Aldo Pili
Con questa mia, intendo chiedere l'ospitalità
del giornale per proporre ai nostri concittadini una ulteriore riflessione
sulla situazione politico amministrativa a Sestu e sulle sue prospettive,
dopo la vicenda delle dimissioni del Sindaco. Le parole di fuoco contro
i suoi amici di maggioranza, i proclami altisonanti di richiamo alla dignità
e alla coerenza, per un attimo, avevano lasciato sperare che il sindaco
si volesse differenziare dai suoi compagni di viaggio. A sentire lui,
più impegnati a ricattarlo che a lavorare per gli interessi della
comunità. Il giudizio del sindaco è una conferma di quanto
noi del gruppo "Sestu Domani", con gli altri della opposizione,
andiamo sostenendo da tempo. Infatti, finora, buona parte della raccogliticcia
maggioranza si è distinta solo per gli atteggiamenti arroganti
e di pura prepotenza, con cui ha cercato di mistificare la propria impreparazione
e il disinteresse verso i doveri istituzionali; incurante della deriva
in cui si trovano gli uffici del comune e tutta la comunità locale.
Del resto, chiunque abbia partecipato alle riunioni del consiglio comunale
sa quanto siano fondati questi giudizi.
La successiva revoca delle dimissioni, non certo giustificata da una sostanziale
modifica delle condizioni che avevano spinto il sindaco ad una tale decisione,
come le sue stesse dichiarazioni, generiche e banali, stanno a dimostrare,
ha lasciato l'opinione pubblica sconcertata. Nessuno si sarebbe aspettato
un voltafaccia così poco rispettoso delle stesse sue parole. Evidentemente,
lo stesso sindaco è il primo a non credere a ciò che dice
Oppure, incurante del vero significato di pudore e dignità, convinto
che tanto la gente dimentica, le dimissioni erano solo una minaccia per
ottenere certezze che prima non aveva.
Tutto a posto, dunque? Non proprio. Con la mente sgombra dalle prime emozioni,
bisogna ragionare per capire cosa sia successo veramente.
Si può anche credere che, fino a poco tempo fa, il sindaco abbia
nutrito la convinzione di essere autonomo nelle sue decisioni. La nomina
di un assessore, fatta in contrapposizione alle bramosie dei vari aspiranti
a quella carica, ne è la conferma. Poi, però, la guerra
scatenata dai delusi, e le minacce continue di voto contrario nelle delibere
del consiglio, hanno messo a dura prova la sua resistenza. Comunque, anche
il riconoscimento in consiglio comunale, da parte del sindaco, delle valutazioni
negative espresse dal nostro Gruppo sulla società "Sestu 2010"
avvalorava la necessità di imporre un suo indirizzo amministrativo.
Ma alla lunga le sue presunte certezze hanno cominciato a vacillare, finché
si è convinto ad abbandonare, con quel violento sfogo liberatorio
che tutti conosciamo e che ha concluso con un ulteriore: "Ho perso
inutilmente un anno di vita personale e professionale".
Ma dopo venti giorni, sistemata per procura la pratica di aumentare i
posti a disposizione per soddisfare gli ingordi compagni, le dimissioni
sono rientrate come se niente fosse accaduto. Ma sarà stato proprio
questo motivo a farlo decidere o il pensiero che le processioni e le cerimonie
religiose non potevano fare a meno della sua presenza con la fascia tricolore
e il codazzo degli assessori appresso? Io credo di no.
Per capire meglio, dunque, è necessario prendere in esame i risultati
della politica amministrativa del recente passato. Per economia di spazio,
fra i tanti esempi che potrei proporre ne presenterò due abbastanza
significativi: Piano Urbanistico Comunale e Centro Agroalimentare. Infatti,
per ben due tornate elettorali (regionali del 1999 e comunali del 2000),
questa maggioranza ha sfruttato politicamente queste due iniziative, vendendo,
come nei migliori spot televisivi, l'illusione da un lato di arricchire
in tempi brevi decine e decine di proprietari di aree, dall'altro di creare
seicento posti di lavoro sull'unghia. Ora, però, le illusioni cominciano
a manifestarsi per quello che sono veramente:
A- Il Piano Urbanistico è stato definitivamente bocciato dal T.A.R. per la totale incongruenza del progetto, come noi avevamo sostenuto e dimostrato in consiglio comunale. A questo punto, bisognerà prendere decisioni serie, realistiche e tempestive perché il paese non può restare ancora a lungo in uno stato di totale abbandono e di sregolatezza.
