Le
opere
I
Paradisi Artificiali
I Paradisi artificiali (les paradis artificiels), pubblicato
nel maggio del 1860 presso l'editore Poulet-Malassis, raccoglie saggi precedenti
e la traduzione -rielaborazione delle memorie dell'inglese thomas de Quincey
intitolate Le confessioni di un mangiatore di oppio. " I Paradisi artificiali
" ha detto recentemente Michel Butor "libro che Baudelaire ha scritto
su due droghe, lo hascisc e l'oppio, ha nell'insieme della sua opera una parte
molto precisa. E' il suo libro fondamentale sulla natura della poesia; i due
eccitanti in questione vi assumono il ruolo di grandi immagini cui potrà
prima paragonarla e poi contrapporla". Nel primo saggio, che era stato
pubblicato nel marzo 1851 sotto il titolo Del vino e dell'hascisc raffrontati
come modi di moltiplicazione dell'individualità (Du vin et du Haschisch
comparés comme moyens de multiplication de l'individualité), Baudelaire
opponeva al dannoso e inutile hascisc che uccide la volontà, il vino
dai positivi risvolti sociali. I Paradisi artificiali veri e propri sono divisi
in due parti: Il poema dell'hascisc (Le poéme du haschisch) e Un mangiatore
di oppio (Un mangeur d'opium). In entrambe le parti, da un primitivo elogio
della droga, si passa alla sua irrimediabile condanna. Il rifiuto della droga
è giustificato in nome dei superiori princìpi dell'arte. Per il
poeta, droga e poesia sono egualmente evocatrici di immagini e di esaltazione;
ma la droga si oppone alla poesia in quanto cancella nel poeta una delle sua
qualità sovrane: la volontà. Compromette in pratica la possibilità
stessa di essere poeta, di tradurre in poesia sensazioni e sofferenze. Perché
poesia non è spontaneità, ma studio e ricerca assidua. La conclusione
del Poema dell'hascisc è infatti che " mediante l'esercizio assiduo
della volontà e la nobiltà permanente dell'intenzione abbiano
creato a nostro uso un giardino di vera bellezza...abbiamo compiuto il solo
miracolo di cui Dio ci abbia concesso la licenza" cioè la creazione
poetica. Nella prima parte dei Paradisi artificiali questa contrapposizione
dialettica "droga - poesia" ci viene dimostrata sulla base di esperienze
personali, con riferimenti velati, ma non per questo meno chiari, a situazione
persone vicine all'entourage del poeta (il famoso Club degli Haschischins che
si riuniva all'Hôtel Pimodan). Nel Mangiatore di oppio, la contrapposizione
viene affidata alla terribile esperienza con la droga dell'inglese De Quincy.
La storia di De Quincy è, per Baudelaire, esempio straordinariamente
significativo, anche se l'inglese, preoccupato in fin dei conti di rispettare
le convenzioni borghesi, non è stato in grado di trarre dalla sua terribile
avventura con la droga la conclusione che si imponeva e la autentica morale
che necessariamente ne derivava: la difesa e l' illustrazione della volontà
umana e della poesia.
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