Le
opere
I Fiori del male
Nessuno nel mondo delle lettere francesi credeva ancora che il
dandy letterato Charles Baudelaire sarebbe riuscito a portare a termine la sua
famosa raccolta di liriche, il " canzoniere " che da oltre un decennio
lui e i suoi amici andavano sbandierando e preannunciando sotto i titoli Le
Lesbiche (Les Lesbiennes) nel periodo 1845- 47 e poi I Limbi (Les Limbes) tra
il 1948 e il 1851.E invece, quella sofferta e tanto attesa raccolta doveva finalmente
apparire nel 1857, dopo infiniti ripensamenti e ritocchi dell'autore con il
titolo I fiori del male (Les Fleurs du Mal): Cento brani divisi in cinque sezioni.
Editori, Poulet-Malassis e De Broise. Messi in vendita il 25 giugno, neanche
un mese dopo i Fiori del male si trovavano sul banco degli imputati del tribunale
di Parigi. Accusa: immoralità. La sentenza è dura: sei splendide
poesie (Lesbo, Donne dannate, Il Lete, A colei che è troppo gaia, I Gioielli,
Le metamorfosi del vampiro) vengono soppresse; autore, editore e stampatore
sono condannati a pesanti ammende pecuniarie. Disastroso debutto per un libro
destinato a rivoluzionare le lettere francesi ed europee, a chiudere definitivamente
la pagina della poesia romantica per aprire quella ancora vergine della poesia
moderna. Infatti Baudelaire è il primo poeta che canta il paesaggio moderno
per eccellenza: la città, i suoi oscuri meandri fisici e umani, la folla,
i poveri, i reietti, le prostitute; che canta il marciume, la "carogna",
la pioggia della noia, le strade avvolte ancora nella livida luce dell'alba,
gonfie di rifiuti e di corpi sfiniti di mendicanti. Nel 1861, Baudelaire pubblica
una seconda edizione della sua raccolta, emendata dei testi condannati e accresciuta
di 35 brani nuovi. I cambiamenti apportati non sono però soltanto formali,
di rifinitura stilistica dei brani o di aggiunta di nuovi testi, ma sostanziali.
Alla vecchia suddivisione in cinque sezioni Baudelaire ne ha sostituito una
in sei: spleen e ideale (Spleen et idéal, brani I-LXXXV); Quadri parigini
(Tableaux parisiens, brani LXXXVI-CVIII); Il vino (Le vin, brani CIV-CVIII);
Fiori del Male (Fleurs du mal, brani CIX-CXVII); Rivolta (Révolte, brani
CXVIII-CXX); La Morte (La Mort, brani CXXI-CXXVI). E ha anche attuato una ridistribuzione
dei brani all'interno delle singole sezioni che rappresentano le "tappe"
del doloroso itinerario dell'uomo alla ricerca della luce, della "salvezza".