B- Il Centro Agroalimentare, nonostante le più volte ribadite imminenti partenze dei lavori dell'intero progetto, è ancora fermo alla fase di assegnazione degli appalti da 30 miliardi per le opere di urbanizzazione, per cui per la sua realizzazione, occorreranno ancora due anni circa. È una bella cifra, soprattutto perché si tratta di soldi pubblici che serviranno per fare strade, fogne, impianti idraulici ed elettrici. Nel frattempo, se per caso saranno trascorsi 5 anni dalla data di acquisto delle aree da parte dei soci privati del comune, i proprietari delle aree (cioè gli stessi soci privati), in caso che il comune nell'arco di trenta giorni non decida di riacquistare quanto ha venduto, saranno liberi eventualmente di intraprendere altre iniziative. Tutta questa situazione può far nascere il sospetto che non ci sia più l'interesse originario per realizzare il Centro Agroalimentare con i suoi 600 posti di lavoro per delle considerazioni abbastanza semplici:
1 - in questi ultimi anni si sono modificati totalmente i sistemi di distribuzione, rendendo inutili e non economici le grandi concentrazioni di merci in mano ad intermediari (Internet e Globalizzazione non insegnano niente?). Del resto, lo stesso mercato all'ingrosso di Cagliari con la grave crisi che sta attraversando prova che quel sistema di distribuzione è ormai superato;
2 - è un elementare principio di economia che, quando si intende realizzare una iniziativa, l'azione deve essere tempestiva ed efficace, per sfruttare i vantaggi della presenza di tale iniziativa nei mercati nel momento in cui se ne ravvisa l'esigenza. In questo caso sembra che la tempestività e l'efficacia siano proprio gli ultimi requisiti presi in considerazione.
Dunque, il fallimento della prima e l'esito
incerto della seconda iniziative rischiavano di compromettere una situazione
che già appariva pregiudicata agli occhi dell'opinione pubblica.
Le dimissioni del sindaco, se mantenute, avrebbero veramente fatto esplodere
le contraddizioni e, a parte la ingorda ricerca delle cariche assessoriali,
che risultano un fattore assai marginale rispetto agli altri temi, bisognava
mantenere in piedi una maggioranza che garantisse la gestione di così
delicate questioni amministrative. Ecco perché il sindaco doveva
ritirare le dimissioni. Paradossalmente era necessario gestire al meglio
gli esiti negativi sopra descritti.
Da un lato, la mancanza di Piano Urbanistico permette di fa sperare che
possa essere approvato qualche Piano Integrato, senza che ci si renda
conto che questo modo equivoco di agire carica di significato negativo
iniziative che di per se stesse negative non sono, ma che potrebbero inquadrarsi
perfettamente in un contesto di attività che si completano reciprocamente.
Ma a parte tutto, mi sento di suggerire a chi intende impegnarsi in un
progetto di questo tipo di valutare preventivamente tutti gli aspetti,
procedurali e finanziari, per non avere sorprese successivamente.
Dall'altro, far uscire dal controllo e dalla supervisione, anche se indiretta,
della autorità politica amministrativa locale, la prosecuzione
della iniziativa collegata la Centro Agroalimentare, a partire dalla fase
di realizzazione di 30 miliardi di urbanizzazione, da effettuarsi con
soldi pubblici, non sembra molto opportuno.
Era dunque necessario che il sindaco ci ripensasse. E si favoleggia che,
in un colloquio degli ultimi giorni, siano stati definiti anche scenari
politici futuri, a partire dalla campagna elettorale in corso, in cui
alcune differenze di appartenenza a partiti politici si sarebbero annullate.
Se così fosse, non molto tempo dopo le elezioni del 13 maggio avremmo
modo di verificare la reale portata delle supposizioni.
Per ora, va bene così! Il sindaco ha capito che il problema di
essere autonomo era un falso problema. Chi decide di perseguire certi
obiettivi non deve chiedersi se può agire con autonomia; semplicemente
è una condizione intellettuale che non esiste. Così, basta
rimuovere dal proprio modo di essere questioni fastidiose quali: "
dignità
ho una sola parola
non tornerò indietro",
per poter dire qualunque cosa e agire in modo diametralmente opposto.
Con ciò voglio dire che non intendo condannare chi ha deciso di
scegliere di agire in quel modo. Ciascuno è padronissimo di fare
e comportarsi come crede. Io e i miei amici abbiamo un'idea diversa dell'impegno
sociale nella nostra comunità e senza tentennamenti andremo avanti
per la nostra strada.