Lettera aperta al Sindaco di Sestu

Francesco Serci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Caro Sindaco,

Lei non me ne vorrà certamente per il tono semiconfidenziale di questa lettera aperta, che spero possa essere consentito a chi, come il sottoscritto, ha passato venticinque anni nei banchi del Consiglio Comunale e quasi venti nell'Esecutivo, di cui tre come Sindaco.
Mi ha portato alla decisione di scriverLe quel suo "sfogo" in Aula Consiliare, che mi permetto di non condividere; per la forma intanto, perché fatto, per così dire, "a seduta ancora aperta", pur in mancanza del numero legale, ed in sede in ogni caso assolutamente impropria. Ma mi permetto di non condividerlo soprattutto per la sostanza, limitandomi alla affermazione circa il suo operato di Amministratore che sarebbe stato, in soli sei mesi, ben più congruo di quello di qualsiasi altro Sindaco. Questa la sostanza;
È ben difficile ipotizzare l'arco temporale sotto gli occhi della Sua memoria a cui fare riferimento. Ma, ci si potrebbe scommettere, non può trattarsi degli ultimi quattro o cinque anni, 1995/2000; Lei sarà magari inesperto, ma non un kamikaze.
Un lapsus quindi, quel qualsiasi. . . "dal sen fuggito".
Non poteva allora che essere, il suo riferimento, alle Giunte precedenti, a quelle di Sinistra, a quelle che hanno fatto iniziare a Sestu il cammino che, con gli anni, lo avrebbe portato esattamente al punto in cui Lei, e noi, oggi lo ritroviamo; fioriera più fioriera meno, degrado più degrado meno.
Non Le posso chiedere di ricordare quale fosse la realtà di Sestu agli inizi degli anni '70.
Ma, se lo vorrà, potrà chiederlo a chi ha solo qualche anno più di Lei e recuperare ampia ed eloquente documentazione; anche fotografica.
Una realtà fatta di viabilità disastrata, di assenza di rete fognaria, di assenza di un servizio per la raccolta obbligatoria dei R.S.U. e condizioni igienico - sanitarie allarmanti; di rete di illuminazione pubblica fatiscente oltrechè carente, di rete ed approvvigionamento idrico assolutamente insufficienti ed inefficienti, di collegamenti fra le due parti del paese affidati ad un unico ponte sulla Via Gorizia, di doppi e tripli turni nelle Scuole, di assenza di spazi culturali, sportivi, ricreativi, di verde attrezzato; di assenza di assistenza alla terza età, ai portatori di handicap, ai tossicodipendenti. Ed altro, tanto altro ancora su cui intervenire.
Ora mi sarebbe doveroso, ma mi sembra, fuori luogo fare l'elenco delle opere pubbliche, degli interventi, delle iniziative atte a cambiare quella situazione.
Non lo farò. Non citerò alcuna opera, alcun intervento. Non lo farò perché sarebbe troppo lungo; non lo farò perché, essendoci avvicinati nel tempo, i suoi ricordi dovrebbero essere diventati meno vaghi; non lo farò soprattutto perché le cose fatte sono Fatti e non chiacchiere.
Mi pare che ci sia una specie di gara fra gli Amministratori "più recenti" a voler cancellare dalla memoria la realtà delle cose.
Lo aveva già fatto il Suo predecessore definendo Sestu "paese da terzo mondo" (fino all'anno di grazia 1995, immagino), lo fa qualche sguaiato Assessore; da ultimo, il Suo "Assessore Tecnico", arrampicandosi sugli specchi e facendo gran confusione fra progetti diversi, si spinge fino ad ascrivere a merito della giunta Cossa la realizzazione del ponte sulla Via Manzoni, mandato già in appalto dalla precedente Amministrazione.
La Sua contestata affermazione mi pare si inserisca in questa logica.
E invece No. Sestu non è paese da terzo mondo. Non lo è oggi come non lo era nel 1995 quando le "modeste" Giunte di Sinistra lasciarono il passo alle "spettacolari" Giunte di Centro - Destra.
Io credo, caro Sindaco, che sbagli a voler anche Lei rimuovere dalla coscienza dei Sestesi la consapevolezza di ciò che hanno raggiunto, avendolo fortemente voluto e che è patrimonio di tutta la Comunità.
Mi pare ancora troppo presto, e concludo, per fare raffronti fra la Sua Giunta e qualsivoglia altra.
Lei, caro Sindaco, ha a disposizione tanto filo da tessere; se ne saprà tessere molto, e bene, sarò il primo a rallegrarmene per il Paese.

Cordialmente,

Francesco Serci