È un festival che cresce
quello che si tiene a Sestu ormai da quattro anni.
Vi si sono confrontati 10 big, artisti affermati che hanno alle loro spalle
la pubblicazione di diversi lavori e la partecipazione a manifestazioni
nazionali di rilievo, e 14 "nuove proposte", artisti con buone
basi musicali che stanno cercando di ricavarsi una loro nicchia.
La direzione artistica del festival si è mostrata in grado di scegliere
oculatamente fra gli artisti isolani, offrendo al pubblico presente e a
quello che seguiva la diretta televisiva, un assaggio dei diversi generi
musicali proposti dagli artisti; con spaccati di contaminazioni sonore,
frutto di attenta ricerca.
Che questo festival della canzone sarda stia diventando un evento è
stato testimoniato anche dal nervosismo che serpeggiava nel dietro le quinte:
man mano che si rendevano noti i risultati della giuria qualcuno si è
lasciato andare a crisi di pianto, altri hanno contestato il risultato,
mentre nelle prime due serate vi è stata anche qualche furberia di
bassa lega per tentare di ottenere un passaggio sul palcoscenico, da parte
di chi, in un primo momento, aveva scelto di non aderire alla manifestazione.
La voce, sul valore di questo festival, si è sparsa e, in una città
del nord della penisola, è stato organizzato un raduno di sardi intorno
ad uno schermo gigante, dal quale si è seguita la tre giorni della
manifestazione, mentre sul sito dei Nuraghi giungevano attestazioni di stima
e complimenti da tutta l'Italia.
Al successo della serata ha contribuito non poco il fatto che tutti gli
artisti si siano esibiti dal vivo e chi non faceva parte di un gruppo ha
potuto contare sull'accompagnamento di validi musicisti come Andrea Pilloni,
Roberto Massa, Jonathan Tanca e Antonello Secci invitati dall'organizzazione
a tale scopo. Fra gli ospiti intervenuti non possiamo non ricordare Andrea
Parodi e i Sa razza sarda passaggi graditissimi a tutto il pubblico.
Domenica 17 giugno la serata finale ha incoronato vincitori del festival
i "Tribù Mediterranee", frutto di un progetto musicale
di Tiziano Dessì, che con il brano "It' est" hanno imposto
le loro sonorità mediterranee.
Al secondo posto Soleandro, artista sassarese proveniente dalla scuola di
Mogol, che con il brano "A' s'omine" ci ha allietato con sonorità
acustiche vicine al folk-americano.
Terzi il gruppo Le blinde che con il brano "Brigante" hanno proposto
un sound che ha fuso la musica mediterranea con il flamenco e la musica
gitana.
Degni di nota, comunque, sono stati: Battista Dagnino con il brano "A
mattanza", l'artista di provata esperienza ha al suo attivo collaborazioni
con i Bluvertigo e con l'indimenticabile Fabirzio de Andrè di cui
è stato corista nella tournèe nell'album "Nuvole";
altro carlofortino d.o.c. è sicuramente Mario Brai, ideatore del
progetto musicale "Mare Nostrum", grande esperto di musica etnica
che vanta al suo attivo collaborazioni con Riccardo Zappa e con Mauro Pagani,
ex PFM e arrangiatore di Fabrizio de Andrè.
Fra i brani più divertenti, secondo l'indice di gradimento del pubblico,
quello di Reverendo Jones, carico di doppi sensi e di un ironia boccaccesca
che ha trasformato in canzone luoghi comuni e barzellette sulla "facilità"
delle donne. Unico sestese in gara Giampiero Cau che ha interpretato con
discreta perizia un brano scritto da Anna Pusceddu e musicato dal maestro
Michele Ugas. Questo, in sostanza il Festival 2001; se anche in futuro potremmo
contare su una cosi accurata pianificazione compresa l'ottima direzione
sia tecnica che artistica affidata alla competenza di Pierpaolo Meloni,
il Nuraghi sapranno garantirci una manifestazione sempre più interessante.