La prima sezione - ha detto Gaétan Picon, del quale parafrasismo la ottima
esegesi dei Fiori del male - Spleen e Ideale, evoca in tre cicli dell'uomo;
anzi, prima la grandezza, perché dopo la cupa enunciazione di Al lettore,
Baudelaire scopre le luci: l'arte e l'amore. Le prime poesie, da Benedizione
(I) a Inno alla Bellezza (XXI), formano il ciclo dell'arte. Rievocando la esistenza
del poeta, preda dell'incomprensione della società, questi brani illustrano
la sua grandezza nel cuore stesso della sua miseria. Baudelaire celebra le armi
della poesia: visione della natura attraverso le corrispondenze, gloria nella
storia umana, ritorno a un paradiso anteriore che è quello dell'uomo
di prima del peccato e del fanciullo ancora legato alla madre. Le altre poesie,
da Profumo esotico (XXII) a Sonetto d'autunno (LXIV), formano il ciclo dell'amore;
ciclo nel quale però l'arte continua a mescolarsi all'amore, essendo
la salvezza attraverso la poesia molto più certa della salvezza attraverso
l'amore, esperienza dolorosa quanto esaltante ma che non può vincere
la morte senza il soccorso delle potenze dell'arte. E' il tema di Una carogna
(XXIX): la bellezza morrà e il poeta conserverà la forma e la
essenza divina dei suoi amori decomposti. L'ordinamento autobiografico della
raccolta è così palese, che si sono potuti distinguere tra queste
poesie vari cicli sentimentali: quelle di Jeanne Duval, quello di M.me Sabatier
e quello di Marie Daubrun. dopo l'amore, il ciclo delle Spleen (da Tristezze
della Luna, LXV a Alchimia del dolore, di quel " male di vivere" che
lunghi dall'essere una sensazione passeggera, o un semplice stato di privazione,
è espressione profonda del male positivo coscienza. La terribile trilogia
dell'Eautonti -morumenos, L'Irrimediabile e l'orologio che conclude questo ciclo
sembra precludere all'uomo qualsiasi via d'uscita, e pone l'accento sull'amaro
compiacimento dell'uomo nei riguardi della sua stessa infelicità. La
seconda tappa dell'itinerario, quella dei quadri parigini, contiene le "poesie
della città" alla quale Baudelaire è attaccato alla via come
stessa. Il poeta cerca in quel "mostruoso ammasso di uomini e di pietre",
in quel "tafferuglio" di palazzi, stamberghe, giardini, folle, mendicanti,
prostitute e saltimbanchi, una esperienza di disumanizzazione che lo aiuti a
cancellare lo spleen. Ma Parigi non fa altro che restituirgli l'immagine stessa
di quello spleen. La città è una vasta allegoria dell'infelicità
di essere uomo. Il poeta cerca allora le vere evasioni. La terza sezione, il
vino, rappresenta la tentazione dei paradisi artificiali. Paradisi illusori:
il risveglio segue troppo da vicino la ebbrezza e il sogno. Allora ? la quarta
sezione- tappa è quella del vizio, dei Fiori del male: il ciclo più
cupo del libro. Di tutti i tentativi, questo è il più vano: il
vizio non riesce neppure a dare l'illusione dell'ebbrezza, perché implica
costantemente il sentimento della colpa. Arrivati a questo punto, siamo più
che mai lontani dalla luce. Ma in un certo senso, questo è il momento
decisivo dell'itinerario umano, ed è per questo che la sezione da il
suo titolo all'intera raccolta. Perché il vizio è il limite estremo
a partire dal quale non possiamo più mentire a noi stessi. La condizione
umana appare senza veli. Non si può dunque più che accettarla.
Come ? con la Rivolta che costituisce così la quinta tappa: bestemmia,
insurrezione romantica, opzione per Satana contro Dio. Ma la rivolta e la esasperazione
del male, non è la sua cancellazione. Dove trovare la verità che
sia al tempo stesso riposo ? solo nella Morte; e sarà questa l'ultima
tappa. La morte che apparirà qui non come un simbolo della nostra infelicità,
ma come speranza della vita; la morte che corrisponde a un desiderio e non a
una ossessione. Nel 1866, Poulet-Malassis pubblica in Belgio sotto il titolo
di I Relitti (Les Epaves) le poesie condannate nel 1857 e altri quattordici
brani di Baudelaire. Nel 1868-69, gli amici del poeta Asselineau e Banville
curano la terza edizione dei Fiori del male nella loro Edizione definitiva delle
opere di Baudelaire in quattro volumi (con prefazione di Gautier) e vi aggiungono
nuovi brani che vanno sotto il nome di Supplemento ai Fiori del male. Nelle
Opere Complete di Baudelaire pubblicate dalla pléiade (1961) sono stati
inseriti sotto il titolo Poesie in collaborazione, Poesie attribuite e ritrovate,
rispettivamente altri quattordici e ventisette brani di Baudelaire.
Progetto di frontespizio per i Fiori del male
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