Che i partiti siano in crisi non è
una novità: gli uomini che ne fanno parte, spesso, non riescono
a suscitare partecipazione, a rappresentare un mondo di emozioni legate
a valori e a qualità morali. I partiti, spesso, si sono trasformati
in comitati d'affari, non sempre legittimi, e hanno contagiato la società
diffondendo la cultura del disimpegno. Il primo compito dei partiti e
di coloro che li rappresentano dovrebbe essere invece di tipo culturale,
teso a creare un retroterra di significati, di progettualità, di
capacità da mettere a disposizione di tutti e non certo quello
di agevolare la spartizione del potere.
I cittadini, soprattutto i giovani, si sentono sempre più distanti
dalla politica, perciò avvicinarli ai gangli vitali dell'amministrazione
pubblica, luoghi in cui i partiti e i loro uomini vivono e operano, è
cosa quanto mai necessaria. È da tempo che, tramite la scuola,
i giovani sono stati invitati ad assistere alle sedute del Parlamento,
del Consiglio regionale e comunale. Sono iniziative dense di significato,
che dovrebbero far si che le nuove generazioni comprendano il funzionamento
della cosa pubblica. Colmare il divario che separa i due mondi sembrerebbe
essere l'imperativo. Troppe le differenze: da una parte chi investe energia
e danaro per crearsi le basi culturali e professionali che consentano
di sfuggire alla disoccupazione dilagante e, dall'altra, chi è
tutto preso dalla conquista e dalla gestione del potere. Allora aprire
le porte ai giovani perché tocchino con mano come i politici-amministratori
agiscono nelle diverse sedi potrebbe essere importante.
Certo non è sempre edificante assistere a queste sedute. I nostri
parlamentari, ad esempio, hanno spesso offerto alle scolaresche invitate
ad assistere ai lavori, uno spettacolo davvero deprimente: insulti, oggetti
lanciati all'indirizzo degli "avversari" e zuffe da bar. Protagonisti
gli stessi personaggi che poi troviamo nei Talk Show, pronti a stigmatizzare
episodi simili accaduti per strada o allo stadio. Avessero almeno il buongusto
di tacere evitandoci di assistere al loro presenzialismo inopportuno.
Se si scende ad una dimensione locale sarebbe auspicabile, anche a Sestu,
che gli studenti delle nostre scuole fossero invitati, frequentemente,
ad assistere alle sedute del Consiglio comunale; con alcune avvertenze
però:
- ragazzi non imitate il comportamento di quei consiglieri che sono presenti in consiglio solo fisicamente e che non si esprimono nemmeno quando si dibattono temi di grande rilevanza (avete presente i vostri compagni che a scuola ci vanno solo per scaldare la sedia?);
- evitate di esprimervi come coloro che, dando risposte incomprensibili, con tortuosi giri di parole rispediscono la risposta al mittente;
- non emulate i "botta e risposta", spesso carichi di ingiurie, che impediscono qualunque tipo di dialogo fra i consiglieri.
Prese queste precauzioni, presenziare al
Consiglio Comunale, può essere veramente istruttivo: vi renderete
conto che amministrare è un'arte nella quale non tutti possono
cimentarsi o forse potreste pensare che
. se c'è riuscito
tizio ad occupare una poltroncina allora
chiunque può farlo;
con quali risultati sarà poi, per voi e per chiunque, facile da
constatare.