossolani sferoidi che venivano normalmente usati come munizione di cannone.
Il cannone, arma di reparto, aveva un fratello minore, il "cannone a mano",
ossia l'archibugio, la cui evoluzione più importante fu rappresentata dal
sistema di accensione della polvere. I primi archibugi a miccia lasciarono il
passo ai moschetti a pietra focaia, e a Leonardo si attribuisce il primo
disegno di un meccanismo a molla per far girare la ruota che, sfregando la
pirite, generava la scintilla. Il "fucile a ruota" continuò ad essere usato
per due secoli, anche se il più semplice sistema a pietra focaia veniva
preferito in armi di tipo economico.
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Ci riferiamo al "cannone a vapore", nel quale la culatta era costruita a mo' di cesta, contenente carboni brucianti. Dopo avere ben pigiato il colpo e riscaldata la culatta, si iniettava un po' d'acqua in quella che normalmente sarebbe stata la camera di scoppio della polvere. "Lì subito si convertirà in tanto fumo (vapore) che parirà maraviglia; E massime a vedere la furia e a sentire lo strepito... " L'idea di Leonardo era tutt'altro che mal pratica, laddove si pensi all'enorme energia sviluppata dal vapore, tanto è vero che cannoni a vapore vennero usati anche nella guerra civile americana e persino nella seconda guerra mondiale. Non scordiamoci che tutt'oggi le armi ad aria compressa e a gas compresso sono ampiamente usate e la loro potenza fa sì che in diversi paesi (tra cui anche il nostro) vengano, agli effetti di legge, parificate alle armi da fuoco. Si è detto, a proposito di Leonardo progettista di armi, che fu simile agli scienziati del XX secolo che, pur aborrendo la guerra, tuttavia concentrarono il loro impegno nella realizzazione di strumenti bellici. A noi sembra necessario invece operare una netta distinzione. Anzitutto Leonardo viveva in un'epoca in cui mancavano ciò che ci sentiremmo di definire gli "strumenti morali" per una condanna radicale della guerra come mezzo di risoluzione delle grandi controversie. Nel periodo storico in cui viveva e operava Leonardo, lo dicevamo in apertura, la guerra era una delle componenti normali della vita politica, né la stessa autorità della Chiesa la metteva in discussione. Questa scusante non esiste certo per lo scienziato moderno, al quale non sono mancate voci autorevoli, sia laiche che religiose, che hanno confutato alla radice qualsiasi giustificazione morale della guerra. E' vero che Leonardo la definiva "bestialissima pazzia", ma probabilmente la viveva come uno dei fatti inevitabili della vita, al pari delle malattie e della morte. Inoltre non possiamo dimenticare quel fattore fondamentale che richiamavamo prima: l'atteggiamento dello studioso che approfondisce leggi di fisica, di ottica, di dinamica, di statica e di fatto realizza poco o nulla di macchine il cui potenziale distruttivo resta comunque estremamente limitato. Ben diversa è la posizione morale di scienziati che hanno consentito di fatto la creazione di ordigni il cui potenziale distruttivo è agghiacciante, perché comporta la possibilità di cancellare la vita sulla Terra. La corsa agli armamenti nel periodo della guerra fredda, che ha contribuito alla creazione di un arsenale nucleare di distruzione globale col quale tuttora conviviamo, è frutto solo della follia politica o anche della follia di scienziati che non hanno saputo più porre un freno morale alla loro azione? Su questo interrogativo vorremmo chiudere questo breve studio su Leonardo da Vinci che, pur nello studio delle armi, si mostra sempre e soprattutto come un appassionato della conoscenza e quindi, senza dubbio, come un uomo amico dell'uomo.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
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