Oggetto  
        Designer
 
Aziende




oggetti nell'Archivio:

aliante Caproni Calif A-21S


Caproni Vizzola

Era destino che quella vasta area a ridosso del Ticino diventasse un teatro d'elezione per ali e motori. Là dove oggi sorge Malpensa all'inizio del secolo l'avazione italiana collocò la sua culla.
Brughiera, un nome quasi magico per chi ama il volo nel varesotto. Brughiera, un sinonimo di terreno pianeggiante coperto da arbusti e altra vegetazione selvatica, ma luogo ideale per lanciarsi verso il cielo. Fu così per i futuristi, che sperimentarono dalle parti di Busto Arsizio il loro ardimento; fu cosi agli antipodi della grande spianata. Vizzola Ticino, il nome sarebbe stato scritto nella storia ma ancora non poteva saperlo l'ing. Gianni Caproni quando, verso la fine del 1910, ricevette l'ordine di lasciare alla brigata specialisti, dell'aviazione militare il campo della malpensa. Caproni ottenne in cambio di trasferirsi in quella vasta area sulla quale, tempo prima, Gherardo Baragiola aveva fatto erigere un primo piccolo capannone. Era l'inizio dell' attività imprenditoriale di Gianni Caproni, destinata a perfezionarsi una volta conosciuto il collega Agostino De Agostini. Oltre che a portare avanti la CAPRONI- VIZZOLA, Caproni e De Agostani in ogni caso non si curarono di perplessità e critiche e diedero corso anche al secondo grande progetto: la creazione di una scuola di volo, che venne ben presto visitata da una quarantina di aderenti alla Società Allievi Piloti di Milano.
Era gia il 1911 e in quei mesi l'attività degli ingenieri fondatori era dedicata in gran parte alla scuola di aviazione. Ma chi era Gianni Caproni? Un interesse dilettantistico come fabbro, falegname e pittore, una laurea in ingenieria civile a Monaco, una seconda a Liegi in ingenieria elettrotecnica, un soggiorno a Parigi nel 1908 quando con Bleriot Barman prendeva corpo il dibattito sulla teoria dell'aeroplano, si dividono il merito della formazione di Gianni Caproni. All'inizio, e almeno per tre anni, quando si da il problema se impegnarsi nella progettazione di velivoli penetranti con minori resistenze passive ma più pesanti, oppure meno veloci e più leggeri, opta per quest'ultima ipotesi di più semplice concezione, ma coltiva la speranza di passare rapidamente alla prima non appena si sarà consolidata un po' di esperienza di volo nei piloti. La sua teoria sulla costruzione del velivolo appare come un problema strutturale di architettura a cui si aggiunge poi un propulsore.
Tra il 1908 e il 1911 passa dal biplanio CA1 di ispirazione wrightiana al CA4 biplano a due travi. Nel CA6 affrontava il problema del carrello che veniva allargato rendendo superflue le ruote fino ad allora collocate alle estremità delle ali. Nel CA7 Gianni intuì l'importanza del biplano trimotore.
Con l'attraversata di Bleriot della manica il monoplano apriva, con la sua maggior semplicità, costruttiva nuove vie. Il monoplano che veniva presentato al primo concorso militare di Torino (1913) con il nome di Ca18 superava la macchinosità dei primi velivoli.
Nel 1918 Caproni iniziò lo studio di un grande triplano. Negli anni trenta, Caproni progetta il CA90, un cacciabombardiere trasformato poi anche in idrovolante.
Dall'inizio degli anni '50 la Caproni cominciò un lungo e lento declino, che durò fino all'inizio degli anni '70 quando arrivò Carlo Ferrarin alla guida dell'ufficio tecnico Con il suo aliante vincitore del Compasso d'Oro, il Calif, sembrò rinascere il mito Caproni. Ma ben presto, nel 1977, la Caproni fu assorbita dalla Agusta che, precedentemente aveva già acquistato all'interno del suo brand un'altra casa costruttrice di velivoli del varesotto, la S.I.A.I. Marchetti.
Credits  
          Home