I Poeti Maledetti

"Negli ultimi anni della sua vita, Baudelaire diventa un maestro per i giovani:
è il "primo maledetto" di Verlaine e il "grande veggente" di Arthur Rimbaud.

Coin de Table di Fantin- Lautor (Velaine e Rimbaud i primi a sinistra

Tristan Corbière, Arthur Rinbaud e Stèphane Mallarmè poètes maudits, poeti maledetti. Così li definì Paul Verlaine in un articolo pubblicato sulla rivista Lutèce del 24 agosto 1883. E invece, quel maudits voleva probabilmente essere, nelle intenzioni dell'autore, un semplice connotato esteriore: poco conosciuti, o, tutt'al più, misconosciuto. Qualcosa di molto meno pregnante del significato che la parola avrebbe assunto in seguito. Una sorta di etichetta giornalistica insomma, tipo " I poeti nuovi ", " I nostri scrittori " per una galleria di ritratti letterari. E invece quel maudits doveva diventare un manifesto, un titolo di onore per gli artisti insigniti di tale blasone. Un nome che doveva suonare come " grande ribelle " alla società e a tutti i suoi valori - non valori, ai suoi tabù, alla vecchia e arteriosclerotica poesia romantica. Un atto di ripudio e di denuncia degli ideali e degli interessi precipuamente materiali della società ottocentesca, cioè della sua classe più forte, la borghesia. Non per nulla il padre spirituale, l'incitatore alla rivolta - contenutistica e formale - della poesia di questi autori è un " poeta processato ", un reietto della società il poeta per eccellenza, il poeta tout - court, Charles Baudelaire: " Primo Maledetto " si affretta a proclamarlo Verlaine. L'articolo sui poètes mauditis venne ripubblicato l'anno seguente in volume dall'editore Vanier; una terza e definitiva edizione, con l'aggiunto di altri tre nomi (Villiers de L'Isle Adam, Pauvre Lèlian - anagramma di Paul Verlaine - e Marceline Desbordes - Valmore) uscirà sempre da Vanier, nell'agosto del 1888. Tanto per non dfar torto al concetto di " misconosciuti "che lo aveva spinto a definire maudits quei sei poeti, Verlaine non comprese nella raccolta proprio il poeta più maledetto di tutti, Lautrèamont. Isidore Ducasse, sedicente " conte di Lautrèamont ", autore degli sconvolgenti Canti di Maldoror, un misterioso giovane morto nel 1870 a soli ventiquattro anni di età; maledetto perché misconosciuto (a e rivalutarlo dovevano arrivare, cinquanta anni dopo, i surrealisti), e maledetto perché ribelle, nella sua opera, a tutte le leggi naturali religiose e sociali; e anche poetiche. La critica moderna a rettificato l'errore - se così si può definirlo - di Veraline e ha compreso Lautrèamont nel novero dei maudits al posto della delicata e sfortunata Marceline Desbords - Valmore) accanto all'" uomo dalle suole di vento " Arthur Rimbaud, all'uomo - donna Paul Verlaine, la " vergine folle " della rimbodiana Stagione in inferno; a Villiers de L'Isle - Adam il nobile decaduto, sempre in preda a famelica bohème; a Tristan Corbière, il bretone innamorato del mare che non poté mai soddisfare la sua passione per colpa della salute malferma; a Stèphane Mallarmè, infelice professore di inglese che vive solo per la poesia, nella mistica ambizione di scrivere il LIBRO ASSOLUTO che contenga la " spiegazione orfica della terra ". " tutti questi poeti - ha scritto lo studioso A. Thibaudet - non hanno nulla in comune tra loro eccetto un No ! ciascuno l'ha pronunciato per proprio conto in una lingua diversa."

L'assenzio il liquore preferito dai poeti maledetti

Paul Verlain

Arthur Rimbaud

Lautréamont

Stéphan Mallarmé

Villiers de L'isle Adam

Tristan Corbière

home
 
biografia
opere

antologia

il momento storico
 
i suoi contemporanei
 
la fortuna critica
links