Parallelamente alla critica artistica, Baudelaire ha condotto,
dal 1845 alla sua morte, una intensiva attività di critico letterario,
musicale e di traduttore. E sempre con risultati a dir poco sorprendenti.
Se in campo artistico vanta infatti meriti indiscutibili, che vanno dalla
scoperta - difesa di Delacroix e di tutta la pittura moderna alla invenzione
di una nuova forma critica, in campo musicale può vantare la coraggiosa
difesa del genio innovatore di Richard Wagner, fischiato e vilipeso da pubblico
parigino; nella traduzione, la importantissima opera di divulgazione di
Edgar Poe (" un vero e proprio monumento artistico eretto in memoria
dello scrittore americano" come ha affermato Barbey d'Aurevilly); nella
critica letteraria, infine la formulazione di illuminati giudizi su autori
contemporanei (Flaubert e Gautier in particolare) che la critica successiva
avrebbe pienamente confermato. Già a partire dal 1859 Baudelaire
aveva intenzione di radunare tutta la sua produzione di critica letteraria
sotto un unico titolo: notizie letterarie (Noticies Littéraires);
in seguito mutava il titolo prima in Opinioni Letterarie, e poi in Riflessioni
su alcuni contemporanei (Réflexions sur quelquesuns de mes contemporains,
1860) che avrebbe dovuto costituire il corrispettivo "letterario"
alle Curiosità Estetiche, e contenere, oltre ai dieci saggi che ancora
attualmente vanno sotto questo titolo (su: Victor Hugo, Auguste Barbier,
Marceline Desbordes - Valmore, Théophile Gautier, Pétrus Borel,
Hégésippe Moreau, Théodore de Banville, Pierre Dupont,
Leconte de Lisle, Gustave Le Vavasseur), anche le tre prefazioni scritte
per le traduzioni di Poe, il saggio sulla Madame Bovary di Flaumbert e quello
su Richard Wagner e il Tannhauser. Baudelaire mutò ancora varie volte
la titolazione e la suddivisione dei lavori critici, ma solo dopo la sua
morte tutto questo materiale ha trovato una prima sistemazione logica ad
opera dei curatori della Edizione definitiva, che raccolsero nel terzo volume,
sotto il titolo - abbastanza inesatto - di Arte Romantica (l'Art Romantique),
i maggiori saggi di critica letteraria, le Riflessioni su alcuni contemporanei,
l'articolo su Wagner e alcuni saggi artistici. Solo dopo la pubblicazione
delle Opere Postume, nel 1887 e nel 1908, si è giunti a una nuova
sistemazione di questo materiale che attualmente, nella lussuosa edizione
delle Opere complete di Baudelaire (Oeuvres complétes de Baudelaire,
edizione la Pléiade, 1961, a cura di Y.-C. LE Dantec e Claude Pichois)
figura sotto il titolo generico - ma fondamentalmente esatto - di critica
letteraria e comprende, oltre alle sopra citate Riflessioni, i seguenti
saggi: Le Contes normands et Historiettes baguenaudiéres (1845);
Prométhée délivré (1846); Les contes de Champflury
(1848); Julies Janin et le Gâteau des rois (1848); Pierre Dupont (1851);
De quelques préjugés conteporains (?); les drames et le romans
honnêtes (1851); L'école païenne (1852); Notes pour Le
Hibou philosophe (?
); Compte rendu de l'Histoire de Neuilly de l'abbé
Bellanger (1855 ?); Notes sur Les Liaison dangereuses (1856-57); madame
Bovary par Gustave Flaubert (1857); La duble vie par Charles Asselineau
(1859); Théophile Gautier (1859); Les Martyrs ridicules par Leon
Cladel (1861); Une réforme à l'Académie (1862); L'esprit
et le style de Villemain (1862); les Misérables par Victor Hugo (1862);
Anniversaire de la Naissance de Shakespeare (1864); Lettre à Jules
Janin (due progetti, 1864-66).
LA CRITICA MUSICALE
Ai saggi propriamente letterari si aggiungano generalmente quelle musicali:
Lettera a Richard Wagner del 1860 e il Richard Wagner e Tannhäuser
a Parigi, l'importantissimo saggio di critica musicale dedicato dal poeta
a Wagner nel 1861, per difenderlo ed esaltare la sua musica di fronte
alla scandalosa accoglienza fatta dalla critica ufficiale ai primi concerti
parigini del maestro.
TRADUZIONI
nel campo della traduzione, oltre alla ponderosa versione delle opere
di Edgard Allan Poe (vedi volume Poe, collezione I Giganti), Baudelaire
è riuscito a fare ben poco: alcune ballate inglesi e il Giovane
incantatore attribuito a Croly, a lungo figurato come opera sua. Si era
ripromesso di tradurre il Melmoth di Maturin, libro che lo aveva profondamente
affascinato, ma non trovò mai il tempo o l'occasione per mettersi
all'opera.