Qualche tempo fa, durante un
consiglio comunale, il consigliere Antonello Perra è intervenuto
sull'aumento dell'incidenza dei tumori a Sestu. Questione quanto mai importante,
dato che ormai nessuno di noi può dire di non conoscere qualcuno
che ha avuto un'esperienza diretta di tumore.
L'inquinamento dell'aria, dovuto alle emissioni di gas tossici da parte
delle automobili, delle industrie e dei nostri impianti di riscaldamento,
è la causa di un forte aumento delle malattie respiratorie e del
tumore al polmone: i dati sono talmente assodati che pochissimi cercano
di minimizzare il problema. Antonello Perra afferma che Sestu è uno
dei comuni più motorizzati dell'hinterland di Cagliari: non so quali
siano le fonti di questa statistica, ma non faccio fatica a rendermi conto
che troppe macchine girano per le strade di Sestu (spesso potremo farne
a meno...) e dunque a capire che l'aria che tutti noi respiriamo non è
certo pura. La proposta del consigliere Perra di monitorare, come avviene
nelle grandi città, la qualità dell'aria che i sestesi respirano
non può che trovarci favorevoli. La mancanza di zone verdi, l'aumento
del traffico autoveicolare, il diffondersi vertiginoso dell'uso di impianti
di climatizzazione (riscaldamento e raffreddamento) sono causa di un deterioramento
della purezza dell'aria che respiriamo e dunque possibili fattori che aumentano
l'incidenza di malattie respiratorie, tumori e leucemie.
E' molto preoccupante che siano i bambini a rischiare di più nell'ambiente
malsano che le nostre cattive abitudini hanno creato: due terzi delle malattie
respiratorie con causa ambientale, infatti, colpiscono proprio i bambini
(dati UNICEF): questo accade perché i bambini respirano più
aria degli adulti in rapporto al peso corporeo e anche perché, data
la statura, si trovano a respirare un'aria più inquinata dalle emissioni
dei veicoli a motore, soprattutto le polveri fini che arrivano fino ai polmoni
in profondità, di quella che respiriamo noi adulti. Per quanto riguarda
il benzene (altro elemento tossico prodotto dai motori diesel e a benzina),
una volta inalato, gran parte di esso viene metabolizzato dal fegato, provocando
così, a lungo andare, gravi danni all'organismo.
Ma in questi giorni di allarme per "mucca pazza" (a proposito,
chi sono i veri pazzi, le povere bestie malate o l'uomo evoluto e tecnologico
che le ha costrette a diventare cannibali loro malgrado?) sorge un altro
interrogativo inquietante: molte persone, preoccupate dalla mancata sicurezza
delle carni si sono rivolte alle alternative (poche, in verità) per
avere una assoluta tranquillità che ormai pochi cibi sono in grado
di darci. Molti scelgono le carni di altri animali o la verdura e la frutta
(le statistiche parlano di un raddoppio del numero di vegetariani in Italia).
Ma quanto possiamo essere sicuri della salubrità delle coltivazioni?
A Sestu, dove la coltivazione intensiva di ortaggi è fonte di reddito
di molte famiglie, una dieta che includa fibre vegetali dovrebbe essere
la norma, ma siamo proprio sicuri che la verdura e la frutta siano davvero
sane? Degli studi effettuati negli Stati Uniti e riportati da Legambiente
dimostrano che il 58% della frutta e il 28% della verdura presenta residui
dei fitofarmaci usati nella coltivazione, seppure sotto i limiti di legge.
L'uva, gli agrumi, le pesche e la lattuga sono i prodotti in cui questi
residui sono più alti. I pochissimi studi sugli effetti dannosi dei
residui di fitofarmaci negli alimenti hanno dato risultati contrastanti,
e dunque vengono sistematicamente ignorati dal legislatore: ma data le assodate
certezze sulla pericolosità altissima dei pesticidi e di altri prodotti
chimici usati nell'agricoltura, viene spontaneo domandarsi se le pur minime
quantità di sostanze nocive che restano nei vegetali che mangiamo,
col passare del tempo, non abbiano un qualche effetto negativo sulla nostra
salute.
I pesticidi, che vengono largamente usati nell'agricoltura intensiva come
quella che si pratica nel nostro paese, sono pericolosissimi soprattutto
per gli stessi agricoltori che li maneggiano spesso senza le dovute cautele.
Gli studi effettuati in tutto il mondo occidentale hanno dimostrato che
gli addetti all'agricoltura sono soggetti più degli altri individui
a contrarre alcune malattie della pelle, dell'apparato respiratorio, tumori
al polmone, allo stomaco e al fegato. Purtroppo l'uso dei fitofarmaci è
talmente diffuso da portare gli analisti ad affermare che nella quasi totalità
delle colture tradizionali di alberi da frutto e di ortaggi si fa uso di
questi prodotti chimici. Quest'uso è sentito come una necessità,
dal momento che l'agricoltura intensiva, la standardizzazione e la meccanizzazione
dei processi produttivi e la corsa a profitti sempre maggiori hanno talmente
impoverito l'ecosistema che impediscono il naturale equilibrio delle zone
coltivate.
Per questioni di brevità non mi soffermerò sul circolo vizioso
che l'uso spesso insensato di sostanze chimiche artificiali produce, sulla
distruzione di specie animali e vegetali autoctone per far spazio a colture
che, dato l'intenso sfruttamento del terreno nel tempo, renderanno il suolo
inutilizzabile, sul fatto che la legge prevede il divieto d'uso di alcuni
pesticidi che si sono dimostrati altamente tossici (il DDT per esempio)
ma non la loro produzione, per cui aziende italiane ed europee producono
questi veleni e li esportano nel terzo mondo, in cui ancora non esiste una
sensibilità verso i rischi ambientali, da cui poi importiamo prodotti
come la frutta esotica, lo zucchero, il caffè e il cacao attraverso
i quali reintroduciamo nella nostra alimentazione veleni da cui la legge
teoricamente ci protegge...
Vorrei solo mettere in risalto un fattore non trascurabile: se è
vero, come è vero, che il nell'uso dei fitofarmaci (quelli legali!)
il 25% della sostanza utilizzata si disperde nell'ambiente (il 30% nel caso
di trattamenti aerei), mi domando quanta dell'aria che respiriamo a Sestu
contiene residui delle enormi quantità di queste sostanze che vengono
usate a poche centinaia di metri dall'abitato. Siamo sicuri che basterà
solo limitare il traffico per poter respirare meglio?